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Autore: Doux_Ange    20/12/2021    0 recensioni
Il primo Natale, dopo la fine di DM12.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Christmas Time'
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ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS YOU

I don't want a lot for Christmas, there is just one thing I need…

Due mesi.
Sono passati due mesi dall’incidente.
Oddio, “incidente”.
Sì, in effetti Grillo ha ragione, ‘incidente’ non è esattamente la parola giusta per indicare una rapina condotta da un ex carcerato che per mesi ha mentito e frequentato un Capitano dei Carabinieri fino a condurla quasi alla morte.
Però Marco è stufo di ritornare sull’argomento, di ripensare ogni giorno a quanto accaduto, anche per colpa sua. Ed è stanco anche di pensare al fatto che se quella notte non fosse mai accaduta, ora sarebbe sposato con la donna che ama.
Si era ripromesso di voltare pagina quella mattina in piazza, dopo quell’abbraccio con cui insieme avevano deciso di riprovare ad essere amici e colleghi, perché chissà, magari le cose sarebbero andate meglio dopo il suo “funerale”.
Questa mattina di metà dicembre però farsi una ragione di tutti i fatti accaduti negli ultimi mesi è più difficile del solito. È seduto per terra, nel salotto del suo nuovo appartamento, dinnanzi all’albero finto che sta tentando di montare, mentre alla radio, accesa per avere almeno un sottofondo a fargli compagnia, passa una delle più celebri canzoni natalizie. La voce di Mariah Carey risuona a tutto volume nella stanza spoglia. Chiunque non esiterebbe a cantare e ballare al ritmo di quelle note allegre, ma non Marco. Perché ogni frase di quella canzone si adatta perfettamente al suo stato d’animo e d’essere.
Tutto quello che vorrebbe in dono per Natale è lei.

Dieci giorni ancora, infatti, e sarà Natale. Da sempre una festa importante e gioiosa per tutti, ma non per lui. C’era sempre stato qualcosa durante la sua vita che, per un motivo o per un altro, aveva reso il periodo piuttosto fastidioso. Dopo la dipartita della madre e per via del rapporto sempre più incrinato col padre, non aveva avuto grandi motivi per festeggiarlo, soprattutto in famiglia. Durante la storia con la ex Federica invece Natale era stato quel momento dell’anno in cui la sua carta di credito spariva a dicembre e riappariva a gennaio - quasi vuota - mentre contemporaneamente casa e armadio di lei si riempivano di oggetti e capi di vestiario. Aveva ricominciato ad amare la festa nell’agosto - avete letto bene - del 2017 quando, durante un Natale evidentemente fuori stagione, aveva deciso di intraprendere un percorso di cambiamento importante accanto a lei. Perché tutto quello che voleva allora, come ora, era averla accanto a sé.

I don't care about the presents underneath the Christmas tree…

Tre lunghe ore. Tanto gli ci è voluto per riuscire a montare l’albero finto comprato quella mattina per dare un tocco di vita al suo appartamento scarno e triste. 
Tutto perché Cecchini ti ha obbligato.
Vero anche questo.
Il Maresciallo aveva tentato inutilmente di convincerlo a restare con lui almeno fino a dopo le feste, così si sarebbero fatti compagnia a vicenda, ma Marco si sentiva di intralcio nella storia tra Cecchini ed Elisa, sempre più spesso presente - giustamente - a casa del compagno.
Così quando Marco a fine novembre gli aveva comunicato che sarebbe andato a vivere in un appartamento tutto suo, il Maresciallo si era offerto di aiutarlo con il trasloco e a cercare l’arredo per la casa. A fine operazione, nei primi giorni di dicembre, Marco lo aveva invitato a cena per ringraziarlo dell’aiuto. Quella sera Cecchini lo aveva rimproverato di non avere nemmeno un albero di Natale o una decorazione natalizia in casa. E dopo averglielo ricordato invano per giorni, quella mattina lo aveva trascinato personalmente - e letteralmente - ad acquistarlo, insieme alle lucine colorate e a un set di decorazioni da appendere ai rami.
Gli ci è voluto molto più del necessario ad assemblarlo, e non perché non sia capace, ma semplicemente perché non ne vede il senso, di mettere in giro decorazioni. Abita da solo e non è in vena di festeggiare quello che per lui probabilmente sarà il giorno più cupo dell’anno: perché dovrebbe avere un albero di Natale? Tanto non ci sarebbero stati regali sotto le sue finte fronde. Non che non gli piacerebbe averne. Un regalo materiale però dura il tempo che trova. Sono i legami affettivi quelli che durano - o almeno dovrebbero. E sono quelli di cui la sua vita è carente in questo momento. Cioè, non che non abbia amici o persone a cui vuole bene, ma... L’unica che vorrebbe al suo fianco - l’unica da cui vorrebbe ricevere almeno affetto - non ci sarebbe stata di sicuro.

