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Autore: pampa98    17/12/2021    2 recensioni
[Questa storia partecipa al "Calendario dell'Avvento" indetto da Cora Line sul forum "Ferisce la penna"]
What-if? Inej non viene rapita da Van Eck.
Inej si sedette alla sua destra. Allungò le braccia verso la sua gamba, ignorando il debole avvertimento di Kaz – «Inej…» –, e la prese con le sue mani. Iniziò a massaggiare i muscoli contratti: sapeva di non poter guarire la ferita, lui non lo avrebbe nemmeno voluto, ma desiderava almeno attenuare il dolore scaturito a causa sua.
Kaz serrò gli occhi, ma non la fermò. Si limitò a sopportare le sue attenzioni e la sua presenza, e Inej ebbe l’impressione che si stesse sforzando di non guardarla.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: Nostalgia

Guardami

A Frei ❤


 

Non bussò: si limitò a entrare e a fermarsi davanti al letto, su cui Kaz era seduto con lo sguardo chino sulle sue mani. Lo aveva visto sgattaiolare via dal piccolo rinfresco che avevano organizzato al piano di sotto, felici di essere tornati dalla loro missione fallita vivi – tutti quanti: Inej si rifiutava di pensare che Nina non sarebbe sopravvissuta alla parem.
«Sei ferita?» le chiese Kaz, senza sollevare lo sguardo verso di lei.

