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Autore: OrderMade96    10/12/2021    2 recensioni
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“Sul serio, Scott? Credi davvero che il bosco sia abitato da magiche creature fatate e mostri assetati di sangue?” Lo prese in giro, mettendo ancora qualche passo tra lui e il muro.
Scott annuì con veemenza.
“I mostri esistono, Stiles.” Dichiarò risoluta Allison, stringendo con forza l’arco.
Stiles alzò un sopracciglio, domandandosi silenziosamente che strani segreti nascondesse la famiglia Argent.
Dopotutto erano gli unici autorizzati - in rare ed estreme occasioni - a superare il muro e spingersi nel bosco.
“Bhe, non ci crederò finchè non ne avrò visto uno.” Sentenziò ostinatamente il giovane, voltandosi per avvicinarsi agli alberi.
Poteva continuare a sentire i suoi due amici chiamarlo a squarciagola mentre si addentrava oltre i primi verdi tronchi nodosi.
Ma li ignorò tranquillamente perché aveva in mente un piano.
[...]
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek/Stiles
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C’era una volta, in un paese molto lontano, un piccolo villaggio di nome Beacon Hills. 
Il paesello non era altro che un agglomerato di casette di legno col tetto di paglia, l’unica costruzione in pietra era la minuscola chiesa situata al limitar del bosco. 
Un lungo e basso muro percorreva i confini del villaggio, delineandone i confini. Non si trattava di una vera e propria fortificazione, essendo facilmente scavalcabile anche da uno zoppo, ma consisteva bensì in un monito visivo per gli abitanti del luogo.

Stai lontano dal bosco. 

Ripetevano gli anziani ai loro nipoti, che poi lo avrebbero ripetuto ai propri nipoti a loro volta e così via per le generazioni a venire.

Non farti mai venire in mente di superare il muro. I mostri si nascondono dietro gli alberi e non aspettano altro che portarti via. 

Insegnavano i tutori ai bambini, istruendoli sui pericoli che si celano nella foresta. 
Stiles Stilinski era cresciuto seguendo tutte quelle convinzioni, rispettando rigorosamente quella regola ma infrangendone molteplici altre durante i suoi diciassette anni di vita, dando un gran da fare a suo padre Noah, sceriffo della cittadina.

Tuo figlio è una minaccia! 

Non perdeva occasione di ripetere il signor Harris, quando il ragazzo ne combinava un’altra delle sue. 

È solo un ragazzo, Adrian. 

Tentava sempre di rabbonirlo Noah, cercando di giustificare le marachelle del figlio vivace. 

Con la crescita si calmerà.

Noah lo aveva davvero sperato al tempo, soprattutto quando sua moglie li aveva lasciati improvvisamente morendo di tifo e lui si era ritrovato da solo a crescere la piccola peste. E in un certo senso era stato così dopo il lutto. Stiles aveva smesso di essere l’incubo del vicinato. 
Non distruggeva più vasi giocando a palla, non distraeva più il cane del pastore dai suoi doveri e non infastidiva più il signor Harris. 

O quasi. 

Crescendo, era comunque rimasto un giovane irrequieto, affamato di novità e conoscenza, sviluppando inoltre la propensione ad usare il proprio vispo intelletto e la sua lingua arguta contro il primo malcapitato. 
Era cresciuto nelle sue membra goffe di bambino, trasformandosi in un bel ragazzo dalle spalle larghe, con gambe lunghe e veloci, un perenne sorriso irriverente dipinto sulle labbra ad arco di cupido.
A Beacon Hills si conoscevano praticamente tutti e gli abitanti finivano perlopiù a sposare la fidanzatina storica o il migliore amico dell’asilo. Oppure una cugina o un cugino. 
Il giovane Stiles non poteva fare nè l’una nè l’altra cosa, dato che il suo unico cugino, Scott, era fidanzato con la sua migliore amica, Allison, più o meno da quando avevano capito come allacciarsi gli stivali da soli. 
Nessun’altra ragazza a parte Allison sembrava riuscire a sopportare le chiacchiere di Stiles per dieci minuti di fila. 

Troverai la tua anima gemella prima o poi. 

Lo aveva rassicurato in più di un’occasione Scott, stringendolo in un abbraccio fraterno.

Dove?! Ogni ragazza nel raggio di cinque miglia mi odia. 

Sbuffava drammaticamente ogni volta Stiles. 

Non è vero. Io non ti odio.

Dichiarava dolcemente Allison in risposta. 

Grazie, Allison. Ma non credo tu sia disposta a lasciare Scottie per me, vero? 

Ribatteva lui.
Il piccolo teatrino ripetendosi in un ciclo infinito ogni qualvolta una ragazza gli spezzava il cuore. 

Come la vedreste una relazione a tre? 

Propose di punto in bianco una volta ai due amici, esasperato dall’ennesimo rifiuto ricevuto. 

L’ultimo arrivò da parte di Teresa, la figlia del fabbro. 
La coetanea gli si era addirittura messa a ridere in faccia quando lui l’aveva invitata alla festa di Primavera. 
Stiles non sapeva cosa lo avesse convinto a chiederle di uscire, non era nemmeno attratto da lei, ritenendola totalmente anonima con i suoi lunghi capelli neri e i grandi occhi da cerbiatta che facevano impazzire il resto dei loro coetanei. 
Aveva deciso di farsi coraggio solo perché l’idea di andare ai festeggiamenti tutto solo, o reggendo la candela a Scott e Allison per un altro anno di fila, era un pensiero deprimente.
“Continuando di questo passo raggiungerò la mezza età senza aver dato il mio primo bacio.” Si stava lamentando nuovamente il ragazzo quella mattina, lanciando piccoli sassolini oltre il muro di confine. 
“Non dire così, amico. Sono sicuro che là fuori c’è una ragazza che non vede l’ora di baciare le tue morbide labbra.” Dichiarò ostinatamente il suo migliore amico, come suo solito. 
“Ewww, Scottie. Non so come ho fatto a pensare che potesse funzionare tra noi. La sola idea che tu consideri le mie labbra morbide mi fa venire i brividi.” Ribatté Stiles, tirando fuori la lingua in una smorfia. 
Scott lo guardò ferito con grandi occhi da cucciolo. 
Allison rise poco distante, seguendo i loro discorsi seduta sull’erba mentre controllava lo stato della corda del suo arco. 
Allison era una cacciatrice. La sua intera famiglia lo era da generazioni e, oltre a cacciare ottima selvaggina, proteggeva i pascoli dagli attacchi delle bestie selvagge, soprattutto lupi. Oltre ad occuparsi di problemi di natura ‘sospetta’.
“Forse dovrei cercare altrove.” Sospirò rassegnatamente Stiles, sedendosi sul prato per strappare piccoli fili d’erba in un infantile sfogo di rabbia. 
“La città più vicina è a tre ore di cavallo. Dovresti trasferiti.” Protestò contrariato Scott, fermandogli le mani poco dopo.
“Un’ora soltanto se attraversassi il bosco.” Fece notare l’altro ragazzo, lanciando uno sguardo soppesante verso il limitare della foresta. 
“Non dovresti andare nel bosco. È pericoloso.” Ricordò Allison, come se stesse prendendo davvero in considerazione la sua folle idea.
“Già! È pieno di mostri pronti a mangiarti il cuore.” Le fece eco il suo ragazzo, esibendosi in un’imbarazzante imitazione di una bestia selvaggia. 
“Quelle sono solo storie che ci raccontavano da bambini per dissuaderci dall’allontanarci troppo e finire col perderci perchè non sapevamo ritrovare la strada di casa.” Borbottò Stiles roteando gli occhi. “I mostri non esistono.” Dichiarò con sicurezza, alzandosi. 
“Dove stai andando?” Domandò Scott, impallidendo quando lo vide scavalcare il basso muro di mattoni.
“Stiles!” Richiamarono in coro sia lui che Allison, spaventati. 
“Visto? Sano come un pesce.” Proclamò tranquillamente Stiles, allargando le braccia. 
“Ok, amico, hai dimostrato il punto. Ora puoi tornare da questa parte?” Piagnucolò Scott, tendendo un braccio verso di lui per cercare di afferrarlo e trascinarlo indietro.
Stiles si divincolò facilmente, sfuggendo alla presa.
“Sul serio, Scott? Credi davvero che il bosco sia abitato da magiche creature fatate e mostri assetati di sangue?” Lo prese in giro, mettendo ancora qualche passo tra lui e il muro. 
Scott annuì con veemenza. 
“I mostri esistono, Stiles.” Dichiarò risoluta Allison, stringendo con forza l’arco. 
Stiles alzò un sopracciglio, domandandosi silenziosamente che strani segreti nascondesse la famiglia Argent. 
Dopotutto erano gli unici autorizzati - in rare ed estreme occasioni - a superare il muro e spingersi nel bosco.
“Bhe, non ci crederò finchè non ne avrò visto uno.” Sentenziò ostinatamente il giovane, voltandosi per avvicinarsi agli alberi. 
Poteva continuare a sentire i suoi due amici chiamarlo a squarciagola mentre si addentrava oltre i primi verdi tronchi nodosi. 
Ma li ignorò tranquillamente perché aveva in mente un piano.


