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Autore: Exentia_dream2    04/12/2021    2 recensioni
Questa storia è dedicata a Rosmary Weasley. Nasce grazie all'iniziativa "Regali d'inchiostro" del gruppo L'angolo di Madama Rosmerta.
Dal testo: "Quello è il mio posto" gli dice quando lo trova in biblioteca seduto al tavolo sotto la finestra.
S'aspetta una risposta, che Blaise Zabini le dica che niente è suo, che il suo sangue sporco non è impregnato da nessuna parte, invece.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Hermione Granger
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Non basta mai


L'attesa del Natale è quel periodo dell'anno che Hermione vorrebbe debellare, ché ha una rabbia dentro da quand'è finita la guerra che la sta sbocconcellando come fosse fiocchi di cereali.

E Harry e Ron non ci sono, non bastano le lettere che le spediscono ogni giorno; Ginny non è voluta tornare a Hogwarts: la mia casa è la Tana, in quel castello ho perso mio fratello e mi sembra di aver perso tutto, tu lo sai come ci si sente ad aprire la porta della sua camera e non vedere il suo sorriso?

Hermione non lo sa, non è mai tornata a casa sua, non ha mai più rivisto il divano su cui i suoi genitori si sono dimenticati di lei.

Sa soltanto che mamma e papà non ci sono, che stanno vivendo una vita felice dall'altra parte del mondo in cui la sua esistenza non è contemplata e stanno bene, ma non basta.

Non basta mai.

Non basta mai perché lei adesso è lo spettro di ciò che è stata per anni, sempre la stessa eppure così diversa e ha qualcosa che le fa trattenere il respiro ogni volta che si guarda attorno e vede i tavoli della Sala Grande vuoti negli spazi di chi li aveva occupati e adesso non li occupa più, perché ha deciso di non tornare o perché è morto.

Anche quello dei Serpeverde le sembra troppo vuoto, a parte i posti in cui siedono Blaise Zabini, che è sempre rimasto all'ombra di se stesso, e Daphne Greengrass, che prima brillava e adesso sembra un moccolo consumato.

Il posto di Malfoy è rimasto libero, come il trono di un re che ha abdicato e non ha nominato nessun successore.

Neanche lui è tornato a Hogwarts e Hermione si chiede perché durante il viaggio in treno ha creduto di trovarlo da qualche parte e ha sperato che anche lui potesse redimersi.

"Non credo tornerà: ha troppo da farsi perdonare e per chiedere perdono bisogna avere un coraggio che lui non ha" le ha detto Harry quando lei ha valutato quest'ipotesi.

 

~•~

 

Blaise Zabini è un corpo vuoto che si trascina a stento tra una lezione e l'altra — le notti trascorse con Daphne tra lacrime e amplessi che sanno di vuoto, gli incubi che gli tremano nelle vene e gli fanno tenere gli occhi aperti anche quando crede di star dormendo.

Non dorme mai, in realtà. E come potrebbe? Se non sono gli incubi o il senso di colpa che prova verso Daphne, è il ribrezzo per se stesso a tenerlo sveglio: si chiede perché non si sia mai esposto, perché ha preferito restare in disparte, nascondersi da qualche parte e salvarsi la pelle mentre quella dei suoi compagni veniva mangiata dal fuoco e la risposta è sempre la stessa.

Prova a darsene un'altra che non sia non lo so, tira in ballo la paura, riesuma lo spirito di sopravvivenza — a cosa è riuscito a sopravvivere se adesso non basta lo scorrere del tempo a fargli capire di non essere morto — ma non basta.

Non basta mai.

Non basta mai perché non ha senso sedersi al solito posto e sentirsi come se non fosse il proprio, non ha senso asciugare le lacrime di Daphne e dirle che l'ama: come faccio ad amare te se non amo nemmeno me stesso? Se ogni volta che m'abbracci vorrei scappare via e dirti che mi manca l'aria, che non ce la faccio? Lasciami andare, ti prego, ché non siamo più quelli che eravamo prima e quello che credi di provare è un riflesso, non un sentimento vero; ti ricordi di me e di quello che ero, ma quello che sono ora non è per te, Daph, lascia perdere, non farti più del male.

Non lo dice, ingoia parole e saliva e non va mai via.

 

~•~

 

"Quello è il mio posto" gli dice quando lo trova in biblioteca seduto al tavolo sotto la finestra.

S'aspetta una risposta, che Blaise Zabini le dica che niente è suo, che il suo sangue sporco non è impregnato da nessuna parte, invece.

Lui si sposta leggermente, solleva le braccia in segno di resa e vederlo occupare la panca su cui Harry fingeva di studiare le fa stringere lo stomaco, il ricordo della lettera che le ha scritto è ancora troppo fresco nella memoria; fai attenzione, non fidarti di nessuno. Mangia, Hermione, sei tutt'ossa.

"Se ti infastidisce che io sia qui, me ne vado."

Non gli risponde e come potrebbe? Dovrebbe dirgli che ha appena spezzato il tacito accordo che è sempre esistito tra Grifondoro e Serpeverde (ci si parla solo per offendere) e, quando lui le risponde che le cose cambiano, che la guerra distrugge e ricostruisce e che tutto sembra uguale ma non lo è, Hermione abbassa la testa e mangia parole scritte.