I just want you for my own, more than you could ever know…

Sono le 20. Ora di cena.
Dopo aver assemblato l’albero aveva deciso di fare una pausa e prepararsi cena. Aperto frigo e freezer, al suo interno aveva trovato gli ingredienti per un risotto con i gamberi.
Il destino alle volte gioca brutti scherzi, eh?
Per quanto la sua mente tenti di guardare avanti, i ricordi riaffiorano vividi nei momenti più disparati. A Natale è anche normale. Solitamente le famiglie si ritrovano a parlare del passato, sfogliando album di foto o semplicemente chiacchierando del più e del meno.
Per lui, i ricordi sono sempre stati legati a eventi, oggetti o piatti.

Il risotto ai gamberi era uno dei piatti che componevano la cena che stava preparando la sera in cui lei si era presentata - inaspettatamente - a casa sua, felice di potergli raccontare cosa aveva scoperto nel sopralluogo fatto a casa di Barba, dopo il suo presunto tentato suicidio. Al suo “Ti fermi?”, lei aveva accettato. Era stata la prima di tante sere passate insieme ai fornelli. Sere che l’avevano condotta a superare il maestro, preparando piatti sempre più complessi e buoni, con i quali lo aveva successivamente viziato di tanto in tanto.
E Marco avrebbe voluto che lei fosse lì, seduta sullo sgabello, con un calice di vino bianco in mano come quella sera. Come quella e molte altre sere avrebbero parlato del più e del meno, delle sue preoccupazioni relative a Chiara e il caprone di turno, di lavoro, ma anche e soprattutto di loro. Lezione dopo lezione, cena dopo cena, avevano imparato a conoscersi sempre meglio nel loro percorso di vita insieme.

Gli mancano moltissimo, quei momenti. Li brama come mai prima. È arrivato al punto di essere certo di avere bisogno di lei per qualsiasi cosa. Perché da quando non stanno più insieme, è come se gli mancasse una parte di sé. La parte migliore.

Make my wish come true, all I want for Christmas is you…

*Toc-toc*

Le nocche di qualcuno sulla porta di casa ridestano Marco dal torpore in cui era caduto, sul divano in salotto, mentre osservava gli addobbi che avrebbe dovuto mettere sull’albero.

*Toc-toc*

Questa volta i colpi sono più forti dei precedenti.
Hai intenzione di soppesare ancora a lungo la forza usata per bussare alla porta o vai ad aprire?
Certe volte odia il Grillo nella sua testa, sempre ad urlargli cosa fare o cosa non fare.

