Shakespeare in love
A Mati,
with all my love and gratitude per sclerare sui Corvi con me
Il loro sodalizio era stato chiaro fin dal primo
giorno: l’olandesino appena arrivato avrebbe fatto i compiti
di matematica per entrambi – jeez, lo
avrebbero nominato alla medaglia Fields, prima o poi! –, e
lui lo avrebbe aiutato con la lingua e la lettura. Niente di
più facile ed efficace, aveva stabilito Jesper tutto
orgoglioso per il proprio, infallibile come sempre, piano.
Non aveva tenuto conto solo di un’unica, piccolissima e
insignificante, variabile – le dimenticava sempre, le
variabili, nei calcoli e nella vita, buttandosi a capofitto in
qualsiasi cosa gli capitasse a tiro senza pensare alle conseguenze
di… beh, di nulla.
Se ne era ricordato troppo tardi, e ormai la nave era partita, salpata,
schiantata e pure affondata. Insomma, per farla breve non aveva
minimamente messo in conto di potersi innamorare
dell’olandesino. Flirtare sicuro, quello era scontato
– era pur sempre il ragazzo più carino che avesse
mai visto nel quartiere –, far arrossire quelle sue adorabili
guance sparse di lentiggini ancora più scontato –
adorabili guance, jeez,
la situazione era tragica per arrivare a questi pensieri –,
ma innamorarsi seriamente… ecco, no, questo sicuramente non
lo aveva previsto.
Ma insomma, come già detto, la nave ormai era salpata e si
era schiantata contro un iceberg di modeste dimensioni (nemmeno un
metro e sessanta di ricci e nervi tesi). Tutta apparenza che in
realtà lo aveva fatto colare a picco, e ora non rimaneva
altro da fare se non quello che gli riusciva meglio: improvvisare e
salvarsi con classe. Era pur sempre Jesper Fahey, lui, e non
c’era colpo che non mandasse a segno con fantasioso e
notevole talento. In fin dei conti, se dovevano studiare Shakespeare
fino alla nausea, tanto valeva che lo usasse per qualcosa che non fosse
addormentarsi. Che Van Eck fosse digiuno di poesia e lettura
dell’inglese cinquecentesco, poi, gli tornava giusto comodo
una volta di più.
«Oh, sure. I guess…».
«Thou art hot as fu–».
«Fahey!».
«Fire, I meant fire. You are the one with dirty thoughts, Van Eck!».
Note
alla storia: spero
si perdoneranno i dialoghi in inglese, ma non avrebbe avuto lo stesso
effetto! Parte del dialogo, che fa da prompt, l’ho pescato da
qualche parte su Pinterest e ovviamente ho perso la fonte. Arrivo con
una settimana di ritardo a postare (maledetto sia il tempismo della mia
rete internet) questa scemenza, che vuole essere un pensierino per
VigilanzaCostante.
Buon compleanno – e buon Natale – di
cuore!