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Autore: sandra45    18/12/2021    3 recensioni
Ispirata dal celebre romanzo di Charles Dickens, il Canto di Natale, ho scritto questa mia rivisitazione con i nostri amati personaggi....Terry riceverà la visita di tre spiriti due li conosciamo uno è inventato da me, comunque gli ingredienti saranno sufficienti a farvi sognare, o così almeno spero...voglio inoltre dichiarare che questa mia storia è stata scritta per la Maratona Natalizia dello scorso anno nel forum Candy Candy e Klin Forum- La Tana di Klin
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Cornwell, Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fate galoppare la fantasia e tornate un po' bambini.

Il Canto di Natale

Eccolo il primo fiocco di neve, il cielo era decisamente grigio su New York e la temperatura era quella giusta per una nevicata...coi fiocchi, proprio come quella sera, quella dannata, dannatissima sera. Terence Graham Granchester, fulgida stella di Broadway, pupillo del famoso regista Robert Hathaway e figlio della notissima Eleonor Baker, nonché di uno dei Lord inglesi più vicini alla famiglia reale, osservava il cielo e ripensava per l'ennesima volta a quanto sarebbe stato triste quell'ennesimo Natale.

Per un attimo fissò quella biondina slavata e claudicante che lo trascinava nei negozi più chic della città a fare acquisti e sentì quasi di odiarla, vide una chiesa e così lasciò Susanna e sua madre entrare nel negozio ed attraversò la strada. L'atmosfera all'interno della cattedrale era in qualche modo solenne ma serena, sentì che la sua anima sembrava sollevata dai cupi sentimenti di prima; Terence non era mai stato molto religioso, ma ricordò che lei lo era e si chiese se forse avrebbe trovato una forma di conforto. Si sedette in un banco, non sapeva bene cosa fare, ma guardò di fronte a sé e chiese semplicemente aiuto. Senza che se ne rendesse conto un sacerdote si sedette vicino a lui:
-Sei pensieroso, figliolo- Terry lo osservò: era un uomo anziano, con un viso tondo, occhi sorridenti e un colorito rubizzo sulle guance, si sorprese lui stesso di aver voglia di parlare:
-Avete ragione padre, io ecco mi chiedevo se c'è davvero qualcuno lassù disposto ad accogliere le nostre suppliche-
-Non sei un credente?-
-Non esattamente, e comunque ho combinato così tanti pasticci, che non penso sarebbe disponibile ad esaudire un mio desiderio-
- Sai figliolo, lui è pronto ad accettare chiunque, ma se hai fatto grossi sbagli forse il primo a perdonarsi dovresti essere tu e poi sono così pretenziosi i tuoi desideri?
- Terence fece un sorriso che risultò essere una sorta di smorfia:
-No, padre, il mio è un desiderio d'amore, ma un amore impossibile- -Se si tratta d'amore allora non è mai impossibile, ricordalo-
-Forse padre, forse...-

Terry uscì dalla chiesa un po' più tranquillo e, mentre aspettava le due donne, fu attirato da un piccolo negozio, la vetrina non era particolarmente ricca e non era certo uno di quei posti chic che costellavano la quinta strada, eppure sembrava esserci qualcosa di magico. Fu lì che la vide, era in vetrina, una deliziosa scimmietta di peluche, stringeva a sé un cuore ed il giocattolaio gli aveva cucito due grandi occhi verdi che le conferivano un aria dolce e buffa allo stesso tempo. Non ebbe modo di comprendere come, ma si ritrovò fuori dal negozio con una busta contenente la scimmietta a darsi dello stupido, a chi l'avrebbe data, ad un figlio che non avrebbe mai avuto?! Ad una donna ormai perduta?!

