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Autore: _Tallulah_    30/12/2021    0 recensioni
A breve inizierà il secondo al Karasuno. Una corona cadrà, una nuova monarchia sta per fare un colpo di stato nel regno che è la Palestra N2.
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«Per me sei la pallavolo al di fuori della pallavolo.»
Sgranò gli occhi a quelle parole, quella ammissione, con il cuore che pompava e il battito come un tamburo a riempirle le orecchie.
«Ti rendi conto di quello che hai detto?» chiese quasi senza fiato non osando girarsi «Tu..t-tu ami la pallavolo...»
«Già...»
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Karasuno Volleyball Club
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Inizio Aprile 2013 Karasuno High School - Prefettura di Miyagi.
 

La scuola era iniziata da qualche giorno ormai.  

Yachi aveva consumato il suo bento in classe quel giorno, tra un boccone e l’altro, guardando fuori dalla finestra, aveva rimuginato su quanto la mancanza di Kiyoko già si sentisse durante quei primi allenamenti in palestra. 

Avrebbe voluto trascorrere ancora un anno in sua compagnia, avrebbe voluto imparare da lei come accogliere al meglio i nuovi membri del club di pallavolo. 

Era leggermente più sicura rispetto l’anno precedente, ma in alcuni momenti si sentiva ancora la comparsa nella recita di fine anno. Si era data due schiaffetti sul viso, uno per guancia con entrambe le mani, per scrollarsi quell’idea dalla testa. 

I nuovi iscritti, quattro ragazzi, sembravano anche molto presi dalla pallavolo, un po' intimoriti di non essere all’altezza di una squadra che l’anno precedente era stata ai nazionali. Yachi sperava di essere per loro un supporto come lo era stata Kiyoko per i nuovi membri quando era l’unica manager...adesso c'era solo lei come unica manager e non voleva deludere la sua senpai dopo tutto quello che le aveva insegnato. 

Si era detta che in quel momento, quello che poteva fare era cercare di rendere quanto più semplici possibili i suoi appunti di inglese. 

L’attenzione rivolta al quaderno non le aveva fatto notare che alcuni dei suoi compagni si erano spostati alle finestre affacciate sul corridoio della classe. Guardavano una ragazza che continuava a fare avanti e indietro lungo il corridoio, ogni tanto entrava in qualche classe per poi uscirne dopo qualche minuto. 

«Scusate sto cercando la manager del club di pallavolo maschile...» 

A quelle parole Yachi aveva alzato gli occhi dal quaderno per spostarli nel punto da cui proveniva quella richiesta. I suoi compagni guardavano nella stessa direzione, ferma sulla porta vi era la ragazza che prima aveva percorso il corridoio. 

«Yachi Hitoka.» aveva aggiunto la ragazza non ricevendo ancora risposta e guardando il foglietto, che teneva in mano, dove era appuntato quel nome. 

«E’ l’ultima classe che controllo quindi credo che frequenti questa sezione, forse è fuori? Sapete dirmi dove posso trovarla?» l’ultima domanda era stata rivolta al gruppetto di ragazzi che la fissava. 

«I-io sono Yachi Hitoka, sono io la manager.» 

La ragazza sulla porta aveva spostato il viso nella sua direzione, le stava sorridendo. La manager notò il sollievo negli occhi nocciola della ragazza per averla infine trovata. 

Già sulla porta era sembrata una ragazza alta a Yachi, cosa che si stava confermando man mano mentre le si avvicinava con passo sicuro. 

«Meno male, credo proprio mi sarei persa tra i corridoi a cercarti se non ti avessi trovata in classe.» 

Ormai a non più di un passo dal banco della manager, la ragazza, aveva alzato il braccio destro porgendo la mano verso di lei. 

«Ciao piacere, sono Ikeda Kimiko. Frequento anche io il secondo anno.» 

Non ricevendo nessuna risposta riportò velocemente il braccio lungo il fianco. Si maledisse mentalmente per quel gesto, per quanto le venisse naturale, probabilmente, per la ragazza seduta invece era risultato troppo invadente.  

«Ah scusa, colpa dell’abitudine perdonami.» si affrettò Ikeda con un risolino nervoso «Il Professor Takeda mi ha detto di venire a parlare con te. Ti sto disturbando forse? Stavi ripassando inglese?» domandò guardando la scrittura ordinata su quei fogli cambiando discorso. 

