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Autore: Maryfiore    24/11/2021    1 recensioni
- La morte fa schifo. -
Bofonchiò Hanji, seduta con le gambe accavallate sulla scrivania che - fino a pochi giorni prima - era stata di Erwin.
*
Accenni levihan.
Attenzione: spoiler del capitolo 132 del manga.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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- La morte fa schifo. -

Aveva detto Levi impassibile, inginocchiato davanti alla lapide di Petra.

Sia lui che Hanji sapevano che non c'era davvero Petra lì, sotto terra...
Non c'era niente. Non avevano niente. Stavano piangendo su un ricordo.

E sì, faceva schifo davvero.

Perché una come Petra - Hanji ne era sicura - avrebbe meritato una sepoltura con i contrafiocchi. Una tomba con un corpo dentro, con un bel vestito bianco che abbracciasse il suo cadavere e tanti fiori intrecciati tra i capelli ramati.

Hanji aveva ascoltato quello che il signor Ral aveva detto a Levi, lo aveva visto stringergli la mano con ammirazione e aveva visto i suoi occhi sorridenti percorrere le loro file alla ricerca di sua figlia.
E pensò che, per quel poveruomo e quei due ragazzini dalle zazzere ramate che lo avevano accompagnato davanti alla lapide quella mattina, la morte doveva fare ancora più schifo.

*

- La morte fa schifo. -

Bofonchiò Hanji, seduta con le gambe accavallate sulla scrivania che - fino a pochi giorni prima - era stata di Erwin.

Erwin Smith era morto, ovviamente.

Hanji non sapeva quando aveva cominciato considerare ovvia la morte.
Forse verso le dieci e trenta circa di quattro giorni fa, quando si era seduta per la prima volta su quella scrivania. L'ex Caposquadra gettò un occhio alla bottiglia di Sherry poco lontano dai suoi piedi. L'agguantò con una mano e si versò l'ennesimo bicchiere.

Il ritratto di Erwin che svettava sopra la libreria sembrava fissarla con severo rimprovero già da un po'.

- Be'? Che hai da guardare? Tanto sei morto, tu - disse, svuotandosi l'alcol in gola.

A quel gesto le parve quasi di vedere un paio di occhi blu brillare d'autorevolezza, come a volerle dare un ultimo avvertimento.
Per tutta risposta Hanji si stiracchiò sulla sedia e si riempì un altro bicchiere.
Impegnata com'era in una strana gara di sguardi con il ritratto, non si accorse che qualcuno aveva bussato alla porta e - non ricevendo risposta - l'aveva spalancata senza troppi preamboli.
Un Levi corrucciato (più del solito) fece irruzione nell'ufficio e quando i suoi occhi si posarono su Hanji un'espressione disgustata gli deformò la linea pallida delle labbra.

- Ecco cos'era questo fetore di alcol- sibilò, approcciandosi alla sua postazione.

Hanji lo accolse con la gote arrossata e un sorriso brillo. - Levi carissimo! - lo salutò, - Splendida serata, non trovi? Prima che tu dica qualcosa sappi che no, non sono stata io a lasciare le impronte di fango sul pavimento d'ingresso. -

Levi la ignorò e prese posto sul lato opposto della scrivania. - Togli immediatamente quegli stivali sudici di merda da lì - ordinò. Vedendo che lei canticchiava distratta e stava riprendendo la bottiglia, ci pensò lui stesso a scaraventarle i piedi a terra con un braccio.

La castana si lanciò in una serie di imprecazioni mentre il corvino le strappava la bottoglia dalle mani.

- Hanji, cosa stai facendo? -

- Mi sto svagando. Dovresti provare anche tu ogni tanto, sai? -

- No. Tu ti stai sbronzando nell'ufficio di Erwin. -

- E allora? - Hanji sorrise innocentemente. - Oh, aspetta! Siediti, devo darti una notizia sconvolgente... -

- Sono già seduto. -

Hanji si sporse con i gomiti sulla superficie di legno, gli occhi lucidi e il fiato saturo di Sherry.

- Erwin è morto - sussurrò, come se fosse un segreto. - Ha compiuto un attacco suicida e poi è morto. Poi è tornato in vita... e poi è morto di nuovo. Pensa un po'! -

Levi stremò con il corpo sulla sedia, passandosi il pollice e l'indice sulle palpebre. - Tch... sono troppo stanco per insultarti.  -

Effettivamente osservandolo da vicino, in uno sprazzo di lucidità, Hanji scorse le traccie della stanchezza sul suo volto diafano, a partire dalle ombre violacee che gli cerchiavano gli occhi.

