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Autore: acchiappanuvole    14/12/2021    1 recensioni
[Arcane: League of Legends]
La follia come la menzogna, la menzogna come la follia, dapprima sussurra e poi esplode, è la condizione originaria. Non nasciamo forse tutti pazzi?
-contest per il dodicesimo anniversario del thexiiiorderforum-
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le menzogne non sono altro che l’impulso originario che spinge a raccontare storie. La menzogna narra. La menzogne di quelle prime storie che ci raccontano i nostri genitori: le menzogne a cui sentiamo il bisogno di credere più che alle nostre verità per poi, subito dopo, cominciare a raccontare le nostre di menzogne, le nostre storie.

Le menzogne a cui  continuiamo a credere anche se diciamo il contrario. Le menzogne non crescono mai perché la sottile arte di mentire, in qualche modo, ci mantiene sempre bambini; ci aiuta ad essere innocenti e creduli, per poi mentire ancora meglio quando siamo adulti. Le menzogne che via via che cresciamo si allungano alle nostre spalle, inseparabili, come ombre. La mia è un’ombra imponente e massiccia, un’ombra che ho ucciso molte volte, prima nella mia mente e poi finalmente affondando la lama nella carne, l’ho vista cadere e mi sono illuso di liberarmene, ma Vender e la sua menzogna sembrano  essere ombre che nemmeno la morte può cancellare. Lo so perché ho ucciso me stesso altrettante volte e altrettanto quell’ombra ritorna con tutta la violenza che le sue mani hanno impresso sul mio collo. Non importa, non più. La menzogna ora ci cammina sulla testa, Piltover si espande, il mondo in superficie dietro le sue barricate tecnologiche ci crede annidati e innocui come topi nelle viscere della terra, e più si raccontano questa menzogna, più sussurrano rassicurazioni tra le mura delle loro belle case più io creo la verità che saranno costretti a vedere, la verità dalla quale saranno inghiottiti, una marea devastante.

 

“a cosa pensi?”

 

Anche questa ragazzina è una menzogna, o forse no, talvolta è come guardare uno specchio senza essere in grado di  vedere alcun riflesso, una mente geniale persa in un labirinto, avverto il pericolo come un animale che annusa l’aria, ma non so di che genere di pericolo si tratti, mi affascina e impone al contempo l’impossibilità di abbassare la guardia.

 

Indico lo specchio alle mie spalle, la superficie è rotta in più punti, come una ragnatela si espande in una perfezione imperfetta “guarda” osservo il suo sguardo seguire la mia indicazione “quante Jinx vedi? Quante ne conti?”  l’immagine nella ragnatela nello specchio si fa più nitida, la vedo piegare le labbra in un sorriso sghembo “infinite” mi risponde.

Così com’è venuto quel sorriso cambia, la repentinità il cui le emozioni variano sul suo viso riesce ancora a sorprendermi, scuote la testa come fosse piena d’acqua e torna nel suo angolo, accucciata sulle assi del pavimento a tormentare quella che sembra, erroneamente, una scimmia di latta assemblata in modo infantile, un giocattolo letale. Un’innocenza letale.

 

“Qualunque cosa ti stiano dicendo non ascoltarli” le dico mentre dondola su se stessa “non vale la pena ascoltarli”

 

Balza in piedi e corre ad abbracciarmi, con lo stesso impeto della prima volta, mi nasconde il viso contro il petto e la voce esce tagliante come le schegge di quello stesso specchio “se tacessero non li ascolterei” respira in affanno “sussurrano come serpenti e non mi lasciano in pace, mi girano attorno, sono arrabbiati con me, dicono è stata colpa mia” stringe più forte, piccole mani come arpioni “come ha detto Vi” si distacca improvvisamente, “sussurrano alle mie orecchie, perché tutti intorno a me sussurrano? perché mi tormentano!”

 

“Perché mentono” rispondo costringendola a guardami “mentono Jinx, spaventanti dalla nostra genialità mentono per affossarci, annegarci sperando che niente di noi affiori in superficie, mentono spaventati dalla loro debolezza.”

 

“falli tacere allora” si rivolge ai fantasmi, i suoi fantasmi, ingombranti come i miei.

 

“puoi farlo tu stessa”

 

“no non posso!” preme le mani sulle orecchie, “sbaglierò di nuovo!”

 

Raccolgo la scimmia, Jinx trattiene il respiro

“cosa ti stanno dicendo?”

“che non funzionerà”

“io dico che per coprire dei sussurri fastidiosi ci vuole un forte rumore, non credi?!” apro la finestra e la scimmia vola verso il canale di scolo sottostante, rotea su se stessa e nel momento in cui tocca il suolo un boato solleva l’acqua scura scaraventandola poco sotto di noi. Jinx scoppia a ridere, le mani che prima si premevano contro le orecchie ora si aprono, imitano un volo d’uccelli e la risata non si ferma, folle e liberatoria.

La follia come la menzogna, la menzogna come la follia, dapprima sussurra e poi esplode, è la condizione originaria. Non nasciamo forse tutti pazzi? Dopo nove mesi a galleggiare nell’amniotica illusione delle nostre madri, con gli occhi e i pugni chiusi, lo shock di uscire di lì ed entrare qui è terribile, parliamo una lingua strana, piangiamo per qualsiasi motivo, il nostro sonno è irregolare almeno quanto è invincibile il nostro primo amore per la nostra unica madre, e non abbiamo alcun controllo sulle nostre più semplici funzioni corporali. La follia ci permette di sopravvivere alla nostra infanzia, è la parete bianca appena dipinta dove poi appendere il quadro della ragione. E’ la condizione che mi permette di essere Silco, è la condizione che permette a Jinx di essere ciò che realmente è. Non permetterò rimanga l’orrore di una parete nuda, delimitata, finita. Il premio che ci aspetta è una condizione antica, sono le rovine di Piltover e una forma di felicità indomita, uno schiaffo ai nostri fantasmi. Uno schiaffo alla menzogna. Uno schiaffo a Vender e a quello che mi ha portato via, la ribalta di quello che io ho portato via a lui.

 

Perché tutti intorno a me sussurrano?

 

Perché non resta loro altro prima del grido.

  
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