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Autore: elenabastet    27/12/2021    7 recensioni
Un risveglio di André dopo aver coronato il suo sogno d'amore con Oscar, alle prese con un confronto scomodo.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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RISVEGLIO

 

Rating: sentimenti, amore anche fisico, toni adulti

Fandom: Lady Oscar.

Note: Il risveglio dopo l’amore per André e un confronto scomodo con qualcun altro.

 

L’abitudine di svegliarsi presto non si perde mai, ed André iniziò ad uscire dal sonno in cui era caduto poche ore prima, mentre la luce del sole cominciava appena ad uscire fuori da palazzo, là all’orizzonte.

Una parte di lui credeva di aver sognato, ma man mano che recuperava coscienza, si rese conto con gioia che non era così, percependo lei abbracciata a lui, pelle contro pelle, il suo respiro contro il petto, il suo corpo di cui sentiva le rotondità e gli anfratti attaccato al suo, come a completarlo.

André aprì il suo occhio, dalla finestra con il tendone scuro tirato veniva una flebile luce, ma era tutto vero, Oscar era tra le sue braccia che dormiva profondamente, dopo che si erano amati. Tutto quello che amava era tra le sue braccia, i suoi sogni si erano realizzati, ma era stato tutto molto diverso da come l’aveva immaginato.

Il primo bacio che le aveva rubato tempo prima era stato crudele e brutale, anche se lei arrossendo gli aveva confessato quella notte di non averlo dimenticato e di ricordarlo in maniera strana e via via nei mesi come sempre più dolce e conturbante. I loro baci quella notte erano stati tanti, dolci, appassionati, audaci, spudorati, ed era stata anche lei più volte a iniziarli, mormorando il mio André tra un bacio e l’altro.

Stavolta, non si era girata dall’altra piangendo per l’umiliazione quando lui l’aveva spogliata, ma l’aveva guardato con amore e sorpresa, rispondendo con passione e desiderio a baci e carezze. C’erano stati due momenti che André teneva nel suo cuore per come l’avevano intenerito: quando, mentre lui era impegnato a darle piacere con la bocca, esplorando la sua intimità, lei tra un gemito e l’altro gli aveva accarezzato i capelli con dolcezza mormorando André con una tenerezza infinita, quasi da bambina, prima di inarcarsi e lasciarsi andare. E quando si era stretta a lui con tutta la sua forza e la sua tenacia, avviluppandolo con le sue gambe, mormorandogli che voleva che lui fosse felice e soddisfatto, sorridendogli mentre lo accoglieva dentro di sé.

Anche Oscar si stava svegliando, e per un attimo André ebbe paura di un suo ripensamento, in fondo la sera prima era tutto precipitato in poco tempo, avevano parlato, si erano chiariti e poi si erano amati.

Lei aprì i suoi occhi fiordaliso e lo guardò, facendo un sorriso soddisfatto:

“Ciao André”. Quante volte gliel’aveva detto in quegli anni, ma mai con i loro cuori vicini, mai con la loro pelle unita, mai con il sapore l’uno dell’altra sulla bocca, mai con i segni ancora del loro desiderio reciproco.

“Bensveglia”, disse André. Avrebbe voluto dire altre mille e mille parole, su quanto aveva amato ogni momento passato insieme, ogni azione che avevano compiuto, ogni scoperta reciproca, ogni parola, ogni gemito, ogni tenerezza scambiata.

Si mosse ed Oscar si lamentò:

“Dove vai?”

Lui le diede un buffetto sulla guancia e le disegnò con le dita il contorno delle labbra, mentre la sua coscia urtò il sesso ancora umido o di nuovo umido di Oscar, facendola trasalire e non certo in maniera sgradevole.

“Ho fame. E direi che anche tu devi mangiare, certe cose fanno venire voglia di cibo, se vogliamo poi affrontare la giornata”.

Oscar annuì ridendo, certo che aveva fame, ma le spiaceva perdere quel contatto, quel corpo che aveva imparato a conoscere e che sentiva di amare e desiderare da sempre.

Poi, a malincuore, lo lasciò andare e lo guardò mentre si alzava, gustandosi la vista, i pettorali ampi, la schiena, le braccia, le natiche, le gambe, il sesso che non era del tutto a riposo. Si erano passati delle pezzuole umide a vicenda per lavarsi dopo l’amore, ed era stato anche quello un momento unico. Vide che si rivestiva, e fece un sospiro dispiaciuto.

“Mica posso girare nudo per casa, ma dopo ci sarà tempo”, disse André, sorridendole. “Birichina”, aggiunse, guardando come si copriva poco con il lenzuolo, quel lenzuolo in cui lui stesso aveva avvolto entrambi. Lo sguardo che Oscar gli lanciò era un misto di dolcezza, desiderio e voglia di scherzare, e pensare che d’ora in poi quelli sarebbero stati i suoi risvegli lo rese ancora più felice.

“Mi prenderò cura di te, sai quanto amo farlo”.

Oscar sorrise e si rilassò sapendo che non avrebbe tardato.

André scese nelle cucine e cercò cibo: c’era del latte, i meravigliosi biscotti bretoni fatti dalla nonna, pane fresco e qualche fetta di prosciutto. Mise tutto su un vassoio, pensando a quanto sarebbe stato bello d’ora in poi prendersi cura di Oscar, coccolarla, riempirla di quella dolcezza di cui lei aveva tanto bisogno e che per tanto tempo le era stata negata, tra una madre assente, sorelle indifferenti e un padre di una durezza inenarrabile.

