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Autore: Golden locks    27/11/2021    1 recensioni
Nel primo capitolo, i Lawlight ci insegnano come scrivere una lemon. Nel secondo, Mello ci insegna come non farlo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello | Coppie: L/Light, Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Come scrivere una lemon...


“Insomma, Ryuzaki! posso capire che tu sia depresso perché non abbiamo ancora trovato Kira, ma allora mi spieghi per quale motivo te ne stai tutto il giorno incollato a quel computer?” sbottò Light adirato. “Almeno mi dessi una mano! È così frustrante vederti lì a fissare quello schermo, mentre io non faccio altro che cercare una traccia, un minimo indizio!”

Nonostante il tono alto ed esasperato di Light dritto nel suo orecchio destro, Ryuzaki non distolse lo sguardo dallo schermo luminoso davanti a lui. “Sto leggendo delle fanfiction” rispose flemmatico. “Mi distrae.”

Light si accigliò. Cosa? Non avrebbe mai detto che Ryuzaki fosse il tipo da dedicarsi a simili letture. Quelle erano più cose da Misa, probabilmente. La curiosità, però, lo colse di sorpresa e non poté fare a meno di avvicinarsi al detective trascinando la sedia e facendo tintinnare la catena che li teneva ben uniti.

“Delle fanfiction, dici? Che genere di fanfiction?”

Ryuzaki si girò leggermente, giusto il tempo di un’occhiata fugace al bel viso così vicino di Light.

“Lemon” asserì secco l’investigatore.

“Che? Lemon? Ma non sono per caso quelle a rating rosso? insomma, quelle erotiche?”

“Esatto, proprio così.”

Light scosse la testa come se fosse reduce da uno schiaffone. Era sempre più stupito. Non solo Ryuzaki leggeva fanfiction, ma le preferiva addirittura lemon. Chi se lo sarebbe mai aspettato?

“Sono davvero sorpreso, Ryuzaki. Non credevo che perdessi il tuo tempo così inutilmente” disse Light quasi deluso.

“Perché parli così?” domandò Ryuzaki, guardandolo genuinamente meravigliato.

“Ma dai, Ryuzaki. Lo sanno tutti che le fanfiction sono letture scadenti, roba per ragazzine adolescenti. Le lemon, poi! Spesso sono volgari e prive di senso.”

Ryuzaki si portò il pollice sulle labbra e aprì maggiormente gli occhi, come soleva fare quando si divertiva a provocare Light. “Vedo che sei molto preparato sull’argomento, Light. Questo vuol dire che ne hai lette parecchie?” 

“Ma no, che dici” si affrettò a rispondere Light, arrossendo lievemente. “Ne ho sentito parlare dai miei compagni di classe.”

“Certo, certo, capisco” annuì Ryuzaki, fingendo di accontentarsi di quella risposta. “Comunque ti sbagli a proposito delle fanfiction, e in particolare delle lemon, Light.”

“Mh? che vuoi dire?”

“Semplice: che le fanfiction non sempre sono così scadenti come credi.”

Light storse la bocca e arricciò il naso.

“Come sei diffidente, Yagami. Proprio non ti fidi di me” disse prontamente Ryuzaki.

“Veramente sei tu quello che non si fida di me, Ryuzaki.”

Il detective ignorò la frecciatina - che si era anche un po’ andato a cercare - e si alzò dalla sedia su cui stava appollaiato.

“Vieni con me, Light. Ti mostrerò una cosa.”

Come se avessi scelta pensò Light, mentre Ryuzaki si incamminava verso le scale e la manetta al suo polso già tirava.

Salirono la scalinata, percorsero il corridoio e Ryuzaki aprì la porta della loro stanza comune. 

“Ti sei mai chiesto cosa faccio nel tempo libero?” chiese Ryuzaki entrando in camera.

“In effetti, fino a questo momento no, ma dopo la scoperta di oggi inizio a domandarmelo.”

Light lo guardava perplesso, senza capire dove volesse andare a parare.

Ryuzaki aprì l’armadio e chissà da dove, forse dalla tasca di un giubbotto o da una borsa nascosta, Light non riuscì a vederlo, tirò fuori una piccola chiave. La mostrò a Light, mettendogliela davanti al viso senza proferire parola. Light aveva quello sguardo incerto quando Ryuzaki lo tirò nuovamente per la catena, dirigendosi verso il comodino del proprio lato del letto. Con la chiavetta aprì il cassetto e ne estrasse un involucro di carta un po’ stropicciato, mediamente voluminoso. Sembrava contenere qualcosa di simile ad un libro. 

