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Autore: LorasWeasley    18/12/2021    2 recensioni
future|fic [semishira | kuroken | iwaoi]
Tre piccole storie di Ami (figlia di Semi e Shirabu), Kea (figlio di Kuro e Kenma) e Haru (figlio di Oikawa e Iwaizumi) con i loro animali domestici: gli amici che non li abbandoneranno mai.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Kenjiro Shirabu, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo, Tooru Oikawa
Note: Kidfic | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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n.a. Come ormai quasi tutte le storie che sto pubblicando in questo periodo, anche questa fa parte della serie dei bambini! In particolare, questa storia è un insieme di tre storie dove l'unico elemento in comune sono gli animali domestici. La parte con Kea (kuroken) e quella con Haru (iwaoi) si può leggere tranquillamente anche senza aver letto le precedenti storie di questi due bambini, anche perché quelle pubblicate sono ambientate cronologicamente dopo tutto ciò. Al contrario, la storia di Ami (semishira) è un diretto continuo della sua storia "Non si può essere amici di tutti". Non si deve leggere per forza, ma lo consiglio se si vuole comprendere meglio la storia. Se comunque non vi piace la coppia, potete tranquillamente saltarla e leggere solo le ultime due, poiché le tre storie sono tutte divise da un segnale.
Alla prossima!
Deh



 
Gli amici che non ti abbandonano


-Noi non meritiamo quella bambina, è troppo buona- affermò Shirabu entrando nella loro camera da letto e trovando Semi che si stava già togliendo i vestiti per mettere il pigiama.
Il cantante rise mentre chiedeva –Che ha fatto questa volta?
-Le ho chiesto se volesse qualcosa in particolare per il suo compleanno, ma ha detto che non ha bisogno di nulla perché noi siamo i migliori genitori del mondo e non potrebbe desiderare nient’altro.
Semi sorrise mentre un fuoco si accendeva dentro il suo petto, non avrebbe mai detto abbastanza quanto amava la loro Ami.
-In realtà- disse poi –avrei un’idea su cosa potremo regalarle, se a te va bene.
Shirabu alzò uno sguardo curioso su di lui –cosa?
-Stavo pensando alla questione che ha ancora difficoltà a diventare amica con gli altri bambini, quindi pensavo… perché non le regaliamo un amico noi?
Shirabu corrugò la fronte –Non puoi regalare dei bambini!
-No, non un bambino- rise -pensavo più a un amico a quattro zampe.
 
Fu così che, una settimana dopo, alla vigilia del settimo compleanno della bambina, i due uomini avevano preso un cucciolo di volpino bianco che, al momento, era grande quanto una delle loro mani.
-Buongiorno principessa- la salutò Shirabu quando la vide raggiungerli in cucina con gli occhi assonnati e i capelli biondi che erano un nido aggrovigliato –buon compleanno.
Lei sorrise felice e accettò i baci dei suoi genitori ringraziandoli sincera.
-Vieni un attimo con noi- le disse Semi mentre si dirigeva in soggiorno –vogliamo darti il regalo prima di fare colazione.
-Non volete aspettare la festa di stasera?
Non le risposero e Shirabu le mise una mano sulla schiena per spingerla ad avvicinarsi all’altro padre che aveva appena preso una scatola.
La bambina prese il pacco con devozione e aprì il coperchio che era stato solo appoggiato. Rimase bloccata nel vedere quella piccola palla di pelo bianca che la fissava mentre iniziava a scodinzolare felice.
Ami afferrò il cagnolino con mani tremanti, se lo strinse contro e iniziò a piangere con così tanta enfasi che i suoi genitori iniziarono a preoccuparsi. Non aveva pianto in quel modo neanche quando era caduta dalla bici e si era slogata la caviglia.
-Ami…- chiamò Kenjiro in ansia –Qual è il problema? Non ti piace? Non lo vuoi? Perché possiamo…
-È bellissimo- singhiozzò la bambina mentre si stringeva di più il cagnolino contro e continuava a piangere –è il più bel regalo di sempre, vi amo così tanto!
Il volpino iniziò a leccarle il volto e a scodinzolare più veloce tra le sue braccia, questo portò la bambina a ridere e piangere ancora di più.
Shirabu sospirò di sollievo nel rendersi conto che quel pianto era solo di commozione e Semi rise mentre se lo tirava contro e lo baciava. Ami corse da loro, si unì al loro abbraccio e continuò a ringraziarli con un sacco di belle parole e baci, il tutto mentre continuava a tenersi stretto il nuovo membro della loro famiglia tra le braccia.

