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Autore: dmcdreon    03/09/2009    0 recensioni
Naruto sta morendo....per salvarlo, un manipolo di ninja dovrà affrontare un viaggio nelle radici degli shinobi, fino alle sette degli assassini...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Konohamaru, Naruto Uzumaki, Neji Hyuuga, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vergogna

Vergogna



Paese del fuoco, villaggio della foglia. In un piccolo appartamento un ragazzo si stava lavando le mani. I capelli biondo-castani,tagliati corti e un po’ arruffati, gli ricadevano sulla fronte sudata, e gli occhi verdi tradivano una grande agitazione. Erano già più di 15 minuti che l'acqua scorreva, ma l'anbu continuava imperterrito a sfregarsi le mani. Sapeva bene che erano pulite, eppure dentro di sé le vedeva sporche, sporche di sangue.

“...Cazzo!!” disse all'improvviso, mentre in preda a un impeto di rabbia chiudeva il rubinetto con tanta forza da rovinarlo.

Si fissò allo specchio e un giovane anbu neopromosso nella squadra assassina gli restituì lo sguardo. Possibile che fosse veramente lui quello nello specchio? Era stato promosso anbu da poco, neanche un mese, dopo aver portato a termine una missione di assassinio in cui teoricamente avrebbe dovuto fare soltanto da supporto. I suoi superiori avevano apprezzato il suo talento e l'avevano promosso anbu.

Era divenuto uno dei sicari della foglia. Ma era veramente questo che voleva? Si voltò a guardare la maschera a forma di testa di drago bianco che giaceva sul letto...dopotutto stare negli anbu non era male, lì tutti lo trattavano con rispetto e via dicendo, ma se ripensava alla missione di qualche giorno fa...
“CAZZO!!!” urlò all'improvviso.

Prese la maschera e saltò fuori dalla finestra mettendosi a correre, come un'anima in pena, per le strade del villaggio. Doveva assolutamente parlare con l'hokage. Solo Naruto avrebbe saputo consigliarlo per il meglio...



Soddisfazione



Un sorriso che andava da un orecchio all'altro illuminava in quel momento la faccia della Jonin a capo della squadra medica di primo soccorso.

Avevano dovuto prestare le prime cure a un gruppo di chunin conciati piuttosto male di ritorno da una missione di spionaggio, e il suo team si era ancora una volta rivelato efficiente e preparato. Essere a capo di una simile unità medica nonostante la sua giovane età metteva la ninja di ottimo umore, tanto che aveva arbitrariamente deciso di prendersi una pausa al piano bar dell'ospedale.

Di statura normale, slanciata e con un fisico atletico, la diciottenne Denakura era veramente soddisfatta della piega che aveva preso la sua vita dopo la promozione. Gli occhi marroni erano pieni di vita e si era accorciata i capelli (anch'essi marroni) in nome della praticità sul lavoro, per dimostrare quanto prendeva il suo incarico sul serio.

Con un sorrisetto astuto la ninja andò col pensiero agli eventi che l'avevano portata fin lì: primo il lungo apprendistato sotto Sakura Haruno, la migliore ninja medica del villaggio, e in seguito gli estenuanti allenamenti per trovare un suo stile unico di combattimento che le permettesse di essere autosufficiente durante le missioni, fino ad adottare il bisturi di chakra, ed infine la tanto agognata promozione. Inoltre c'era quell'ultima cosa che la rendeva felice, ovvero che aveva finalmente avuto il permesso di avere un'apprendista, ed era riuscita ad accaparrarsi nientemeno che Cryhina, figlia di Neji Hyuga nonché sua carissima amica da sempre.

Continuando a sorridere Denakura si avviò verso il suo reparto, niente poteva andare storto in una giornata come quella...



Imbarazzo



“Byakugan!!!” disse per l'ennesima volta la ragazza.

Ma come per le centinaia di volte precedenti, non successe niente. Sconsolata, Cryhina si sedette a terra con la testa nascosta dietro le ginocchia, chiusa a riccio. Una mano gentile si posò sulla sua spalla, mentre un'altra le alzava il mento, fino a che i suoi occhi non si specchiarono in quelli altrettanto bianchi di Neji Hyuga.

