Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Vianne1013    22/12/2021    2 recensioni
Ammetto che è difficile metterlo perché alla fine questa fic riguarda sia City Hunter che Angel Heart, però è più tendente ad AH perché è uno stravolgimento di questultimo in favore di City Hunter. Ecco qui una vecchia storia che stravolge un po' la storia di Angel Heart. Un abbraccio a tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Li Shan In, Ryo Saeba/Hunter
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter, Angel Heart
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La brezza fresca della sera mi solletica il volto, le luci della città sono ancora più brillanti del solito, tanto che ho la sensazione che vogliano festeggiare con noi. Sono immersa in qualcosa di magico, avvolta da questi bagliori chiari nel tentativo di raggiungere i miei genitori che sono a qualche passo di distanza e sembra di essere in un sogno.

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E’ una bella mattina di primavera, il sole è splendente e brillante nel cielo e qualche piccolo raggio caloroso raggiunge il mio volto facendomi svegliare delicatamente. I miei occhi castani si aprono e io sbatto più volte le palpebre per capire esattamente dove sono. Il mio sguardo si posa sulla mia scrivania, enorme e grande che occupa la maggior parte dello spazio nella mia camera, successivamente osservo l’altra finestra leggermente aperta dall’altro lato e infine i miei occhi raggiungono il calendario, ammirando un grande cerchio rosso sul giorno 13 Maggio, con su scritto Matrimonio.
Nella mia mente scandisco quelle lettere più e più volte fin quando realizzo esattamente cosa dovrebbe succedere in mattinata e urlando come una pazza mi alzo dal letto, creando un caos senza precedenti. Mi tuffo in bagno con la velocità di una tartaruga con il turbo e mi osservo attentamente allo specchio. Niente brufoli, niente occhiaie, nessun viso da spaventapasseri, l’unica cosa i capelli che sono totalmente fuori posto.
Ah già scusate, in tutto questo caos non mi sono ancora presentata, il mio nome è Shan In Saeba, sono la figlia adottiva di Kaori Makimura e Ryo Saeba. Adottiva, si esatto. I miei genitori mi hanno adottata circa un anno fa e da allora la mia vita è cambiata completamente. Sono nata senza sapere chi fossero i miei veri genitori, cresciuta in un gruppo di assalto che da sempre ci ha insegnato l’arte del combattere ancor prima che noi riuscissimo a camminare. Si dico noi, perché ce n’erano tanti altri come me e come il mio amico Shin Hon, anche lui ha vissuto il mio stesso Inferno in Terra e ha visto quel mio lato doloroso e sanguinario che mai avrei voluto mostrare. Una volta, siamo arrivati addirittura a picchiarci quasi a morte, quasi ad ucciderci a vicenda.. una cosa assurda. Eravamo due bambini eppure dovevamo seguire quel processo di maturazione doloroso e massacrante che doveva farci diventare adulti prima del tempo.
Se ci penso adesso, mi rendo conto di aver vissuto metà della mia vita in una morte apparente, in cui speravo di morire il prima possibile. In ogni singolo attimo della mia vita, io ero una figlia della Morte, in ogni momento della mia esistenza avevo davanti a me, immagini dolorose e tristi di morte che ero io stessa a creare. Una vita divisa con la mia fedele arma, l’unica compagna di sventure che io abbia mai avuto e alla quale io mi sia aggrappata con forza per non cadere nel baratro della follia. Eppure ad un certo punto non ce l’ho fatta più, quel mio cuore che io avevo cercato di tramutare in ghiaccio mi ha riportato indietro nel tempo e mi ha mostrato tutto il dolore e il male che avevo fatto e alla fine non sono più riuscita a sopportarlo. Le mie ali si erano spezzate e io non aspettavo altro che cadere nel vuoto e perdermi per sempre nel vento.
Fu così che decisi di buttarmi dall’ultimo piano di un palazzo e di farmi trafiggere il petto dalla punta di un cancello di ferro e di mettere così fine alle mie sofferenze. Eppure qualcuno lassù mi ha amato e mi ama ancora, perché oltre alla vita, mi ha regalato una fantastica famiglia. Quella sera, qualcuno mi trovò per terra, sanguinante e miracolosamente ancora viva e decise di chiamare aiuto.