 
-
 
Kuro e Kenma avevano sempre avuto dei gatti. Li avevano avuti da piccoli nelle loro case, li avevano avuti a scuola quando avevano adottato quelli che passeggiavano nel retro della palestra, li avevano avuti nel tragitto a piedi che facevano verso casa e li avevano avuti quando si erano trasferiti insieme.
Con l’arrivo di Kea, tuttavia, i due non erano più stati tanto sicuri che fossero degli animali adatti a un bambino piccolo. Così avevano continuato ad averli, ma solo se restavano fuori casa nel loro giardino: gli davano comunque da mangiare ogni giorno e gli avevano costruito una calda cuccia per le stagioni invernali.
Nonostante il perfetto equilibrio che avevano trovato, quando Kea fu a pochi mesi dai suoi due anni, le cose iniziarono a cambiare.
Quella domenica pomeriggio Kuro e Kea stavano giocando in giardino, con Kenma sdraiato sulla sdraio a guardarli mentre cercava di passare un livello difficilissimo alla switch che lo aveva tenuto impegnato per ben quattro giorni.
Il bambino non sapeva ancora camminare bene, ma gattonava ovunque e fu quello che iniziò a fare quando qualcos’altro attirò la sua attenzione.
Quando Kenma si voltò al suono dei cespugli che venivano spostati, si voltò confuso e urlò infuriato il nome del marito quando vide che il loro bambino era per metà dentro una siepe.
-Arrivo, arrivo- rispose in fretta Kuro ridendo mentre si alzava pronto a liberarlo.
Ma Kea riuscì a tirarsi fuori da lì senza l’aiuto di nessuno e non era solo, stringeva tra le braccia un gatto grigio e peloso che era grande quasi quanto lui. L’animale non sembrava molto felice della situazione a giudicare dal suo cipiglio infastidito, ma non fece nulla per divincolarsi o graffiare il bambino.
Kea sembrava soddisfatto di quello che aveva trovato e, alzandolo per mostrarlo ai genitori, disse un semplice –Mio!
Quello fu il primo gatto che Kea adottò, ma non l’ultimo. Iniziò a capitare sempre più spesso che Kuro o Kenma passavano per una stanza o controllavano il loro bambino nella sua camera e lo trovavano in compagnia di gatti sempre diversi. Dove riuscisse a prenderli era ancora un mistero.
-C’è un gatto arancione che dorme nel nostro divano- annunciò Tetsuro una sera mentre entrava nella loro camera da letto.
-L’informazione non mi stupisce- rispose Kenma mentre finiva di scrivere nel proprio canale gli annunci della prossima settimana attraverso il cellulare.
-Era già nostro?- domandò confuso il corvino mentre lo raggiungeva.
-Arancione hai detto? Non ricordo di averlo visto prima, in realtà.
-Appunto, avevo lo stesso pensiero.
Kenma aspettò che il proprio post fosse pubblicato, poi chiuse l’applicazione e posò il cellulare sopra il comodino, infine si voltò verso il marito pronto a dargli tutta la sua attenzione.
-Forse dovremmo iniziare a dire a Kea che casa nostra non è un hotel per tutti i gatti del quartiere.
-Ma è nostro figlio…
I due uomini si guardarono consapevoli di quella verità, infine sospirarono quasi all’unisono e Kenma concluse –Hai ragione, sarebbe una conversazione buttata al vento.

 
-
 
-Ahi!- esclamò Oikawa dal sedile sul retro della loro macchina.
-Che hai fatto? Il bambino sta bene?- si preoccupò subito Iwaizumi lanciandogli uno sguardo dallo specchietto retrovisore.
Avevano appena adottato Haru e lo stavano portando a casa per la prima volta, così mentre lui guidava, Oikawa aveva deciso di sedersi dietro per rimanere accanto al bambino nel suo nuovo seggiolino.
-Il bambino sta bene- rispose piccato il pallavolista –è stato lui che mi ha morso!
Hajime rise –E tu non mettergli il dito in bocca!
-Neanche E.T. mi morde e deve farlo lui?
Il marito si limitò a continuare a ridere.
Haru era adorabile e uno di quei bambini che si poteva definire in tutti modi meno che calmo. Tooru aveva visto in lui il carattere selvaggio che Hajime aveva da bambino e il suo non volerla dare vinta a nessuno che gli ricordava invece se stesso. La prima volta che aveva posato gli occhi su di lui, in orfanotrofio, l’aveva visto litigare con un bambino di tre anni per un giocattolo e vincere, il tutto nonostante non sapesse ancora neanche parlare! Fu in quel preciso istante che aveva capito che sarebbe stato il loro bambino.
Ripensò alla sua frase e in un sospiro chiese –Pensi che staranno bene? Lui ed E.T. insieme?
E.T. era il labrador che avevano preso solo qualche mese prima, era ancora piccolo e giocherellone e, solo in quel momento, a Tooru stavano venendo i primi dubbi sul fatto che i due avrebbero potuto odiarsi o essere gelosi l’uno dell’altro.
-Ho un buon presentimento- rispose Hajime e quello fece morire ogni sua paranoia.
Arrivati a casa, E.T. fece loro le feste all’ingresso e fissò con curiosità il piccolo bambino di un anno tra le braccia di Oikawa.
-Ora vi presento- disse Tooru nonostante nessuno dei due potesse capirlo.
Pochi minuti dopo, Tooru si sedette sul pavimento in legno del loro soggiorno con Haru tra le braccia.
Il bambino stava fissando con circospezione il cane e questo lo stava fissando a sua volta curioso.
Fu E.T. il primo a fare la sua mossa, gli si avvicinò e iniziò ad annusarlo, per poi abbaiare e leccargli la faccia.
Tooru era sicuro che a quel punto il suo bambino avrebbe iniziato a piangere, era già pronto a consolarlo ma questo iniziò a ridere. Poi allungò le sue braccine verso l’animale e iniziò a scalpitare in attesa che il padre lo lasciasse andare.
Haru gattonava e, così facendo, raggiunse subito il labrador che si era messo in attesa, con il petto contro il pavimento e il sedere in su mentre la sua coda scodinzolava velocissima.
Haru raggiunse E.T. e gli saltò addosso mentre rideva e urlava felice, il cane non era da meno.
Tooru li fissò innamorato, intervenendo di tanto in tanto per evitare che il bambino si facesse male.
Hajime s’inginocchiò al suo fianco e disse –Visto? Sapevo che sarebbero andati d’accordo.
Tooru lo fissò con gli occhi lucidi, poi sussurrò con il tono di chi aveva appena realizzato qualcosa –questa è la nostra famiglia.
-Lo è- Hajime si spinse in avanti e lo baciò profondamente.

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