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Autore: LorasWeasley    09/12/2021    2 recensioni
future|fic [futaone]
"Anche quella volta, quindi, non fu difficile per lui capire che il suo ragazzo aveva perso la speranza.
Kenji gli strinse la mano per dargli supporto e, avvicinandosi in modo che lo sentisse solo lui, sussurrò –Proviamoci un’ultima volta, okay? Sono sicuro che andrà bene.
Aone non rispose, ma gli strinse la mano e quello era tutto ciò che bastava."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kenji Futakuchi, Takanobu Aone
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Orso

Futakuchi e Aone non avrebbero saputo dire un momento specifico della loro vita in cui avevano deciso di volere un bambino. Era come se fosse qualcosa che avevano sempre saputo e stavano solo aspettando il momento giusto per farlo.
Quel momento era arrivato, ma il destino non sembrava dalla loro parte.
Avevano girato ben tre orfanotrofi di Miyagi e dintorni ma, in ognuno di questi, ogni volta che i bambini vedevano Aone iniziavano a piangere o scappavano via terrorizzati.
Kenji sapeva che il suo ragazzo non era cattivo, che era solo la sua espressione e che se quei bambini gli avessero dato del tempo, l’avrebbero capito anche loro. Ma non potevi iniziare un’adozione se il bambino in questione era terrorizzato da uno dei genitori e faceva di tutto per non andare a casa con loro.
Aone non parlava quasi mai, ma Kenji era diventato bravissimo a comprendere i suoi stati d’animo o quello che voleva esprimere attraverso i piccoli cambiamenti sul suo viso o le sue azioni.
Anche quella volta, quindi, non fu difficile per lui capire che il suo ragazzo aveva perso la speranza.
Kenji gli strinse la mano per dargli supporto e, avvicinandosi in modo che lo sentisse solo lui, sussurrò –Proviamoci un’ultima volta, okay? Sono sicuro che andrà bene.
Aone non rispose, ma gli strinse la mano e quello era tutto ciò che bastava.
Nel fare il giro in quel quarto orfanotrofio, le cose sembrarono andare allo stesso modo. La coppia non poteva avvicinarsi a un bambino che questo vedeva Aone e scoppiava a piangere o urlava correndo via.
Kenji sentì il suo cuore stringersi sempre di più e pensò solo di andare via per evitare che la situazione diventasse più triste e imbarazzante del necessario, quando incontrarono Yuki.
Yuki era un bambino che se ne stava in disparte rispetto agli altri, era seduto in un angolo dell’area giochi insieme all’enorme e bianco peluche di un orso.
Kenji si accorse di lui perché il bambino li stava già fissando. Non poteva avere più di due anni ma i suoi occhi sembravano così intelligenti da metterti quasi in soggezione.
Il castano fece per chiedere informazioni su di lui ma, prima che riuscisse a farlo, il bambino si alzò e barcollando li raggiunse. Sorpassò Futakuchi come se neanche l’avesse visto e andò ad abbracciare le gambe di Aone.
Questo lo fissò con occhi sbarrati e la bocca ridotta a una linea dritta, poi si chinò e lo prese in braccio.
Kenji vide come il bambino strinse con le sue manine la felpa del compagno e gli poggiò la testa contro il petto, totalmente a suo agio.
-Questa è nuova- sussurrò il castano con gli occhi lucidi per la commozione.
-Immagino che suo marito gli ricordi il suo tanto amato orso bianco- commentò divertita la donna che gli stava facendo fare il giro della struttura.
-Come si chiama? Vorremo adottarlo.
Lo disse senza neanche bisogno di consultarsi con Aone. Questo, infatti, l’aveva preso in braccio e gli aveva permesso di accoccolarsi sul suo petto, ciò significava che era completamente d’accordo.
La donna si fece seria –Ecco vedete, prima di prendere questa decisione, dovete sapere che Yuki è sordo. Posso capire che questo porterebbe a tantissimi problemi nella vostra vita, quindi potete anche ritirare la richiesta.
A Futakuchi venne da ridere, aveva imparato a vivere e comprendere Aone, una persona che diceva una media di venti parole a settimane. Adattarsi a un bambino sordo non sarebbe stato un problema, soprattutto se uno dei suoi nuovi papà non gli avrebbe parlato in ogni caso.
-Non è un problema. Come lo state crescendo?- volle informarsi poi.
-Yuki ha diciassette mesi, è ancora troppo piccolo per poter parlare con la lingua dei segni, ma ne capisce alcuni. Così come riesce a capire semplici parole leggendo il labiale, parole come “acqua”, “cibo” o “bagno”. La dottoressa che lo segue dice che è in questa fase che i bambini potrebbero iniziare a parlare cercando di emettere i suoni nel copiare il labiale che vedono, ma Yuki non sembra intenzionato a farlo. Ha sempre fatto rumori molto raramente se non quando piange. È tendenzialmente calmo e cerca più che altro di capire tutto quello che gli succede intorno con gli altri sensi.
Entrambi gli adulti annuirono mentre immagazzinavano quelle informazioni, ovviamente non sarebbe stato semplice, avrebbero dovuto imparare moltissime cose e lottare più degli altri genitori. Ma quel bambino aveva bisogno di una famiglia che si occupasse di lui mentre loro avevano bisogno di un figlio che li accettasse per quello che erano.
Aone continuava a tenerlo tra le braccia con devozione e Futakuchi si avvicinò loro con un gran sorriso in volto, un suo dito si avvicinò alla guanciotta morbida del bimbo e gli fece delle piccole carezze.
Yuki sorrise e si nascose di più contro il petto di Aone, probabilmente in imbarazzo.
-Vogliamo andare nell’ufficio del direttore?- disse a quel punto la donna con un sorriso.
Futakuchi annuì e lei si voltò per fare strada.
Aone parlò per la prima volta da quando erano entrati nell’edificio affermando –Nostro figlio.
-Sì- sussurrò in risposta il compagno stringendosi contro di lui –nostro.
 
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