Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady Franken    11/12/2021    3 recensioni
Sotto la pioggia, guardo la vetrata della tua libreria.
Stai conversando con un umano di uno di quei noiosi libri e un po' mi sento geloso.
Perché per me non può essere così semplice parlare?
Mi avvicino all'ingresso e, con un gesto, torno subito asciutto.
Entrare e affrontare un argomento scomodo?
Perché no?
La porta si apre e la campanella tintinna alla mia presenza.
Crowley, non si torna indietro.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Angelo.-
 
Ti volti, sei stupito di sentire la mia voce?
Beh, non era una visita programmata, ma la libreria è aperta. Non dire che non te lo aspettavi. Sorridi come un ebete, è davvero l'effetto che ti fa quel nomignolo? Ti chiamo così perché, dai, andiamo, cosa sei? Non un demone, saresti veramente scarso. E poi in seimila anni di amicizia ho visto che ti piaceva, quindi l'ho tenuto.
Ho pure parcheggiato la Bentley in divieto di sosta per poterti vedere, ma non sono buono, né tenero o dolce!
Mi vieni incontro, leggermente rosso sulle guance e quasi eviti il mio sguardo, mentre un paio di clienti si girano ad osservare la mia persona. Cos'è, sono tanto bello? E non mi avete conosciuto negli anni '70, lì sì che davvero c'era da divertirsi con me!
 
-Crowley caro, non ti aspettavo! Come mai da queste parti?-
 
-Deve esserci per forza qualcosa, angelo?- chiedo procedendo verso la sua scrivania, poggiando una bottiglia di Grand Cru di Borgogna, annata 1865. -Semplicemente volevo compagnia. Sai, niente capi, niente compiti... La TV sta diventando noiosa e dormire per un altro secolo non mi entusiasma ora che siamo in pace.-
 
Il sorriso si fa più timido e, dannazione!, mi piace quel sorriso. Da quanto vorrei dirtelo? Forse qualche secolo, o un paio di millenni... A fermarmi le nostre fazioni.
Ma che balle racconto che nemmeno io ci credo?! Un demone che non sa mentire... E che ti ha sempre parlato il didietro, cosa ancora più incredibile! Che Dio- Sat-, ah, che qualcuno mi aiuti! Con te vado in paranoia e non è per le nostre rispettive appartenenze che non ti ho mai detto nulla. Ecco, lo ammetto anche a me stesso, è colpa tua. Colpa della tua fiducia, dei tuoi ricci albini, del tuo vedermi dentro. E se mi avessi rifiutato? Come avrei potuto vedere la nostra amicizia sgretolarsi, le tue labbra non tenere più quel sorriso? Sarei andato avanti con un cuore sanguinante, non senza te.
E ora vorrei dirti queste cose, ora che mi dai le spalle per chiudere la porta della libreria dopo aver fatto uscire tutti, ora che non vedo i tuoi occhi vorrei urlare ciò che tengo dentro da anni, ma non è da me. Non è nella mia natura amare o essere amato, ma anche lì sei intervenuto tu, tu e quella benedetta bontà d'animo. Faccio apparire due calici, verso il vino rosso in entrambi e mi lascio cadere sul divanetto in modo scomposto, devo bere per poter tenere un discorso con te, magari sconnesso, ma almeno potrò forse sciogliere il nodo dei miei pensieri.
 
-Allora caro.- inizi sedendoti sulla sedia, alzando appena il calice in segno di brindisi. -Tu non vieni mai qui senza motivo. Un'altra Apocalisse?-
 
-Ma ti pare? Cosa angelo ne so io di ciò che vogliono fare?- il primo bicchiere va giù come acqua. -Tu piuttosto?-
 
-Da sopra nulla. Oserei dire che siamo stati banditi, anche se io non sono caduto.-
 
