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Autore: elenabastet    25/12/2021    3 recensioni
Una one shot scritta per celebrare il compleanno di Oscar.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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REGALI

 

Rating: giallo, tra infanzia e età adulta

Fandom: Lady Oscar.

Note: I regali di Natale e compleanno sono sempre una cosa gradita, e ritrovarli in mano dopo anni fa un certo effetto. Una versione oscariana della storia della capsula del tempo.

 

La sua mamma se ne era andata nell’autunno dell’anno precedente, insieme alla sorellina che non era sopravvissuta alla nascita, e il papà, che si era preso una polmonite per andare a chiamare inutilmente il medico, che avrebbe fatto meglio a chiamare Madeleine la levatrice, l’aveva seguita poco prima del Solstizio d’inverno.

L’anno precedente, quel giorno di festa e di magia era stato tanto triste per lui, l’aveva passato con i due anziani vicini, Marcel e Jeanine, in attesa che arrivasse la nonna per portarlo nel castello dove viveva.

I suoi genitori e la sua sorellina non vissuta sarebbero rimasti per sempre nel suo cuore, anche se era tanto piccolo, sei anni appena, ma ora c’era qualcun altro che amava con tutto il bene del mondo: quella meravigliosa bambina con i capelli biondi e gli occhi fiordaliso, perché era una bambina anche se si comportava da maschiaccio, la figlia del padrone, madamigella Oscar, per lui solo Oscar, perché lei voleva così.

“Io voglio un compagno di duelli e di giochi e chiamami Oscar!” e lui l’aveva adorata da subito, abbracciandola e azzuffandosi con lei.

“Certo, basta che tu non mi lasci come il mio papà, la mia mamma e la mia sorellina”, aveva detto lui, cercando di dimenticare le urla di sua madre mentre moriva, il pianto di suo padre mescolato alla tosse, il silenzio di quella bimba nata già in paradiso, anche se il curato diceva che era finita nel Limbo perché non era stata battezzata.

“Ma io non ti lascerò mai, tu sei il mio fratellino e il mio migliore amico per sempre!”, gli aveva detto lei, buttandogli le braccia al collo, tra le reprimende di sua nonna che non amava quell’eccessiva confidenza.

André sapeva che tra pochi giorni sarebbero stati due giorni importanti in uno: il santo Natale e il compleanno della sua adorata Oscar, che sarebbe rimasta per sempre con lui. Doveva farle due regali, ma cosa?

Oscar aveva una bella casa, certo era di suo padre ma lei ci viveva, un bel lettone comodo, abiti caldi, una bella spada da cui lui rischiava di essere infilzato tutti i giorni, dei bei libri di fiabe presi da sua madre, un pony. Non era smorfiosa come le sue sorelle maggiori, non amava le bambole e i pizzi, e aveva già anche un cane e due gatti.

Il papà di André era un falegname, che sapeva creare da un pezzo di legno mobili e giocattoli: aveva iniziato a insegnargli qualcosa, ma se ne era andato troppo presto e ora lui non avrebbe più fatto il suo lavoro, il suo destino era di essere l’attendente di Oscar, solo che doveva ancora capire cosa volesse dire. Ma André sapeva fare qualcosa con il legno: quella sera, dopo aver svolto tutti i suoi compiti in aiuto ad Oscar, si mise in camera sua e tirò fuori da sotto il letto il coltello per intagliare con il manico rosso, ultimo regalo del papà per il suo compleanno prima che tutto precipitasse e la sua famiglia sparisse per sempre.

Prese il coppo di legno che una delle querce del giardino di palazzo Jarjayes aveva lasciato cadere e iniziò ad intagliare: avrebbe voluto essere capace di fare qualcosa di bello, un ritratto del pony di Oscar, o di Oscar stessa, ma quello che gli riuscì fu una trottola, una trottola semplice, non lussuosa come i giocattoli che aveva la sua amica del cuore, ma quello poteva fare.

Gli sembrò poco e di colpo gli venne in mente una cosa: Oscar non aveva un coltello tutto suo. A lui, tanto, il suo non serviva più, era un regalo del suo papà, ma lui dal cielo avrebbe capito, anche perché sapeva quanto le voleva bene. Per cui mise insieme i due doni.

La mattina del 25 dicembre arrivò nella stanza di Oscar mentre lei ancora dormiva, e ravvivò il fuoco del camino. Guardò i doni sontuosi che c’erano lì vicino, una mantella di broccato da Lione, una pistola con il calcio d’avorio, un mazzo di preziose carte napoletane, una camicia di pizzo di Burano, un cofanetto intarsiato con scene mitologiche, e pensò che i suoi doni stonassero, così modesti, ma poi glieli mise vicini.

“André...” Oscar si era svegliata e gli sorrideva.

“Buon compleanno e buon Natale, il primo che passiamo insieme..”

“E sarà sempre così”, disse lei abbracciandolo e poi vide i suoi doni.

“Ma mi regali questo? Ma che bella trottola e che bel coltello!”

“Il coltello era del mio papà, la trottola te l’ho fatta io...”

“Ma sei sicuro di volermelo regalare? Cosa dirà il tuo papà in cielo, con la tua mamma e la tua sorellina? Oh scusa, non volevo...”

“Non importa, ora sei tu la mia famiglia, tu e la nonna!”