L’ambulanza arrivò in pochi minuti, le mie orecchie ancora si ricordano il rumore assordante di quella sirena che scavalcò ogni brusio e ogni suono prodotto dalla gente attorno a me. Ricordo ancora che pioveva a dirotto e che per qualche strano motivo, mi sentivo come purificata e graziata da quella pioggia fredda e tagliente che batteva su di me e sul mio corpo martoriato. Ricordo lievemente il vociare dei medici e degli infermieri che mi portavano via, mentre le luci dell’ospedale, forti e brillanti ferivano i miei occhi e mi costringevano a chiuderli, più e più volte. Era come se fosse un sogno… o un incubo?
Ricordo ancora questa frase “Le ha trafitto il cuore… il cuore… ci serve un donatore!”
Un urlo che riecheggia ancora adesso dentro alle mie orecchie e che di certo non riuscirò a dimenticare facilmente, forse non ora, magari un domani o forse mai … chissà. Nonostante quello sia un brutto ricordo per me, quella notte si compì un miracolo che mi ha permesso di essere qui oggi, con i miei genitori, a festeggiare una primavera tanto bella quanto insolita. Quella sera io ero tra la vita e la morte, credevo di essere spacciata, di essere sola e di essere sul punto di varcare la soglia della Morte, quando all’improvviso qualcuno mi ha mandato un angelo a soccorrermi e ad aiutarmi.
Quella sera anche mia madre, Kaori, era lì e per qualche motivo a me ignoto, ha deciso di salvarmi. Fu questione di piccoli attimi, che hanno creato per me un’esistenza nuova, una vita felice e quasi appagata, ma soprattutto piena d’amore. In quella notte piovosa, il mio destino e quello di mia madre s’intrecciarono miracolosamente per poi arrivare insieme e uniti fino ad oggi.
Per mia madre, quel giorno era decisamente speciale perché finalmente stava per coronare un sogno che da anni teneva segreto nel cuore, il suo sogno d’amore con mio padre. Pioveva a dirotto quel pomeriggio e lei stava correndo per strada, sotto quel tempo gelido e ostile per raggiungere mio padre da un fotografo. Per motivi che non sto qui ad elencarvi, i miei genitori non avevano la possibilità di sposarsi, perciò mia madre aveva pensato bene di chiedere a mio padre di fare almeno una fotografia, in cui entrambi fossero vestiti da sposi e risplendessero raggianti davanti all’obiettivo. Eppure il destino aveva in serbo un’altra strada per entrambi.
Mentre mamma Kaori stava correndo sotto la pioggia, cercando di resistere al vento e alle intemperie, all’improvviso, i suoi occhi si focalizzarono sulla sagoma piccola e minuta di una bambina, avvolta nel suo piccolo impermeabile colorato e che a causa del forte vento, veniva sbattuta di qua e di là verso la strada. La piccola non riuscendo a resistere alla forza di quel temporale, si ritrovò ad attraversare la strada proprio nel momento in cui un camion stava passando di lì. Sarebbero bastati pochi minuti e quella piccola vita sarebbe stata spezzata in un attimo, in un singolo, minuscolo attimo. Fortunatamente per lei, il cielo aveva in serbo qualcos’altro e per questo motivo aveva condotto mia madre fino lì.
Il destino combatté contro la Falce della Morte e tutto accadde in un istante, mia madre si lanciò verso la bambina, spostandola con tutto il peso del suo corpo e ritrovandosi a fronteggiare lei stessa quel mostro su quattro ruote che sembrava non essere in grado di evitarla. Fortunatamente, il manto stradale scivoloso e l’ultimo tentativo di un conducente disperato, salvarono sia la piccola che mia madre da una morte certa.
Purtroppo però, la Morte è sempre la stessa è in grado di cambiare momentaneamente le pedine da giocare ma non le regole del gioco. L’Angelo Nero come viene chiamata spesso, è famoso per i suoi patti equi, lei non da nulla in cambio di nulla … e in cambio di due vite se ne prese una, quella del povero conducente, che alla fine, divenne un piccolo eroe in una grande città.
Ormai senza controllo, il camion andò a sbattere contro un enorme palo stradale e un vetro trafisse il petto di quel povero angelo senza ali, che decretò la mia salvezza. Un attimo dopo che la mia ambulanza aveva raggiunto l’ospedale centrale di Shinjuku, un’altra con a bordo, mia mamma, la bambina e il conducente arrivò all’improvviso, urlando un codice rosso ancor più grave del mio. Per i medici non era un mistero che uno dei due sicuramente non ce l’avrebbe fatta, ma non per questo decisero loro di fare la scelta al posto del cielo. In realtà, in cuor loro ci aveva dato entrambi per spacciati, ma quando il conducente morì all’improvviso in sala operatoria, decisero di concentrare tutte le loro forze su di me, l’unico codice rosso rimasto, l’unica speranza di sopravvivenza.
