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Autore: MauraLCohen    18/12/2021    2 recensioni
Il primo Chrismukkah di Sophie Rose, a pochi mesi, nella casa di Berkeley che la vedrà crescere.
Seth orchestra la ciurma che lavora, rimanendo il direttore silente che indica senza mai aiutare, mentre gli altri si rendono utili. Sandy e Kirsten pensano all’albero, alle decorazioni e architettano una sorpresa per la loro bambina, ma non rinunciano a qualche momento per loro.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen, Sandy Cohen, Seth Cohen, Sophie Rosie Cohen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il primo Chrismukkah con Sophie Rose
Prompt di Jo Die
Dal gruppo Facebook
Piume d’ottone 

________________________


Frammenti di un 
Chrismukkah


22 dicembre 2007

Era arrivato, finalmente: il primo Chrismukkah della piccola Sophie Rose.
Seth non sapeva perché si sentiva così eccitato - in fondo, come, spesso, diceva lui, Sophie era ancora troppo piccola per poter capire cosa le succedeva intorno - eppure lui non stava nella pelle. Aveva lasciato Providence con due giorni d’anticipo rispetto a Summer per arrivare a Berkeley prima di tutti e assicurarsi che il piano d’azione per il miglior Chrismukkah di sempre seguisse la tabella di marcia senza intoppi. 
Non aveva nemmeno disfatto le valigie, che giacevano in un angolo della sua vecchia camera e che attendevano, pazienti, che lui le aprisse e scegliesse qualche maglietta dei supereroi da indossare, ma aveva già iniziato a dettare ordini, assegnare compiti e ruoli come un vero dittatore dispotico. 

“Mamma, a te il compito delle decorazioni, come ogni anno. Non giudico le tue scelte, ma devono essere di classe.”
Poi arrivava il turno del padre.
“Per Sandy Cohen l’infausto compito di assicurarsi che tutti i parenti e amici rispondano all’invito. Specie la nonna, non può mancare. E tu, mio amato e stimato padre, sei la persona giusta per persuadere tutti.”

A Ryan, Taylor e Summer erano spettati ruoli più semplici - da aiutanti di babbo Natale, aveva specificato lui mentre consegnava ai suoi amici la lista delle cose da fare.
Ryan lo avrebbe aiutato ad allestire lo spettacolo di Natale per Sophie - chi meglio di un architetto e un grafico per farlo? - mentre Summer e Taylor avrebbero impacchettato i regali e recuperato chippà di Natale, vischio e qualche cerchietto con le corna di renna in velluto. 
Per sé, poi, aveva riservato quello che gli piaceva definire il suo compito speciale, cioè reperire la calza di Babbo Natale col nome di Sophie Rose scritto in verticale. Si era occupato lui di procurarle ad ogni membro della famiglia, fin da quando era piccolissimo, motivo per cui sapeva già a chi commissionare il lavoro. 

 

***

 

23 dicembre 2007

“Non credo di aver mai visto nostro figlio così eccitato per qualcosa” confidò Sandy alla moglie, mentre questa era impegnata ad osservare un maestoso albero folto e appuntito. Il più alto di tutti, a detta dell’uomo che li vendeva. 
Kirsten si voltò appena verso Sandy, conservando ancora per qualche istante un ciuffo di aghi di pino tra le dita. “Perché ci tiene davvero che vada tutto bene. Lo conosci, gli piace darsi quel tono da cinico ventenne, ma farebbe di tutto per le persone che ama.” Sorrise. “Sai, mi ricorda qualcuno…” scherzò, abbandonando l’albero per cingere il collo di Sandy con entrambe le braccia. 
Questi annuì divertito, stando al gioco della moglie. “Ah sì?” Fece da eco e lei prese ad annuire, baciando il centro del suo bel sorriso. 
Si allontanarono subito, non potendo condividere grandi dimostrazioni d’affetto in mezzo ad una folla di californiani di fretta, ma rimasero l’uno nelle braccia dell’altro ancora per qualche breve minuto, rimuginando su quale albero comprare. 
Seth non aveva assegnato a loro quel compito, sapendo quanto fosse importante per Summer essere lei a dare il verdetto finale sull’albero da portare a casa, ma quel piccolo spiazzo gremito di alberi e persone, con i campanacci e il vischio sull’insegna sospesa a mezz’aria era stato un richiamo troppo forte per entrambi, così ci si erano fiondati dentro come due bambini in un negozio di giocattoli. 

