~ Bentornato, stupido ragazzino ~
«Misty,
si può sapere dove stai andando?»
Era cominciato tutto con quelle parole.
Era quella la domanda con cui Daisy aveva cercato di
trattenerla all’inizio della storia, quando lei aveva deciso di lasciare
Cerulean City per cercare di raggiungere il suo obiettivo.
Ed era quella la domanda con cui Violet l’aveva
sorpresa sulla porta della palestra, quella stessa mattina.
Proprio come la prima volta, Misty Williams aveva
risposto senza guardarsi indietro.
«A Pallet Town.»
Oggi però non era sicura di quanto tempo sarebbe
stata via da casa. Ora che le sue sorelle erano tornate dal viaggio-premio
vinto un paio d’anni prima, in teoria lei avrebbe potuto anche lasciare
di nuovo la sua palestra per riprendere il suo viaggio… Ma in
realtà non era sicura di quello che voleva. Non era certa di volere o
poter fare nulla, senza di lui.
L’unica cosa davvero chiara nella sua mente era la
notizia trasmessa già molte volte in televisione, e la voglia
incontenibile di rivederlo.
… Il
vincitore della lega di Sinnoh ha dichiarato alle nostre telecamere il suo
desiderio di tornare a casa, nella città di Pallet della regione di
Kanto, prima di intraprendere un nuovo percorso che lo porterà –
come tutti ci auguriamo – a realizzare il suo sogno di diventare il
più grande maestro di pokémon del mondo…
Pallet Town.
Misty pedalava forsennatamente, il corpo tanto teso e
concentrato da non sentire più l’aria circostante.
Era tornato. E lei voleva rivederlo.
Solo questo contava.
Rallentò
solo quando giunse al laghetto. Si voltò a guardare l’acqua bassa
e limpida; era stato un buon posto per pescare, ricordò. Sorrise del
proprio pensiero: sì, decisamente un buon posto. In quel laghetto aveva pescato
molto più di quanto avrebbe mai sperato di trovare.
Si fermò di colpo, affannata. Soltanto il silenzio
le era di compagnia in quel luogo dove per lei era iniziato un sogno nuovo.
Aveva fretta, voleva raggiungere la città prima di
sera; ma non poteva fare a meno di fermarsi un minuto a riflettere…
Smontò lentamente dalla bici, la guidò fino
ad appoggiarla contro un albero e infine s’incamminò pian piano
verso la sponda del lago. Eccola, eccola là, la roccia su cui era seduta
quando era successo… Quando aveva tirato su la canna da pesca e si era
ritrovata davanti ad un ragazzo e un pokémon zuppi, malridotti e
infreddoliti.
Quando la sua vita aveva incontrato la svolta.
Tornò a sedersi sulla pietra liscia, nella stessa
posizione di allora, e ascoltò il lieve soffio del vento tra i capelli e
i ricordi, riprendendo fiato.
Quanti anni erano passati? Allora erano due ragazzini. Lui era un ragazzino, uno stupido
ragazzino che aveva finito col diventare il suo migliore amico. Un ragazzino con
tanti sogni e coraggio e faccia tosta e soprattutto quella maledetta
ingenuità che non gli aveva mai fatto aprire gli occhi, non gli aveva
mai fatto capire cosa quei sogni e quel coraggio e quella faccia tosta
provocassero in lei.
Si erano legati. Si erano divisi. Si erano promessi che
sarebbero stati amici per sempre.
E adesso lui era tornato a casa.
Il batticuore si aggiunse al rumore del vento,
assordandola. Per quanti sforzi facesse, non riusciva a tranquillizzarsi.
L’avrebbe rivisto, l’avrebbe rivisto presto. Dio, quanto le era
mancato…
Seguendo il filo delle emozioni, si voltò di nuovo
a guardare la vecchia bicicletta blu e arancio. Un sorriso distratto e sognante
le affiorò alle labbra. Era anche e soprattutto
per via di quella bici che era iniziato tutto…
E proprio mentre formulava quel pensiero riconoscente,
sotto il suo sguardo una piccola scintilla dorata schizzò da
chissà dove fin sulla bicicletta, catturando la sua attenzione.
Misty si alzò di scatto. Avrebbe riconosciuto quel
fulmine anche se fosse vissuta altre mille volte.
Pikachu!
Non trovò il fiato per urlarlo, così si
limitò a guardarsi intorno, in cerca del piccolo pokémon
elettrico con cui divideva l’affetto per una delle persone più
speciali che esistessero al mondo.