Stiles sapeva con sicurezza che Allison sarebbe corsa immediatamente ad avvertire suo padre di cosa Stiles aveva appena fatto. 
Chris Argent avrebbe a sua volta avvertito lo sceriffo e insieme sarebbero venuti a cercarlo, tirandolo per le orecchie per riportarlo a casa. Suo padre poi probabilmente lo avrebbe sgridato per l’ennesima disobbedienza e rinchiuso nella sua stanza fino alla fine delle festività. 
Questo gli avrebbe evitato di deprimersi per la mancanza di un partner con cui partecipare alla festa. 
Nel frattempo, avrebbe potuto esplorare indisturbato la foresta che nessuno aveva mai avuto il coraggio di attraversare.

Sembrava un piano perfetto. 

Il bosco era quieto, avvolto in un silenzio quasi spettrale. 
Stiles non incrociò nemmeno l’ombra di un animale durante i suoi primi cento metri tra la vegetazione. 
Il sole filtrava appena tra le folte fronde degli alberi, rendendo difficile vedere oltre pochi metri. Questo non significava che lui avesse paura, nossignore.  
Un fruscio improvviso lo colse alla sprovvista, facendolo sobbalzare terrorizzato. 
Si voltò velocemente, ritrovandosi davanti alla ragazza più bella che avesse mai visto. 
Lunghi capelli biondo fragola ricadevano in morbide onde sulle sue spalle, coprendole i seni tondi ma lasciandole scoperto il resto del corpo, compresa la sua nudità. 
Grandi occhi verde oliva incorniciati da lunghe ciglia lo stavano studiando con curiosità.
Stiles avvampò imbarazzato, cercando di distogliere lo sguardo dalla seducente fanciulla svestita. 
“Ehm, ciao. Ti sei accorta di non indossare vestiti?” Chiese stupidamente quando riuscì a ritrovare l’uso della lingua. 
“Io non indosso mai vestiti.” Rispose tranquillamente la fanciulla, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita con un mezzo sorriso divertito. 
Le sue labbra erano piene e invitanti e Stiles non avrebbe dovuto fantasticarci immediatamente sopra. Ma era un giovane di diciassette anni ancora vergine, non era colpa sua se tutto il suo essere fremeva impaziente in preda agli ormoni adolescenziali.
“Oh. Ok. Chi ha bisogno di vestiti con un corpo come il tuo. Nemmeno io porterei i pantaloni con dei fianchi del genere. Non che desideri avere quei fianchi, preferirei un po’ di muscoli.” Stiles si battè una mano sulla bocca, arrestando il suo stupido blaterare.
Un giorno avrebbe imparato a tenere a freno la lingua, ma non era questo il giorno.
La fanciulla misteriosa rise, muovendo i fianchi in piccole oscillazioni ipnotiche mentre si avvicinava a lui. 
“Non indosso vestiti perchè una banshee non ne ha bisogno. Non perchè io voglia vantarmi della mia bellezza.” Spiegò la ragazza, correggendolo. 
“Banshee?” Ripeté Stiles sgranando gli occhi. “Le banshee non sono solo una vecchia leggenda?” Aggiunse scettico. 
La ragazza doveva essere pazza, pensò Stiles, per questo si aggirava nuda per i boschi. 
La fanciulla ghignò maliziosamente, aprendo la bocca come se stesse rispondergli. 
Un urlo disumano scivolò dalle sue labbra carnose, trapanando ferocemente i timpani del diffidente ragazzo. 
“Va bene! Basta!” Implorò Stiles premendosi i palmi delle mani sulle orecchie, cadendo in ginocchio in agonia. “Mi dispiace di averti offesa!”
L’urlo si fermò, facendogli tirare un enorme sospiro di sollievo.
La fanciulla sorrise soddisfatta quando il ragazzo alzò lo sguardo su di lei. 
“Scuse accettate.” Cinguettò, pericolosa quanto bella.
Stiles potrebbe essersene un po’ innamorato.
“Come ti chiami?” Chiese timidamente una volta rialzatosi. 
“Lydia. E tu, piccolo uomo?” 
“Stiles.” Rispose lui, allungando la mano.
“Piacere di conoscerti, Stiles.” Ricambiò Lydia. 
La banshee aveva dita piccole e regolari, la sua pelle era morbida come seta al tocco quando Stiles le strinse la mano. 
“Ora devo andare. È stato bello fare la tua conoscenza.” Dichiarò Lydia amichevolmente, facendo un passo indietro. “Fa attenzione nel bosco. Non tutti i suoi abitanti sanno essere gentili quanto me.” Si raccomandò, sparendo come era apparsa. 


L’incontro lo lasciò carico di sentimenti contrastanti. 

Stiles era eccitato, combattuto però tra la voglia di scoprire quali altre creature si nascondessero nel bosco e l’istinto di correre a gambe levate verso casa. 
Alla fine la curiosità ebbe la meglio e il ragazzo decise di proseguire la sua piccola avventura.
Incontrò un fauno di nome Danny, che gli offrì da bere un vino fruttato in un calice di terracotta mentre si esibiva per lui suonando il suo flauto di Pan. Danny era simpatico e divertente e aveva due adorabili fossette vicino alla bocca quando sorrideva. 
Stiles era dispiaciuto di salutarlo quando dovette congedarsi per continuare la sua esplorazione. 
Danny si raccomandò di non fare troppo rumore nell’attraversare il prossimo tratto di foresta, spiegando che lì viveva Jackson e che quest’ultimo non amava molto i visitatori, tantomeno quelli rumorosi. 

Jackson, Stiles scoprì, era una sottospecie di uomo-lucertola gigante con davvero un cattivo carattere. 
Stiles non sa cosa deve aver fatto per farlo infuriare così tanto. 
Dopotutto stava solo canticchiando - o forse fischiettando - mentre cercava di superare il territorio della bestia. 
Jackson lo inseguì per un miglio, facendogli sudare sette camicie, finché Lydia non riapparve magicamente in suo soccorso, frapponendosi tra loro. 
“Jackson! Smettila di essere così ostile con il mio nuovo amico.” Ordinò severamente la fanciulla, sembrando per nulla intimorita dalla bestia. 
La lucertola sbuffò contrariata ma obbedì. 
Stiles in quel momento pensò di chiedere a Lydia di sposarlo.

La banshee spiegò a Stiles che Jackson era un kanima, ma non gli fornì ulteriori informazioni su cosa questo significasse, voltandosi per riaccompagnare la bestia squamosa alla sua tana. 

Stiles stava passeggiando tra le alte sequoie quando il suo stomaco brontolò per la fame. 
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo ma non riuscì a scorgere bene il sole per determinare che ora fosse. 
Doveva essere sicuramente passata l’ora del pranzo però, il suo stomaco non sbagliava mai. 
Si chiese brevemente, sedendosi su una roccia piatta a riposare, dove fossero finiti i soccorsi. A quest’ora avrebbero dovuto trovarlo da un pezzo. 
Forse la fama di cacciatori degli Argent era tutta un’esagerazione. 
Il suo stomaco protestò per la mancanza di cibo e lui lo accarezzò sovrappensiero.
“Il bambino è affamato?” Lo canzonò una sprezzante voce ironica, attirando la sua attenzione.
Due freddi occhi azzurri lo stavano squadrando dalla penombra di un immenso albero. 
Stiles poteva distinguere solo i contorni del viso e del corpo di quello che sembrava essere un uomo sulla trentina.  
“Non sono un bambino.” Gli rispose offeso. “Ho diciassette anni.” Chiarì con stupido orgoglio. 
Il suo viso infantile a volte tradiva i suoi anni, ma Stiles era praticamente in età da matrimonio da diverse lune e non apprezzava particolarmente di essere apostrofato come un ragazzino. 
Il suo interlocutore sbuffò una risata, scivolando fuori dall’oscurità. 
“Poco più di un cucciolo.” Ghignò con chiaro divertimento. 
L’uomo aveva spalle larghe e braccia muscolose, anche se non sembrava particolarmente alto. Probabilmente della stessa altezza di Stiles o pochi centimetri in meno. 
La mascella regolare era coperta da una corta barba curata. Indossava abiti semplici e funzionali, guadagnandosi il premio di ‘abitante del bosco più anonimo’ tra quelli che Stiles aveva recentemente incontrato. 
Nonostante l’aspetto per lo più insignificante, Stiles aveva una brutta sensazione. Il suo sesto senso urlava ‘pericolo’.
Stiles lanciò un’occhiataccia all’uomo mentre si chinava a terra. 
“Un cucciolo che sta per colpirti con un sasso se non la smetti di infastidirlo.” Promise minaccioso, sollevando nella mano una pietra grande quanto un uovo di gallina. 
“Via, via. Non sono venuto per litigare.” Rassicurò lo sconosciuto, alzando le mani in segno di resa. “Ero più interessato a chiederti se volessi essere mio ospite per pranzo.” Offrì maliziosamente. 
Stiles rabbrividì. 
“Dove finirò per essere la portata principale?” Sfottè, preparandosi a lanciare il ciottolo e correre a gambe levate. “No grazie.” Rifiutò con decisione.
L’uomo sorrise selvaggiamente, mostrando lunghe zanne. 
“Sto cercando di essere gentile qui.” Ringhiò attorno i denti.
“Tenta di nuovo. Sarai più fortunato.” Replicò sarcasticamente il giovane, scagliando la pietra con tutta la forza racchiusa nei suoi sessantasei chili di pelle chiara e fragili ossa.
Non si fermò per sincerarsi di aver colpito il bersaglio. 

