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Autore: TheManiae    01/12/2021    0 recensioni
"Le labbra di Milo erano dolci. Sapevano di miele."
A Runeterra, Kindred non ha un compito semplice.
Una piccola storia di ringraziamento ai Cacciatori Eterni.
Genere: Dark, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kindred
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dolce Morte, un bacio.



Le labbra di Milo erano dolci. Sapevano di miele.
Josh rimase ad assaporarle per diversi secondi, gli occhi chiusi nella beatitudine mentre stringeva a se il corpo del suo amante. Il calore dell'uno entrava nell'altro e viceversa, uno scambio di che solo i baci potevano dare.
Un sottile gemito provenne dalle sue labbra quando Milo si staccò da lui. Ne voleva ancora. «Farai tardi.»
«Non voglio andarmene» si lamentò, aprendo gli occhi. Il sorriso di Milo lo accolse, assieme a due occhi di un verde luminoso, incorniciati da ciocche castane. 
«Ed io non voglio che tu te ne vada» gli rispose, scendendo e baciandolo sul collo, le mani che ancora esploravano e stringevano il suo corpo. «Però conosci Markus. Pochi minuti di ritardo e farebbe smuovere l'intera fortezza per trovarti.»
Josh ridacchio, arrossendo al tocco del ragazzo e approfittando della posizione per baciarlo sulla fronte. Nonostante le parole, rimasero stretti per almeno un'altra decina di minuti buoni prima che Milo si spostasse per farlo alzare, dandogli qualche spintarella sulla spalla. «Mhh, salve bellissimo» gli disse, dandogli un colpetto al sedere quando si alzò.
«Ciao a te, meraviglia caduta dal cielo» rispose Josh, arrossendo e sorridendo in modo complice al suo amante. Il suo corpo nudo era steso sul letto, coperto solo da quel sottile lenzuolo che rivelava più forme di quante ne celasse, ed era certo che Milo lo sapesse benissimo. «Non mi rendi più facile andare via.»
«Lo so.» Il sorriso felino sul volto del ragazzo castano lo fece impazzire, come faceva ogni volta. 
Si chinò e lo tirò a se in un bacio al gusto di miele, la mano premuta sulla sua guancia. Le loro lingue si scontrarono per alcuni istanti prima che Josh premesse la fronte contro quella del compagno. «Sei fortunato che sei così dannatamente meraviglioso.»
«Sono fortunato ad essere così dannatamente meraviglioso e avere te a ricordarmelo.»