- Levi, come ti senti? - chiese, anche se senza troppo interesse.

- Una merda. -

- Mmh. Come al solito quindi. -

Hanji tornò a sedersi in una posizione pseudo eretta. - Questo ti farà cambiere idea - disse accennando alla bottiglia, prima di offrigli un bicchiere pieno fino all'orlo.

- Alziamo i calici! A Petra, Moblit  eccetera, eccetera... - si bloccò un istante con il bicchiere in alto, a fissare il vuoto. Solo un istante. - E a Erwin, che ha offerto il suo cuore in un magnifico attacco suicida. Shinzo wo Sasageyo! -

Levi osservò la bevanda offertagli con un certo astio, poi si ricordò di quanto fosse stanco e del fatto che ormai fosse impossibile avere una conversazione seria con Hanji. Prese il bicchiere e mandò giù un sorso.

L'ex Caposquadra gli sorrise soddisfatta e seguì il suo esempio.

- Erwin è morto - ripeté. - Bella roba che mi ha lasciato sulle spalle, eh? Disgraziato... - 

Si inumidì le labbra col vino e riprese a parlare.

- La morte è innamorata del Corpo di Ricerca e incombe su di noi come un temporale. Oscura e inevitabile. Dobbiamo fare qualcosa, Levi. -

L'altro sospirò. - Non c'è niente da fare. L'hai detto: la morte è inevitabile. -

- Vero: non possiamo decidere di non morire. Ma sarebbe bello se potessimo scegliere il modo a noi più congeniale per farlo. -

- Non è una decisione che ci appartiene- replicò Levi, bevendo un altro sorso di Sherry.

Contrariamente alle sue aspettative, lo stava gradendo.

- Sai, io credo che la nostra morte ci appartenga, almeno un po'. È la fine della nostra vita, e la nostra vita ci appartiene. Penso che dovremmo avere voce in capitolo sulla questione... almeno un po'. -

Levi non disse niente, sapendo che era inutile. Hanji aveva chiaramente bisogno di parlare e lui le avrebbe lasciato dire quello che voleva, almeno per quella sera. Si sarebbe limitato a evitare che finisse in coma etilico.

Infatti, Hanji aveva smesso di bere e comiciato a giocherellare col vino nel bicchiere.

- Tu come vorresti morire? - gli domandò all'improvviso.

Il corvino si mise a braccia conserte, con i nervi che iniziavano a distendersi sotto l'effetto dell'alcol. Le rispose in modo insolitamente tranquillo. - Veloce- disse. - Ma non troppo... ho solo bisogno del tempo necessario per capire che sto per morire. Mi basta vederla arrivare, la morte. Tutto qui. -

- Sì, sì, molto bello... - mormorò lei, non particolarmente colpita.

Levi si sentì stranamente offeso.

- Sentiamo te, allora. Qual'è la tua prospettiva di morte? - rigirò la domanda.

Hanji fece un sorriso storto e si portò una mano alla fronte in modo teatrale.
- Io? Oh... la mia morte! Quando verrà sarà spettacolare! Morirò in un turbinio di fuoco e fiamme come una fenice. Infuocherò il cielo notturno come una stella cadente. Ci sarà un sottofondo musicale di rombi di tuono e quando il mio corpo carbonizzato arriverà al suolo, una mandria di cinghiali disperederà le mie ceneri al vento. Alcune finiranno incastrate tra i denti di un gigante, altre finiranno nelle acque di un torrente e divorate dai pesci. -

- È la cosa più assurdamente macabra che abbia mai sentito. -

Levi vide l'espressione di Hanji modificarsi lentamente, il sorriso e l'ebbrezza scomparire. La vide sprofondare nella seduta mentre si stringeva le tempie tra le dita. Tutto l'alcol ingerito cominciava a salirle alla testa. Trascorse qualche minuto di silenzio prima che ricominciasse a parlare, questa volta con tono malinconico.

- Levi... - sussurrò, - perché hai scelto lui?-

-Lui? - rispose con aria distratta.

- Ma sì, lui! Il giovane Arlert. -

Hanji non notò Levi irrigidirsi sulla sedia, nè i suoi occhi rabbuiarsi. Sentì solo la sua voce che rispondeva, fredda come sempre.