Fuggì in una direzione qualunque purché lo portasse lontano dall’inquietante individuo.
Macinava terreno, cercando di guadagnare più metri possibili tra lui e il pericolo. Poteva sentire qualcuno inseguirlo e recuperare rapidamente terreno, braccandolo con ringhia ferine. 
Ansimò, riconoscendo la familiare sensazione di un attacco di panico farsi strada nel petto. Inciampò nei suoi stessi piedi, ruzzolando duramente a terra. 
Era la fine, ne era sicuro. 
Recitò una veloce preghiera e sperò che l’uomo, la bestia, qualsiasi cosa fosse, lo uccidesse in fretta per portare il suo cadavere da qualche altra parte per macellarlo e cuocerlo, invece di banchettare rudemente con le sue carni come un animale, così da evitare almeno a suo padre lo strazio di raccogliere i pezzettini di budella e parti di arti del suo stupido e incosciente unico figlio sparpagliati in tutta la foresta. 
Ci fu un acuto ululato e l’uomo-bestia arrestò il suo inseguimento, alzando il naso per annusare l’aria, aggrottando la fronte contemplativamente. 
Stiles colse l’occasione per nascondersi e riprendere fiato, mordendosi il labbro a sangue per trattenersi dal piagnucolare per il dolore dei muscoli in fiamme. 
“Sei fortunato, bocconcino. Dovremo rimandare il nostro pranzo ad un’altra volta.” Sentì dire dal suo inseguitore prima che questi corresse via tra gli alberi. 

Qualsiasi cosa fosse stato quell’ululato, aveva appena salvato la vita di Stiles.

Stiles si concesse di tirare un sospiro di sollievo solo quando fu sicuro che la creatura fosse realmente lontana. 

Devo tornare a casa. 

Si convinse, facendosi forza per uscire dal suo rifugio.

Prima di rimetterci la pelle possibilmente. 


Cercò di orientarsi, ma era difficile quando non potevi fare affidamento su punti familiari. Avrebbe potuto usare il sole per orientarsi, ma non riusciva a vedere l’astro a causa della folta vegetazione. 
Conosceva però altri modi per riconoscere i punti cardinali. 
Beacon Hills si trovava a nord, il muschio cresceva sul lato dei tronchi degli alberi rivolto verso Nord. Poteva utilizzarlo per capire dove andare, ma non era così convinto delle proprie conoscenze intellettuali quando si rese conto di star girando in tondo. 

Imprecò contro il tempo perso, tirando un calcio ad una radice per sfogare parte della propria frustrazione, finendo solamente con il ferirsi l’alluce e rovinare la punta della sua calzatura in cuoio. 
“Fanculo!” Urlò frustrato. 
Uno sbuffo divertito si fece beffe di lui. 
“Cosa ti aspettavi sarebbe successo prendendo a calci un albero?” Commentò una voce sarcastica. 
Un giovane uomo dalla mascella scolpita era seduto sull’erba, la gamba destra bloccata in una tagliola mentre sanguinava lentamente. Sembrava insolitamente rilassato per qualcuno che stava per morire dissanguato.
“Almeno io non ho la gamba chiusa in una trappola per orsi.” Mugugnò Stiles a bassa voce.
Il ragazzo - che Stiles ammise, era davvero attraente - doveva avere un ottimo udito perché sembrò riuscire a sentirlo, facendo lampeggiare gli occhi d’azzurro e ringhiandogli in risposta. 

Oh perfetto. Un altro uomo-bestia. 

Pensò frustrato Stiles, pronto ad allontanarsi. 
“Aspetta!” Urlò la creatura ferita, fermandolo sui propri passi. “Liberami.” Aggiunse, la parola più simile ad un ordine che a una richiesta di soccorso. 
“Perché dovrei aiutarti?” Stiles aggrottò la fronte, diffidente. 
Non gli piaceva l’idea di voltare le spalle a qualcuno in difficoltà, ma un suo simile gli aveva appena dimostrato la pericolosità della loro specie. 
“Perchè sono in difficoltà?” Fece notare freddamente l’altro. 
“Poco fa sono stato inseguito da uno come te.” Raccontò il ragazzo puntando il dito. “Perchè dovrei fidarmi?” 
La creatura aggrottò le folte sopracciglia corvine, pensando. 
“Non dovresti. Fai bene a non fidarti della parola di un lupo mannaro.” Concesse. 
Finalmente Stiles aveva un nome da collegare alle bestie. 
“Ma io non ti attaccherò.” Aggiunse l’uomo-lupo, lasciandosi scappare un gemito sofferente quando cercò di spostarsi.
Stiles studiò il suo viso crucciato per un lungo momento. 
“Cosa ti frena dallo strapparmi la gola una volta che mi sarò avvicinato?”
“Il fatto che non puoi liberarmi da morto?” Ironizzò il lupo. 
“Giusto.” Concordò Stiles con un piccolo sorriso. “Ma potresti sempre mordermi non appena avrò aperto la trappola.” Ipotizzò.
“Prometto di non farlo.” Dichiarò scocciato l’altro. 
Stiles si avvicinò esitante.
Gli occhi del giovane uomo erano di un colore indistinguibile, notò quando fu abbastanza vicino da fissarli. 
Azzurro, verde, nocciola e piccole schegge dorate danzavano nelle iridi del lupo mannaro quando catturò il suo sguardo.
Stiles non sa cosa lo convinse, ma capitolò e finì per aiutare la creatura in difficoltà. 
"Hai bisogno di vedere un medico. La ferita sembra profonda." Commentò Stiles cercando di valutare il danno. 
Il lupo mannaro sobbalzò quando le sue dita gli sfiorarono la pelle. 
I buchi provocati dai denti della tagliola non sembravano così gravi come Stiles aveva pensato in un primo momento, anche se il sangue che sgorgava dalle piccole ferite lasciate dai denti metallici era di uno strano colore nero che lo preoccupava.
Libero, il lupo si alzò zoppicante, scrollandosi lo sporco di dosso e lanciando uno sguardo quasi annoiato verso la lesione alla gamba. 
"Guarirà." Si limitò a rispondere la burbera creatura, girandogli le spalle per andarsene senza alcun ringraziamento.
"Almeno un grazie sarebbe stato gradito!" Gli abbaiò dietro Stiles. 
Il lupo mannaro - Stiles non conoscendo il suo nome lo soprannominò Sourwolf nella propria testa per via del suo carattere acido - si voltò con uno sguardo feroce. 
"La tua gente è quella che piazza queste dannate cose per la foresta e tu mi chiedi di ringraziarti?" 
Stiles si morse il labbro colpevolmente. "Non lo sapevo…" 
Sourwolf sembrò valutarlo con uno sguardo. "Sei solo un ragazzo ingenuo che vaga stupidamente da solo nel bosco." 
"Ehi! Se non stessi vagando per il bosco saresti ancora bloccato lì in attesa dei cacciatori." Ricordò piccato Stiles.
Il lupo mannaro barcollò sui propri piedi, finendo con il crollare a terra di punto in bianco. 
"OMMIODDIO." Urlò Stiles raggiungendolo. "Sei morto? Per favore, dimmi che non sei morto." Era pronto a schiaffeggiarlo per farlo riprendere se doveva. 
Il volto avvenente del lupo era pallido, ma la creatura sembrava respirare ancora, seppur con fatica. 
"Hnh… non ancora." Gemette cercando di alzarsi. 
Stiles lo aiutò a mettersi seduto contro il tronco d'un albero, cingendogli la vita con un braccio. 
Il lupo sembrava ben costruito sotto la giacca, il suo corpo era pesante da spostare. 
"Che ti sta succedendo? Stavi bene fino a un secondo fa." Interrogò il giovane umano, avvicinando una mano esitante alla ferita. 
Stiles non lo aveva notato prima, ma dalla lesione proveniva un leggero tanfo di decomposizione. 
"Wolfsbane." Spiegò il lupo soffrendo visibilmente. "La trappola era avvelenata."
Stiles sgranò gli occhi. 
"Come posso aiutare?" Domandò senza troppe rimuginazioni. 
Il lupo mannaro sembrò per un attimo stupito dalla sua domanda. 
"Wolfsbane si cura con altro wolfsbane." Illustrò con un filo di voce. "Ne crescono delle piante lungo un ruscello a qualche chilometro da qui." 
Stiles ascoltò in silenzio la spiegazione, pensando rapidamente a cosa fare. 
Non era direttamente colpa sua se la creatura del bosco si era ferita, ma si sentiva comunque responsabile per la sua salute, dato che era stata colpa di un essere umano e quindi della sua gente. 
Non poteva abbandonare il lupo al suo triste destino
 Non se avesse potuto fare qualcosa. 
"Dimmi dove. Andrò a prenderlo." Propose con determinazione. 
Stavolta era il turno del lupo di sgranare gli occhi.
Dopo un primo momento di stupore, il lupo mannaro accettò di spiegargli come raggiungere la piccola radura dove cresceva la pianta violacea, anche se mentalmente sospettava che il ragazzo se ne sarebbe andato lasciandolo lì a morire da solo.

Gli umani erano tutti dei bugiardi dopotutto, quel ragazzo dalla pelle pallida cosparsa da nei non sarebbe stato da meno. 