Come potresti cadere tu? Hai una fede assurda in Lei, cosa che nessuno potrà mai toglierti. Vedi il bene dove non c'è, speri nella felicità come un bambino nella pace del mondo, una cosa impossibile da realizzare, ma non da immaginare, non per i puri come te. 
Io l'ho provato, il dolore non lo augurerei a nessun angelo (beh, forse un paio, giusto quelli che hanno provato a zittirti, a toglierti a me). Il fuoco sulla pelle, le ali che sembrano venir strappate dalla schiena lentamente, piuma a piuma, senza una fine e il risveglio è un trauma per chi si vede con le ali del peccato, una polvere indelebile le ricopre, segno che la cenere della caduta si è fusa con la terra su cui si è stati sbattuti. Io non volevo cadere, semplicemente non concepivo il Suo operato. Belzebù aveva un posto per me come demone, per citare i Queen, anche se non sono mai stato davvero cattivo e tutto perché ho ancora una coscienza. Qualche peccatuccio, un po' di tentazioni, giusto per rimanere in buoni rapporti con là sotto, soprattutto niente domande. Forse è per quello che con Aziraphael vado d'accordo, con lui posso essere me e chiedere. Un angelo curioso, perché crearmi come tale se poi sarebbe stato un problema? Bah. E io che provo a parlarci ancora di tanto in tanto, cercando di capire! Basta che nessuno tocchi te. Sto diventando mieloso! A che punto siamo?
Due.
Due bottiglie.
Quanto angelo è passato? 
Dalla tua espressione, abbastanza per preoccuparti del mio silenzio.
Sarò silenzioso fuori, dentro invece non sto zitto un attimo.
 
-Crowley, sicuro di stare bene?-
 
-Meravigliosamente angelo, benedettamente bene!- faccio un gesto teatrale per indicare la mia persona, il bicchiere mezzo vuoto in mano. -Sono qui a cercare conforto in un amico e nell'alcool e invece non riesco nemmeno ad abbandonarmi alla sbronza.-
 
Sbuffo mentre bevo l'ultimo sorso avidamente, sperando di perdere la ragione e poter pensare solo ad Alpha Centauri. È proprio lì che volevo scappare con te, nasconderci dalla fine del mondo, da un'imminente guerra tra Paradiso e Inferno che avrebbe dovuto vederci contrapposti. Ma tu non hai mai amato le armi, nemmeno quella spada di fuoco con cui avresti dovuto capeggiare un esercito nell'Apocalisse, da bravo e obbediente Principato.
 
-Credo di aver bevuto abbastanza.- tolgo gli occhiali da sole, voglio che vedi quanto sono serio. -Dobbiamo parlare.-
 
Deglutisci, è una cosa che non possiamo più rimandare. Sistemi nervoso il papillon di tartan, lo stesso motivo che aveva la borraccia di Acqua Santa che mi diedi, convinto l'avrei usata come pillola del suicidio, lo stesso che copriva la ruota di scorta della mia Bentley per non rovinarla con la bici di quella strega che mi hai costretto (convinto) ad aiutare. I miei occhi da serpente non ti fanno paura, non hai mai avuto timore, nemmeno del vedere che sono completamente dorati, la pupilla ristretta. Succede solo quando sono con te, non mi importa di farli apparire simili a quelli degli umani. E sono stressato. Principalmente credo sia per quello.
 
-S-si, riguardo esattamente a c-cosa, caro?-
 
Tentenni, che tu non voglia sentirti dire quel che temo? La tua impassibilità è sempre stata una facciata e ora non sai tenere sotto controllo le tue emozioni, agitazione, nervosismo, paura. 
 
-Hai paura di me?-
 
-Cosa?! No che non ho paura di te Crowley!- dici deciso, come se ti avessero fatto male. -Ne ho avuta al nostro primo incontro, però sai, con le cose che diventano ai piani alti sui demoni... Ma no, non ho paura di te. Mi hai salvato più volte la vita!-
 
Quelli che ricordo più facilmente sono il 1793, Parigi, Rivoluzione Francese. Un certo angelo andava in giro conciato in modo tale da meritarsi la ghigliottina. Il 1941, Londra, ancora rammendo il terreno consacrato scottare sotto i miei piedi, ma doveva pur salvare Aziraphael dai nazisti! E i libri... Beh, non inceneriti per una buona causa, ovvero vederlo in imbarazzo. Felice. Nah, decisamente in imbarazzo.
 