-Terence, hai fatto acquisti? Ma caro cos'è quest'orrore e poi dove lo hai preso, mi auguro che non sia per la mia Susanna-
-Non si preoccupi signora Marlowe, so perfettamente cosa è adatto a Susanna e comunque l'ho già pregata di non chiamarmi caro non lo fa nemmeno mia madre; a proposito mi sono ricordato di un impegno preso con lei, vi lascio Stewart per tornare a casa, io prenderò un taxi, dica a Susanna che farò tardi in teatro ci vediamo domani, buona serata-

Terry iniziò a camminare verso il suo appartamentino, quello che abitava nel periodo in cui sogni e progetti con lei erano all'ordine del giorno, lo aveva conservato, nonostante l'attico acquistato per le Marlowe al Village, lui passava lì, in quel suo piccolo angolo solitario, la maggior parte del tempo. Salì rapidamente le scale, aprì la porta e si rese conto subito che sua madre era passata di lì, infatti un mazzo di fiori freschi adornavano la tavola e un biglietto vergato con un'elegante grafia lo invitava a pranzo l'indomani; Terry sorrise tra sé, Eleonor era la sua lucina in quel buio di solitudine. Si preparò del tè e si mise comodo, voleva preparare per bene il Riccardo III, in scena da gennaio, ma non riusciva a concentrarsi, i suoi occhi continuavano a fissare quella scimmietta poggiata sul letto, poi all'improvviso qualcosa attirò il suo sguardo, ma era troppo folle la cosa: il suo ritratto appeso al muro nel manifesto di Giulietta e Romeo lo fissava.

Lentamente il suo alter ego si staccò dal muro e si sedette di fronte a lui; Terry era sotto shock.
-So a cosa stai pensando, perciò... no, non stai sognando, non hai bevuto e non sei diventato pazzo, non c'è nulla nel tuo cervello che non funzioni... ora, non sono frutto della tua fantasia, sono uno spirito, una sorta di angelo custode, ho voluto presentarmi a te con queste fattezze perché sono sicuro che finirai con il credermi-

Terry era sconcertato, per un attimo volse lo sguardo alla finestra, poi si girò di nuovo, l'immagine viva di se stesso era ancora lì, era spaventato, ma troppo orgoglioso per mostrarlo. Con tutta la sua capacità di attore cercò di sembrare disinvolto:
-Dunque cosa vorresti da me?- -Aiutarti, non sei forse tu che in cerca di Amore ti sei rivolto a noi? Beh, siamo vicini a Natale e tutto è possibile, Terence da quanto la tua vita è in fase di stallo? Da quanto tempo il tuo cuore non batte? E' forse vita la tua?! Guardami, questo è ciò che sei, un disegno, un pezzo di carta in bellavista per la città. Certo tutti ti applaudono e ti osannano, sei conosciuto, ma che ne è del piccolo Terry, che ne è del giovane pieno di ardore e di sogni, pronto a sfidare il mondo, non volevi essere come tuo padre e sei peggio di lui; hai soffocato il tuo spirito ribelle, hai seppellito l'amore, hai dimenticato cosa vuol dire lottare, sei un sacco vuoto, fai del male a te stesso, a Susanna e a Candy... oh, sì, Candy, la piccola dolce Tarzan Tutte Lentiggini, perché ti sei arreso?-

Terence era livido, avrebbe voluto rispondergli, dirgli quanto soffriva, quanto gli era costata quella decisione, quanto si sentiva oppresso dal senso di colpa, certo era facile giudicare, ma le parole rimasero lì, chiuse nella sua gola, in quella lacrima che riuscì a trattenere, perché in fondo era tutto vero; non era più se stesso.

-Cosa dovrei fare dunque, tu che sembri avere tutte le verità in tasca rispondimi, visto che tutto è così semplice a tuo avviso, dovrei voltare le spalle alle mie responsabilità?-
-No, ma neanche nasconderti dietro al senso dell'onore e cose di questo genere, una soluzione c'è sempre se lo si vuole, e qui entro in gioco io; avrai un'opportunità, ti visiteranno tre spiriti, e ti mostreranno immagini che ti faranno riflettere, non sprecare l'occasione, ricorda si vive una volta sola, amico mio- detto ciò svanì. Con passo incerto Terence si avvicinò al muro e fissò l'immagine, la sfiorò cauto, poi diede un leggero pugno, nulla... decise che per quel giorno era troppo, guardò la sua scimmietta e la tentazione fu davvero troppo forte, senza pensare tanto l'afferrò, si infilò sotto le coperte e cercò di prendere sonno.