Non si aspettava davvero di vederlo tornare, sudato, ansimante e un po' sporco di terra, sventolando un mazzetto di fiori violetti.
"Allora, che devo fare adesso?" Chiese con trepidazione lo straniero. 
Il lupo estrasse un accerino dalla tasca della giacca nera e guidò il ragazzo nei prossimi passi. Per curare l'avvelenamento a quanto pare era sufficiente bruciare il wolfsbane e spingerlo con poca grazia nella ferita infetta. 
Stiles ringraziò di non essere quello ferito in questa situazione perché il processo sembrava dannatamente doloroso. 
"Grazie." Ringraziò questa volta il lupo, una volta ripresosi dal contorcersi. 
"Prego, Sourwolf." Rispose Stiles con un sorriso. 
Il lupo mannaro alzò un sopracciglio al soprannome. 
"Non so il tuo nome. Quindi… Sourwolf è come ti ho rinominato nella mia testa." Spiegò il ragazzo scrollando le spalle. 
"Mi chiamo Derek."
"Stiles. E sono felice tu non sia morto, Derek. Pesi troppo per pensare di provare a seppellirti." Dichiarò scherzosamente l'altro spolverandosi i pantaloni. 
Derek sbuffò quella che pareva una risata. 
"Mi avresti seppellito?" 
Quel ragazzo dagli occhi color whisky era davvero strano.
Quando Derek aveva ripreso abbastanza energie da pensare di alzarsi, Stiles lo aiutò facendogli da stampella umana. 
"Ce la faccio." Brontolò il lupo, ostinatamente rifiutando l’aiuto.
Stiles lo lasciò andare roteando gli occhi.
“Che si fa ora?” Domandò seguendolo.
Derek alzò un sopracciglio, squadrandolo con un misto di curiosità e diffidenza, continuando a camminare con passi cauti.
“Devo tornare dal mio alpha e accertarmi che il mio branco stia bene.” Lo informò, scavalcando un vecchio tronco caduto. “Tu, invece, dovresti tornare al tuo villaggio.” Aggiunse, sperando che il giovane leggesse tra le righe e si togliesse rapidamente di torno. 
Derek non dovrebbe nemmeno parlargli, a dirla tutta. 
“Ecco, a proposito di questo…” Rispose il ragazzo, facendo una pausa per issarsi con le braccia su una grossa radice, su cui Derek aveva dovuto solo fare un salto per superarla. “Lo farei davvero, credimi, se sapessi da che parte sia l’uscita di questo dannato bosco.” Borbottò una volta in cima, finendo la frase.
Derek sospirò dal naso, passandosi con esasperazione una mano tra i capelli. 
L’ultima cosa di cui aveva bisogno al momento con i cacciatori nel loro territorio era doversi occupare di un fastidioso fragile ragazzo umano. 
“Puoi venire con me per ora. Se riesci a tenere il passo.” Offrì controvoglia, scatenando un enorme sorriso sulle labbra morbide del ragazzo. 
Avevano una bella forma, si ritrovò a pensare il lupo. Invitante. 
“Ti accompagnerò al limitare del bosco più tardi.” Promise Derek, stupendosi delle sue stesse parole.
“Eccezionale!” Esclamò Stiles, facendo del suo meglio per stargli dietro.
Camminarono per più di un’ora, lasciandosi alle spalle la parte più fitta e oscura della foresta. Stiles parlò per tutto il tempo, aprendo scioccamente la bocca per porre domande su qualsiasi cosa strana che vide. Domande che Derek avrebbe dovuto ignorare ma alle quali finì per rispondere. 

Stiles sapeva essere molto ostinato e pressante, imparò. 



Raggiunsero una grande casa in legno situata in un grande spiazzo erboso tra gli alberi, tre persone erano in piedi di fronte ad essa, discutendo tra loro. Le teste di tutti e tre scattarono nella loro direzione non appena uscirono allo scoperto dal margine degli alberi. 
“Derek!” Chiamò una giovane donna dai capelli scuri. 
Assomigliava al lupo, con gli zigomi alti e il naso dritto e i verdi occhi chiari. 
Stiles pensò che potrebbe essere sua parente. Una sorella forse o una cugina. Era troppo giovane per essere la madre, anche se il ragazzo aveva sentito molte storie sulla longevità delle creature soprannaturali.
“Stai bene?” Domandò preoccupata la donna, raggiungendo Derek per controllare la sua gamba sporca di sangue secco.
“Sto bene, Laura. Sono già guarito.” Rassicurò dolcemente il lupo mannaro, piegando la gamba per sbattere il piede a terra in una chiara dimostrazione. “Voi altri state bene?” Chiese, rivolgendosi al resto del piccolo gruppo. 
Fu allora che Stiles lo riconobbe. 
“Tu!” Esclamò, indicando il lupo che lo aveva inseguito nel bosco. 
“Oh. È un piacere rivederti, bocconcino.” Sorrise maliziosamente l’uomo, sembrando deliziato dal suo riconoscimento.
“Conosci Peter?” Domandò Derek sorpreso.
“Quel pazzo ha cercato di mangiarmi!” Sbraitò Stiles gesticolando comicamente.
“Quel pazzo è mio zio.” Fece notare tranquillamente Derek incrociando le braccia.
Stiles deglutì pesantemente, guardandolo spaventato. 
Forse non era stata una buona idea fidarsi di un lupo mannaro e seguirlo fino a casa. 
Lo avrebbero sicuramente mangiato, si era praticamente offerto spontaneamente di essere la loro cena. 
A volte Stiles si chiedeva dove fosse il suo spirito di autoconservazione. Se fosse mai esistito o a che punto della crescita lo avesse perso.
Peter accennò un passo nella sua direzione ma venne prontamente fermato da un ringhio ammonitore da parte di Laura. 
La lupa fece lampeggiare gli occhi di rosso - non blu, notò Stiles, come quelli degli altri due lupi - e l’uomo-lupo arretrò con un guaito, esponendo la gola in un palese gesto di sottomissione. 
“Peter non ti mangerà.” Rassicurò la donna con un sorriso. “Come ti chiami, ragazzino?” Chiese bonariamente. 
“Stiles. E perché tutti continuate a darmi del ragazzino? Ho diciassette anni.” Rispose imbronciato. 
Laura rise sonoramente. 
“Scusami. Non volevo offenderti.” 
“Va bene.” Brontolò Stiles, accettando rapidamente le scuse. “Tu invece sei?” Domandò, fingendo sicurezza. 
“Il mio nome è Laura Hale e sono la sorella maggiore di Derek, nonché sua alpha.” Chiarì prontamente lei, alzando orgogliosamente il mento. 

Alpha doveva essere l’equivalente di capobranco, suppose Stiles. 

“Lei invece è Cora, nostra sorella minore.” Aggiunse indicando l’altra ragazza, che doveva avere circa l’età di Stiles. “Mentre sembra che tu abbia già avuto il piacere di conoscere nostro zio Peter. Ha un debole per terrorizzare le persone, ma non le mangia davvero.”
“Non sempre.” Scherzò il lupo facendogli l’occhiolino. 
Stiles lo folgorò con un’occhiataccia.
“Ora che le presentazioni sono state fatte, posso chiederti cosa ci fai nel nostro bosco?” Domandò Laura, studiandolo attentamente. 
“Volevo dimostrare ai miei amici che tutte le storie che i nostri genitori ci hanno mai raccontato sulla foresta erano false, in particolar modo quelle riguardanti i mostri che la abitano. Così sono saltato oltre quello stupido muro che circonda il nostro villaggio e mi sono avventurato nel bosco e dopo un po’ ho finito per perdere la strada di casa.” La mise al corrente con disinvoltura Stiles.
Derek sospirò pesantemente di fianco a lui, scuotendo la testa. 
Probabilmente lo stava considerando un idiota. Stiles non poteva dargli torto. 
Laura d’altro canto sembrava impressionata. 
“E come sei finito ad incontrare Der-Bear?” Interrogò la lupa, incuriosita dal temerario giovane uomo. 
Stiles sorrise al soprannome. 
“Gli ho salvato il culo da una trappola per orsi.” Il che, ora che ripensava al nomignolo appena usato da Laura, era alquanto ironico. 
L’alpha rise, probabilmente seguendo al sua stessa linea di pensiero, allungando una mano per ringraziarlo. 
“Grazie per esserti preso cura di lui.”
“Figurati. Non potevo lasciarlo morire.” 
Cora sembrò farsi beffe delle sue parole con un commento ringhiato tra i denti. 
Stiles aggrottò la fronte nella sua direzione.
“Sei il primo umano a cui sentiamo dire una cosa del genere.” Chiarì Laura, scusandosi per sua sorella. “La maggior parte di quelli della tua specie sembrano più interessati ad ucciderci senza alcun motivo apparente. Come stanno cercando di fare alcuni cacciatori al momento.” 
Argent.” Derek ringhiò di fianco a loro, sembrando pronto a squarciare qualche gola.
Sua sorella cercò di calmarlo accarezzandogli la nuca con una mano. 
“Gli Argent continuano a spingersi nel nostro territorio per cacciarci senza che nessuno di noi abbia mai fatto un passo oltre il confine.” 
Stiles soppesò le sue parole, guardandola confuso. 
“Ma… gli attacchi al bestiame? E i cadaveri ritrovati ai margini della foresta in tutta la contea?” 
Laura tirò un lungo pesante sospiro. 
“Non ho mai detto che tutti i lupi mannari siano simpatici e gentili con le persone. Alcuni di noi possono perdere il controllo sul proprio lupo se non fanno parte di un branco e non sono quindi sotto la guida di un alpha. Li chiamiamo omega e di solito ce ne occupiamo prima che ci espongano creando problemi nei villaggi vicini.” Illustrò, rispondendo alla sua velata accusa. 
“Questo non giustifica gli Argent per fare di tutta un’erba un fascio e cacciarci come animali.” Si intromise Derek, lanciando uno sguardo severo al ragazzo. “O ad uccidere le nostre famiglie nel sonno.” Continuò con un sussurro addolorato, stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Stiles sussultò come se avesse ricevuto uno schiaffo, abbassando lo sguardo con vergogna. 
Non aveva idea a cosa si riferisse il lupo mannaro, ma dall’emozione che traspariva nella sua voce sembrava riguardare un’esperienza diretta più che essere una semplice allusione. 
Un dolore sordo lo prese al petto al pensiero che il giovane lupo potesse aver affrontato una tale perdita solo per una brutta incomprensione tra le loro razze. 
Laura non sembrava mentire. 
Stiles era il figlio di uno sceriffo, era stato abituato a capire quando una persona stava mentendo e ci riusciva discretamente bene. 
Forse se solo gli Argent si fossero convinti ad ascoltare i lupi, invece di braccarli con trappole e frecce, avrebbero capito che si stavano sbagliando sul loro conto. 