Ma..quella notte avvenne qualcosa di magico. Ancora oggi, i dottori non sanno spiegarmi come fosse possibile, che quell’uomo fosse un donatore compatibile con me, nonostante sia passato ormai un anno, ancora mi considerano un miracolo vivente, un miracolo che aveva pochissime possibilità di avversarsi, ma che per mia fortuna si è realizzato. Bastò un attimo, quando si ritrovarono con un cuore disponibile e con una persona da salvare,tutto fu deciso all’istante. Qualcuno lassù decise che io dovevo vivere e il cuore di quell’uomo, miracolosamente compatibile venne trapiantato nel mio petto e mi donò un barlume di speranza di vita.
Passarono dei giorni in cui mi tennero sotto osservazione, giorni interminabili, in cui aspettarono pazientemente che io mi svegliassi e ritornassi in me, momenti indescrivibili in cui io stessa sentivo qualcosa ricondurmi indietro, dov’era il mio corpo e dove il mio nuovo cuore ricominciava a battere felice .. e in un giorno imprecisato e sconosciuto, i miei occhi si aprirono, per incontrare quelli grandi e castani della mia mamma.
Quando mi svegliai, mamma Kaori era accanto a me, la sua mano era incatenata alla mia e i suoi occhi mi rivolgevano un dolce sguardo pieno di amore. Ricordo ancora le prime parole che mi rivolse, parole dolci, delicate, piene di tenerezza che raggiunsero il mio cuore.
“Come stai? Come ti senti? Lo sai che ci hai fatto prendere un bello spavento?”
Lì per lì mi chiesi di chi stesse parlando, a chi avevo fatto prendere un bello spavento? Poi sentii la serratura della porta che si apriva e vidi mio padre, che allora era uno sconosciuto, entrare con un enorme mazzo di margherite viola e un sorriso raggiante sul volto. Istintivamente mi domandai il perché di quel sorriso, ma poi fu mia madre a dirmi esattamente come stessero le cose. Mi guardò con tanta dolcezza e mi sorrise, mi strinse la mano tra le sue e mi fece una domanda tanto strana quanto improvvisa.
“Vuoi essere nostra figlia?”
La mia espressione cambiò da stupita a sconcertata, li guardai entrambi con un’aria strana piena di sgomento e fu così che la mamma decise di spiegarmi tutto per filo e per segno. Mi raccontò che ero rimasta in coma per circa dieci giorni, che quando mi aveva visto uscire dalla sala operatoria, istintivamente aveva chiesto informazioni su di me e che non aveva ricevuto alcun tipo di risposta soddisfacente. Per qualche motivo si era affezionata a me, senza nemmeno conoscermi e aveva iniziato a venirmi a trovare aspettando pazientemente che io mi svegliassi. Mi raccontò che per qualche motivo aveva iniziato a provare un sentimento di amore materno nei miei confronti, ai suoi occhi ero una ragazza piccola e indifesa che per qualche motivo aveva cercato di uccidersi e che portava sulle spalle un dolore talmente grande da non permetterle di vivere serenamente.
I giorni passarono e mamma Kaori era rimasta accanto a me per tutta la durata del coma, lo stesso papà Ryo, che a sua volta, mi raccontò che ad ogni sua visita, la mamma mi portava fiori freschi da mettere in stanza, un libro di poesie di Emily Dickinson che lei adorava e che pazientemente mi leggeva nella speranza che io tornassi indietro e mi svegliassi.
“Perché?” le domandai senza riuscire a comprenderla. Tutte quelle espressioni d’amore a me ignote, mi colpirono come un getto di doccia gelata e non si sa come, arrivarono pian piano al mio cuore.
“Perché tu sei come noi.. una ragazza buona e indifesa con un grande destino da affrontare. Noi possiamo aiutarti ad affrontare la vita giorno per giorno, a donarti amore e una vita piena di avventure se tu lo vorrai. Io non credo di averti incontrata per caso quella sera, è per questo che mi sento molto legata a te.” Mi rispose mamma Kaori guardandomi con tanta dolcezza.