*Toc-toc*

Ma ha ragione, non può far finta di non essere in casa con le luci accese, né può far attendere ancora a lungo chi sta dall’altra parte della porta. Mentre si avvicina all’uscio, la mano sulla maniglia pronto ad aprire, sente una voce proveniente dall’altra parte commentare: “Ma sei sicura sia in casa?”.
Il cuore di Marco salta un battito. E un altro battito salta una volta aperta la porta.
In piedi davanti a lui, avvolte in giubbotti pesanti e sciarpe colorate, due figure lo scrutano con aria preoccupata.
“Perché ci hai messo tanto ad aprire?”
Ce lo stiamo chiedendo tutti, Ines.
Marco non riesce a trattenere il sorriso che si fa immediatamente largo sulle sue labbra, nel notare come la piccola avesse incrociato le braccia nel fargli la domanda, esattamente come quel giorno in caserma quando gli aveva chiesto di essere il suo “tatuatore legale”. Ma viene ridestato da quel ricordo dalla voce dell’altra figura, che ragionevolmente esala: “Possiamo entrare? Sai, non fa caldissimo qua fuori…”. Marco ride, spostandosi da una parte così da permettere loro di oltrepassare l’ingresso.
Passano però un paio di minuti senza che lui apra bocca, intento a fissare le due ospiti che nel frattempo si sono messe a loro agio, appendendo sciarpe e cappotti all’attaccapanni nell’angolo prima di avvicinarsi di nuovo al PM.
Grillo chiama Marco: sei vivo?
“Che ci fate voi due qui, a quest’ora?” è tutto quello che riesce a dire.
“Il Maresciallo ci ha mandato in missione…” risponde la piccola sgranando gli occhi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Marco inarca il sopracciglio, senza capire.
“Hai visto, Anna? Aveva ragione!” Lui è sempre più confuso. “…Ma per fortuna ci siamo noi!”
La donna ridacchia nel vedere Ines tanto entusiasta: per tutto il tragitto non aveva smesso un attimo di parlare, descrivendole come avrebbero aiutato Marco una volta arrivate al suo appartamento, certissima che sarebbe stato un successo.
“Avete intenzione di spiegarmi cosa sta succedendo o devo tentare di indovinare?”
Ci sono arrivato persino io a capire cosa sta dicendo Ines, e tu no?
“Il Maresciallo voleva essere sicuro che tu avessi montato e addobbato l’albero. Ci ha mandate qua per aiutarti, perché era certo non avessi fatto nulla,” replica prontamente Anna, sorniona. “E onestamente lo credevo anche io. Invece perlomeno lo hai assemblato...” continua, ridacchiando e accennando al fino abete che se ne sta, desolato, alle loro spalle.
“E ora noi ti aiutiamo a decorarlo!” urla Ines saltellando tra i due adulti, per poi dirigersi verso le scatole e le borse contenenti le decorazioni e iniziando a frugare dentro, curiosa.
“Possiamo?” aggiunge scherzosamente Anna, senza però attendere risposta. Si fa strada da sé per raggiungere la piccola che è già tutta concentrata ad appendere le prime palline ai rami. Marco sorride alla scena delle due donne intente a scegliere l’abbinamento di colori migliori per il suo nuovo albero.

Ecco, una scena del genere è in cima alla sua lista dei desideri. Sogna questo nel suo futuro con Anna, fin da quando si è reso conto di amarla: loro due intenti a decorare casa come una famiglia, magari progettando di avere negli anni sempre più giocattoli sotto le fronde dell’albero, perché la stessa sarebbe andata allargandosi.
Ma io suo sguardo torna cupo nel considerare che questo desiderio forse è destinato a rimanere rinchiuso in un cassetto.