-Angelo, da quanto ci conosciamo?-
 
-Dal Giardino dell'Eden, seimila anni circa?-
 
-Si, si, non mi importano le date!- dico più sgarbato di quel che voglio e mi alzo dal divano, il calice in mano. -Angelo e demone! Niente in comune! Due fazioni diverse! Così hai detto e così doveva essere, invece eccoci qui in una neutralità che mi fa paura!-
 
Spalanchi gli occhi azzurri e il tuo viso si fa più addolorato, una cosa che odio più di tutte. 
 
-Capisco... Quindi tu hai paura di non essere più accettato lagg--
 
-No che non capisci, angelo!- ti fermo dal dire stupidate. -Io non sono mai stato accettato né nell'attico né nel seminterrato. Tu mi hai accettato, tu mi hai dato qualcosa per cui lottare, la nostra amicizia, un mondo dove noi possiamo essere... Noi!-
 
Sembri cogliere qualcosa e ti alzi anche tu, mettendoti di fronte a me come se non fossi pericoloso.
 
-Siamo nella stessa fazione, la nostra fazione, Crowley, e non rimpiango nulla. Se è quello il tuo timore, rifarei tutto per essere qui con te in questo momento.-
 
-E se ti confessassi un segreto?-
 
-Oh. Beh, i segreti io so mantenerli. Anche bene, credo.-
-Un segreto che riguarda te?-
 
Cadi di nuovo nell'ignoranza, nel non sapere di cosa sto parlando, e ho paura. Riempio velocemente il bicchiere e bevo d'un fiato, senza lasciare più una goccia rossa. Mi serve coraggio e il vino può darmene abbastanza da parlare senza freni, senza sentire un nodo d'angoscia alla gola.
 
-Aziraphael.- il tuo nome sulla mia lingua è dolce e sibilante. -Io sono imperdonabile, un dannato, di pure quello che vuoi di me. Ma il mio più grande difetto sei tu e sei anche il mio più grande pregio. Mi hai reso un mollaccione, incapace pure di investire qualche pedone o di lasciarti la giacca sporca di vernice. Capisci cosa voglio dire? Sei ciò per cui avrei mollato tutto, sono rimasto per te, a combattere per noi. E quando hai preso la spada nell'area militare di Tatfield credevo volessi tradirmi anche tu. Avrebbe fatto male, ma avrei accettato, sarei morto volentieri per mano tua. Invece hai minacciato di non rivolgermi più la parola e se c'è una cosa che odio è litigare con te, avere un mondo in cui non ci sei o ci sei e mi ignori. Mi avrebbe logorato, ci tengo a te, angelo!-
 
Prendo fiato, ho esagerato? Che si fotta il buonsenso, dovevo dirti tutto, fino all'ultima parola. Sei rigido, senza una vera espressione, le iridi celesti che sembrano non vedermi, perse in chissà quale pensiero.
Ho esagerato.
Non dovevi dire nulla di tutto quello.
Poso il calice e prendo gli occhiali lasciati in malo modo sul divano. È appena provo a rimetterli che sento la tua mano bloccare il mio movimento, un piccolo sorriso sul volto paciotto. Una volta mi hai chiesto cosa ci trovassi in te, un essere etereo e goloso che aveva deciso di rappresentarsi con un corpo leggermente più rotondo, meno palestrato come i tuoi colleghi e superiori. Cosa potevo risponderti se non che io amavo quella tua morbidezza perché rispecchiava esattamente il tuo carattere? Che dovevi fregartene, rimproverandomi per non averti detto la verità. O forse l'avevi sempre saputa. Hanno criticato il tuo buon cuore, la tua bontà d'animo e ti sei sempre rivolto a me per cercare conforto, trovando un muro di facciata che sapevi come sfondare, come stai facendo ora.
 
-Sai che puoi non metterli. I tuoi occhi sono perfetti.-
 
E con quello, solo con quello, le mie difese sono crollate.
 
In quel momento Aziraphael sapeva di aver fatto breccia nell'animo del demone e Crowley si era reso conto che l'angelo conosceva quelle emozioni, le stesse che li avevano avvicinati in tutti quegli anni. Le cuciture delle giacche cedettero, facendo spazio ad ali bianche e nere, ali che coprirono la vista di un angelo e di un demone commette il maggior peccato e il miglior miracolo del gioco ineffabile che è la vita.
L'amore può essere lussuria.
L'amore può essere il bene più grande.
E per Aziraphael e Crowley era semplicemente amore.
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Lady Franken