Stiles non era molto sicuro che Gerard Argent avrebbe cambiato le sue radicate convinzioni in materia, ma Chris poteva tenere a freno suo padre, se lo voleva. Inoltre Allison sarebbe divenuta ben presto la leader della famiglia e confidava nel buon cuore della sua amica per decidere cosa fosse giusto o sbagliato. 
Doveva fare qualcosa, ora che era a conoscenza di tutta la verità. Non poteva restarsene con le mani in mano.

Ognuno di noi può fare la differenza a questo mondo se lo vuole, Stiles. Gli aveva ripetuto molte volte sua madre prima di morire. 

All’epoca era solo un bambino e fare la differenza non era tra i suoi progetti quotidiani, ma crescendo si era ritrovato spesso a chiedersi se sarebbe riuscito a dare valore alla propria esistenza facendo la differenza per qualcuno.
“Posso convincere gli Argent a smettere di cacciare.” Sussurrò esitante, dando voce all’idea che si stava lentamente formando nella sua testa. 
“Cosa?” Esclamarono in coro il gruppo di lupi, sembrando tutti e quattro egualmente scioccati. 
“Non daranno mai ascolto a un ragazzo.” Contestò Cora.
“Non so, a me sembra abbastanza promettente.” Controbattè Peter, stranamente fiducioso. 
Era l’ultima persona di cui Stiles volesse l’approvazione, ma non l’avrebbe rifiutata. 
“Allison Argent è una dei miei più cari amici, oltre ad essere la futura capofamiglia. Ha un cuore gentile e suo padre, Chris, è una persona ragionevole. Credo che entrambi sarebbero ben disposti a riconoscere che la cosa migliore da fare in questo caso sarebbe deporre l’ascia di guerra.” Sentenziò con sicurezza il ragazzo. 
“Non posso avanzare una tale pretesa, Stiles.” Sospirò Laura, sembrando triste. “Ma se tu ci riuscissi... saresti di grande aiuto alla mia famiglia.” Ammise con un timido sorriso.
“È pericoloso.” Protestò Derek accigliandosi. 
“Più che decidere di fare una passeggiata in un bosco pieno zeppo di creature soprannaturali?” Ironizzò il ragazzo, sfoggiando un sorriso cospiratorio. “Non preoccuparti per me, ragazzone. So quello che faccio.” 
Derek roteò gli occhi alla sua spavalderia ma annuì, accettando silenziosamente il suo aiuto. 
Lo stomaco di Stiles brontolò ferocemente catturando l’attenzione di tutto il gruppo. 
“Ditemi che avete qualcosa da mangiare.” Piagnucolò il ragazzo, ignorando il proprio imbarazzo in favore del riempirsi la pancia di cibo. 
Ormai doveva essere quasi l’ora di cena a giudicare dall’oscurità che stava calando sul bosco e con tutto quel girovagare e correre, Stiles non vedeva l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.
Laura ridacchiò vivacemente, invitandolo in casa per cenare con loro. 


Stiles non fece complimenti quando l’alpha gli piazzò davanti una ciotola di stufato riscaldato, una pagnotta di pane e una vasta scelta di formaggi e salumi. 
Divorò ferocemente il contenuto del suo piatto, boccone dopo boccone, chiedendo anche il bis. Derek era impressionato dalla quantità di cibo che quel piccolo corpo esile riusciva a ingurgitare. 
“Merda. Questo è delizioso.” Gemette d’apprezzamento il giovane, complimentandosi con chiunque avesse cucinato la cena. 
Il cuoco si scoprì essere Derek.
Stiles fissò stupito il lupo mannaro seduto al suo fianco, sorridendo con la bocca piena, chiusa intorno al cucchiaio. 
Se qualcuno degli altri lupi notò il piccolo ringhio compiaciuto che rimbombò nel petto di Derek alla lode o le sue orecchie arrossate, nessuno lo fece notare e lui ne fu grato.
Rifocillatosi, Stiles si offrì di aiutare Cora a lavare i piatti, mentre Derek se ne andò per fare un bagno per togliersi finalmente di dosso il sangue nero ancora sulla gamba e cambiarsi i pantaloni laceri. 
Laura e Peter discutevano al tavolo da pranzo sul da farsi, in caso il piano di Stiles non avesse funzionato - cosa di cui sembravano abbastanza certi a giudicare dalla serietà con cui ne parlavano - tenendo la voce abbastanza bassa da non poter essere ascoltati dalle orecchie umane del loro ospite. 
Stiles non poteva biasimarli. 
Se fosse stato al loro posto nemmeno lui si sarebbe fidato totalmente di un ragazzino armato di buoni propositi apparso di punto in bianco un giorno alla porta.
A dirla tutta, nella loro situazione, Stiles probabilmente non avrebbe nemmeno invitato lo sconosciuto in casa sua. 
La famiglia di lupi doveva essere molto sicura di sé o molto ingenua. 
Quello che non sapeva, era che i lupi mannari erano in grado di riconoscere una bugia dal battito cardiaco di una persona e lui era sempre stato completamente onesto con loro. Non aveva nemmeno pensato di provare a mentirgli.
Stiles era determinato a ripagare la loro fiducia con tutto se stesso in ogni caso. 
Per ora però, il giovane si stava concentrando ad asciugare le scodelle e i bicchieri che Cora gli stava passando.
In un primo momento la giovane lupa lo trattò con diffidenza, limitandosi a porgergli le stoviglie, mantenendo un rigido silenzio mentre il ragazzo continuava a parlarle a briglia sciolta per fare ogni sorta di domanda che gli frullasse per la testa pur di riempire lo scomodo silenzio tra loro. Porre domande era il suo passatempo preferito. 
Ben presto, la ragazza iniziò a rispondere con borbottanti monosillabi, fino ad intrattenere una conversazione quasi completa prima che Derek tornasse, vestito con abiti nuovi, offrendosi di accompagnare il ragazzo a casa.
“Fai attenzione.” Si raccomandò Laura, abbracciando strettamente il fratello minore, strofinandogli il naso contro il collo. 
Derek fece lo stesso con lei. 
Stiles si chiese se fosse una cosa da lupo e si annotò mentalmente di chiederlo più tardi a Derek mentre erano in cammino. 
“Ci vediamo presto, Stiles. Spero con buone notizie.” Lo salutò l’alpha, trascinando anche lui in un forte abbraccio.

Tornare al villaggio mise una certa infelicità nei pensieri di Stiles. 
Da un lato era contento di tornare sano e salvo a casa, ora sapeva di aver rischiato seriamente la vita per una mera bravata impulsiva, ma era anche triste di concludere quella magica avventura che aveva scosso la monotonia della sua vita. 
Certo, avrebbe aiutato Laura e la sua famiglia a trovare un accordo con gli Argent, ma questo non significava che sarebbe tornato poi nel bosco. 
O che li avrebbe rivisti dopo. 
Suo padre glielo avrebbe sicuramente impedito, Scott e Allison a dargli manforte. 
"Non pensavo potessi star zitto per più di un minuto." Commentò Derek strappandolo ai suoi pensieri. 
“Scusa, stavo solo pensando.” Rispose, affrettando il passo quando si accorse di essere rimasto qualche metro di troppo indietro. 
“A cosa?” Chiese il lupo, aspettando che l'altro lo raggiungesse. "Al fatto che una volta tornato a casa non potrò tornare." Spiegò Stiles abbattuto. 
"Perché no?" Domandò sinceramente confuso Derek.
L’idea che non avrebbe mai più rivisto Stiles lo rendeva insolitamente infelice, facendo piagnucolare il suo lupo.
"Perché mio padre potrebbe avere un infarto alla sola idea, tanto per elencare una motivazione." Sbuffò l'altro, calciando un sasso con frustrazione. "Non credo sarebbe propenso a lasciar sgattaiolare nuovamente suo figlio in un bosco pieno di bestie potenzialmente pericolose." 
"Non avrebbe tutti i torti." Concesse il lupo mannaro con una scrollata di spalle. 
"Forse no, ma come farò a trattenere la voglia di esplorare ora che sono a conoscenza di tutto ciò che questi alberi nascondono?" Ribatté Stiles, aprendo le braccia per abbracciare il paesaggio che li circondava.
"Vuoi dire come farai a trattenere la voglia di metterti nuovamente in pericolo senza pensare ai rischi che corri?" Corresse Derek con un sorrisetto divertito. 
Stiles gli calciò contro un ciottolo. 
"Non sei divertente, amico." Brontolò, incrociando le braccia. "So totalmente badare a me stesso." 
"Continua a ripetertelo." Lo canzonò il lupo, congelandosi sul posto un secondo dopo. 