Oh, I won't ask for much this Christmas, I won't even wish for snow…

L’albero è quasi ultimato quando Marco riemerge dalla cucina con tre tazze di cioccolata calda su un vassoio improvvisato.
Caspita, se sono state svelte!
Lo stupore di Grillo è giustificato. Poco meno di un’ora è passata dal loro arrivo e l’albero è già quasi finito. Manca solo il puntale, ma per quello le ragazze stanno attendendo lui, non riuscendo ad arrivare alla sommità. Perché Cecchini, ovviamente, non si era limitato a fargli acquistare un albero. No, aveva preteso acquistasse il più grande che erano riusciti a scovare e che rasentava quasi il soffitto.
Ines però non ha voglia di aspettare oltre, infatti non appena Marco appoggia le tazze sul tavolino in mezzo al salone, si rivolge immediatamente a lui.
“Mi alzi, così metto il puntale? Meno male che sei alto, se no ci voleva una scala!”
Marco, ridacchiando per la frase della bambina, non esita un secondo ad accontentarla (non potrebbe neanche volendo, perché Ines sa essere parecchio autoritaria, dall’alto dei suoi sette anni), sollevandola in modo che possa raggiungere con facilità il suo obiettivo. Una volta sistemato in modo soddisfacente, la bimba gli avvolge le braccia intorno al collo, senza alcuna intenzione di scendere.
“Ti piace come è venuto?” chiede, mordendosi le labbra.
“Moltissimo. Ed è sicuramente molto più bello di tutti quelli che ho decorato io in vita mia!”
Mentre Ines lo abbraccia contenta prima di farsi mettere giù, Anna, dietro di lui, prende a ridacchiare.
“Cosa ridi?!” va in difensiva Marco voltandosi verso di lei, incapace però di trattenere a sua volta una risata.
“Stavo pensando all’albero che hai decorato l’anno scorso,” è la replica di lei, accompagnata da uno sguardo sornione.
“Ma se lo hai decorato tu il mio albero, lo scorso anno…”
“Appunto!”
Marco è evidentemente stupito da quel battibecco giocoso. Senza farsi notare, si dà un pizzicotto con la mano libera, per capire se stia sognando o meno.
Il dolore svela che è tutto reale. 
“Così pigro da non decorare l’albero a Natale?” interviene la piccola, anche lei intenta a non perdersi una parola di quello scambio di battute tanto interessante tra quelle due persone a cui vuole moltissimo bene, e che non ha mai capito esattamente cosa siano.
“EHI! Chi ti ha detto che io sono pigro?”
“Vediamo: Cecchini, Anna, Natalina…” inizia a elencare Ines.
“Okay, okay. Puoi fermarti qui. E comunque non è vero che sono pigro…”
“Ottimizza le energie,” conclude Anna per lui. Marco si volta verso di lei, stupito che ricordi quello che le aveva detto ormai qualche anno prima, mentre lei gli sorride da dietro la tazza di cioccolata che - neanche a dirlo - ha già iniziato a mandar giù.
Ines si fionda in avanti per raggiungere la sua cioccolata, e Marco la segue a sua volta al tavolino per prendere la propria tazza.
Prendono a sorseggiarla in silenzio, mentre Ines si dirige alla finestra per poter osservare fuori in tutta calma, la tazza stretta tra le manine.
“È venuto bene...”
È Anna a rompere il silenzio. Marco segue il suo sguardo in direzione dell’albero. “Con due designer come voi non poteva essere altrimenti,” risponde, sorridendo.
I loro sguardi si incrociano. Gli occhi verdi di lei brillano più del solito. O forse lo sembrano semplicemente perché era da un sacco di tempo che non aveva modo di osservarli così da vicino e senza che fossero velati di rabbia e delusione.
L’effetto, però, è rimasto invariato, perché non può fare a meno di restarne incantato.
“Ehi, nevica!” strilla improvvisamente Ines, destandoli da quel piacevole silenzio che li aveva avvolti quando i loro sguardi si erano ritrovati.
Anna spalanca gli occhi e si alza per raggiungere la piccola alla finestra. 

Marco non può non notare il sorriso che si fa velocemente strada sulle labbra di Anna, una volta certa che la notizia data da Ines sia vera.
Sa bene quanto Anna ami la neve a Natale. Lui invece ha iniziato ad apprezzarla da poco. Ma mai Natale sarà più magico di quello dell’anno precedente. Quello in cui, vestito da Babbo Natale in piazza Duomo, le aveva chiesto di sposarlo, e al suo sì, leggeri fiocchi di neve avevano iniziato a cadere attorno a loro mentre le loro labbra si univano in un bacio carico di promesse.
 
I'm just gonna keep on waiting underneath the mistletoe…

La giornata precedente si era conclusa in maniera inaspettata, con l’albero decorato e due ragazze entusiaste di tornare a casa sotto i fiocchi di neve che scendevano, dopo aver salutato calorosamente l’uomo da cui erano accorse per addobbare il suo albero di Natale.
Dopo un’intera giornata fuori casa, Marco è finalmente ritornato nel suo ancora scarno, ma adesso più accogliente, appartamento.
È intento a cucinare quando qualcuno bussa alla porta. 
Vai ad aprire o ricominciamo come ieri?
È ancora troppo di buon umore per litigare con la sua coscienza, ma allo stesso tempo teme che il toc-toc alla porta porti i peggiori avventori. Dopotutto quando le cose iniziano ad andargli bene, subito dopo vanno a farsi fott-…
I suoi pensieri rimangono sospesi non appena apre la porta.