Alla fine caricarono sul tetto della macchina quello che Kirsten aveva accarezzato e scrutato con estrema meticolosità e lo avevano scaricato direttamente nell’angolo del soggiorno tra la libreria e il camino. 

Era maestoso e, nel punto giusto, con gli addobbi giusti, sarebbe stato davvero l’albero più bello di tutti. Sandy e Kirsten ne erano certi. Così il papà raccolse la piccola Sophie dalla culla di cuscini che le avevano creato intorno sul divano e se la portò al petto, facendo attenzione a sorreggere la sua testolina nel modo corretto. 

“Guarda l’albero, Sophie, la mamma e il papà lo hanno scelto per te. Ti piace?” Le disse, avvicinandola ai rami sporgenti. La piccola emise un vagito colorito da un bel sorriso sdentato e, con la potenza che Sandy non si aspettava, afferrò un rametto rivestito d’aghi con la mano paffuta. 

Ci fu solo il tempo di un breve richiamo, poi l’albero crollò a terra fendendo l’aria nella stanza e finendo per metà sul divano. Sophie scalcilò divertita da tutto quel movimento. 

“È durato meno del previsto” disse Kirsten, scoppiando a ridere e Sandy non potè che darle ragione, mentre guardava la loro bambina gongolare per la monelleria involontaria. 

 

***

Mattina del 24 dicembre 2007

Nessuno aveva osato mettere un piede fuori dal letto in quella fredda mattina della vigilia. Fuori dalle finestre il vento sbatteva con rabbia contro i venti, muovendo i rami spogli degli alberi e facendo abbottonare nei pesanti cappotti qualche coraggioso passante che lo sfidava per un caffé al bar o per recuperare qualche acquisto dell’ultimo minuto. 

La casa dei Cohen, dunque, era insolitamente silenziosa per ritrovarsi con tutte le camere degli ospiti occupate da qualche amico e dai parenti. Solo Sandy era sveglio, anche se, come tutti, aveva deciso di godersi il tepore offerto dalle coperte; era supino nel letto, Kirsten dormiva lì di fianco con la testa sul suo petto e lui, distrattamente, le accarezzava la spalla nuda. Guardò l’orario sulla sveglia nel comodino: era l’alba. Normalmente, a quell’ora, sarebbe andato a fare surf, ma per nulla al mondo si sarebbe trascinato nell’acqua gelata il ventiquattro mattina, rinunciando all’abbraccio della moglie. Fin dai tempi del college, gli amici lo prendevano in giro per quel suo essere così attaccato ai risvegli con Kirsten; sapeva che spesso si era perso (e continuava a perdersi) gran belle onde, ma ogni volta che apriva gli occhi e trovava Kirsten accucciata vicino o sopra di lui, il suo cuore non aveva la forza di lasciarla svegliare da sola. Così restava lì e la cullava finché anche lei non si svegliava e - questo non glielo avrebbe fatto rimangiare nemmeno la peggior lite del mondo - ne valeva sempre la pena. 
Amava sua moglie, la loro vita insieme, i loro figli… E adesso, che con loro c’era la piccola Sophie Rose, amava tutto quello ancora di più. 

Si guardò attorno, incuriosito dal pensiero di Sophie. Lei dormiva nella culla, ad un piede dal letto, ma ancora non aveva dato alcun cenno di sé. Di solito urlerebbe o mugugnerebbe qualcosa di incomprensibile, invece, quella mattina aveva optato per il silenzio. 

“Sophie?” Provò a chiamarla, lui. 

Silenzio. 

Sophie-Soph?” Riprovò. 

Di nuovo. Silenzio.

Allora Sandy si protese su un avambraccio, facendo attenzione a non disturbare il sonno di Kirsten, e la vide là, tra le lenzuola colorate, la sua piccola bimba di qualche mese. Dormiva col dito in bocca e con qualche ciuffo biondo che puntava il soffitto. Il pancino si gonfiava ritmicamente e lei non dava alcun segno di volersi svegliare. Quell’immagine lo fece sorridere col cuore. 