Non so se fosse per i suoi occhi o per la sua dolcezza o per l’effetto che quelle parole ebbero su di me, sta di fatto che io sentii che accettare quella proposta fosse la cosa giusta da fare e che per qualche motivo la felicità fosse a portata di mano. Accettai anche se con molte riserve, almeno all’inizio e ricominciai a vivere. Mi ci volle un po’ ad abituarmi a quella situazione, soprattutto quando scoprii che i miei genitori adottivi erano due sweeper molto conosciuti, il famoso duo City Hunter, che spazzava via i criminali dalle strade di Shinjuku e che mio padre era uno dei professionisti più temuto dai criminali. In effetti ora che ci penso, a distanza di un anno, non mi sembra più tanto strano che loro due siano diventati i miei genitori, solo loro potevano scegliersi una figlia come me ed è stata proprio questa la mia fortuna.
I miei pensieri svaniscono all’improvviso quando sento mio padre chiamarmi dal piano di sotto e istintivamente volo per le scale raggiungendolo giù in cucina.
“Shan In sei pronta o no? Guarda che dobbiamo essere lì intorno alle 10.” Mi sbuffa mio padre mentre cerca di sorseggiare una tazza di caffè fumante, nero, senza zucchero come piace a lui. Istintivamente l’osservo attentamente e poi scoppio a ridere fragorosamente, quasi arrivando alle lacrime.
“Che c’è?” mi domanda con un’espressione confusa e leggermente spazientita.
“No niente..” non riesco a smettere di ridere, soprattutto osservando la sua espressione accigliata “..papà la tua espressione mi fa troppo ridere.”
“Non c’è niente da ridere.” Mi dice con aria decisa mentre continua a guardarmi con quell’espressione accigliata e permalosa.
“Si vede che sei nervosissimo all’idea di sposarti e di posare con la mamma per la foto.”
“Guarda che devi posare anche tu.” Mi dici con un ghigno pieno di soddisfazione.
“Io???????” il mio tono è leggermente alterato e pieno di stupore. Sul mio volto compare un’espressione disgustata, io odio le foto. Mio padre mi rivolge un ghigno soddisfatto e dopo avermi scompigliato i capelli (di nuovo), si allontana sorseggiando beatamente il suo caffè e iniziando a fischiettare felice. Ora si che sono nei guai.
Questa notizia mi ha fatto passare la fame e pertanto mi dirigo al piano di sopra ad impazzire nello scegliere il vestito migliore da indossare in un’occasione così. Passano circa venti minuti in cui io rimango ferma, immobile, in piedi di fronte all’armadio, con un’espressione perplessa e mille pensieri che si affollano nella mia mente. Sto quasi perdendo le speranze quando finalmente il mio sguardo cade su un vestito leggero,color crema, un paio di fuseaux neri e infine un giacchetto color bordeaux. Istintivamente applaudo la mia scelta saltellando per la camera, sono molto elettrizzata, finalmente i miei genitori si sposano dopo tanto tempo.
Mi vesto al volo, osservo più e più volte il mio riflesso nello specchio, cercando la minima imperfezione e guardando anche al dettaglio più piccolo e non trovandone, sorrido compiaciuta della mia scelta. Faccio in tempo a scendere al piano di sotto che le amiche della mamma sono già arrivate. Saeko, Miki, Kazue e persino Reika sono sedute in sala, in attesa che mamma Kaori le raggiunga. Il povero papà viene letteralmente sbattuto fuori di casa assieme ai suoi amici testimoni Mick e Falcon, mentre io non riesco a trattenere le risate per via del loro comportamento da bambini piccoli.
Sto cercando di riprendere fiato, quando un fruscio alle mie spalle, attira la mia attenzione e mi costringe a voltarmi, per poi farmi rimanere letteralmente allibita. I miei occhi focalizzano l’immagine meravigliosa di mia madre in abito da sposa, con un’espressione raggiante sul volto e un sorriso pieno di felicità. Sento il cuore balzarmi nel petto mentre i miei occhi stupefatti incontrano quelli felici e raggianti di mia madre che rimanendo a pochi passi da me, mi avvolge in un abbraccio bianco e caloroso, pieno di nuvole.