Dall’altra parte, lo accolgono due occhi verdi, un sorriso e una scatola cremisi.
“Non vorrai lasciare la casa vuota con solo l’albero in mezzo al salotto come decorazione, spero!” esclama Anna, facendosi strada nel suo appartamento senza attendere risposta da un Marco ancora troppo esterrefatto. Riconosce però la scatola che lei ha in mano non appena la poggia sul tavolino del soggiorno.
Su un lato, nella terribile calligrafia di lei, c’è scritto “decorazioni natalizie”. Il contenuto però è cambiato. Un anno fa conteneva due abiti da Babbo Natale. Ora invece ci sono addobbi vari. Senza aspettare che lui replichi alla sua implicita domanda, Anna si rimbocca le maniche spostandosi nell’appartamento, appendendo e posizionando oggetti qua e là. Lui è ancora fermo accanto alla porta - senza sapere come l’avesse chiusa, tra l’altro - intento ad osservarla, quando lei schiocca le dita e lo riporta alla realtà.
“Se non vuoi aiutarmi a decorare non c’è problema, ma almeno evita di dar fuoco a casa,” spiega, indicando la cucina dove la cena sta inevitabilmente andando in fumo. Marco corre verso i fornelli nel tentativo di salvare il salvabile.

Alla fine è in grado di produrre qualcosa di commestibile da quello che è riuscito a recuperare. Soddisfatto, raggiunge Anna in soggiorno per dirle che la cena è pronta, se ha voglia di fermarsi. Ha un po’ timore a chiederglielo dopo tanto tempo, ma vista l’ora sarebbe anche scortese da parte sua non farlo, quindi tanto vale tentare. La trova intenta ad appendere del vischio alla trave che separa l’area dell’ingresso dal soggiorno. Effettivamente si era scordato della sua fissa col vischio, dovuta al fatto che suo padre Carlo insistesse nel volerne appendere ramoscelli in giro per la casa, per avere una scusa in più per baciare moglie e figlie. 
In piedi sulla sedia, la voce di Marco la coglie alla sprovvista, facendole perdere l’equilibrio. I riflessi dell’uomo pigro però, fortunatamente per lei, funzionano piuttosto bene. In un batter d’occhio Anna è in salvo tra le sue braccia. I loro volti poco distanti l’uno dall’altro. Gli occhi di entrambi si alzano in contemporanea ad osservare il vischio appeso sopra di loro.
Così cliché che non ci credo nemmeno se lo vedo, che accade…

Le parole di Grillo vengono seguite da un tocco caldo e leggero.
Un bacio sulla guancia di Marco e un “Grazie” sussurrato mentre lui l’aiuta a rimettersi in piedi.
Ammetto che, per un secondo, stavo per ricredermi…

I just want you here tonight, holding on to me so tight…

Cinque giorni a Natale. Oggi è il 20 dicembre.
Un anno esatto fa, un grande albero di Natale dominava - come oggi - una Piazza Duomo deserta. Un anno fa però, due figure vestite di rosso, abbracciate sotto la neve che continuava a cadere lenta, si scambiavano un bacio prima di tornare a sorridersi, la gioia evidente sui loro volti.
Esiste qualcuno più masochista di te, Marco?
Cosa pretendi che io possa pensare, mentre mi ritrovo ad attraversare la piazza vuota da solo a quest’ora?
Okay, te lo concedo. Ma vuoi che ti dica anche di chi è la colpa se ora sei qui da solo?
Stai cercando di infierire, Grillo?
No, sto cercando di farti capire che ogni cosa che accade è frutto delle tue scelte.
Mi son perso…
Nessuno ti forza a stare qui da solo. Due mesi fa avevi deciso di voltare pagina, ma a me sembra che non l’abbiamo mai girata. E ciò dipende solo da te.
Le settimane scorse non sono state d’aiuto alla causa, Grillo, e lo sai perfettamente.
E non credi sia un segno?
Del fatto che la mia è una causa persa?
No, del fatto che forse ancora un po’ di speranza c’è. 
E cosa te lo fa credere?
Beh, io c’ero la settimana scorsa, quando l’hai salvata dalla caduta. E se non erro c’eri anche tu, mentre lei si assicurava salda nel tuo abbraccio.
E questo sarebbe un segnale? Si stava solo accertando di non cadere.
Sì, certo. E poi sono io quello tonto, secondo Vocina…
Chi?
Lascia stare. Comunque, al di là di tutto, sei tu il padrone del tuo destino. E io non credo che il tuo destino debba dipendere da dei “se solo”, ma da dei “tentar non nuoce”. Poi fai come vuoi, basta che ci muoviamo a tornare a casa, che qua fuori si gela.
Quella appena terminata con la sua coscienza è la più lunga conversazione in mesi… forse anni. Una signora lungo la via verso casa lo aveva anche guardato confusa, mentre lui parlava - per chiunque dall’esterno - da solo.