 

Un intenso profumo di rose, gli fece aprire gli occhi, non riusciva a capire dove fosse, il giardino che lo circondava era davvero bello, pieno di rose di ogni colore, poi lo vide: un giovane ragazzo biondo era intento a curarle, si girò e sorrise. Aveva l'aria molto giovane, due grandi occhi azzurri e gentili, lo salutò con voce cristallina:

-Benvenuto nel mio piccolo angolo di paradiso-.
-Ma dove diavolo...-
-Uh, buono quello, meglio non nominarlo, dunque io sono Anthony, hai presente quello morto cadendo da cavallo che non tornerà anche se Candy dovesse urlare il mio nome?!-
-Beh, sai, io ero... ecco ammetto che ero geloso, ma volevo davvero aiutarla-
-Lo so, ho capito quanto sei diciamo istintivo, ma ti dirò ero davvero contento che ti avesse trovato, volevo che fosse felice, lei se lo merita, ma tu l'hai lasciata andare, sono profondamente deluso, ecco perché ho chiesto di essere il tuo Spirito dei Natali passati, sei pronto?- -Pronto per cosa?-

Anthony schioccò le dita e con Terry si ritrovò in una camera illuminata solo da una candela, era una bella stanza spaziosa con un salottino dove spiccava un albero di Natale e con annessa una stanzetta dei giochi, Anthony guardò Terence con aria interrogativa.
-La mia camera nella residenza londinese di mio padre e se questa è la Vigilia di Natale sono sicuramente sul divanetto vicino alla finestra... eccomi infatti-
-Sei piccolo, quanti anni avevi?-
-Credo cinque, a quell'epoca aspettavo con ansia il giorno di Natale, solo che come al solito rimarrò deluso-
-Cosa desideravi, mi sembra che non ti manchi nulla- Terry si avvicinò a se stesso:
-Volevo un po' d'affetto, speravo di svegliarmi e vedere la mia mamma che mi abbracciava, accendevo quella candela per paura che Babbo Natale sbagliasse stanza... sai perché c'è un albero in quell'angolo? La mia dolce matrigna non gradiva la mia presenza, così i miei regali venivano posizionati lì, mio padre passava, mi chiedeva se ero felice e poi se ne andava e lo rivedevo a pranzo... ho smesso presto di credere in Babbo Natale-

Anthony gli mise una mano sulla spalla, il moro si alzò e si lasciò trasportare; subito non riconobbe il posto, poi il suo cuore ebbe un tuffo, si era impresso bene nella memoria quel paesaggio innevato, quella collina dove così tante volte lei era corsa, ed eccola lì davanti a lui la Casa di Pony.
-Anthony, ti prego dimmi, sto per vederla da piccola...- Il biondino si girò con un enorme sorriso sulle labbra:
-Spero che sarà un bel regalo per te, non è stato facile ottenere il permesso per mostrarti i suoi ricordi. Fu quasi trattenendo il fiato che varcò l'ingresso, subito riconobbe quel calore, quella sensazione bellissima di casa, di amore, l'odore della cannella e delle mele caramellate ed infine le risate dei bambini. Poi con un tuffo al cuore vide due codini biondi, un nasino all'insù pieno di lentiggini e due grandi occhioni verdi; aveva un'espressione birichina ed era sporca di cioccolata, Suor Maria, la stava rimproverando... doveva avere circa quattro anni.