L'allenamento al campo era qualcosa di distruttivo. La rigida disciplina dei Noxiani era risaputa per tutta Runeterra, ma solo chi ne faceva parte poteva capirne davvero la fatica. Persino nelle minuscole città ai confini dell'impero la cultura della guerra affondava le radici in profondità, ed ogni figlio di Noxus doveva rispondere alla chiamata dei corni.
Josh si stiracchiò dolorosamente la schiena, sentendo ogni singola vertebra scrocchiare sotto la pelle. Non vedeva l'ora di tornare a casa, infilarsi nel letto e addormentarsi tra le braccia di Milo. Il sole stava cominciando a calare oltre i boschi, mentre il cielo si tingeva di un rosso simile al sangue.
La casa dei due giovani si trovava fuori dalla città, vicino al limitare della foresta. Il padre di Milo era stato un taglialegna, e suo figlio aveva preso il suo posto quando l'età e la febbre lo portarono via da questo mondo. Josh non voleva costringere il suo ragazzo a lasciare la casa dov'era nato e cresciuto, quindi quando si misero insieme decisero di vivere lì. Agli inizi fu scomodo abituarsi, ma il sorriso del ragazzo gli dava la certezza che ne era valsa la pena.
La casa si trovava sulla sponda del fiume su cui i taglialegna della zona navigavano sopra i tronchi tagliati, la via più rapida per raggiungere la città e poter vendere la merce. Era una piccola baita di soli due piani, con abbastanza stanze da poter creare una piccola famiglia. Non ne aveva ancora parlato con Milo, ma Josh sperava un giorno di poter adottare un bambino. 
Qualcosa si mosse nel buio, e Josh si fermò di colpo, portando la mano all'elsa della spada. Rivolse lo sguardo al muro di alberi alla sua destra, colonne lignee di un colore pallido, tra le quali si aprivano fauci oscure, mentre la poca luce che filtrava attraverso i pini illuminava a sprazzi la foresta di una luce sanguinante. Rimase in quella posizione per un minuto o due prima di sospirare, pensando fosse solo qualche animale. Eppure non tolse mai la mano dall'elsa.
Giunse alla baita con uno sguardo felice, non vedendo l'ora di potersi riposare e rilassare. Tuttavia, quello sguardo carico di gioia divenne tetro quando vide la porta di casa aperta, la serratura distrutta da un potente colpo. Una mano gelida gli risalì lungo la spina dorsale mentre estraeva la spada ed entrava dentro, il respiro aumentato mentre mille orrori gli affollarono la mente.
L'interno del salotto era un disastro. Il tavolo era rovesciato di lato e colpi di lama ne scheggiavano il bordo, mentre macchie di sangue tingevano il pavimento, dirigendosi verso il corridoio. L'istinto gli diceva di correre a perdifiato, ma l'addestramento noxiano gli fece mantenere il sangue freddo, passo lento come quello di un predatore.
Un suono disgustato uscì dalla sua bocca quando vide il cadavere a terra. Un attimo di terrore lo invase quando vide gli occhi spenti rivolti verso di lui, ma erano azzurri, non verdi. Un lungo taglio partiva dalla base del collo e fino al centro del petto, tagliando l'armatura argentea con rifiniture dorate e azzurre. 
«Demacia...» mormorò con disgusto. Quei cani ora si azzardavano ad attaccare in territorio noxiano.
Un colpo al piano di sopra lo fece sussultare. Fissò le scale, come ad aspettarsi che qualcuno scendesse. Quando non vide nessuno, lentamente si avvicinò e le risalì a passo lento, la spada pronta a colpire in avanti qualsiasi minaccia. Un secondo colpo, più debole del primo, qualcosa di metallico che colpiva il pavimento di legno.
Il terzo colpo lo raggiunse quando fu in cima alle scale. Dal suono e dalla vibrazione, sentì che proveniva dalla loro stanza da letto, alla cui entrata trovò un corpo sanguinante a terra. Un coltello gli trapassava l'occhio, sbucando dal retro della testa per la punta. Si affacciò sul bordo, e un grido emerse dalla sua bocca. «Milo!»
Il ragazzo stava seduto a terra, la schiena contro la parete. Era pallido, tremendamente pallido, la mano premuta sul collo da cui uscivano rivoli di sangue. Attorno a lui giacevano due corpi senza vita, mentre nella mano stringeva una spada macchiata di rosso, che batté un'ultima volta sul pavimento di legno. 
Josh gli corse contro, inginocchiandosi e tenendo le mani ad una certa distanza, tremanti, come se temesse che il solo tocco potesse fargli del male. Un leggero sorriso comparve sul viso del ragazzo. «Sapevo che saresti venuto...» gli disse in un sussurro rauco, e quel semplice gesto fece colare altro sangue dalla ferita.
Le lacrime cominciarono a scendere lungo le guance di Josh. Afferrò la coperta del letto, la strappò e tentò di tamponare la ferita. «Ti porto via di qui... troveremo un guaritore e...»
Milo scosse il capo, lo sguardo tetro, il volto simile a un teschio. «No... è tardi...»
«Non dire così...» Il respiro si fece rapido nel petto di Josh, le lacrime gli annebbiarono la vista, mentre non riusciva a controllare i singhiozzi. «Milo, ti prego...»