«N-no, non disturbi! Li stavo sistemando per i ragazzi del club.» rispose Yachi ancora confusa «Dimmi pure...» 

Ikeda aveva girato la sedia del banco precedente e si era seduta per poter parlare più comodamente con la manager. 

«Voglio iscrivermi al club.» disse semplicemente poggiando i gomiti sul banco e incrociando le braccia «In verità volevo farlo già dal primo giorno» aggiunse «ma c’è stato qualche problema con i miei documenti. Non mi sembrava molto carino venire e dire ‘mi iscriverò appena possibile’.» concluse alzando una mano dal banco per farla roteare mentre scuoteva anche la testa con fare noncurante, come a voler sottolineare l’affermazione appena fatta. 

Yachi continuava a guardarla in parte stranita e in parte divertita da quei modi buffi.  

Intuendo per cosa la biondina stesse sorridendo, Ikeda portò la mano tra i lunghi capelli scuri, spostandoli da sinistra a destra, dove colpiti dal sole rivelavano sfumature colore cioccolato «Ah scusa, lo so gesticolare è strano. Mi rendo conto di averlo fatto quando ormai è troppo tardi. Ho preso questo vizio quando vivevo in Italia, tu non farti problemi in caso e fammelo notare anche se non credo riuscirò mai a farne a meno. Anzi, per favore, potrei fare cose che ti infastidiscono dimmelo subito ti prego. Non mi darà fastidio, davvero, mi faresti solo un favore.»  

«Sei stata in Italia?» chiese Yachi. 

«Si, ho vissuto in Europa negli ultimi anni. Prima in Italia, poi in Irlanda e infine ho vissuto in Inghilterra. Però a settembre dello scorso anno sono tornata in Giappone, ho frequentato il liceo nella prefettura di Nagano. Sono anche stata la manager nel loro club di pallavolo, non sono completamente digiuna delle faccende da fare. So segnare le azioni e conosco i segni arbitrari. Per alcune cose però facevamo a turno con i ragazzi del club, magari qui invece deve occuparsene solo la manager. Seguirò e farò quello che mi dirai tranquilla!» spiegò quasi non respirando tra una parola e l’altra. 

«Sei più agitata di come lo ero io l’anno scorso quando dovevo decidere se iscrivermi o meno.» disse Yachi intenerita «Sai anche io sono entrata nel club ad anno già inoltrato. Non ti preoccupare ci divideremo i compiti e possiamo svolgere le mansioni insieme in ogni caso.» 

Si erano sorrise a vicenda, entrambe più rilassate, e avevano continuato quella chiacchierata. Yachi aveva dato a Ikeda il modulo del club da compilare e le aveva fatto qualche domanda, curiosa sulla vita all’estero. Quest’ultima aveva risposto raccontandole qualche episodio divertente e Yachi aveva scoperto che la futura manager parlava fluentemente sia inglese che italiano, anche se di quest’ultimo, Ikeda, si era affrettata a precisare non avesse, ancora, l’attestato che lo certificasse come per l’inglese. 

Yachi invece le aveva raccontato un pò della squadra, che erano tutti dei bravi ragazzi. L’aveva avvisata che sarebbero stati, sicuramente felicissimi di avere anche quest’anno due manager. Poi aveva parlato del fatto che l’anno scorso si erano tolti la nomea di campioni decaduti e corvi che non sapevano volare andando ai nazionali per il torneo primaverile.  

«Corvi?! Che soprannome figo…ma senti, naturalmente chiederò anche a loro, vorrei allenarmi con la squadra. In quella vecchia me lo lasciavano fare. Tu pensi sia possibile?» chiese, Ikeda, interrompendo il racconto dell’altra. 

«In che senso? Vuoi fare il riscaldamento?» domandò aggrottando la fronte con una nota di perplessità nella voce Yachi. 

«Si, il riscaldamento ma anche partite di allenamento.» 

Yachi la guardò con espressione ancora più corrucciata e perplessa «Ma forse vuoi entrare nella squadra femminile? Il Karasuno ha anche la squadra femminile di pallavolo…» 

«Lo so, ma non mi interessa e poi mancava buona parte della squadra agli allenamenti da quello che ho notato. Io mi voglio allenare seriamente. Sono abituata in ogni caso a giocare con i ragazzi, non sarà un problema posso riuscire a stare al loro ritmo e prometto di non essere di intralcio.» rispose Ikeda. 