-Cielo, è dolcissima, è proprio così che l'ho sempre immaginata- Guardarono i bambini giocare felici, poi le due brave donne li misero tutti a letto ed appena tutto fu silenzio videro Candy alzarsi, andò davanti all'alberello decorato e con le manine giunte espresse un desiderio a bassa voce:
-Mi porteresti un'abbraccio da una mamma e un papà? Solo quello però perché io voglio stare con Annie- Che tenera la sua piccola Tutte Lentiggini, come sempre generosa ed altruista, Terry la seguì con lo sguardo e la vide sparire nella cameretta, sarebbe rimasto lì se avesse potuto, ma Anthony lo riportò nel giardino:
-Hai visto, alla fine speravate nella stessa cosa, amore, Terence, affetto, ne avete tanto dentro di voi, riflettici.-

Terence si risvegliò all'improvviso, era ancora nel suo appartamentino, calde lacrime uscivano senza che riuscisse a controllarle, lacrime salate ed amare come la sua esistenza, non sapeva se fosse reale ciò che aveva vissuto, sapeva solo di essere ancora più scosso; si preparò una tazza di tè e prese il copione, forse così si sarebbe rilassato, tentò di concentrarsi ed alla fine il sonno ebbe la meglio in quella notte così strana.

 

-Oh, Cielo, non di nuovo...- eppure era di nuovo sveglio, in un posto che non riusciva a ricordare, sembrava una sorta di magazzino pieno di oggetti e confusione ovunque.

-Ciao Terence, è un bel po' che non ci si vede-.
Terry riconobbe subito la voce si girò e si trovò davanti qualcuno che non pensava proprio di rivedere...
-Stear, Stear Cornwell, io, ecco sono davvero dispiaciuto per ciò che ti è successo-.
-Grazie Terence, sai la cosa che più mi angustia è la sofferenza che ho causato alla mia Patty, per questo sono qui, se il mio contributo sarà d'aiuto a voi due, in parte compenserà le mie mancanze-
-Dimmi, è doloroso morire?-
-Sicuramente meno che vivere un'esistenza vuota come quella che entrambi vivete, vieni non abbiamo molto tempo- e con quelle parole afferrò la mano dell'attore ed insieme si ritrovarono nuovamente alla Casa di Pony.

-Ricordi quel giorno con Albert a Chicago, la guardasti da lontano, avevi l'opportunità di riprendere le vostre vite, la vostra storia, ma decidesti nuovamente e scioccamente che era meglio di no, credi davvero che lei fosse andata oltre, che fosse serena? Allora abbi il coraggio di varcare quella soglia, è sola, vai, vai a vedere quanto è serena-.

Terry respirò a fondo ed entrò; Candy era sul letto, gli occhi erano gonfi e rossi, ai suoi piedi una scatola aperta con tutti i ritagli che aveva raccolto su di lui, lettere che portavano la grafia di sua madre Eleonor e di fianco a lei una rivista. La pagina in cui era aperta mostrava alcune foto sue e di Susanna, Terry incuriosito guardò... la signora Marlowe annunciava l'avvicinarsi delle nozze. Non sapeva se essere maggiormente stupito o più arrabbiato, al culmine della sua riflessione e del proposito di strozzare la donna appena l'avesse vista, una lettera attirò la sua attenzione; non era di sua madre, ma di Susanna ed era bagnata dalle lacrime di Candy. Susanna, la salvatrice, faceva presente alla sua Tutte Lentiggini, quanto fossero felici e quanto la ringraziava per aver rinunciato a lui, quanto era stata generosa e di non preoccuparsi poiché Terry si prendeva grande cura di lei; Terence corse fuori... rabbia, dolore, una gran voglia di vendetta, delusione e la voglia di urlare tutto quanto.

-Come osano, come si permettono di manipolare a loro piacere la vita degli altri, fino a che punto si può essere meschini nella vita e fino a che punto io non ho saputo vedere, Stear come ho fatto a non capire dove mi stavano portando?!-
-Terence non si vive di rimpianti, ma di presente, io non posso tornare indietro, ma tu puoi, io non ho valutato che il prezzo del mio gesto sarebbe costato tanto a chi mi amava, tu poni rimedio, tu sei in tempo... Terence fammi un favore, se mai vedrai la mia Patty dille che veglio sempre su di lei, che non smetterò mai di amarla, però lei deve andare avanti e proseguire con la sua vita senza sentirsi in colpa, ti prego-
-Lo farò, dobbiamo lasciarci vero??-
-Sì, il mio tempo è finito, ma c'è ancora una cosa il mio piccolo Carillon della Felicità, solo tu puoi aggiustarlo...-