- Erwin ha sempre creduto nelle capacità di quel ragazzo, e io ho sempre creduto in Erwin - disse.

- Ma è un ragazzo! - sottolineò lei, alzando inconsciamente la voce. -Solo un ragazzo... Cosa potrà mai fare lui che non avrebbe potuto fare Erwin!-

- Siediti. -

Hanji tornò sulla sedia. Non si era neanche accorta di essersi alzata.

- Sono sicuro - cominciò Levi, - che ricordi i tuoi giorni d'addestramento da cadetta. -

- Non voglio parlare della mia adolescenza con te. -

Lui la minacciò con lo sguardo.

- Va bene, va bene, ho capito. Vai avanti- gli disse accompagnando le parole con un gesto scocciato.

- Sei mai stata in punizione? -

- Che domande. Chi non ci è stato? -

- Allora ricorderai quei giri di corsa interminabili. Per una risata di troppo, per qualche minuto di ritardo, per una pagnotta rubata dalle dispense...
E tu correvi, e correvi... stanca morta. Per una colpa che non sentivi davvero tua, a causa di un qualche ordine malefico più grande di te. Ricorderai che in quei momenti l'unica cosa che ti teneva in piedi era l'attesa snervante, agonizzante, del fischio finale che segnalava la fine della corsa. E poi il pensiero di poter finalmente crollare su un materasso e riposare. Ricordi, Hanji? -

- Non capisco dove vuoi andare a parare - disse Hanji. Non era vero. In realtà ne aveva una mezza idea, ma non le piaceva per niente. I suoi sospetti vennero confermati quando Levi le disse esattamente quello che non voleva sentire.

- Erwin stava aspettando quel fischio da tanto tempo, ne aveva un bisogno disperato. La sua corsa è finita a Shingashina. -

Hanji esplose. Schizzò di nuovo in piedi e sbatté con violenza la bottiglia sulla scrivania.

- Bel discorso, Levi, davvero un bel dicorso - ringhiò a denti stretti. - Vorrei dirti che è stato illuminante e che ora ho capito. Ma la pura verità è che non capisco... proprio non capisco. E adesso ti dirò chiaramente quello che penso.-

Puntò il suo occhio buono in quelli azzurro opaco di Levi, scandendo bene ogni parola.

- Io penso che Erwin sia morto perché tu lo hai privato della possibilità di salvarsi. Erwin è morto perché tu lo hai ucciso. -

Si aspettava che negasse, si aspettava di averlo turbato... Invece lui non battè ciglio.
Hanji era sempre stata un'ottima osservatrice, ma accecata com'era dalla rabbia, dal dolore e dallo Sherry, non notò la sottile linea di dolore nel suo sguardo.

Quando Levi parlò lo fece con assoluta calma.

- Non mi aspetto che tu capisca. -

Hanji era furiosa. Era furiosa con Levi, ma non perché pensava che avesse ucciso Erwin. In realtà non lo pensava davvero. Semplicemente era furiosa con lui perché la stava vedendo nel suo stato peggiore: la stava vedendo perdere il controllo. E voleva che anche lui perdesse il controllo, che scendesse da quel piedistallo immacolato di compostezza.

- Non trattarmi da stupida solo perché ho bevuto! L'umanità aveva bisogno di Erwin! - gridò.

- Sono giorni che passi intere ore a fare monologhi con un fottuto ritratto! Chi è che ha davvero bisogno di Erwin qui? Eh, Hanji? Rispondi! -

Silenzio.

Freddo. Bianco. Vuoto.

"Lui ha ragione, lo sai che ha ragione" , le disse una vocina dentro la sua testa.

Levi aveva ragione. Perché lo stava combattendo?

Ripensò al modo in cui teneva la testa china davanti alla tomba di Petra. Levi non piangeva, non più almeno.
Levi non urlava la sua frustazione prendendo a pugni i mobili, non si ubriacava di Sherry...
Lui era riuscito lì dove lei avrebbe sempre fallito.

Levi non perdeva il controllo.

Levi non era come lei: non gridava il suo dolore.

Il dolore di Levi si nascondeva nelle leggere pieghe della fronte, nella tensione della sua postura e nelle variazioni impercettibili del suo respiro.

- La morte fa schifo. -

Levi era come lei: soffriva come lei.

Perché lo stava aggredendo?