Non lo vede che il sorriso di Zabini ha qualche pezzo mancante e se fosse riuscita a vederlo, allora, sarebbe tornata indietro di qualche Natale, alla sera in cui aveva chiesto a sua madre di ricevere in dono un puzzle: mi piace cercare i pezzi mancanti e trovare il giusto incastro.

Blaise non sposta lo sguardo, le vede chiaramente le ossa della clavicola che sembrano voler violare gli strati di pelle troppo sottile con cui la Granger riveste il proprio scheletro.

E se il tacito accordo stipulato anni prima è stato violato, ora ne è stato stilato un altro: più silenzioso, più vero e Blaise Zabini e Hermione Granger continueranno a sedersi attorno al tavolo sotto la finestra.

 

~•~

 

Daphne Greengrass indossa un vestito verde acqua che le accarezza il corpo come un rivolo d'acqua, se ne sta ferma in mezzo a una sala che non s'è accorta della sua presenza: il mondo non ha mai smesso di girare e chi ha preso lezioni di ballo lo sa, lo spettacolo deve andare avanti.

Ma lei è rimasta indietro e ha imparato a danzare sulle punte dei piedi per non fare troppo rumore: l'eleganza non è farsi notare, Ria, ma farsi ricordare. 

Adesso, però, di quell'eleganza che non l'ha incisa nel cuore di nessuno, non sa proprio cosa farsene.

Stringe il braccio di Blaise che forse si ricorda di Daphne e non soltanto della sorella della piccola Astoria Greengrass morta troppo giovane a causa del proprio sangue — che ha sempre detestato i sanguemarcio e s'è trovata con il sangue più putrido del loro —; di Daphne e non soltanto dell'amica di Pansy Parkinson che per codardia ha avuto il coraggio di vendere Harry Potter. 

Di Daphne che non muove i piedi e si guarda intorno per trovare un appiglio familiare che non faccia sentire persa, che ha le unghie laccate d'argento e sotto ci ha conservato schegge di legno raschiate dalla porta.

Che finge di dormire e memorizza i movimenti del cuore che le batte sotto l'orecchio, che accarezza pelle d'ebano con dita troppo chiare che non lasciano mai il segno.

Di Daphne che s'è truccata e s'è fatta bella per l'ultima festa dell'anno e ha la sensazione di essere a una riunione di fantasmi che si fingono felici e contenti, che non basta.

Non basta mai.

Non basta mai perché lei adesso vorrebbe dimenticarsi di se stessa, dell'amore che ancora prova e che è diventato nocivo per chi l'ha accompagnata al ballo: non esiste niente oltre noi, Blaise, ma se credi ci sia dell'altro puoi provare a cercarlo, ma lasciami indietro, per favore, non farmi scoprire che gli sguardi che soffermi in Sala Grande sulla Granger non siano solo curiosità, ché se ti si accende il sorriso non è soltanto perché ti sembra distrutta, perché quando lei ha gli occhi rossi ti rabbui e se non mangia anche tu smetti di farlo e se per sbaglio guarda verso di te ti si accappona la pelle.

 

~•~

 

È la Vigilia di Natale quando Hermione s'accorge che a Blaise mancano pezzi di sorriso: l'ha visto baciare Daphne davanti al portone e guardare nella sua direzione con uno sguardo che non è bastato a raccontare ombre e incubi.

"Sei triste perché è andata via?" gli chiede, sedendosi al suo fianco: per chiedere perdono bisogna avere coraggio, ma per perdonare chi non ha chiesto cosa serve?

"Credi che sia vero, che a Natale siamo tutti più buoni?"

Hermione non sa cosa dire, suppone che sia così, ma la realtà ha sempre troppo poco a che fare con credenze popolane e filastrocche per bambini.

"Credo che ti manchi qualche pezzo, in realtà."

Blaise è un puzzle completo soltanto intorno alla cornice, in mezzo è vuoto e tutto disordinato.

"Sono brava a comporre puzzle, Zabini: so come completarne uno di più di mille pezzi nel modo più semplice."

Lui fa una conta silenziosa, scarta i pezzi consunti, quelli che non hanno più incastri e tutti quelli persi per strada.

"Ottocento."

"Cosa?"

"È un caso perso, lascia perdere: ho troppi pochi pezzi per poter tornare intero."

Ne ho qualcuno in più, posso prestartelo se vuoi: che me ne faccio di quest'esubero di macerie se nessuna di queste riesce a chiudere i buchi? Che me ne faccio se tutto questo non riempie i vestiti che mi stanno troppo larghi? E tu potresti prestarmi qualcuno dei tuoi, te li restituirò, promesso.

Non lo dice, ma appella il puzzle della Notte stellata che ha riposto anni prima nel proprio baule.

"Si comincia così" sussurra, posando sul tavolo l'angolo destro del cielo.

"Ti ci vorrà un'eternità."

"Forse qualche ora."

"Ci sono cose che non basterebbe una vita per ricomporle. Non basta mai, Granger."

"Mi prendo questa responsabilità, Zabini. Questa volta basterà, davvero."

 
 
   
 
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