Lungo il percorso di ritorno era passato anche sotto casa di Anna. La luce del soggiorno era accesa, ma il coraggio di suonare il citofono non lo aveva avuto. Forse anche per timore di disturbare Serena, la vicina. E di secchiate d’acqua in pieno inverno non ne voleva sapere, soprattutto visto che questa volta non ci sarebbe stata Anna a prendersi cura di lui. Così aveva tirato dritto verso casa propria, ripensando a quello che Grillo gli aveva detto e alla sensazione di avere Anna stretta tra le braccia come un anno fa.

Santa, won't you bring me the one I really need? Won't you please bring my baby to me?

Natale è alle porte. Tra due giorni bambini più o meno cresciuti si appresteranno ad aprire i regali accatastati sotto gli alberi in milioni di case.
Sotto il suo, non ce n’è nemmeno uno. Non che gli importi più di tanto, e comunque preferirebbe avere compagnia a Natale, più che regali. Aveva anche pensato di provare a contattare suo padre e vedere se per una volta, in molti anni, avrebbero potuto provare a essere una vera famiglia, ma non aveva trovato il coraggio.  Probabilmente avrebbe finito per accettare la proposta di Cecchini di passare la festa con lui e la sua famiglia, pur di non rimanere a casa da solo come nei peggiori incubi di Ebenezer Scrooge. Oppure no, forse la soluzione migliore sarebbe stata starsene davvero da solo. Trovarsi in mezzo agli altri, pensando a cosa sarebbe potuto essere, non gli avrebbe fatto bene.

Seduto sul divano di casa mentre fa zapping tra i canali alla vana ricerca di qualcosa da guardare, Marco viene sorpreso dal bussare di qualcuno alla sua porta.
Saranno mica i fantasmi dei Natali passati?
Marco mette a tacere l’ironia fuori luogo del Grillo nella sua testa, mentre si accinge ad aprire la porta. Dall’altra parte ad attenderlo ci sono Ines e Anna.
Sta diventando un’abitudine, eh?
La piccola sta sostenendo tra le braccia un enorme pacco, a fatica, ma rifiuta decisa l’aiuto di Anna.
“Buon Natale!” esclama non appena si accorge che Marco ha finalmente aperto. Si fa strada dentro l’appartamento, posando il pacco sotto l’albero che avevano addobbato una decina di giorni prima. Marco rivolge ad Anna uno sguardo interrogativo. 
“È il regalo di Ines per te,” risponde lei con un piccolo sorriso. 
Marco si volta verso la bimba, stupito. 
“Sei il mio tatuatore legale, un regalo te lo devo fare!” spiega, correndogli incontro per abbracciarlo. “Ma non devi aprirlo fino a dopodomani, chiaro?!” lo minaccia con tanto di dito puntato contro di lui. Marco finge di essere terrorizzato e alza la mano rimasta libera dopo aver sollevato Ines in braccio con fare difensivo. 
“Okay, promesso!”