“Basta Cryhina, ormai lo sai che non ci riesci. In questo modo continui a farti del male da sola.” le disse il padre con voce gentile ma ferma.

Cryhina lo guardò attentamente: era alto, nobile e fiero. Un probabile ritratto di come sarebbe stato Hizashi se non avesse avuto il marchio. Ma suo padre era riuscito a superarlo, e ora era il capo del clan nonché il migliore usufruttore del Byakugan di tutta la storia degli Hyuga.
Come poteva sperare lei di essere alla sua altezza?
Neji la mise in piedi e l'abbracciò forte, come se cercasse di trasmetterle anche la sua forza oltre al suo affetto, ma questo fece stare solo peggio la ragazza.
Di statura normale, con un fisico minuto e aggraziato, la sedicenne Cryhina Hyuga, capelli neri lunghi e occhi tristi, era l'unica di tutto il clan che non fosse ancora riuscita a sviluppare il byakugan alla sua età, e questo la faceva sentire fortemente inadeguata. Non era una ragazza che credeva nel destino, grazie agli insegnamenti di suo padre, ma non riusciva a comprendere il perché di questa sua mancanza, la quale le aveva oltretutto impedito di imparare la tecnica del "palmo gentile" tipica degli Hyuga.

Ma suo padre non si era scoraggiato, e le aveva insegnato lo stesso i movimenti, per poi mandarla da sua zia Hinata perché essa le insegnasse a sparare il chakra dai palmi delle mani. la tecnica era ancora in fase di completamento, ma un risultato l'aveva ottenuto. Il rovescio della medaglia era che tutte queste attenzioni che il padre le dedicava la facevano sentire in colpa, come se stesse in qualche modo costringendo Neji a seguire una figlia che da sola non poteva farcela...
Con questi pensieri in testa si liberò dalla stretta del padre e corse via verso il palazzo dell'hokage, forse nella speranza di incontrare sua zia Hinata sulla strada, in quanto unica persona che riuscisse veramente a comprendere i suoi sentimenti.
A suo padre non restò altro da fare se non guardarla fino a che non divenne un puntino sulla strada...



Noia



Solo a guardarlo ti veniva sonno.

Era questa l'impressione che Ton'Yesp, chunin già da qualche anno, dava ai passanti e ai commessi dei negozi. Era già da due ore che se ne stava su una panchina, completamente sdraiato, a leggere quel suo libro idiota che s'intitolava "le forme delle nuvole", scritto da suo zio Shikamaru.

Per coloro che a vedere un ragazzo giovane e nel pieno dei suoi anni perdere tempo a leggere in una giornata come quella avessero avuto ancora dubbi sulla sua provenienza, c'era il simbolo della casata Nara sulla schiena a fugare ogni sospetto. Ton'yesp un po’ leggeva, e un po’ guardava i culi delle ragazze che passavano. Non poteva dire che il libro fosse interessante (era di una noia mortale), ma se non altro era rilassante, e lui adorava rilassarsi. Mentre pensava queste cose tirò fuori dalla tasca una piccola bomba capace di far saltare in aria il negozio davanti al quale era sdraiato.

Quella era la ragione per cui a diciott'anni faceva già parte, seppure solo nelle riserve, del team logistico di una squadra speciale senza essere lui stesso un anbu: la sua passione per gli esplosivi. Essendo il più sfaticato Nara che avesse mai calpestato le strade della foglia, c'era da aspettarsi che ci fosse qualche lato del suo carattere che compensava quell'immobilità e Ton, come lo chiamavano gli amici, adorava vedere le esplosioni. stare immobile a vedere una cosa che esprimeva così tanto rumore ed energia lo faceva sentire ancora più rilassato, come quando si guarda piovere mentre si è in casa al caldo.
Ton si rimise in tasca l'ordigno e osservò con un po’ di interesse il sedere di una ragazza che stava comprando un gelato nel negozio davanti. Ecco, quello era invece il motivo per cui nonostante fosse un genio degli esplosivi non fosse ancora entrato nel team di ricerca, e cioè che lì erano quasi tutte donne, e dopo due giorni lo avevano messo di supporto alla squadra speciale.
Un Nara bombarolo a cui piacciono le donne, certo che il mondo stava davvero cambiando...