Ryuzaki si sedette sul letto, poggiando l’oggetto misterioso sul proprio grembo e vi passò sopra una mano, come se lo stesse accarezzando affettuosamente. Light seguiva attentamente ogni sua mossa, senza staccargli gli occhi di dosso.

Ryuzaki aprì con cura la busta di carta e vi infilò la mano. Ne uscì un volume cartaceo dagli angoli un po’ piegati, che aveva l’aria di essere stato maneggiato più e più volte. Si fermò a guardarlo qualche istante prima di poggiarlo sopra la busta sulle sue gambe.

Light avrebbe voluto chiedergli che cosa stesse facendo, ma non voleva interferire con la visione così pacifica e affascinante di Ryuzaki assorto nel contemplare quello strano oggetto.

Ryuzaki si voltò finalmente verso Light, e il suo sguardo era diverso dal solito, più sereno.

“Vedi questo, Light? Hai già indovinato cos’è?”

Light esitò un istante. “A dire la verità, no…”

“Mi deludi, Light. Eppure è facile arrivarci.” 

Light fu colto da un leggero imbarazzo per essere stato preso alla sprovvista, ma non disse nulla, in attesa che Ryuzaki proseguisse.

“Questa, Yagami, è la storia che mi ha accompagnato nei momenti più bui della mia vita. La storia a cui torno sempre, che rileggo ogni volta che ho bisogno che la vita mi regali qualcosa di bello, ma non lo fa. L’ho fatta stampare e rilegare, e il solo guardarla mi tira su il morale. Non ho idea di quante volte l’ho letta, ho perso il conto. Ed è una fanfiction.”

Light alzò le sopracciglia per lo stupore a quell’ultima frase che, pronunciata con il tono solenne della voce di Ryuzaki, assumeva l’effetto di una sconvolgente rivelazione.

“Dici davvero? esiste una fanfiction che ti piace così tanto?”

“Sì. La lessi per la prima volta per caso, tanti anni fa, quando ero in Inghilterra, e me ne innamorai subito. È senza dubbio la storia più bella che abbia mai letto e, se te lo stessi chiedendo, tra le cose che mi piace fare nel tempo libero, c’è la lettura, e di libri ne ho letti parecchi. Eppure, questa storia mi è entrata nel cuore come nessun’altra ha saputo fare. Queste sono informazioni che posso svelarti perché da esse non è possibile risalire all’identità di Elle.”

Light, che fino a quel momento era rimasto in piedi in contemplazione di Ryuzaki, non fece nemmeno caso alla sua ultima affermazione. Si sedette sul letto accanto a lui con un timido sorriso che gli nasceva sulle labbra. 

“Non sapevo che amassi leggere. Ho sempre pensato che le persone che amano leggere abbiano una sensibilità speciale, una marcia in più. Ma non avrei mai pensato che una fanfiction potesse essere così bella.”

“Forse perché non ne hai mai lette di davvero meritevoli. Ma ti assicuro che nel marasma di tutte le fanfiction esistenti, è possibile trovarne alcune di incantevole bellezza.”

Light guardava Ryuzaki negli occhi, rapito dalla profondità della sua voce lenta a pacata e dall’azzurro intenso delle sue iridi, ma non voleva lasciargliela vinta tanto facilmente.

“Beh, ti credo sulla parola. Ma resto ancora diffidente per quanto riguarda le scene lemon.”

Ryuzaki alzò gli occhi al cielo, nascondendo abilmente il divertimento che provava.

“Ma certo che sei proprio una testa dura, Yagami. Va bene, facciamo così.” Aprì il volume stampato ad una pagina contrassegnata da un piccolo segnapagina sbiadito e si mise a leggere ad alta voce, senza alcun preavviso. Lesse con inaspettata passione, interpretando i personaggi per dar loro vera vita, precipitando Light in un’atmosfera calda e ovattata, fatta di sogni, sorprese e audacia. Light si sentì avvampare. La scena che Ryuzaki stava leggendo era una scena di sesso infuocata, ma conservava una certa eleganza e lo spingeva a volerne sapere sempre di più: come sarebbe andata a finire? cosa sarebbe successo dopo? Le sue guance arrossirono di colpo a certi dettagli spinti e intriganti, e fu travolto dalle descrizioni chiare e limpide, ben delineate, ma mai eccessivamente triviali, così coinvolgenti come non avrebbe mai immaginato; gli sembrava quasi di essere uno di quei personaggi, quasi di percepire lo stesso bruciante desiderio. La vicinanza di Ryuzaki, poi, non aiutava a mantenere saldo il controllo. Loro due chiusi in una camera a leggere insieme... era tutto così… improvviso e… meraviglioso.

