Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    26/12/2021    0 recensioni
Prima che il sonno giungesse, Marco era lì al suo fianco, lo ricordava distintamente. Nel buio, intravvedeva solo le sagome degli alberi e qualche goccia di luna che penetrava, a fatica, attraverso le fronde.
Genere: Drammatico, Guerra, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Armin Arlart, Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic scritta per l’Advent Calendar e per la 6shipchallenge del gruppo Hurt/Comfort Italia – Fanart and Fanfiction
 
Su prompt di Rossella Mnemosyne
 
Autrice: Perseo e Andromeda, Heather-chan
Fandom: Attack on titan
Titolo: Agguato notturno
Prompt: 91. Turno
Personaggi: Jean, Marco, comparsa di Armin
Rating: Giallo per presenza di accenni di violenza e ferite
Note: Ambientato in un momento non specifico prima della morte di Marco, presumibilmente durante un’esercitazione fuori le mura
 
 
AGGUATO NOTTURNO
 
 
Aprì gli occhi di soprassalto, perché nella sua incoscienza si era insinuato un grido, non molto distante, emesso da una voce che riconobbe subito.
Scattò in piedi.
Era un soldato, pochi istanti erano sufficienti per tornare vigile, per sfuggire alle nebbie del sonno, per rendersi conto della propria mancanza: addormentarsi come uno stupido quando non avrebbe dovuto.
Prima che il sonno giungesse, Marco era lì al suo fianco, lo ricordava distintamente. Nel buio, intravvedeva solo le sagome degli alberi e qualche goccia di luna che penetrava, a fatica, attraverso le fronde.
Un altro urlo e le sue gambe si mossero, in una corsa sfrenata, nella speranza che la direzione fosse quella giusta.
Ne ebbe la conferma nel momento in cui scorse tre persone che si accanivano contro un unico uomo. Solo contorni vaghi erano distinguibili nel buio, ma l’intuito di Jean non ebbe dubbi: la persona aggredita era Marco, ne avrebbe riconosciuto la sagoma e i lamenti in qualunque situazione.
Gridò, senza pensarci troppo, per palesare la propria presenza e si lanciò sugli assalitori con una tale furia che i tre furono di certo convinti si trattasse di più di una persona, senza contare che il frastuono ne avrebbe attirate altre, ben presto.
Così, nel momento in cui, armi in mano, raggiunse il punto in cui essi circondavano Marco, ebbe appena il tempo di assistere alla loro fuga e al dileguarsi nella notte.
Il primo istinto fu quello di inseguirli, ma la priorità prese il sopravvento e, l’istante successivo, si gettò sul corpo troppo immobile di Marco, avvolto su se stesso, in una posizione raccolta con la quale aveva tentato, invano, di difendersi.
 
***
 
“Perché?! Dannato stupido, come ti è saltato in mente di non svegliarmi?!”.
Jean singhiozzava, stringendo a sé il corpo privo di sensi di Marco.
Era furioso, se la prendeva con lui, ma sapeva che avrebbe dovuto rivolgere tali rimproveri unicamente a se stesso.
Era stato lui ad addormentarsi durante il turno di guardia che condividevano, era stato lui a lasciarlo solo e a fargli affrontare, senza aiuto, un gruppo di malintenzionati.
Senza smettere di stringerlo, passo dopo passo, ignorando il peso del compagno, continuando a chiamarlo, con un misto di disperazione e rabbia, si diresse verso il punto in cui sapeva avrebbe trovato i compagni accampati.
Era talmente fuori di sé da non avvedersi del gruppo di persone che gli si fece intorno, non udì le loro voci ansiose che pronunciavano i loro nomi e chiedevano, con insistenza, cosa fosse accaduto.
Qualcuno sottrasse Marco alle sue braccia e lui oppose resistenza, per trattenerlo, perché non voleva lasciarlo andare, avrebbe lottato per tenerlo con sé.
“Jean… permetti alla caposquadra di prendersi cura di lui… dai…”.
Una mano sulla spalla, una voce morbida e la consapevolezza, poco a poco, tornò. Si abbandonò al conforto di Armin, abbassò il capo, nascondendo gli occhi nel palmo della mano e soffocò un singhiozzo.
“Merito di crepare!” ringhiò.
“Non morirà nessuno” rispose Armin, massaggiandogli dolcemente un braccio. “Dai… andiamo da Marco e intanto raccontami cosa è accaduto… se ti va”.
 
 
   
 
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