Inej si passò distrattamente due dita nel punto in cui il Chiamatempeste l’aveva afferrata. Si era formato un livido sulla pelle, ma niente di preoccupante.
«Sto bene. Tu? La tua gamba…»
«Sto bene» rispose, stizzito, e Inej non ebbe bisogno di chiedere ancora: non le avrebbe comunque detto la verità. Quando Jesper aveva abbattuto il Grisha che l’aveva presa, Kaz era corso in suo soccorso, prendendola al volo prima che cadesse a terra. Non sarebbe morta, lo sapevano entrambi, ma di certo si sarebbe trovata con qualche osso rotto. Lui l’aveva protetta, assorbendo l’impatto della caduta che si era inevitabilmente trasferito sul suo ginocchio ferito.
Inej si sedette alla sua destra. Allungò le braccia verso la sua gamba, ignorando il debole avvertimento di Kaz – «Inej…» –, e la prese con le sue mani. Iniziò a massaggiare i muscoli contratti: sapeva di non poter guarire la ferita, lui non lo avrebbe nemmeno voluto, ma desiderava almeno attenuare il dolore scaturito a causa sua.
Kaz serrò gli occhi, ma non la fermò. Si limitò a sopportare le sue attenzioni e la sua presenza, e Inej ebbe l’impressione che si stesse sforzando di non guardarla.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Kaz le mise una mano nuda sul braccio, sopra la stoffa della maglia, e la allontanò gentilmente.
«Va bene così.»
Inej annuì. Si portò le mani in grembo e attese che lui agisse. Per quanto sentisse nostalgia per la sua famiglia e non desiderasse altro che poterli riabbracciare, una parte di lei sperava ancora che Kaz le desse una buona ragione per restare.
«Allora partirai?» le chiese, tenendo lo sguardo fisso davanti a sé.
Inej fece altrettanto. «Devo prima trovare una nave e un equipaggio, ma sì, presto partirò.» Poi sentì il bisogno di aggiungere: «Sono ancora il tuo Spettro. Finché resterò qui…»
«Non è necessario» la interruppe lui. Inej lo fissò. Teneva i pugni serrati sulle cosce e fissava il vuoto davanti a sé come se stesse guardando Pekka Rollins.
«Kaz» Inej voltò il corpo verso di lui, sperando che l’intensità del suo sguardo lo portasse a guardarla, «parlami.»
«Van Eck voleva te» disse, tirando fuori le parole a fatica, «perché ho commesso un errore. Ho agito senza usare la testa.»
«Ogni tanto è giusto usare il cuore.»
Kaz si voltò di scatto, lanciandole uno sguardo di rimprovero. Inej era soddisfatta che almeno la guardasse.
«Davvero? Allora suppongo non sarebbe stato un problema per te venire imprigionata e torturata.»
Si alzò e prese a camminare per la stanza, zoppicando vistosamente senza il suo bastone. Era nervoso. Inej non lo aveva mai visto così.
Si alzò a sua volta e si mise davanti a lui, impedendogli di proseguire nei suoi movimenti. Senza rompere il contatto visivo, gli sfiorò il dorso della mano con le sue dita. Il corpo di Kaz si irrigidì, ma rimase immobile, senza ricambiare il tocco né respingerlo. Inej lesse la paura nei suoi occhi, emozione che raramente si faceva strada in lui; ma accanto vi vide anche qualcos’altro.
“Resta. Voglio te.”
Strinse le dita intorno alla sua mano: una presa delicata, a cui si sarebbe potuto sottrarre in qualunque momento. Il petto di Kaz si alzò e abbassò a ritmo col suo respiro affannato. La sua mano fremette e Inej sentì i suoi polpastrelli sfiorarle la pelle.
«Non smettere di guardarmi, Kaz. Mai.»
Lui le strinse la mano, come se fosse un salvagente a cui doversi aggrappare per non annegare. Si allontanò da lei con uno scatto, distruggendo quel breve contatto che era avvenuto tra di loro. Tanto breve da essere quasi un sogno, ma abbastanza perché Inej vedesse uno spiraglio nell’armatura di Kaz; uno spiraglio che lui aveva permesso si creasse.
«Dubito che ci riuscirei davvero» mormorò, facendo comparire un sorriso felice sul volto di Inej. «Ma non voglio metterti in pericolo.»
«Non lo farai. Avevo abbassato la guardia anch’io stasera. Non accadrà più.»
Kaz annuì. Si passò una mano tra i capelli, riordinando la sua acconciatura.
«Non ci saranno più molte occasioni, giusto?»
Inej sospirò.
«Non me ne andrò per sempre, Kaz.»
Kaz inarcò le sopracciglia. Non si aspettava quella risposta, dedusse Inej, e le venne quasi da ridere. Si considerava un libro aperto, ma forse gli occhi di Kaz si rifiutavano di leggerlo con attenzione.
«Quindi tornerai» disse, come per essere certo di aver capito correttamente.
«Quindi tornerò.»
Si sorprese quando lui tornò sui suoi passi, accorciando la distanza tra di loro. Inej sentì le guance scaldarsi, ma non abbassò lo sguardo: lei per prima aveva chiesto a lui di non farlo.
«In tal caso…» Aggrottò le sopracciglia, sforzandosi di proseguire. Le sfiorò una mano con le dita, facendola sussultare per la sorpresa. Lo spiraglio aumentò di fronte ai suoi occhi e finalmente Inej vide esaudirsi la sua richiesta.
“Resta. Voglio te.”
«Quando tornerai, mi troverai senza armatura.»
Suggellò quella promessa con una breve stretta di mano. Quando ritrasse il braccio, lo fece con calma e non come se stesse fuggendo da una fiamma ardente. Inej non avrebbe potuto chiedergli niente di più in quel momento, né lo avrebbe voluto: sapere che Kaz era pronto ad abbracciare il suo cuore era sufficiente.
Gli sorrise e fu felice di vederlo ricambiare. Tornò verso il letto, dove Kaz aveva posato il bastone e i suoi guanti, e glieli porse.
«Vuoi tornare dagli altri? Jesper potrebbe avere bisogno di un po’ di supervisione.»
Kaz spostò lo sguardo da lei a quegli oggetti, massima rappresentazione della corazza protettiva che lo circondava, e scosse la testa. Inej annuì e li ripose dove li aveva trovati.
«Dovresti riposare» le disse.
«Sì, credo che lo farò.»
Kaz annuì. Inej si diresse verso la porta, ma prima che potesse abbassare la maniglia, lui la fermò.
«Puoi restare qui. Se ti va.»
Inej si bloccò con la mano a mezz’aria, gli occhi sgranati per quella richiesta. Deglutì a vuoto, prima di voltarsi verso di lui. Kaz la stava fissando, un supplica ad accettare e rifiutare nel suo sguardo. Per un momento, Inej pensò di rifiutare; ma qualcosa doveva essersi smosso dentro Kaz, forse a causa del pericolo che lei aveva corso o semplicemente perché posto di fronte alla possibilità di non rivederla più. Tuttavia, lui non era in grado di nasconderle nessuna emozione. E in quel momento Kaz stava tremando. Inej gli sorrise.
«Non oggi» disse e vide un sospiro lasciare le labbra del ragazzo. «Ma grazie per averlo proposto.»
«Buonanotte, Inej» le disse, mentre lei apriva la porta.
«Buonanotte, Kaz.»
Avevano compiuto il primo passo; potevano fare una pausa prima di proseguire col secondo.

   
 
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