La testa di Derek scattò verso una precisa direzione mentre aggrottava le folte sopracciglia, lasciando schioccare fuori gli artigli dalle dita.
"Cosa? Che succede?" Chiese Stiles, guardandolo preoccupato. 
I suoi sensi umani non riuscivano a captare nulla di strano intorno a loro. 
"Zitto, Stiles. Non riesco a sentire se continui a parlare." Lo ammonì il lupo mannaro, tirando una profonda boccata d'aria con il naso. "Merda."
"Non mi piace il suono di quello." Gemette il giovane, iniziando a sentire il suono di foglie calpestate e rami che si spezzavano in lontananza. 
"Corri." Ordinò perentorio Derek, accucciandosi. "Stiles. Corri!" Ripetè con un ringhio, spostandosi tra lui e qualsiasi cosa fosse in avvicinamento. 

Stiles non se lo fece ripetere tre volte. 

Questa volta non fece l'errore di voltarsi durante l'inseguimento. 
Mantenne la sua attenzione sulla corsa, stando ben attento ad evitare qualsiasi ostacolo che potrebbe causare la sua caduta e la sua consequenziale morte. 
Poteva sentire ringhia e suoni di combattimento alle sue spalle. Pregò mentalmente che Derek fosse abbastanza forte da fronteggiare il loro assalitore, perché non sapeva quale contributo avrebbe potuto dare in uno scontro con una bestia dotata di probabili zanne e artigli. 
Ci fu un gemito strozzato di dolore, poi qualcosa di scuro venne scagliato oltre di lui schiantandosi contro un albero, mancandolo per un pelo. 

Era Derek, riconobbe Stiles, guardando inorridito il corpo del giovane lupo dilaniato da ferite sanguinanti. 
Aveva una serie di tagli sul petto che gli squarciavano la camicia e un brutto taglio gli attraversava una guancia. I suoi occhi danzavano dal blu elettrico al loro colore naturale e stava ansimando in cerca d’aria mentre tentava di rimettersi in piedi su gambe traballanti. 
Stiles interruppe la propria fuga per inginocchiarsi vicino al lupo ferito. 
"Stiles. Devi andartene." Protestò Derek, soffocando intorno a un gemito di dolore.
"Non posso lasciarti qui!" Esclamò il ragazzo in apprensione, cercando di sollevarlo per trascinarlo al sicuro. 
Il lupo ringhiò debolmente.
“Me la caverò.”
“Derek, sembri sul punto di svenire. Non ti lascio.” 

Il forte grido di quello che sembrava un grosso uccello pose fine al loro inutile battibecco. 
Quello che sembrava un grosso leone alato, dotato di zampe rapaci con una testa d'aquila, li stava puntando a pochi metri di distanza. 
Sembrava davvero incazzato. 
La bestia schioccò il becco, emettendo uno strillo acuto contro di loro. 
Stiles stava morendo di paura, Derek poteva annusarlo dai segnali chimici che gli trasmetteva il suo odore. Il cuore del ragazzo batteva come le ali di un colibrì nel suo petto. Si stava aggrappando a Derek con le sue lunghe dita affusolate, rimbalzando con lo sguardo da un punto a un altro del bosco come se stesse cercando una possibile via di fuga o un'arma. 
Il ragazzo dovrebbe correre, lasciare che Derek si occupi della bestia mentre cercava di prendere tempo in attesa dei rinforzi, perché non c’era modo che un solo lupo beta potesse vincere contro un grifone adulto. Ma lo stupido umano aveva deciso di fermarsi per aiutarlo e sprecare la sua vita per lui. 
"Stiles…" Chiamò, pensando velocemente alle parole giuste da dire per convincerlo finalmente a fuggire. 
Ma non ne ebbe il tempo. 
La bestia balzò verso di loro con uno stridio selvaggio. 
Derek spinse istintivamente il giovane umano dietro di lui per fargli da scudo, Stiles urlò il suo nome contro il suo orecchio. 
Ciò che accadde dopo sorprese entrambi. 

Una raffica di frecce sibilò nell'aria, colpendo la grande bestia lungo tutto un fianco. 
Una le trapassò il collo e la fièra si accasciò di lato, mancando così le sue prede. Sangue le sgorgò dal becco quando si voltò agonizzante verso i nuovi nemici. 
Una figura scura scivolò dietro le sue spalle, infilzandola alla gola con una corta spada argentata.  
Il grifone crollò in ginocchio, afflosciandosi inerme al suolo per il loro sollievo.  

Stiles riconobbe immediatamente i loro soccorritori. 

Chris Argent impugnava la daga che aveva tolto la vita alla bestia, seguito da sua sorella Kate che sfoggiava una grande e moderna balestra. Altri uomini di cui Stiles non conosceva il nome, ma che identifica come scagnozzi degli Argent, erano sparpagliati tutt’intorno. Gerard era nascosto nelle retrovie del gruppo, ben protetto, a fianco a lui Allison impugnava il suo arco e stava fissando nella direzione di Stiles con sollievo dipinto negli occhi bruni. 
"Stiles!" Esclamò, gettandosi in avanti per correre dall'amico. 
"Resta indietro, Allison." Le ordinò con severità suo padre, sollevando la spada dinanzi a lui in direzione dei due ragazzi. "Allontanati da lui." Intimò verso Derek. 
Derek non contestò l’ordine, ubbidendo silenziosamente e zoppicando lontano da Stiles, fissando guardingo i cacciatori. 
Due uomini alle spalle di Chris alzano le loro armi e il lupo ringhiò minaccioso in risposta.
Il suo ringhiò non sembrò spaventare gli uomini. 
Probabilmente ferito e debole com’era ora, agli occhi dei cacciatori Derek appariva più come un gattino furestico che come la feroce bestia che erano venuti a cacciare. 
"Aspettate!" Urlò Stiles mettendosi in mezzo. "Derek non è pericoloso."  
"È un lupo mannaro, ragazzo. Ovviamente è una minaccia." Dichiarò stoicamente Gerard, avanzando. "È una bestia. Non è in grado di fare altro se non uccidere." 
Stiles lo folgorò con lo sguardo. 
"Derek mi stava proteggendo prima che interveniste." Difese, arretrando al fianco del lupo mannaro. 
Una risata derisoria si diffuse nel gruppo. 
"Non essere sciocco, Stiles. Sicuramente stava cercando di conquistare la tua fiducia per ucciderti alla prima occasione buona." Sbuffò Kate con aria annoiata.
"Proprio come faresti tu, Kate?" Derise Derek in risposta, non riuscendo a trattenere una risata amara. 
"Suvvia, Derek. Non paragonarmi alla feccia della tua specie." Ghignò malignamente la donna. 
Stiles spalancò gli occhi. 
"Vi conoscete?" Chiese allibito, spostando lo sguardo da uno all'altra. 
Non sembrava l'unico stupito. 
Chris Argent stava fissando sua sorella con sguardo grave. 
"Che cosa hai fatto?" Insinuò criptico.
"
Soltanto ciò che andava fatto, fratellino." Ribattè lei con un sorriso carico di pura perfidia. 

Qualcosa scattò nella mente di Stiles alle parole della donna. 
Rivolse una muta domanda con lo sguardo al lupo mannaro al suo fianco. 
Derek abbassò gli occhi colpevolmente. 
Tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto. 

La diffidenza di Laura e Cora verso gli estranei, i commenti sprezzanti di Derek sugli esseri umani, la frase che il lupo si era lasciato scappare riguardo i suoi simili, assassinati nel sonno e ora, l'aperta ostilità del lupo verso la cacciatrice. 
Kate doveva aver ingannato Derek, suppose Stiles. La donna doveva aver usato il suo fascino e forse qualche battito delle sue lunghe ciglia, convincendo l’ingenuo lupo a fidarsi di lei, così da avvicinarsi alla sua famiglia e sterminarla quando meno se lo sarebbero aspettati. 
Tutto perché li considerava inferiori, dei mostri senza cuore. 
Non sembrava un'ipotesi tanto inverosimile per Stiles. 

"Chris, smettila di inquisire tua sorella e rivolgi la tua attenzione verso il vero problema qui intorno." Rimproverò il capofamiglia Argent, avvicinandosi a sua figlia. 
"Ti riferisci alla stupida convinzione dietro la quale nascondete i vostri omicidi?" Accusò velenosamente Stiles. 
Il ragazzo non aveva mai avuto così tanta voglia di malmenare un vecchio.
"Stiles… i lupi mannari sono pericolosi." Cercò di farlo ragionare Allison, ripetendo quello che era il mantra con cui l'avevano nutrita da quando era nata. 
Sembrava esitante, però. C’era una piccola nota di incertezza nelle sue parole che Stiles sperava di poter usare a suo vantaggio. 
"Non tutti lo sono, Allison." Affermò con sicurezza, prendendo la mano di Derek per stringerla come una dimostrazione fisica delle sue parole. "Derek non lo è. E nemmeno sua sorella o la loro famiglia. Mi hanno accolto con gentilezza e ospitalità. Mi hanno dato cibo quando ero affamato. Derek mi stava aiutando a tornare al villaggio quando quel coso ci ha attaccati." 
"Tutto questo non ha senso." Sospirò Chris incredulo, scuotendo la testa.
"Perché non volete fermarvi a guardare oltre il vostro fottuto naso!" Criticò il giovane stringendo i denti. 