Anna li osserva interagire con un sorriso sulle labbra. Non aveva esitato ad accettare di aiutare la piccola a fare un regalo al suo “tatuatore legale” preferito. È certa che Marco avrebbe adorato il regalo della bambina, non solo perché fosse un gesto di Ines in sé, ma anche per l’oggetto che ha scelto, dopo aver chiesto a lei un’opinione in merito.
Quando Marco la rimette a terra, la piccola corre a sedersi sul divano, lasciando soli i due adulti.
“Che programmi hai per Natale?” chiede Anna dopo qualche istante, con fare casuale.
“Niente di particolare…” replica il PM, tentando di chiudere il discorso sul nascere. Perché va bene sognare, ma illudersi è una cosa che non può permettersi. 
Non capisce comunque dove vorrebbe andare a parare Anna con quella domanda, né mai lo avrebbe saputo, perché i due vengono interrotti da Ines che come al solito è piuttosto impaziente. 
“Allora, guardiamo il dvd che abbiamo portato o no?”
“Che dvd?” chiede Marco, perplesso. Anna fa cenno verso Ines, che in mano tiene un dvd dalla copertina familiare. Marco torna a girarsi verso Anna, confuso. 
“Ah, non guardare me, lo ha scelto lei. Ama particolarmente quel film, lo avremo guardato una decina di volte.”
Ines, che ormai considera l’appartamento di Marco come casa sua, ha già inserito il dischetto nel lettore, e invita entrambi a sedersi sul divano con lei, prima di premere play.
Ehi, ma questo è il film che avete guardato il giorno dell’anniversario in cui hai deciso-
Zitto, Grillo, che disturbi!
Ma se mi puoi sentire solo tu! Eh, cosa non si fa pur di non ammettere che avevo ragione… La verità è che a te non basta un segnale, a te serve l’intera segnaletica stradale e Rudolph col suo naso rosso a farti strada per capire le cose…

I just wanna see my baby, standing right outside my door…

25 dicembre, è quasi mezzogiorno. Non è affatto il Natale che aveva sognato di passare un anno prima. La sera prima, per la Vigilia, aveva aspettato la mezzanotte, ma senza reale entusiasmo. Arrivati a questo punto, la festa prima passa, meglio è.
Jingle Bells, Jingle Bells…
Grillo non è del suo stesso parere. È come se fosse rimasto ancora bambino, ad attendere il Natale tutto l’anno. Ecco, Grillo è ancora a quel periodo della sua vita, quando si tratta di Natale.
Qualcosa mi dice che le campanelle che suonano le sentirai anche tu, e sarai felice di sentirle, oggi…
Cioè? Hai intenzione di darmi una martellata in testa per farmele sentire? Magari pure vedere le stelle?  
Nah, basta che apri la porta tra po-

*Toc-toc*

Come faceva a sapere che qualcuno avrebbe bussato, si domanda Marco stupito, mentre da dietro la porta qualcuno urla, “Dottore, è in casa?”
Che ci fa Cecchini, qua?
“Fa sempre così. Non apre mai la prima volta che bussi…” replica divertita una voce a lui ormai famigliare…
Marco riesce ad aprire la porta pochi secondi dopo. Se fosse un fumetto, gli occhi gli uscirebbero dalle orbite per lo shock. Davanti a lui ci sono Cecchini con sua figlia Assuntina e il nipotino, Ines, Anna e sua madre Elisa, ed Eugenio - suo padre.
“Che ci fate tutti qui?” chiede stupito, dopo essere rimasto senza parole un buon minuto.
“È Natale. Che fa, non lo festeggia? Va bene la Vigilia che magari Le è venuto sonno, ma oggi...” fa spallucce Cecchini, facendosi strada da solo verso l’interno dell’appartamento senza attendere inviti, come al solito. Marco lascia entrare tutti, uno dietro l’altro. Fuori rimane soltanto Anna, con un festante Patatino al guinzaglio.
“Non mi hai risposto l’altra sera quando ti ho chiesto che programmi avevi per Natale. Volevamo invitarti a festeggiare da Cecchini, ma visto che tu non hai accennato neanche a venire, abbiamo deciso noi e riorganizzato così,” spiega lei con semplicità e un sorriso a incresparle labbra.
“Così...?” replica confuso Marco.
“Ho il cibo in macchina. Mi dai una mano a portare dentro il pranzo di Natale?”
Marco è ancora stupito, ma un sorriso si fa velocemente largo sulle sue labbra mentre passa in rassegna Anna e il resto della “famiglia” in casa, mentre sono tutti intenti a posare dei pacchetti sotto il suo albero.
“Allora, mi aiuti?” lo richiama Anna, incoraggiante.
“Certo.”