“Sei tale e quale a tua madre” scherzò, spostando lo sguardo sulla donna che dormiva con la stessa espressione della figlia. Sandy le accarezzò la guancia col dorso delle dita. “Vi amo” le mormorò, spostandole una ciocca dietro l’orecchio, per poi tornare a sdraiarsi a sua volta. 

 

(…)

 

Notte del 24 dicembre 2007 

Era arrivato, finalmente.
Il cenone, la festa, i regali…
Stava filando tutto liscio, Seth non poteva esserne più felice. 
Sua madre aveva sgobbato tutta la sera tra i fornelli, preparando ogni tipo di manicaretto e pietanza. Sembrava una tavola infinita, quella che aveva allestito per loro. Antipasti di ogni tipo, primi piatti di terra, di mare, per ogni gusto, e non si era risparmiata nemmeno con i secondi e con il dessert. Era un peccato che Sophie non avesse potuto assaggiare nulla, ma lui gli aveva promesso che al prossimo Chrismukkah anche quello sarebbe stato tutto per lei. A cena avevano scherzato, Sandy aveva fatto il suo consueto (e infinito) discorso che conquistava sempre il pubblico: aveva parlato della famiglia, degli amici, dell’orgoglio per i suoi figli e - immancabile - una sviolinata nei confronti di Kirsten. Era una sorta di rituale che si ripeteva negli anni, ma nonostante Seth lo conoscesse a memoria, di nascosto, lo aspettava col cuore in gola. 

Fin da piccolo si era ritenuto fortunato di poter crescere in una famiglia come la sua, in cui non importava quante difficoltà si presentassero o quanti litigi scoppiassero, l’amore non mancava mai, così come le risate, i bei momenti… Sapeva di non essersi comportato sempre bene nei confonti dei suoi genitori, la fuga a Portland era solo uno dei tanti esempi che avrebbe potuto fare, ma era grato ad entrambi per la vita che gli avevano permesso di vivere, per gli insegnamenti che gli avevano dato e per avergli sempre mostrato che forma avesse l’amore, quello vero. Per questo, ora, guardava Summer e non aveva alcun dubbio. Era lei il suo Sandy…

“Cohen, che fai lì in disparte?” Summer, dal divano, balzò in piedi e lo prese per il braccio, tirandolo via da vicino al camino, per unirsi a lei, Ryan e Taylor. “Tuo padre sta per scendere” continuò, eccitata. “È così dolce che si travesta da Babbo Natale per Sophie.” Guardò Neil. “Tu non lo hai mai fatto per me.” 

Il chirurgo alzò le mani. Pochi padri reggevano il confronto con Sandy Cohen. 

Così, nel trambusto generale, mentre Kirsten iniziava a suonare un canto di Natale, dall’alto della scalinata, faceva la sua comparsa Babbo Natale, nel suo consueto vestito rosso e la barba lunga e bianchissima, come la neve che si era depositata nel giardino. 

“Oh oh oh… Sono Babbo Natale e sono venuto a portare i doni ai bambini più bravi.” L’enorme sacco marrone penzolava a destra e sinistra mentre San… Babbo Natale scendeva le scale. 

Ci era voluto un intero pomeriggio per trovare il vestito giusto. Sandy e Kirsten ne avevano visti a centinaia: uno era troppo grande, un altro peccava nella qualità della fattura, un altro ancora sembrava troppo finto e poi un altro, e un altro, e un altro, e un altro ancora. Diventavano tutti estremamente esigenti quando si trattava di Sophie Rose, ma i risultati poi si vedevano. 

“Eccone uno per te” Iniziò da Julie. 

“Un altro per te.” Fu il turno di Frank, poi del figlio che aveva con Julie. E Katline, Summer, Seth, Ryan e piano piano tutti i presenti, tranne KIrsten. Loro avevano una piccola tradizione da preservare: i loro regali se li scambiavano quando erano soli, in camera da letto, e tutti già dormivano. Era un modo per godersi appieno quel momento e l’intimità dei regali che solo loro potevano farsi, perché solo loro si conoscevano così a fondo da poter scegliere sempre il regalo perfetto per l’altro. Così ogni anno aspettavano. 