Sento il calore invadermi, mentre il mio cuore batte all’unisono con quello della mamma e tutt’intorno sembra che il tempo si sia fermato nel momento del nostro abbraccio. Passano pochi attimi che le altre donne presenti richiamano l’attenzione di mamma Kaori, facendole complimenti e sorridendole raggianti, mentre io le precedo all’uscita dal portone di casa. Quando il sole colpisce i miei occhi, istintivamente mi porto una mano in protezione e cerco di focalizzare le sagome presenti davanti a me.
Quando i miei occhi si abituano alla luce accecante, ritrovo davanti a me Shin Hon che mi saluta sorridendo, Falcon con in braccio la piccola Miki e infine Mick che inizia a farmi le sue classiche battutine stupide che non fanno altro che farmi ridere a crepapelle. Gli amici di papà sono davvero strani!
In pochi attimi raggiungiamo la casa del Doc, una villa immersa nel verde a pochi minuti dalla città, il luogo in cui i miei genitori hanno deciso di celebrare il loro matrimonio. L’aria è fresca ma delicata, il paesaggio risplende di mille colori, il sole è alto e meraviglioso nel cielo e io trovo che questa sia una giornata splendida per celebrare un matrimonio.
La cerimonia non durò molto tempo, mio padre e mia madre si sposarono sotto un meraviglioso sole primaverile, al cospetto dei loro amici più cari e della loro figlia adorata, cioè io. Finalmente il loro sogno d’amore, quel segreto e meraviglioso sogno nascosto che avevano conservato per tanti anni e che hanno dovuto momentaneamente accantonare a causa mia, si è realizzato in uno splendido e magico giorno di primavera e io ammetto di non essere mai stata più felice di così.


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Tra le mie dita stringo con forza la foto che abbiamo fatto in giornata. Ci siamo tutti e tre, io seduta su una sedia marrone, a sinistra, mio padre in mezzo e infine mia madre, splendida nel suo abito da sposa. Quando sale la brezza leggera, istintivamente afferro quel piccolo pezzo contenente la nostra immagine e me lo metto in tasca, avendo cura di non rovinarlo. Sono ancora immersa nell’incanto di un sogno, quando un suono familiare giunge alle mie orecchie.
“Shan In sbrigati o faremo tardi.” La voce di mia madre raggiunge la mia mente, momentaneamente incantata dalla fontana presente nella piazza di Shinjuku. I miei occhi osservano gli schizzi allegri dell’acqua, la purezza e l’essenza cristallina di quel liquido trasparente e fresco, in grado di assumere le colorazioni più svariate e la magia che essa riesce a creare a contatto con i delicati e allegri fasci di luce immersi nella notte. Sento il mio cuore leggero e pieno d’amore, pieno di felicità e di gioia e tutto questo lo devo solo a loro.
I miei genitori si sono finalmente sposati e io sono ufficialmente Shan In Saeba, chi l’avrebbe mai immaginato, che per una sporca peccatrice come me, il destino potesse essere così magnanimo e donarmi una seconda possibilità per vivere la mia vita? Mi sento così speciale e così fortunata che il mio cuore esplode di gioia e che potrei cantare e ballare fino allo sfinimento. Con un enorme sorriso dipinto sul volto, mi giro verso le due figure di mio padre e mia madre, le uniche due persone che siano riuscite a riportarmi alla vita e che ora sono le più importanti per me. Li osservo immersi nella luce di quella città che ci ha permesso di incontrarci e di realizzare un futuro assieme. La stessa città che mi ha visto morire come la più immonda delle peccatrici , poi rinascere come una fenice, piena di forza e di fuoco e infine ricominciare a volare come un puro angelo. La stessa città che stasera, ci sorride come una madre affettuosa e vuole partecipare al nostro momento di gioia.
“A Shan vieni.” Mi dice mia madre sorridendomi teneramente, mentre mio padre mi guarda con occhi pieni di tenerezza e mi sorride anche lui leggermente aspettando il mio arrivo. Con il cuore colmo di gioia, grata per essere ancora viva su questa Terra e per avere due persone così splendide al mio fianco, inizio a correre felice, verso i due angeli che sono diventati finalmente la mia famiglia.


Un volto sorridente (un sorriso) continua a vivere... in questa città...
In realtà quei volti sorridenti, sono diventati tre….ed essi risplendono raggianti tra le luci abbaglianti di Shinjuku.
I tre sorrisi di Shinjuku.


Fine.
   
 
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