Derek era affascinato dal suo ardore. 
Stiles fronteggiava il gruppo di cacciatori con una fermezza che Derek gli invidiava.

Un pesante silenzio cadde sul gruppo di persone. 
Stiles sperò che fosse un buon segno, il segnale che dimostrava che le sue parole avevano fatto breccia o che quantomeno avevano insinuato il seme del dubbio nelle due persone che gli interessava davvero convincere. 
Derek poteva sentire il battito di ogni singolo individuo che lo circondava e lo usava per cercare di analizzare le loro emozioni, preparandosi alle prossime mosse dei cacciatori. 
Si chiese brevemente dove fossero Laura e il resto del branco. 
Perché non fossero ancora venuti in suo soccorso. 

Non avevano sentito il suo ululato? 

Non era sicuro di come uscire da solo da questa situazione, non era nemmeno certo di riuscire a proteggere Stiles, anche se avrebbe versato fino all'ultima goccia del proprio sangue nel tentativo, dopo l'accorato discorso di cui era stato testimone.
"Stiles, allontanati da lui. Non vorrei colpirti per sbaglio." Sentenziò con finalità Kate  sollevando la balestra, ponendo fine allo stallo 
Derek sussultò, stringendo forte l'esile mano del ragazzo, pronto a tirarlo fuori dalla traiettoria di tiro. 
"Sei impazzita?!" Abbaiò suo fratello, afferrando la cacciatrice per un braccio. 
"Lasciami andare, Chris." Ringhiò la donna, strattonando l'arto per liberarsi. 
"Noi non uccidiamo indiscriminatamente." Ricordò il cacciatore stringendo la presa. "Abbiamo un codice."
"Papà ha ragione." Lo appoggiò Allison, facendosi avanti per disarmare prontamente sua zia. "Se quello che Stiles dice è vero, finiremo per macchiarci le mani di sangue innocente." 
Kate la osservò a bocca aperta toglierle dalle mani l'arma.
"Allison, non crederai davvero alle fandonie che quel ragazzo sta raccontando!" Sibilò sconcertata. 
"Quel ragazzo è il mio migliore amico." Precisò la ragazza, lanciandole un'occhiata giudicante.

Gerard sospirò, attirando l'attenzione di tutti. 
"Come mia nipote, speravo avessi ereditato un po' del mio buonsenso." Commentò il vecchio, facendo segno ai suoi uomini di bloccare l'indisciplinata ragazza. 
Qualcuno esitò, altri decisero da subito di non intervenire, ma quelli che seguirono l'ordine furono sufficienti per mettere la giovane alle strette. 
"Toglietele le mani di dosso!" Intimò Chris, alzando la lama contro gli uomini di suo padre. "Padre, sei impazzito?" Richiamò, fissandolo scioccato sollevare egli stesso l'arma che poco prima impugnava Kate.

Stiles fissò la freccia puntata contro di loro, rabbrividendo quando un tenue raggio di luna rimbalzò sulla punta rilucente di liquido violaceo. 
Se come stava pensando quello fosse stato veleno, allora un solo colpo sarebbe stato facilmente mortale anche per l’esausto lupo mannaro che ancora teneva stretto per mano.

"Siete entrambi una delusione." Rinfacciò Gerard con fastidio ai due familiari. "Un giorno mi ringrazierai." Aggiunse verso sua nipote, ignorando i suoi occhi lucidi e le sue suppliche accorate mentre premeva il grilletto.  
"No!" Urlò Stiles in preda al panico, spostandosi d’istinto davanti a Derek. 

La freccia lo colpì in pieno petto, spingendolo all'indietro tra le braccia del lupo. 
"Stiles!" Sentì chiamare il suo nome dal lupo mannaro, ma lo shock del colpo gli aveva tolto il respiro per rispondere. 

Va tutto bene. Scappa. 

Vorrebbe riuscire a trovare il fiato per dirgli. 

Mi dispiace. 

Pensò tristemente mentre catturava con la coda dell'occhio tre figure uscire dall'ombra e avventarsi sui cacciatori. 
Sbatté le palpebre in una nebbia confusa, circondato da urla, imprecazioni, ringhia e colpi metallici. 
Occhi blu, rossi e gialli brillavano feroci mentre il suono di carne che si squarciava riempie l’aria. Due calde e forti mani gli cullavano il viso mentre una voce rassicurante gli ripeteva che sarebbe stato bene. 
Lui voleva crederci. 
Qualcosa dentro di lui lo spingeva ad aggrapparsi a quelle rassicurazioni. 
Ma le forze lo stavano lentamente abbandonando. 
Cercò di non chiudere gli occhi anche se stava diventando sempre più difficile tenerli aperti. 
Respirare era un’agonia. 
Ogni nuovo respiro gli bruciava i polmoni. 

"Laura, sta morendo!" Sentì Derek singhiozzare. 

Awww, Sourwolf, ti preoccupi per me? Ci conosciamo appena. 

Gli sarebbe piaciuto avere la forza di scherzare, pur di allontanare lo sconforto dalla voce del lupo mannaro. 
Quel tono addolorato non si addiceva alla sua stupida faccia perfetta.
"Devi morderlo." Implorò il lupo, stringendo la mano del ragazzo morente. 
Vene nere si dipinsero lungo il suo braccio mentre gli sottraeva il dolore. 
Stiles gemette di sollievo per l'improvviso senso di leggerezza che gli invase il corpo.
"Der, non posso. Non so se lo vuole." Rispose titubante la lupa. 
"Lo lascerai morire allora?!" Contestò animatamente il fratello. 
"Trasformarlo potrebbe salvarlo?" Si intromise a quel punto una voce gentile. 
Allison, realizzò Stiles sollevato.  

Sta bene. Grazie al cielo.

"Se non lo rigetta, sì." Spiegò una voce maschile. 
Peter, forse. Stiles non ne era sicuro a quel punto. 
Seguire un discorso quando eri mezzo cosciente non era facile. 
"Quante possibilità ci sono che lo faccia?" Domandò ansante Chris. 
"Non lo so. È diverso per tutti." Illustrò pazientemente l'alpha. "E non ho mai morso qualcuno." Ammise con voce flebile. 

Dunque è così che muoio. 

Pensò delirante Stiles, cercando invano di riaprire gli occhi. 

Non è poi così male. Almeno avrò una morte eroica. 

Magari la sua morte avrebbe fatto la differenza. 
Facendo appello a tutta la sua forza di volontà, riuscì a sollevare le palpebre per osservare il piccolo gruppo riunitosi intorno a lui. 
"Ehi." Salutò Derek, sembrando completamente distrutto. 
I suoi splendidi occhi erano lucidi di lacrime che si stava ostinando a trattenere. 
"Starai bene, ok?" Promise, accarezzandogli teneramente una guancia. 
Stiles sentì una strana emozione fiorirgli nello stomaco al dolce gesto inaspettato e avrebbe voluto avere più tempo a disposizione per analizzarla. 
"Dannazione Stiles, perché ti sei messo in mezzo?" Rimproverò il lupo mannaro con triste rabbia. 
"La freccia era avvelenata." Riuscì a rispondere, abbozzando un mesto sorriso prima di perdere i sensi. 
Laura!” Ululò Derek, ascoltando il cuore di Stiles inesorabilmente rallentare. 


Uno scalpiccio di zoccoli carpì l'attenzione di tutti i presenti ancora coscienti. 
"Non è possibile." Mormorò in soggezione Chris Argent, scioccato alla vista. 
Un bellissimo cavallo bianco stava trotterellando verso di loro, facendosi largo tra le felci. 
Un lungo corno luminoso svettava sul capo dell’animale. La maestosa bestia si fermò davanti loro, nitrendo in segno di saluto. 
Gli occhi dorati della creatura sembravano rivolti al corpo morente del giovane uomo disteso a terra.
"Spostatevi." Consigliò Peter, allungando una mano per allontanare la nipote più giovane. 
Laura seguì il consiglio dello zio, facendosi da parte seppur riluttante a lasciare il ragazzo che si era battuto così eroicamente per loro. 
Derek, al contrario di sua sorella, rifiutò di spostarsi, ringhiando in avvertimento all'unicorno. 
"Derek, lasciagli fare quello che vuole." Ammonì Peter.
Il lupo più anziano aveva sentito solo vecchie leggende riguardanti la rara creatura, ma aveva una vaga idea di quello che stava succedendo. 
Derek strinse i denti, facendosi leggermente da parte, senza però abbandonare il fianco di Stiles, pronto ad intervenire. 
L'unicorno lo ignorò e si avvicinò per annusare con uno sbuffo il viso di Stiles. 
Per un momento gli occhi della bestia incontrano quelli del lupo mannaro, calde pozze d'ambra si rifletterono in un oceano di tormentate sfumature verdi-azzurre. 

Salvalo. 