“André che ci fai qui?”

André si girò e sua nonna era di fronte a lui, già vestita di tutto punto, con alla vita il mazzo di chiavi della casa, l’aria arcigna ma sollecita.

“Sono venuto a prendere un po’ di roba da mangiare per Oscar..”

“Madamigella Oscar, André”.

Già, quando mai l’aveva chiamata così? E dopo stanotte, poi. Certo, c’erano delle coppie sposate da lungo tempo che si davano del voi, ma per loro non sarebbe mai stato così, anche se ridendo lui le aveva detto ad un certo punto:

“Ogni tanto ti chiamerò mio comandante, che ne dici? Mentre siamo tra le lenzuola...”

“Oh, sarà divertente. E io ti chiamerò soldatino Grandier”, aveva detto lei, stando al gioco e poi baciandogli una spalla.

“Ah, ma magari gliela porto io...”, disse sua nonna.

Oh certo, nonna Marie che arrivava su e trovava Oscar senza vestiti, in mezzo a lenzuola disordinate e che odoravano d’amore e desiderio, con segni vari nel letto di cosa era successo... meglio di no.

“No, nonna, ci penso io”.

“André, ma è una novità. Sono mesi che eviti di entrare in camera sua, da quando ti sei arruolato in mezzo a quei soldati, e ora, cos’è, hai cambiato idea?”

“Sono e resto il suo attendente, nonna”.

“Ah, certo, capisco. Ma dov’eri stanotte? Ad un certo punto sono venuta a vedere se dormivi nel tuo letto e non c’eri...”

Cavolo, che bel problema, pensò André.

“Sono andato nelle stalle, Cesar era strano e ho voluto stare un po’ con lui”.

“Ah. E adesso sta meglio?”

“Direi proprio di sì. Ora vorrei andare da Oscar a portarle da mangiare, ha fame”. E pure io ho fame, pensò.

Marie Grandier squadrò suo nipote: non la ingannava, stava mentendo, ma cosa?

Sorrideva sornione anche se cercava di mantenere un tono, era vestito con brache e camicia ma c’era una certa rilassatezza nel suo abbigliamento, anzi, sembrava proprio che se li fosse infilati di tutta fretta pronti a toglierseli.

Era felice, suo nipote, come non l’aveva mai visto, felice di scendere in cucina a prendere da mangiare? Mangiare è un piacere, e quello era buon cibo, ma non giustificava quella felicità.

Nonna Marie era anziana, ma certe cose non le aveva dimenticate, e suo nipote sembrava proprio un uomo che aveva appena… oddio! Quella languidezza, quell’aria soddisfatta, quei gesti rilassati...

“André, cosa hai combinato?”

“Nonna, niente...”

“Tu hai fatto qualcosa, hai l’aria di qualcuno che ha appena fatto qualcosa di molto bello ma di molto imprudente e sconveniente...”

“Nonna, dai, ho fame, e anche Oscar...”

Marie serrò le labbra, perché si ricordava quando poteva venire molta fame.

“André, ma tu cosa hai fatto ad Oscar? Non dirmi che...”

“Niente di cui dobbiamo vergognarci, nonna, e abbiamo fame. E comunque quello che è successo l’abbiamo fatto insieme ”.

Per un attimo André pensò che la nonna avrebbe tirato fuori il famigerato mestolo di legno, ma non lo fece. Lo guardò con sorpresa, preoccupazione, un po’ di felicità per lui, per loro, e un velo di malinconia.

“Lo sapevo che sarebbe successo un giorno… una parte di me lo sapeva, stai attento, state attenti, non sapete cosa può succedervi!”

“Nonna, non siamo più due bambini e sappiamo badare a noi stessi...”

Marie tirò su con il naso:

“Sii gentile con la mia bambina, con la mia Oscar, e rendila felice, e anche soddisfatta, capisci!”

André arrossì come un peperone, la nonna aveva sempre il potere di metterlo in imbarazzo:

“Certo, nonna, non devi nemmeno dubitare che non sia così”.

“Più tardi verrò a cambiare le lenzuola, svergognato, chissà che disastro hai fatto, so cosa combinate voi ometti! E ora, porta da mangiare a quella povera bambina, chissà come sarà stanca e debole!”

André cercò di non mettersi a ridere e tornò in camera di Oscar con il cibo: con nonna Marie il loro segreto era salvo. Mentre mangiavano insieme, Andrè raccontò tutto ad Oscar, che scoppiò a ridere.

“Tua nonna è unica, buon sangue non mente… Io non sono né stanca né debole né dolorante, santa donna...”

“E ha detto che verrà a ripulire il guaio che abbiamo fatto...”, disse André.

“Oh, spero non subito!”, rispose Oscar abbracciandolo.

“E poi lo scostumato sono io”, disse André stringendola forte.

Nonna Marie salì molto tempo dopo, quando vide Oscar e André uscire e andare verso le scuderie, belli incoscienti, certi strapazzi era meglio evitarli, soprattutto per lei. Ma forse erano solo pregiudizi, Oscar non era una damigella svenevole, tutt’altro. Con calma, Marie mise in ordine cosa doveva andare a posto, sorridendo sempre meno preoccupata. Meritavano un po’ di felicità i suoi due bambini, eccome se la meritavano.

 

  
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