Quando Ryuzaki terminò di leggere la scena, richiuse il volume come se niente fosse e alzò lo sguardo su Light, che si sentì avvampare nuovamente, vagamente stonato dal contrasto dell’atmosfera durata fino a qualche istante prima e la normale calma di quel momento.

“Allora, che te ne pare, Light?” la voce di Ryuzaki riportò definitivamente Light alla realtà.

“Caspita… devo ammettere che è scritta davvero bene. “

“Quindi le fan fiction non sono poi così male, in fondo, no?”

“Questa non era male, no.”

“E neppure le lemon sono poi da buttare via, in fondo” lo incalzò Ryuzaki.

“Devo ammettere che questa era scritta piuttosto bene. Avevi ragione.” 

Un angolo della bocca di Ryuzaki si alzò per la soddisfazione. Lo aveva convinto con un solo passaggio, il suo preferito dell’intera storia.

“Chi è l’autore?”

“Una persona che conoscevo tanto tempo fa” rispose Ryuzaki sufficientemente evasivo. 

“Ha del vero talento.”

“Già. È ciò che le dissi anche io. E anche il tempo mi ha dato ragione. Infatti ora è una scrittrice piuttosto affermata.”

“Mi fa piacere per lei…” disse Light sinceramente, ma nel suo sguardo conservava ancora un po’ di perplessità. 

“Cosa c’è? Non dirmi che non sei ancora convinto.”

“No, no, anzi, questa lettura è stata illuminante, solo che… non ho ancora capito come si fa a scrivere bene una lemon. Come fanno certi autori a scriverne di così belle? Insomma, quelle che ho letto io erano davvero brutte.”

“Che hai letto tu, Yagami? credevo che ne avessi solo sentito parlare.”

Light sussultò impercettibilmente. “Sì, volevo dire quello ovviamente, mi sono sbagliato."

“E va bene.” Ryuzaki poggiò il libro sul letto e si accomodò meglio, per guardare bene in faccia Light. “Allora, adesso ti svelerò il segreto per scrivere una lemon come si deve.”

Sono tutto orecchi...

“Ti dirò delle regole, ma ricorda che ogni regola può avere un’eccezione. Ma quelle le vedremo dopo.” Si fermò qualche istante, per creare una pausa ad effetto. “Per prima cosa, le scene erotiche non devono essere eccessivamente volgari né ridicole."

“Che intendi con volgari o ridicole, Ryuzaki?”

“Niente nomi strani per atti o parti del corpo, solo per evitare di usare certe parole. Meglio chiamare le cose col loro nome, altrimenti si rischia facilmente di cadere nel ridicolo.” Light annuì, capendo bene a che tipo di espressioni Ryuzaki si stesse riferendo. “Ma anche qui, ci vuole equilibrio” disse Ryuzaki. “Non bisogna scrivere un trattato di anatomia o di fisiologia, ma nemmeno qualcosa di troppo lirico, o una poesia ermetica. Se stiamo parlando di sesso è pur sempre di quello che dobbiamo parlare, basta sapere come farlo.”

“E come si fa a trovare il giusto equilibrio?”

“C’è bisogno di un pizzico di buon senso.”

“La tua spiegazione è un po’ vaga, Ryuzaki. Potresti spiegarti meglio? Ad esempio, se non si deve scadere nella volgarità più pura, ci sono dei termini che bisogna assolutamente evitare?”

“No, direi che ogni termine ha il suo giusto contesto. Dipende dal tenore generale della storia, da come si vuole che il lettore la recepisca, da cosa si vuole trasmettere.”

“Che cosa si vuole trasmettere? Ma credevo che le lemon fossero delle semplici scene riempitive piuttosto inutili e fini a loro stesse, buttate all'interno della storia tanto per allungare il brodo o far felici i fan che vogliono vedere insieme due personaggi.”

Light continuava a non capire e Ryuzaki lo poteva benissimo capire dal suo sguardo ancora leggermente confuso, prima ancora che dalle sue affermazioni strampalate.