Detto ciò, Terry si ritrovò seduto per terra nel suo appartamentino con un gran peso sul cuore, ma non ci fu tempo per riflettere, lo scenario mutò all'improvviso, mostrandogli un luogo che amava, quell'angolo di Scozia custode della sua breve felicità; in quel salotto con il camino testimone della rinascita del rapporto con sua madre, e, dell'amore adolescenziale per quella piccola grande donna, lo attendeva il più improbabile dei personaggi:
-Nonno??-

-Proprio io, ragazzo mio, so che non te lo saresti mai aspettato e che molto probabilmente mi detesti, ma dammi un'opportunità, ho commesso tanti errori nella mia vita, vorrei porre rimedio in parte; siedi, ti prego, ti racconterò di un ragazzo che era come te. Era un ribelle, un turbolento, tutti i ragazzi Granchester lo sono stati, si era innamorato di una bellissima donna, una giovane americana amante del teatro... oh, so che conosci la storia dei tuoi, quello che non sai è che io ricattai tuo padre, gli feci credere che le ultime volontà di tua nonna fossero che sposasse la tua matrigna. Ho falsificato una lettera e lui sul letto di morte di sua madre promise, amava molto la nonna; quella promessa estorta con l'inganno è costata la felicità di già troppe persone e tu ne hai aggiunta un'altra, altrettanto estorta con un ricatto psicologico e affettivo-
-Perché Sua Grazia non me ne ha parlato?-
-Perché Richard è come te, testardo, chiuso abituato a mostrare ciò che non è; ti prego, Terence, rompi questa catena, liberaci tutti, perdona questo vecchio sciagurato e dai un'opportunità a tuo padre- -Grazie per le tue parole, ora so davvero cosa fare senza rimorsi, non posso perdonarti per qualcosa che non hai fatto direttamente a me, ma posso forse tentare di comprendere ed essere tollerante, sei stato uno sconsiderato, ma sono stanco di giudicare, ti apprezzo per la tua franchezza-.

 

D'un tratto sereno si svegliò nel suo letto con la scimmietta, non avrebbe più perso tempo. Lavato e sbarbato mise poche cose in una valigia, passò dal teatro ed incontrò Robert, gli disse dei suoi propositi e gli promise di tornare in tempo per la messa in scena, fece alcuni acquisti, tra cui un biglietto per il treno e si recò all'appuntamento con sua madre, infine le Marlowe. Aprì la porta d'ingresso per la prima volta con il sorriso ed il cuore leggero:
-Buongiorno signore, vedo che ci siete entrambe, bene non sprecherò fiato prezioso-
-Terence, fai colazione con noi?-
-Non ho tempo, ma ho alcune precisazioni, vorrei che venisse pubblicata la smentita sulle nostre nozze- e qui la signora Marlowe impallidì -Poi vi avviso che parto, vado a La Porte-
-No, non puoi, avevi promesso di starmi accanto-
-Non intendo abbandonarti, potete tenervi questo alloggio e continuerò a pagarti le cure, Stewart viene con me però, mia madre è interessata alla tua scrittura, perciò come vedi economicamente non vi mancherà nulla-.

-Ma, Terence, io... io credevo che-
-Mi dispiace, non posso più mentire a me stesso, Susanna ci stiamo facendo del male, lo sai che non ti amo, ma possiamo essere buoni amici-
-Buoni amici! è per questo che ho dato la mia gamba?-
-Beh, il conto era salato, Candy ed io ti abbiamo dato quattro anni della nostra vita, non ti paiono abbastanza per un gesto che dovrebbe essere altruistico?-

Susanna abbassò il capo e, mentre sua madre tentava di protestare, Terry uscì, non si sentiva in colpa. Il viaggio per la Casa di Pony sembrò eterno, numerosi dubbi lo assalirono, era convinto di aver sognato tutto, ma quella scatolina che teneva in tasca e che ogni tanto stringeva, gli infondeva coraggio.