Yachi non aveva idea di come avrebbe reagito la squadra a tale richiesta, non aveva nemmeno sentito di manager che partecipavano attivamente agli allenamenti «Non saprei, penso si possa fare una prova.» 

«Mmmmh, si forse meglio proporla come prova.» disse Ikeda tenendosi il mento con pollice e indice per valutare quell’idea «Beh ora è meglio se vado. Ci vediamo dopo le lezioni allora per andare insieme in palestra. Ti lascio all’inglese...ehi se i ragazzi non sono tanto bravi ogni tanto possiamo parlarlo davanti a loro per lamentarci.» disse ammiccando con aria furba mentre sistemava la sedia. 

Yachi arrossì leggermente, non capiva di cosa avrebbero potuto lamentarsi, stava per farlo presente alla ragazza ma quest’ultima non le diede tempo «Stavo scherzando Yachi, non parlerei in un’altra lingua solo per non farmi capire. Però agli scherzi non rinuncio spero che i ragazzi non se la prendano troppo. Ah e ti farò essere mia complice, sia chiaro! Penso serva anche un pizzico di divertimento negli allenamenti, crea interazioni e solidifica i rapporti in squadra.» 

Ikeda le aveva sorriso un’ultima volta prima di girarsi per uscire dalla classe. 

«Sono felice che tu ti sia unita al club! A dopo!» esclamò Yachi. 

Ormai sulla porta, senza girarsi, aveva alzato leggermente il braccio destro facendo un cenno con la mano «Felicità condivisa! Ci vediamo dopo.» 
 

  ***
 

Ikeda ci aveva messo un po' per tornare nella sua classe dopo la chiacchierata con Yachi.  

Seduta al suo banco stava frugando nel borsone per recuperare il telefono e qualche monetina. 

Trovato il primo, dopo averlo sbloccato, Ikeda aveva mandato un audio nella chat di gruppo con i suoi amici. Raccontando come la situazione sembrava essersi finalmente sbloccata, intanto continuava a cercare i soldi che erano finiti, sicuramente, sul fondo del borsone con la mano libera, aggiunse che era andata a parlare con la manager del club e che le aveva fatto una buona impressione; scherzando sul fatto che Yachi fosse bionda anche se non come Helmi, giusto per punzecchiare un po' la sua amica. 

Finito quel piccolo aggiornamento aveva riposto il telefono in una tasca interna del borsone.  Si prese qualche minuto per guardare lo scorcio di cielo visibile dalla finestra aperta, l’unico suono che arrivava era il vociare indistinto degli studenti che passeggiavano fuori.  

‘Continua a essere un po' strano non sentire anche il rumore del traffico in sottofondo...’  Ikeda sorrise ‘...che pensiero sciocco’.  

Sospirando e facendo tintinnare le monetine, scuotendole nella mano, si era alzata per dirigersi ai distributori per prendere qualcosa da bere, c’era ancora un po' di tempo prima della prossima lezione. 

Per tutto il percorso, tra i corridoi e le scale, che portava all’esterno non aveva fatto altro che pensare a cosa acquistare.  

‘Dannato Ito e il momento in cui mi hai offerto il Qoo alla mela, se non lo avessi assaggiato adesso avrei già in mano lo yogurt senza tutta questa indecisione.’ 

Era ormai quasi arrivata alle macchinette quando un vociare, diverso, più concitato e rabbioso di due persone che discutono, aveva attirato l’attenzione di Ikeda che si era girata verso la direzione da cui provenivano quelle voci per mettere a fuoco cosa che stava succedendo. 

 

Un ragazzo alto e dai capelli scuri, che le dava le spalle, stava rimproverando un secondo ragazzo più basso dai capelli rossi. Quest’ultimo però gli stava rispondendo a tono camminando per recuperare qualcosa. La ragazza non aveva ben capito cosa gli avesse risposto il più basso, erano troppo distanti per sentire chiaramente, probabilmente però era un insulto a giudicare dal tono stizzito di quello alto che aveva risposto a sua volta. 