“Sei in errore, Light, ma procediamo con ordine. Partiamo dal contesto di determinate parole. Se stiamo scrivendo una storia prevalentemente sentimentale, basata su uno stile romantico ed elegante, dobbiamo cercare di seguire lo stesso andamento e scrivere una scena erotica che si adatti bene al resto: magari non troppo descrittiva, più focalizzata sui sentimenti, che raffiguri ciò che accade con termini delicati ma senza risultare incomprensibile. Fare il contrario e utilizzare parole troppo forti non avrebbe senso, a meno che la scena d’amore non venga ben introdotta e il cambiamento di registro ben contestualizzato, ma sempre rispettando quanto già scritto. Se invece stiamo scrivendo una storia prettamente erotica, certi termini più espliciti e magari considerati meno eleganti - o addirittura volgari - troveranno comunque la giusta collocazione e daranno il taglio adatto alla scena, contribuendo a renderla d’impatto. Anche qui, inserire all’improvviso dei termini aulici, oscuri o ambigui anziché chiari e diretti sarebbe fuori luogo, stonerebbe. L’aspetto descrittivo assumerà una maggiore importanza, considerato il genere a cui appartiene la storia. È giusto rispettare ciò che il lettore si aspetta da noi, resterà deluso e non è ciò che vogliamo.”

Light annuì, iniziava a capire. 

“Un’altro punto fondamentale”, continuò a spiegare Ryuzaki, “è far trasparire le emozioni dei protagonisti. Senza di esse, la scena risulterebbe vuota e quindi priva di senso. Al contrario invece, una scena d’amore è un’ottima occasione per approfondire l’introspezione dei personaggi. Perché fanno quello che fanno, e come lo fanno? con amore, rabbia, per vendetta? Possono esserci tante motivazioni, ed è importante che il lettore capisca bene cosa sta succedendo in loro, per potersi immedesimare.”

Ryuzaki fece un’altra piccola pausa per permettere a Light di assimilare quanto detto e riordinare i pensieri, cosa non facile dato che la base da cui partiva era un mero pregiudizio. Poi continuò. “Il momento in cui due personaggi si uniscono è un momento cruciale, in cui vengono a galla gli istinti, le passioni e i sentimenti più puri, che siano positivi o negativi poco cambia. Non importa da quale sentimento è animato un personaggio, possono essere la felicità e l’amore più travolgenti o la disperazione più profonda, l’importante è che sia coerente con sé stesso e con la trama.”

“Hai ragione, così la scena assume tutto un altro valore” rifletté Light.

“Sì. Chi legge deve potersi calare nei panni del personaggio, comprendere le sue ragioni, le sue passioni, e farsi coinvolgere dall'intensità della scena. Ogni scena d’amore dev’essere unica, contraddistinta da tutte le particolarità che caratterizzano quella storia e quei personaggi a quel punto specifico della trama.

“Suppongo che tutto quello che dici sia giusto, Ryuzaki, ma certo che detta così sembra davvero un’impresa difficile. Non credo sia facile metterlo in pratica. Ma immagino che tu, sapendo tutte queste cose, saresti perfettamente in grado di scrivere una scena erotica coi fiocchi.”

“No, Light, ti sbagli. Sono convinto anch'io che scrivere una scena del genere non sia per niente facile, infatti, e credo che conoscere la teoria non assicuri affatto di saperla poi attuare. Per questo ammiro chi sa scrivere storie di tutto rispetto.”

“Sai…” disse Light pensieroso, “vista sotto quest'ottica, inizio anch’io ad ammirare i fanwriter. Dopotutto, loro scrivono esclusivamente per passione, senza guadagnarci niente, ma l’impegno che ci mettono è pari a quello di qualsiasi altro scrittore.”

“È esattamente così, Light. Mi fa piacere che tu abbia capito.”

“Sì, ma ora, Ryuzaki… mi faresti leggere quella?” chiese Light indicando il volume che giaceva quasi dimenticato accanto a loro. “Dopo la teoria ho bisogno di vedere alcuni aspetti pratici.. sai, per non dimenticare ciò che ho appena appreso. Non sono molto esperto in materia.”

Lo sguardo di Ryuzaki, adagiato sul libro, guizzò immediatamente agli occhi di Light. “Ti stai riferendo alla scrittura, Yagami?”

Light non rispose, ma sorrise. Si protese verso il suo detective portando il proprio viso vicinissimo al suo e questi non si ritrasse, ma anzi continuò a guardarlo dritto negli occhi. “Allora, ti va di leggerla insieme?”

“Perchè no” concluse Ryuzaki quasi sussurrando, ad un soffio dalle sue labbra.








 
  
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