La sera del 24 dicembre il primo ad avvertire qualcosa di diverso fu il piccolo Klin; Candy aveva preso l'abitudine di salire sulla collina, andava da Papà Albero, si appoggiava al suo tronco, chiudeva gli occhi e diceva una preghiera per lui, per quell'amore mai più nominato; Terry vide il suo cappellino rosso da lontano, il cuore sembrava un cavallo al galoppo, forse avrebbe finito con uscirgli dal petto...

 

-Terry... Non so perché all'improvviso sentissi la necessità di pronunciare il suo nome ad alta voce. "Che stupida, chi potrebbe rispondermi, il vento forse, dopo l'articolo che ho letto e la lettera di Susanna giunta ieri, so che non sono più nei suoi pensieri, ma non so come troverò la forza di continuare e vorrei che queste lacrime smettessero di scendere, domani arriveranno Albert, Annie ed Archie e sono convinta che la grande sorpresa di cui parlavano sia una visita di Patty"

-Buona fortuna, amore mio, sii felice-
-Oh credo che lo sarò e molto anche, se tu vorrai ascoltarmi-
Non è possibile, mi volto immediatamente, la sua voce profonda si è fatta più marcata, chiudo e riapro gli occhi, ma lui è lì con le braccia aperte, è più alto e più uomo di come lo ricordavo, ma i suoi occhi brillano di un blu così intenso e il suo petto accogliente è così caldo e quando ci affondo il viso mi sento avvolgere dal suo abbraccio, profuma ancora in modo inebriante... Oh mio Dio se questo è un sogno non svegliarmi.

 

Dopo averla sentita pronunciare il mio nome, non ho più resistito, mi sono palesato, le ho sorriso ed ho aperto le braccia, lei ci si è tuffata; la stringo e la sento tremare, allora stringo di più, quante cose mi ero preparato da dirle, ma ora mi manca il fiato riesco solo a pensare che quel corpo caldo e profumato di fiori e fragole è lei, solo che è una donna ormai, la donna più bella che io abbia mai visto ed io posso finalmente affondare di nuovo le mani nei suoi ricci ribelli e un sorriso da ebete mi si è stampato in faccia e non se ne va, poi lei rompe quel silenzio magico.

-Terry, ma come è possibile, cioè perché sei qui, io non capisco, come hai fatto ad arrivare e...-
-Una domanda per volta scimmietta, sono qui per te, per noi, perché non potevo più starti lontano, so che non c'è nulla di razionale in ciò che sto per fare, ma credo che avremo tutto il tempo per le spiegazioni e i racconti, abbiamo quattro anni da recuperare e sono tante le cose che devo dirti e che voglio sapere, ma ora quello che mi preme di più è sapere se sono in tempo-
-In tempo per cosa?-
-Per sapere se posso dirti che ti amo, che voglio vivere con te fino alla fine dei nostri giorni, che voglio avere tutti i figli che Dio ci donerà, che voglio una casa piena d'amore, insomma- ed afferrò la scatolina e glielo mostrò. -Vuoi diventare la signora Granchester?! Perché io vorrei tanto essere il signor Tarzan Tutte Lentiggini!-
-Oh, Terry! Verrà mai il giorno in cui riuscirai ad essere serio fino in fondo?-
-Non lo so, ma so che ti amo da morire, Candy, ti prego regalami il mio primo vero Natale-
-Però sappi che non ti cederò neanche una lentiggine-
-Questo è un sì...-
-Il sì più grande che io possa dirti, Terry, ti amo- Il bacio che ci scambiamo subito dopo è stato qualcosa di travolgente, quattro anni d'amore sofferto e mai sopito vengono riversate in quell'incontro delle nostre labbra e delle nostre anime. Ci abbiamo messo un bel po' a rientrare tra un bacio e l'altro, le mamme di Candy mi accolgono come se mi fossi allontanato solo ieri, sarà un Natale da favola questo... il nostro Canto di Natale.

 

-Cugino, credi che se facessimo visita anche ad Iriza e Neal, potremmo cambiare le loro vite?- -No, Stear, credo che neanche tutta la magia del mondo cambierebbe quei due!-
   
 
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