 

Quando Ikeda vide spuntare il pallone da pallavolo in mano al più basso si fermò un momento sul posto, ‘Ah eccoli’ pensò, per poi distogliere immediatamente lo sguardo e riprendere la sua strada. 

 

«OHI TU ATTENTA!» quell’avvertimento gridato dal punto in cui si trovavano i due che discutevano, aveva fatto fermare nuovamente la ragazza che si era voltata.  

Il ragazzo alto si era girato verso di lei, con un’espressione indecifrabile, quello più basso invece dopo averla guardata per un secondo con terrore, aveva iniziato a correre nella sua direzione. 

«TI AVEVO DETTO CHE STAVI SCHIACCIANDO CON TROPPO FORZA!» 

 

Ikeda non li stava già guardando più, non aveva nemmeno fatto caso a quale dei due appartenesse quella voce, l’attenzione rivolta sulla palla che stava arrivando verso di lei. 

Lasciò cadere i soldi che teneva ancora in mano. 

Abbassò lo sguardo velocemente verso i due ragazzi per controllare le loro posizioni, quello alto era ancora nello stesso punto mentre all’altro ragazzo mancava metà strada nella sua direzione per raggiungerla. 

‘Certo che è proprio veloce’ si disse mentalmente Ikeda che stava già facendo qualche passo veloce in avanti, gli occhi di nuovo sulla palla che adesso era sopra di lei, e saltò. 

Lì in aria, con le braccia leggermente alzate aspettava quel peso così familiare. 

Guardò arrivare la palla tra la finestra formata dalle mani, sentì la palla sulle dita e distese le braccia verso il bersaglio che aveva scelto, spedendo quella sfera, in palleggio, verso il ragazzo fermo mettendo quanta più precisione possibile in quel tocco. 

Fu quando le dita lasciarono infine il pallone che si rese conto di un piccolo particolare... ‘Maledizione la gonna. Ho la gonna!’. 

Era così concentrata sull’azione che stava svolgendo da non averci pensato prima. 

Ikeda portò velocemente le mani in basso, una davanti e una dietro, tenendo giù per quanto possibile il tessuto della divisa. 

Toccata terra con i piedi era rimasta china, tenendo il viso rivolto verso il basso. Non avendo il coraggio di guardare i due ragazzi, per l’imbarazzo che sentiva salire e continuando a tenere le mani sulla gonna, Ikeda si era girata velocemente ed era corsa via senza nemmeno raccogliere i soldi. 

Kageyama non si era scomposto, aveva guardato quell’alzata. Poi ne aveva seguito la traiettoria pensando di doversi spostare per prendere la palla, ma gli era arrivata praticamente tra le mani nel punto in cui si trovava. 

‘Almeno non ci dobbiamo scusare per averla colpita e non dobbiamo sentire i rimproveri di Ennoshita. Forse Hinata dovrebbe chiederle comunque come sta? Tsk la colpa è sua che non l’ha tenuta.’ 

L’alzatore però non fece quasi in tempo a comporre l’ultima parte di quel pensiero, vide la ragazza correre via in maniera abbastanza strana. 

«Ohi Hinata, ma quella è nella squadra femminile di pallavolo che tu sappia?» chiese all’altro, facendo qualche passo e avvicinandosi a lui. 

Hinata si girò molto lentamente solo quando sentì Kageyama al suo fianco. 

«Ti ho fatto una domanda, idiota.» disse l’alzatore voltandosi per guardarlo e scoccargli un’occhiataccia.  Strinse gli occhi in due fessure vedendo il più basso con il viso rosso, quanto i suoi capelli, mentre un dubbio si faceva strada tra i suoi pensieri. 
«Non mi dire che ti sei fatto venire la febbre, non hai ancora imparato la lezione?» chiese Kageyama con tono stizzito, non ricevendo però nessuna risposta o almeno non una che fosse comprensibile. 

L’alzatore roteò gli occhi mentre il più basso continuava a balbettare qualcosa su una gonna. 

«Tsk, se devi farmi perdere tempo così io me ne torno in classe a dormire. Vedi di riprenderti per gli allenamenti pomeridiani o non ti faccio nessuna alzata, idiota.»

 

*un grande ringraziamento va ad okami2717 che sta facendo la lettrice Beta alla mia storia*

   
 
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