Il ragazzo accennò un sorriso e gli posò una mano sulla guancia. «Ti amo.» Il braccio ricadde sul fianco mentre il corpo si dimenava negli ultimi spasmi di vita. Quei meravigliosi occhi verdi divennero vuoti, il petto immobile, il cuore silenzioso.
«No, no Milo... ti prego Milo...» disse Josh tra le lacrime, scuotendo l'amore della sua vita per la spalla, ma questi non rispose. La testa ciondolò di lato, senza vita, quegli occhi che lo fissavano con una serenità spaventosa. E allora, il giovane noxiano gridò, stringendo a se il corpo rigido di colui a cui aveva donato il suo cuore.
«Strilla forte, Agnellina. Eppure non l'ho ancora morso.»
«I tuoi morsi sono letali, Lupo, ma esistono cose più dolorose.»
Josh ci mise alcuni secondi a voltarsi. Forse perché l'istinto da guerriero noxiano era stato annientato sotto quel dolore mostruoso che gli stava divorando il petto, o forse perché, sotto sotto, nel suo animo, sapeva benissimo a chi appartenessero quelle voci. Un ringhio uscì dalle sue labbra, i denti serrati così stretti che si sarebbero potuti spezzare. «Siete stati voi...»
L'Agnella si fece avanti, la maschera nera sul viso, gli occhi che ardevano di fiamme blu e viola. Accanto a lei il Lupo si muoveva come un'ombra più buia della notte, con una maschera bianca e zanne affilate che splendevano nella luce del sole morente che filtrava dalla finestra. 
«Questi soldati volevano usare la vostra casa come base per operazioni in territorio nemico. Il tuo compagno non ha voluto arrendersi e hanno combattuto.»
«Si dimenavano e gridavano mentre li masticavo!»
«Non siamo noi a decidere chi deve morire e quando. Siete voi viventi che vi uccidete a vicenda. Noi giungiamo solo a darvi la pace.»
«O a sbranarvi!»
Una parte di Josh avrebbe voluto affondare la spada nel corpo dei due spiriti e guardarli morire ai suoi piedi, eppure sapeva che se ci avesse provato non sarebbe accaduto nulla. Nessuno poteva uccidere la Morte, eccetto se stessa. Si abbandonò sul corpo senza vita di Milo, piangendo e gridando tutto il dolore che aveva.
Dopo alcuni minuti Josh si alzò e afferrò il corpo con delicatezza, posandolo sul letto nella posizione più rispettosa che riuscì a dargli. Gli chiuse gli occhi con le dita e lo bacio sulle labbra che sapevano di miele. «Ti amo... e ti amerò per sempre...» sussurrò, la voce rotta dal pianto.
Si voltò verso i Cacciatori Eterni, che per tutto il tempo erano rimasti in un sacro silenzio. Le loro maschere lo fissavano con occhi ricolmi di un potere più antico delle rune stesse. «Ora è il mio turno, vero?»
«Oggi siamo giunti per il tuo amato e per i suoi assassini, non per te. Se ora esci da questa casa, vivrai ancora per parecchi anni prima di incontrarci nuovamente, per l'ultima volta.»
«Se scappa ora posso mangiarlo?»
«No, caro Lupo. Non questa volta.»
La creatura di tenebra ringhiò e i suoi occhi brillarono mentre svolazzava in basso, a livello del pavimento, emettendo alcuni brontolii. La sua compagna gli passò una zampa tra le orecchie, accarezzandolo con dolcezza.
«A che servono parecchi anni... senza di lui?» disse Josh, con uno sguardo che l'Agnella aveva visto su migliaia di volti diversi, ma i cui occhi brillavano della stesso identico dolore. 
«Quindi hai scelto la pace?»
«Se c'è la possibilità di stare con lui dall'altra parte, sì.»
L'Agnella annuì e alzò l'arco, pronta a scoccare la freccia, ma si fermò quando vide l'umano avvicinarsi. Il Lupo ringhiò e si sollevò dal terreno, il fumo del suo corpo che fremeva e le zanne che venivano avvolte da fiamme arcane viola e azzurre. «Niente scherzi, ossicino» disse minaccioso, a difesa della sua compagna.
Josh si avvicinò all'Agnella, che rimase calma e composta tutto il tempo, una mano sulla guancia del Lupo per tenerlo a bada. Avvicinò il viso alla maschera nera e la baciò sulla fronte. La scena fu così strana per i due che persino il Lupo rimase fermo, le fauci aperte mentre anche la maschera bianca veniva baciata nello stesso punto.
«Perché questo gesto?» chiese l'Agnella, la voce tenue come sempre ma con una nota confusa.
Josh si voltò e si stese sul letto, accanto al suo amato. La guardò, rivolgendole un sorriso incredibilmente triste. «Il vostro è un compito difficile. Molti vi odiano, vi temono, oppure vi ignorano fino all'ultimo. Ho voluto ringraziarvi.» Chiuse gli occhi, prendendo un profondo respiro. 
«Sono pronto.»
La freccia fu rapida, indolore, precisa. 
Josh svanì con un sorriso in volto.
Sulle labbra sentì il sapore del miele.



 






Spero di aver rappresentato bene uno dei miei campioni preferiti. 
L'idea iniziale era che solo uno dei due morisse, ma era troppo brutto separare due amanti così dolci, non credete? Ihih.
Spero vi sia piaciuta questa piccola storia di Amore e Morte.
E voi chi sceglierete? La rapida Agnella o il selvaggio Lupo?

-La Follia mi scorre nelle vene.




 
   
 
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