Era l'unico pensiero che riusciva a formulare la mente di Derek. 
Non conosceva i confini dei poteri magici della creatura, o se questa fosse lì per aiutarli, ma le rivolse comunque il silenzioso appello. 
L'unicorno nitrì in riconoscimento, inclinando la testa per colpire con il proprio corno la freccia metallica che spuntava dallo sterno di Stiles. 
Un lampo di luce accecò il gruppo e in un batter di ciglia, sia la freccia che l'unicorno furono spariti tra lo stupore generale. 
Gli occhi di Stiles si spalancarono poco dopo e il ragazzo fissò confuso le persone che lo circondavano. 
"Che mi sono perso?" 
Derek lo trascinò in un abbraccio. 
"Tu mi farai morire." Sussurrò contro il suo collo, annusandolo. 
"Sapevo che dovevi essere segretamente un lupo soffice sotto quella scorza di burberità." Scherzò Stiles, ricambiando l'abbraccio con grato sollievo. 

Dopo una serie di abbracci - persino Peter lo strinse tra le braccia, almeno finché Derek non gli ringhiò contro per convincerlo a lasciarlo - Allison raccontò a Stiles del combattimento, di come Peter si fosse avventato su Gerard e Kate, strappando loro la gola - cosa di cui nessuno sembrava intenzionato a fargliene una colpa al momento, fortunatamente - e come Laura e Cora avessero lottato al fianco di Chris per aiutarlo. 
Alcuni dei cacciatori si erano schierati dalla loro parte. Quelli che invece avevano deciso di seguire Gerard erano stati messi a tacere e ora giacevano legati contro un albero, in attesa di essere trasportati al villaggio e consegnati nelle mani dello sceriffo per essere giudicati dalla legge. 
"Non capisco però. Ricordo di essere stato colpito da una freccia." Menzionò il ragazzo, tastando il punto del petto in cui era sicuro avrebbe dovuto trovarsi la ferita.
"Lo eri." Rispose Peter, appoggiandosi mollemente al tronco di una quercia. "Ma poi un unicorno è apparso dal nulla e ha deciso di concederti i suoi favori. Sei fortunato, di solito aiutano solo i puri di cuori… o le vergini." Aggiunse con un allusivo sorrisetto. 
"Per fortuna Stiles è entrambe le cose." Affermò ingenuamente Allison, stringendogli una spalla. 
La faccia di Stiles andò in fiamme. 

"Che cosa farai ora?" Chiese più tardi all'amica, quando il gruppo era pronto a partire. 
"Non lo so." Sospirò la ragazza, sistemandosi l'arco sulla spalla. 
"Io e Allison discutevamo già da tempo sull'ipotesi di modificare il codice. Ora sembra più una necessità che una possibilità." Si unì al discorso Chris, trascinando due uomini legati con una fune. 
"Penso che per prima cosa potremmo discutere una tregua." Propose la cacciatrice, avvicinandosi a Laura. "Ti porgo le più sincere scuse da parte mia e degli Argent. Non ti chiedo di perdonarci per i nostri crimini, le nostre colpe non possono essere cancellate da semplici parole, ma farò del mio meglio perché gli errori della mia famiglia non si ripetano." Promise solennemente. 
Laura la studiò per qualche istante, infine accettando la mano tesa. "Ci conto, giovane Argent." 

Stiles lanciò un pugno al cielo esultando per la vittoria. 

"Cos'è quello?" Richiamò l'attenzione Cora, indicando suo fratello. 
Derek stava reggendo in mano un piccolo batuffolo di pelo. 
La piccola massa pelosa piagnucolava sommessamente tra le sue braccia, graffiandogli la pelle scoperta degli avambracci. 
"È un cucciolo di grifone." Espose il lupo, cullando la bestiola per calmarla. "Credo che quella fosse la madre." Continuò, indicando il cadavere della creatura che li aveva attaccati. 
"Oh." Espiro con realizzazione Stiles, mordendosi il labbro. "Stava difendendo il suo nido."
Derek annuì, lanciando uno sguardo dispiaciuto al corpo della bestia. 
Stiles si avvicinò per accarezzare il cucciolo, seguito da una Cora curiosa.
"Potremmo prendercene cura noi." Avanzò in proposta la più giovane dei lupi. 
"Ho sempre voluto un grifone. Ma la mamma non me ne ha mai fatto tenere uno." Ricordò Laura, sporgendosi oltre la testa della sorellina per esaminare l'animaletto. 
Il baby grifone sbattè gli occhi e smise di piagnucolare, osservandola. 
"Vedi? Gli piaccio!" Esclamò l’alpha con enfasi. 
Il cucciolo lanciò uno strillo, acquattandosi contro il petto di Derek in cerca di rifugio. 
"A me non sembra." Criticò divertita Cora.
Con un po' di pazienza - e diversi graffi - riuscirono a convincere il piccolo grifone a passare dalle braccia di Derek a quelle di Cora. 
La lupa li rassicurò che avrebbe fatto attenzione e lo avrebbe tenuto d'occhio finché gli altri non fossero tornati. 
Con un veloce saluto si congedò, correndo velocemente verso casa. 
Stiles sospettò che fosse ansiosa di giocare da sola con il cucciolo e lo disse a Derek, che concordò con lui.

Il resto dei lupi decise di accompagnare Stiles e gli Argent al villaggio. 

"Allora, pensi di fare presto un'altra passeggiata nel bosco?" Lo prese in giro Laura quando furono a pochi metri dal confine della foresta, dandogli una gomitata amichevole. 
Stiles rise, scuotendo la testa. 
"Credo di aver vissuto abbastanza avventure per un po'." Ammise sinceramente, lanciando un'occhiata furtiva al lupo al suo fianco. 
Derek aveva iniziato ad evitare il suo sguardo da quando il villaggio era stato in vista tra gli alberi, chiudendosi sempre più in se stesso. 
"Ma potrei decidere di visitare per controllare il piccolo grifone." Suggerì il ragazzo. 
Il suggerimento venne accolto dall'alpha con un grande sorriso. 
"Sarai sempre il benvenuto nel territorio degli Hale." Garantì, abbracciandolo.
"Spero accetterai il mio invito a pranzo la prossima volta, Stiles." Peter gli rivolse un sorrisetto, seguendo la sua alpha in ritirata nel bosco.
Chris e Allison erano andati avanti per consegnare i prigionieri allo sceriffo, lasciando Stiles da solo con Derek. 
"Quindi…" Accennò con imbarazzo il giovane, massaggiandosi la nuca. 
La luna illuminava il viso del lupo mannaro, mettendone in risalto gli spigoli del viso. 
Derek lo stava guardando con cipiglio, sembrando combattuto. Stiles non sapeva cosa avrebbe dovuto dire. 
Lui e Derek avevano condiviso così tanto in meno di ventiquattro ore che si chiedeva se potesse almeno considerarlo un amico. 
"A presto, Sourwolf." Decise semplicemente di salutarlo scherzosamente con il nomignolo che gli aveva affibbiato, allungando la mano.
Derek fissò la mano ossuta che aveva teso verso di lui per un lungo istante, facendolo sentire a disagio. 
Alla fine il lupo mannaro lo sorprese, chinandosi sul suo viso per incontrare le sue labbra. 
Fu un tocco leggero, più delicato di una piuma, ma che mandò una scarica di pura energia lungo tutta la spina dorsale di Stiles.
"A presto." Il lupo ricambiò in quel modo il saluto, fuggendo tra gli alberi come se nulla fosse. 

Che cazzo?!

Stiles lo guardò scomparire nella notte, cercando di razionalizzare cosa fosse appena successo mentre si avvicinava al muro di confine.

Scott lo placcò sull'erba non appena lo vide, impedendogli di dare un senso ai propri pensieri per il momento. 
"Amico! Mi hai spaventato a morte. Non farlo mai più!" Avvertì, avvinghiandosi addosso.
Stiles sorrise, scompigliando i capelli all’amico. 
"Va bene, Scottie. Lo prometto. Ora lasciami andare, non respiro." Sbuffò, dandogli giocose pacche sulla schiena.
Quando Scott lo liberò per farlo alzare, suo padre era lì in piedi con uno sguardo omicida dipinto sul volto. 
"Ehi papà!" Salutò Stiles tentennante, preparandosi alla ramanzina che sarebbe sicuramente seguita. 
Lo sceriffo lo stupì invece tirandolo in uno stretto abbraccio da orso. 
"Sono così felice che tu stia bene." Sospirò Noah, balbettante d'emozione. "Ma sei in punizione fino a nuovo ordine." Dichiarò severamente. 
Oh beh, il suo piano per evitare la festa di Primavera aveva funzionato dopotutto. 
Stiles si aggrappò alla sua camicia con una risata strozzata, immensamente contento di rivederlo.
Una piccola punizione sembrava un prezzo giusto da pagare per l'avventura che aveva appena vissuto. 

Ora, doveva solo attendere pazientemente che suo padre abbassasse nuovamente la guardia, così da poter sgattaiolare nuovamente nel bosco. 
Aveva un discorso da fare con un certo lupo mannaro e niente al mondo lo avrebbe fermato. 

Le sue avventure, così come anche i suoi guai, erano appena cominciati. 

 




Note dell'autrice: Torno con un'altra storia scritta per il COWT-11 e corretta solo ora. Questo Au è un po' basato sul libro Stardust, ma senza una stella caduta. Ho preso spunto per il "viaggio dell'erore" e per i due mondi a confine l'uno con l'altro, divisi da un semplice muro. Come avrete capito, questa storia potrebbe avere un seguito. Chissà! 
Come sempre, i commenti sono ben accetti <3 

 
   
 
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