Il pranzo è stato squisito.
Ognuno ha preparato qualcosa per l’occasione, la compagnia è la migliore che potesse desiderare e anche se aveva affermato a se stesso, più volte in quelle settimane, che i regali non gli interessavano, quelli che ha ricevuto sono stati uno meglio dell’altro. Quando arriva il momento del regalo di Ines, Marco non può fare a meno di ridacchiare dinnanzi all’immagine della bimba che saltella, impaziente di vedere la sua reazione. 
“Dai, apri! Dai, dai!”
Anna non riesce a trattenere un sorriso quando vede lo sguardo di Marco illuminarsi davanti al regalo della piccola: una nuova chitarra elettrica, meno costosa di quella che lui le aveva regalato tempo addietro - Sei proprio ligure! - ma dal valore affettivo inestimabile per lui. Ora piango
“Ti piace? Ora possiamo suonare insieme!” esclama entusiasta Ines.
“È il più bel regalo che qualcuno mi abbia mai fatto! Ma non dovevi farmi un regalo simile…”
La bimba lo abbraccia forte.
“Mi ha aiutato tuo papà a comprarla. Io ho messo l’idea…”
“…E io i soldi” conclude Eugenio. “Non sai quanto si impari su tuo figlio da una bimba di soli 7 anni in poche ore!” prosegue, scherzando.
Marco ride. Suo padre non è perfetto, ma si sta sforzando, ci sta provando. E per lui è sufficiente.

Dopo aver abbracciato suo padre e ringraziato Cecchini ed Elisa per il loro regalo, si volta verso Anna, che li ha osservati da poco lontano. Le si avvicina per ringraziarla finalmente del pranzo, della sorpresa e anche per suo padre e Ines. Sa bene che ha fatto lei da intermediario, non c’è bisogno di chiedere. Lei si limita a sorridere per tutta risposta, prima di voltarsi verso la sedia accanto a sé per prendere una scatola decorata con un fiocco dorato. “Questo è per te.”
Marco non pensava loro due si sarebbero fatti dei regali, visto quanto successo nei mesi precedenti aveva avuto paura che lei non lo avrebbe mai accettato, e quindi aveva accantonato l’idea. Perciò ora non sa come reagire.
Vero, ha fatto dei regali a Ines e Cecchini, ma a lei no. Teme la sua reazione.
“Non ti preoccupare, non eri tenuto a farmi un regalo. Anche perché hai già fatto mille altre cose per me durante questo anno.”
Marco spalanca gli occhi, sapendo che cosa aveva combinato.
“Mi riferisco a tutto quello che hai fatto dopo…” chiarisce Anna, sorridendo. Lui esita, ma lo sguardo di lei è limpido.
Adesso sì che è certo che lo ha finalmente, e veramente, perdonato.
“Quindi… apro?” chiede.
“Apri,” lo incita lei.
Quanto mi piacciono i cliché!
Ah, ora ti piacciono, Grillo?, risponde Marco alla sua coscienza, tirando fuori dal pacco regalo di Anna un casco da moto nuovo.
“Questa è la versione originale, adatta anche all’inverno. So che la versione estiva che ti ho regalato a marzo l’hai apprezzata, ma si è fatto freschino, fuori, sai com’è…” scherza Anna, ridacchiando quando Marco solleva lo sguardo verso di lei.
“Buon Natale, Dottore,” aggiunge con un sorriso luminoso.
Finalmente non c’è più traccia di dolore, in quelle iridi verdi. Al suo posto, c’è una dolcezza che Marco era convinto non avrebbe più trovato, rivolta a lui.
E invece... a volte, a Natale, i miracoli esistono, pensavo lo sapessi.
Marco non può che ricambiare con altrettanto calore. 
“Buon Natale, Capitano”.

Make my wish come true…Oh, baby, all I want for Christmas is you!

Ehi, Vocina?

Che c’è Grillo?

Secondo te, si sistemeranno le cose tra questi due? Mi manca battibeccare con te…

La verità? Non lo so, ma spero di sì.

Ti manco un po’, vero?

Remotamente…

Vocina?

Dimmi…

Buon Natale.

Buon Natale, Grillo. E Buon Natale anche a voi che leggete.

 
   
 
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