E poi lo vide.
In piedi tra gli alberi, proprio dietro di lei, con
accanto Pikachu, il ragazzo la guardava con i suoi occhi scuri e buoni che
erano cresciuti ma che non erano mai cambiati. Sorrideva. Il sorriso che
ricordava. Il sorriso che aveva sempre amato.
«Ash…»
Stavolta non fu difficile parlare.
Impossibile fu invece fermare le lacrime che le piovvero
dagli occhi quasi senza un perché.
Senza smettere di sorridere, Ash Ketchum, il vincitore
della lega di Sinnoh, il ragazzino adorabilmente sciocco e ingenuo, mosse un
passo verso di lei.
Misty non seppe mai se fosse stato lui oppure lei stessa
a cominciare a correre. Di colpo, semplicemente, si ritrovò tra le sue
braccia.
Adesso il cuore batteva ancora più forte e
rumoroso.
«Ciao» le mormorò lui, sovrastandone
il suono.
Solo dopo quel sussurro emozionato la ragazza fu
consapevole delle mani di lui intorno ai fianchi, del suo naso contro la
guancia, del suo calore che mai aveva avvertito in modo così diretto e
che pure le era mancato da morire. Percepì una prima, lieve traccia di
imbarazzo, e cercò di allontanarsi.
«Scusami, io…»
Lui la trattenne, le impedì di sciogliere
l’abbraccio. Il suo respiro le risuonò ancor più vicino al
viso. «No… Resta qui.»
Misty rimase immobile. Lasciò soltanto che le mani
si aggrappassero più forti alla sua felpa. Chiuse gli occhi, le ciglia
ancora bagnate di lacrime, augurandosi di non doverlo lasciare andare mai
più. In tutti i sensi.
«Scusa per la bici.»
«Non le è successo niente.»
«Non solo per oggi. Anche per la prima
volta.»
Lei rise nel pianto. «Meglio tardi che mai.»
«Non sei cambiata.»
«Neanche tu.»
Lui scosse la testa, lentamente. Le sembrò che
l’abbraccio si facesse più forte. «Misty?»
«Dimmi.»
Un sorriso tremò anche nella voce del ragazzo.
«Se ti dico che adesso mi sento
di nuovo a casa, la smetti di piangere?»
Misty rise di nuovo. Si ritrasse da lui quel tanto che le
bastò da poterlo guardare negli occhi, poi gli calò scherzosamente
la visiera del berretto fino al naso. Ash rise con lei, mentre Pikachu gli
saltava sulla spalla – ma le sue mani la stringevano ancora.
«Bentornato, stupido ragazzino.»
Lo
so, lo so che non è un granché, ma dovevo, assolutamente, dovevo scrivere una Ash/Misty.
Il
mio interesse per l’anime Pokémon
è andato lentamente scemando con gli anni, quando la storia si è
resa ripetitiva – ovviamente sto soltanto esprimendo la mia impressione –
rispetto alle prime serie. Ma recentemente ho avuto modo di ritrovare intatto
quell’interesse, anzi direi quella venerazione, perlomeno se si parla di
questa coppia… ^^ Così mi sono messa all’opera per scrivere
una cosa semplice semplice, che riflettesse proprio la semplicità che mi
trasmettevano le primissime serie dell’anime, quindi prima delle
invenzioni di vari coordinatori e gare ed esibizioni che – sempre a mio
avviso – hanno soltanto superfluamente reso più confusa la trama
originale. u__ù
Ammetto
che Ash è fin troppo dolce in questo piccolo episodio; probabilmente il
suo eventuale incontro con Misty dopo la lega di Sinnoh sarà ben
più allegro e immediato, più in linea con il carattere espansivo
dei due… Ma mi pare – unica nota positiva nel mare di cambiamenti –
che Ash sia maturato come ragazzo, col passare delle serie televisive, per cui
non era escluso che potesse comportarsi così. Se non altro ho escluso il
“Ti amo” o il “Mi piaci” che l’avrebbero reso
definitivamente OOC. Beh, a voi il giudizio. XD
Detto
questo, siate clementi: l’ho scritta di getto mentre cascavo dal sonno. ^^’
[In vari siti ho trovato ‘Williams’
come cognome di Misty, ma molto tempo fa, in una singola occasione che non si
è più ripetuta, ho letto anche ‘Waterflower’. Non
ho idea di quale sia il cognome giusto, e spero non me ne vogliate se ho
scelto la versione sbagliata. ;)]