La testa le girava vorticosamente e non sapeva se a causa dell'alcol o del breve confronto avuto con Levi negli ultimi minuti. Fatto sta che non riuscì a reggere l'equilibrio e crollò di peso sulla sedia. Il suo animo sfrigolava come un ferro incandescente appena immerso nell'acqua.

Quando alzò lo sguardo Levi era ancora lì, che la fissava con gli occhi cerchiati: segno a cui prima non aveva voluto dare peso. Hanji provò l'impulso di andare lì e abbracciarlo, ma sarebbe stato decisamente contraddittorio, visto che aveva appena finito di urlargli contro.
Così restarono a guardarsi in un silenzio imbarazzante, finché Hanji non parlò di nuovo, dicendo la prima cosa che le venne in mente.

- Di certo ora Eren e Mikasa saranno in giro a saltellare, tutti contenti per essere riusciti a salvare il loro amico. -

Levi sospirò. - Jaeger e Ackerman sono in prigione per grave insubordinazione, ora. -

- Sì? Me ne ero dimenticata. -

- Non possiamo lasciarli lì ancora a lungo: il moccioso ci serve. Era di questo che volevo discutere con te. -

Dicutere? Ancora?

Al suono di quella parola Hanji sentì la testa farsi ancora più pesante e le palpebre calarle sugli occhi.

- Accidenti - biascicò, - Il nuovo Comandante dovrebbe fare qualcosa. -

- Sei tu il nuovo Comandante, Hanji. -

- Ah... -

Hanji protese una mano verso la bottiglia e fece per riempirsi un altro bicchiere.

La bottiglia era vuota.

- Cazzo. -

*

Hanji stava bruciando.

Sentiva le vampate bollenti sferzarle la pelle mentre il fumo le annebbiava la vista e le intossicava i polmoni.

Stava morendo esattamente come voleva: tra fuoco fiamme, bruciando come una fenice. C'era perfino il sottofondo musicale dei rombi di tuono, provocati dall'avanzare della Marcia che faceva tremare la terra.

Peccato per i cinghiali, pensò.

Si rimproverò mentalmente. Non le andava che il suo ultimo pensiero prima di spirare fossero i cinghiali. Avrebbe dovuto pensare a qualcosa di molto più profondo e metafisico, come il senso della vita, il valore del sacrificio...

Diamine. Se solo ci fossero stati anche i cinghiali.

Hanji sentì il suono di un fischio prolungato diffondersi nei timpani.
E poi il buio.

Quando riaprì gli occhi non si curò di dove fosse o cosa le fosse precisamente successo, e la prima cosa che disse fu: - L'idrovolante! -

Una voce familiare le rispose con tono rassicurante. - Lo vedo, ha preso il volo senza problemi. Bel lavoro Caposquadra!-

... Moblit?

E non era l'unico. Avrebbe potuto giurare di aver sentito la voce dolce di Petra e quella allegra di Sasha.
Hanji sollevò il busto da terra e strabuzzò l'unico occhio rimastole. L'immagine sulla tela con la quale aveva dialogato per anni adesso le stava sorridendo fiera. Il suo nome lasciò le sua labbra in un misto di incredulità e meraviglia.

- Erwin. -

- Bentrovata, Hanji. -

Afferrò la mano offertale da Moblit e, dopo essersi rimessa in piedi, si guardò intorno con il fare analitico da scienziata che la caratterizzava. - È il paradiso questo? - chiese.

- Sì può dire così, sì. -

- Wow. Credevo di essere stata molto più cattiva di così. -

- Sei turbata. -

Hanji si morse un labbro e maledì la sua trasparenza espressiva.

- A cosa stai pensando? - le chiese l'uomo.

- Sono preoccupata per Levi - confessò. - È rimasto solo. -

- È forte. Se la caverà. -

- Non diresti così se vedessi come gli ho ricucito la faccia. -

- Non sarà un viso deturpato a fargli smettere di andare avanti. -

- Gli volevo bene, davvero... Non glielo ho mai detto. -

Erwin le mise una mano sulla spalla sorridendo. - Non ce ne è stato bisogno.-

Hanji ricambiò il sorriso. Le veniva facile sorridere, dieci volte di più rispetto a quando era in vita. Si sentiva leggera, riposata, libera.

-La morte fa... meno schifo di quello che pensavo. -

Avrebbe solo voluto che Levi lo sapesse.

 

   
 
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