Dopo aver distribuito tutti i regali ai grandi, fu il turno della piccola Sophie, che trottava sulle gambe della nonna. 

“Oh oh oh, eccola qui!” Disse Babbo Natale prendendola in braccio. “Ciao, piccola Sophie Rose.” 

Sophie spalancò la bocca. “Gha. Gha.”

“Gha. Gha a te, tesoro. Ho una cosa per te. La vuoi vedere?” 

Forse sì, forse no. La risposta non la seppe mai nessuno, perché la piccola manina della bimba voleva a tutti i costi la barba di Babbo Natale e così non attese che qualcuno gliela desse, le strinse il pugno intorno e via, provò a staccarla.
Per un attimo tutti si lasciarono scappare un sonoro e duraturo nooo, ma Kirsten e Sandy conoscevano la loro bimba meglio di chiunque altro e quel tentativo di furto sapevano che ci sarebbe stato, così l’avevano fissata in modo tale che non potesse cadere facilmente. 
I presenti scoppiarono a ridere, mentre Sophie Rose, dopo un breve momento di sconcerto, decise di manifestare il suo disappunto con un fragoroso pianto, che subito trovò pace tra le braccia di sua madre. 

“Vieni qui, piccolina. C’è la mamma.” La cullò dolcemente tenendola vicina al seno e sussurrandole tra le rade ciocche bionde parole dolcissime per rasserenarla. Ci volle poco più di qualche minuto, ma ci riuscì e tutti poterono tornare a dedicarsi alle chiacchiere e ai regali, compreso Babbo Natale. Questi, infatti, aveva aiutato Kirsten a tranquillizzare Sophie Rose, accarezzandole la schiena minuta, affinché potesse tornare alle premure impazienti della nonna, che non voleva passare un solo minuto lontano dall’adorata nipotina. 

“Ed ora…” Sandy sorrise civettuolo in direzione di Kirsten “ Babbo Natale prende il suo, di regalo” e dicendo ciò, issò Kirsten con estrema facilità e la tenne stretta a sé, sorreggendola per le gambe e la schiena. Lei scoppiò a ridere, insieme a tutti gli altri, e gli portò le braccia al collo. 

“Mio marito potrebbe ingelosirsi” scherzò lei, al suo orecchio. 

“Senza dubbio” ribatté lui, ridendo sotto i baffi. 

Provarono ad avvicinare i loro visi per scambiarsi un bacio innocente, ma, prima che le loro labbra potessero sfiorarsi, Seth balzò tra loro e la nonna, afferrando Sophie. 

“Non potete contenervi? Almeno davanti a lei?” Borbottò, indicando con gli occhi il fagotto che stringeva a sé. “Andiamocene, Sophie, ti porto al sicuro da questi due. Avrai tempo per i traumi” le mormorò, ridacchiando, mentre si allontanava dai genitori. 



Note dell’autrice

Due pubblicazioni in due giorni? Siamo matti? 
Probabile!

Bentornat* a chiunque sia volut* passare da queste parti per legge ancora un po’ di Sandy, Kirsten e il resto del clan. Mi prendo qualche riga per ringraziare Ferkas il lupo per la maratona che ha fatto con le mie pubblicazioni. Ora mi metterò d’impegno per rispondere a ciascuna recensione come merita. 

Inoltre, devo confessarlo: mi mancava scrivere di Sandy e Kirsten con questa spontaneità. La storia è venuta fuori da sola e, nello scriverla, mi sono divertita tantissimo. Perciò grazie a Jo per il bellissimo prompt e a Piume d’Ottone per l’iniziativa: #christmaschallenge , di cui trovate il bando sul gruppo Facebook. 
Vi lascio con le manine cicciotte di Sophie e Sandy vestito da Babbo Natale. Oggettivamente, due immagini che dovrebbero essere esposte al Louvre e nei massimi musei mondiali. Sorry, I don’t make the rules.
Adesso torno nel mio angolino shipposo, per chiunque volesse unirsi, vi ricordo che siete i benvenut* su Twitter, Facebook e Instagram
Baciotti
Maura.




Parole: 2362.

   
 
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