Ondeggia.

La morte danza.

Il suo tocco gelido ti sfiora,

Nevicano vetri taglienti da un cielo ferito.

Lacerano.

Squarciano.

Improba è la sua resistenza.

E urla il ragazzo.

Ma solo il silenzio annienta il suono.

Cammina su un cielo precariamente sospeso.

E ancora la morte si materializza dinanzi a lui.

Osiride giudica.

Il suo trono d'oro si staglia nell'oscurità fremente.

La Maat è sulla bilancia.

Ammit, famelica, è pronta a balzare.

Teme il ragazzo la commistione ferina del mostro.

Ma non è tempo di pensieri.

Uno spasmo trafigge l'anima del giovane.

E il cuore, ancora palpitante, si posa sul piatto della bilancia.

E' la sorte che a tutti tocca, la sacra pesatura.

Non importa cosa sei stato nel breve respiro della vita.

Uchiha. Hyuuga. Senju.

Che cosa sono per il signore del tribunale divino?

Niente.

Ed il decreto presto si scolpisce.

Colpevole.

Non c'è equilibrio.

Il piatto con la Maat si protende verso l'alto.

Il destino dello sterminatore per amore è deciso.

Ma quale amore?

Solo uno schermo mendace offusca la sua mente.

Il fratello minore? Solo uno schermo d'una mente arrogante, credula e vuota.

Anche essa è bramosa di potere.

Vuole sottomettere il creato.

Si è inorgoglito del carminio potere dei suoi occhi demoniaci.

Ha creduto di potere beffare le leggi divine e umane.

E questo malgrado la decadenza delle sue fragili spoglie mortali.

La Maat riassesta sempre gli equilibri infranti.

E il ragazzo è colpevole.

Sangue bagna le sue mani esili.

Lacrime congelate urlano vendetta al cuore dell'implacabile giudice.

Non c'è pietà per lui.

E ha infranto la sacralità del cosmo.

Trema Itachi.

Nulla ha mai temuto il suo sguardo carminio, eppure ora il terrore scolora il suo viso.

La consapevolezza lo annienta.

Non sfuggirà alla punizione.

Ma non è tempo di pentimenti e rimorsi tardivi.

I pensieri più non esistono.

E vorace, il mostro divora il cuore del traditore per amore.

Spiegazioni: la pesatura del cuore era prevista per i defunti nell'oltretomba egiziano. Su un piatto di una bilancia era posto il cuore del defunto, sull'altro la piuma di Maat, dea della giustizia. (o meglio rappresentante dell'ordine cosmico egizio, di cui era garante il faraone in quanto amato di Maat)Se il cuore pesava quanto Maat, il defunto andava in paradiso (che erano campi di grano da arare e mietere e ci si accedeva solo dopo questa prova. Alcuni ricchi portavano per schivare questi compiti statuine che si dovevano rianimare, le cosiddette ushabit), accompagnato da Osiride. In caso contrario il cuore era divorato da un mostro, Ammit.