Leggerezza



Ancora un pochino, solo pochi centimetri, un ultimo sforzo...ed ecco!!!
Rew sfilò il portamonete di uno dei tanti passanti di quella grande città, che da quando era stato abbandonato era divenuta il suo rifugio. Di aspetto fin troppo bambinesco nonostante i suoi quindici anni, il ragazzo era uno dei tanti ladruncoli che si trovavano da quelle parti tra i pargoli abbandonati dalle famiglie o con i parenti uccisi in guerra. Il nostro furfante diede un'occhiata al bottino, e capì che quel giorno poteva finalmente farsi un pasto decente. Stava per avviarsi, quando vide la foto di una bambina all’interno, probabilmente la figlia del mercante a cui lo aveva sottratto. Zitto, zitto tornò ad avvicinarsi a questi e glielo rimise in tasca, per poi andarsene fischiettando con i soldi.

"ladro sì, stronzo no..." era il suo pensiero mentre si allontanava.
Con la coda dell'occhio notò che il cielo cominciava a scurirsi, presto avrebbe piovuto...



Cinismo



L'uomo si guardò intorno, e tra quelli morti e quelli che presto lo sarebbero stati ne rimaneva uno solo in piedi, che lo stava pregando di risparmiarlo...
“Ti prego!!”, disse il bandito inginocchiandosi.

“Io non volevo fare questo, ma non mi è rimasto più niente lo capisci?! Non mi rimaneva che rubare!!!” urlò.
"che bastardo...", pensava l'uomo.

"fossi io al suo posto non ci penserebbe due volte a tagliarmi la gola e derubarmi di tutto", e mentre sospirava  rinfoderò la spada.

“Ti ringrazio...” cominciò il malvivente, ma l'altro non aveva mai staccato la mano dell'impugnatura e, rivolto verso quello a terra, estrasse la lama a velocità supersonica descrivendo un arco perfetto davanti a sé.

La pressione del filo magico della spada nell'aria creò un'onda di vento, che tranciò in due l'uomo stupito davanti a lui.
Non si era neanche reso conto di morire.
"ringraziami perché non ti ho fatto soffrire..." fu l'unico pensiero dello spadaccino, che rinfoderata la lama con un unico e fluido movimento, si voltò per tornare al suo cammino che era stato interrotto. Si era accorto di quei banditi molto prima che essi lo vedessero, ed avrebbe potuto evitarli senza neanche deviare tanto, ma perché lasciare in vita della gente tanto meschina?
L'uomo indossava una lunghissima veste nera, tenuta chiusa da una fascia in vita che aveva anche la funzione di portare la spada Masamune, unico cimelio rimastogli della sua famiglia.

Gli occhi, un tempo azzurri e vivi, erano ora neri e cinici, e insieme ai lunghi capelli argentei gli davano un che di demoniaco. L'unica cosa che guastava tutta la perfezione di cui sembrava essere ammantato era una cicatrice fra gli occhi, un ricordo di una visita di assassini a casa sua, tre anni fa.
All'improvviso cominciò a piovere, e per la prima volta da quando l'avevano avvistato l'uomo parlò.

“che giornata di merda...”.



Rabbia



Silenzio. Nel raggio di miglia non un solo suono disturbava l'uomo e il suo dolore. In silenzio l'uomo piangeva mentre guardava la giovane ragazza che teneva tra le braccia...
D'un tratto questa apri gli occhi, che si specchiarono in quelli dell'altro, uno rosso e uno nero. La ragazza tossì del sangue e poi tornò a guardarlo, e nel suo sguardo c'era solo amore.
N-non te ne d-devi fare una c-co-colpa D-Dreon...” sussurò con voce sempre più flebile.

“...I-io ti a-amerò p-per semp...” ma le parole le morirono in gola e gli occhi si rovesciarono verso l'alto.

Era morta.
Nonostante questo l'uomo la strinse a sé come se non volesse mai più lasciarla, e ogni secondo di consapevolezza della sua morte era una pugnalata crudele nel suo cuore...
A un certo punto si decise a metterla per terra e la guardò, così giovane e bella, il corpo tremendamente ustionato dal fuoco che ne aveva causato la morte...
“PERCHEEEEEEEEEEEEEEEEEE?!?!?!?!?!”.

  
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