“Quanto sei caro, ti voglio bene, ti amo, voglio restare per sempre con te!” e lo strinse di nuovo cullandolo come un bambolotto, anche se era più grande di lei, buttandogli le braccine al collo e appendendosi.

Oscar giocò per tutto il giorno con la trottola insieme ad André, ignorando i doni sontuosi della sua famiglia, e mise sulla sua scrivania il coltello, guardandolo sempre con affetto.

“Questi sono i miei due tesori più importanti, lo sai, no?”

La sera di Natale e del suo compleanno Oscar prese in mano il coltello e guardò André:

“Ti ricordi quella storia che ci hanno letto del patto per restare sempre insieme? Voglio farlo con te, perché non devi più aver paura di restare solo...”

André si ricordò e tremò per un attimo, era una cosa dura, da grandi, ma del resto Oscar non scappava di fronte a ragni e topi, adorava le storie di spettri da leggere insieme davanti al camino, quelle che terrorizzavano invece lui, e aveva guardato negli occhi quel lupo, che poi era una lupa con i cuccioli poco lontano.

Solo i temporali non le piacevano tanto.

“Anche tu non devi aver paura di restare sola...”

Con il coltello dal manico rosso lei gli incise la base della mano, stando attenta, e André fece lo stesso ad Oscar e poi le unirono.

“In questo giorno sacro noi giuriamo di rimanere per sempre insieme e di volerci sempre bene...”, disse Oscar, “e tu non dovrai più rimanere solo, lo giuro anche al tuo papà in cielo..”

“E io lo giuro a te”, disse André, sentendosi per la prima volta davvero felice, da quando aveva perso la sua famiglia.

Quando, alcuni mesi dopo, qualcuno in casa voleva che Oscar buttasse via la trottola e il coltello dal manico rosso, lei li prese e li seppellì sotto la quercia del cortile:

“Non posso correre il rischio che me li buttino via, sono il mio tesoro, il segno della nostra amicizia per sempre”, disse ad André, l’unico a sapere del suo segreto.

 

Tanti anni dopo, Oscar promise quel tesoro ad André se non fosse tornata viva dal duello con quel bastardo del duca di Germaine, l’assassino del piccolo Pierre. André pregò suo padre di vegliare su di lei e si salvò.

 

Era freddo, era quasi il solstizio, era di nuovo Natale e il suo compleanno. Oscar era tornata a casa in licenza dalla caserma dei Soldati della Guardia, con André.

Arrivata nel giardino, vide due operai impegnati a fare degli scavi.

“Ma che succede?”

“Bisogna sistemare la conduttura dell’acqua per la fontana”, disse Marie.

Con la coda dell’occhio, Oscar vide che gli operai avevano trovato una cassettina di legno e di colpo la riconobbe.

“Scusate, questa è mia...” e la prese in mano.

Come aveva fatto a dimenticarsene, a non pensarci più? Quello era il suo tesoro di bambina, con i doni di André.

Corse in camera sua e la aprì… la trottola fabbricata da lui, per dimostrarle il suo affetto… il suo amore, perché era già amore, e il coltello con il manico rosso, dono del papà di André a suo figlio, un tesoro che lui aveva dato a lei.

Cosa aveva fatto la vita a lei? Oscar non rimpiangeva quell’età in cui credeva di essere un maschio, ma il fatto che era felice, felice con André, quel bambino diventato ragazzo e poi uomo, quel bambino che la amava da allora… Il suo André… lo aveva gridato a Fersen quella sera a Saint-Antoine, ma non aveva ancora il coraggio di dirlo al diretto interessato. Il suo André da sempre, da sempre e solo lui.

Oscar guardò alla base della sua mano sinistra, c’era ancora il segno del taglio. Avevano unito il loro sangue, erano già una cosa sola da bambini e si erano giurati di restare per sempre insieme. Perché se ne era dimenticata? Quanto tempo aveva perso? Perché aveva dovuto rovinare tutto?

Scese dalla scala e andò verso la cucina: quanti mesi erano che evitava André?

André stava aiutando sua nonna a portare dentro i sacchi delle patate da abbinare allo stufato il giorno dopo.

“André, vorrei parlarti, vieni”.

Lo vide titubare, temeva forse di essere di nuovo ferito? Ricordò i loro abbracci e baci da bambini, ingenui, e pensò al giuramento di André di non toccarla mai più, perché non sopportava di averla umiliata e mortificata dopo averla mostrato il suo desiderio, un desiderio da uomo che era nato tanti anni prima nel cuore di quel bambino che lei aveva adorato da subito.

Quando arrivò in salotto, davanti al camino acceso, Oscar aprì le mani e gli mostrò i suoi doni.

“Non ti ringrazierò mai abbastanza per questi regali, il mio tesoro, quel giorno mi resi felice”.

André ebbe un sussulto di commozione ma cercò di controllarsi.

“Sono ricordi… felice che tu li conservi nel tuo cuore, dopo tutto questo tempo”.

“E non sono da soli, ce ne sono e saranno altri”.

Oscar si avvicino ad André e gli mise la trottola e il coltello nelle mani, prendendogliele.

“Auguri André, per questo Natale”.

“Auguri a te Oscar, per il tuo compleanno e per il Natale”.

Ci sarebbe voluto ancora del tempo, ma in quel giorno si erano ritrovati, come quei due bambini che tanti anni prima si erano giurati di stare insieme per sempre.

 

  
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