Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Ellygattina    03/01/2022    2 recensioni
Un attacco di emicrania durante una missione può essere un serio problema ma Levi non ammetterebbe mai di essere in difficoltà e fa di tutto per occuparsene da solo. Per fortuna Erwin sa sempre come aiutarlo.
In questa fic Erwin è ancora caposquadra.
*Questa storia partecipa all'iniziativa “Advent Calendar 2021” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction.*
(Storia presente anche su AO3 con lo stesso nickname.)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella sera Erwin varcò la soglia della stanza che divideva con Levi con un pizzico di timore. Non si era stupito di non avere sue notizie da Hange quando era andato in infermeria a vedere come stava, sebbene gli avesse caldamente consigliato di farsi assistere dall'amica fino al suo ritorno, ma ormai sapeva quanto fosse restio ad affidarsi a qualcuno che non fosse lui. Da quando era stato separato a forza dall'ultimo legame tangibile che aveva con il sottosuolo aveva lentamente iniziato a dar loro più fiducia ma non abbastanza, evidentemente, da rivolgersi ad Hange per un disturbo che spesso lo rendeva vulnerabile al massimo. Il più delle volte Levi minimizzava, sostenendo fino all'ultimo che poteva farcela da solo senza nemmeno la medicina, ma Erwin sapeva per esperienza quanto i suoi terribili mal di testa potessero essere invalidanti e quel giorno, ne era consapevole, aveva aspettato troppo prima di curarsi. L'attacco di emicrania era infatti arrivato nel bel mezzo di una missione fuori dalle mura e il forte antidolorifico necessario a tenerlo a bada, preso sempre malvolentieri perché lo rendeva meno vigile e scattante, avrebbe potuto essergli fatale in caso di scontro con i giganti e Levi non avrebbe mai accettato di farsi portare, per sicurezza, su uno dei carri che servivano di solito per i pochi feriti che riuscivano a salvare.

Nonostante il suo tentativo di farlo ragionare, aveva quindi continuato a cavalcare per buona parte della giornata sebbene il suo volto, di solito impassibile, tradisse la sofferenza.

Solo al rientro alla base, una volta sceso da cavallo, si era finalmente convinto a fare qualcosa per se stesso, lasciando a lui le noiose questioni burocratiche che seguivano ogni missione. Non che volesse farlo, in realtà, ma di fronte alla sua cortese insistenza aveva presto esaurito i pochi argomenti validi a sua disposizione per accompagnarlo, allontanandosi infine sconfitto, e leggermente barcollante, lungo il corridoio già in penombra.

Erano passate ore prima che Erwin, finalmente libero dai suoi doveri, si affacciasse speranzoso in infermeria in cerca dell'amico solo per scoprire che aveva fatto, come al solito, di testa sua. Hange stava ancora lavorando per cercare di salvare più vite possibili, e sebbene si fosse accorta anche lei del problema di Levi, non aveva potuto abbandonare soldati in condizioni ben più gravi per cercare di convincerlo a lasciarsi curare nell'unico luogo che le avrebbe permesso di assisterlo subito in caso di bisogno.

Con un'espressione quasi di scuse sul volto stanco, gli aveva quindi passato una fiala che entrambi si auguravano non sarebbe servita, raccomandandogli come sempre di chiamarla all'occorrenza prima di tornare di nuovo al suo ingrato compito.

A quel punto Erwin era uscito con un lieve sospiro, consapevole che sarebbe probabilmente toccato a lui, unico privilegiato, prendersi cura dell'amico per il resto della notte. Non che gli dispiacesse, in fondo, ma se da un lato si sentiva onorato da una tale fiducia che non pensava di meritare da nessuno - e in particolare dal soldato più forte dell'umanità, che a causa sua aveva sofferto tanto -, dall'altro non poteva evitare di chiedersi se Levi avesse fatto bene a legarsi in quel modo a lui. Era passato parecchio da quando l'aveva convinto ad occuparsi anche di se stesso e gli dispiaceva che fosse rimasto solo per tutto quel tempo mentre stava male. Benché si augurasse per il suo bene che l'attacco di emicrania fosse stato meno terribile del solito, non osava farsi troppe illusioni e non era certo il tipo che gli avrebbe lasciato passare una notte infernale senza fare nulla per aiutarlo. Adesso che era libero dai suoi impegni di caposquadra, era pronto a fare tutto il possibile per farlo stare meglio a scapito del meritato riposo ma questo non significava che non fosse stanco.

Nella flebile speranza che dormisse tranquillo, entrò in punta di piedi nella stanza buia e silenziosa. Faceva freddo rispetto alla sala in cui era stato fino a poco prima ed Erwin si preoccupò ancora di più. Era certo che l'amico avrebbe acceso il camino per scaldare un po' l'ambiente dopo una lunga giornata fuori alle porte dell'inverno ma evidentemente stava troppo male per pensare a simili dettagli.

Aspettò qualche istante per abituarsi all'oscurità, poi i suoi occhi guizzarono prima sulla sedia, dove Levi si rannicchiava di solito quando lui non c'era, e poi, increduli, sul letto. Non lo vide da nessuna parte e aggrottò le sopracciglia, dirigendosi quindi verso il bagno.

Anche quella stanza, scoprì, era immersa nel buio quasi totale ma alla fine lo individuò sul pavimento accanto al water, la testa appoggiata al bordo della vasca e le braccia come cuscino.

Gli si avvicinò preoccupato, il senso di colpa nei suoi confronti che tornava rapido al pensiero di tutte le volte che un attacco di emicrania l'aveva costretto a dipendere da lui per tutto e l'orribile sospetto che la situazione potesse essere più grave del previsto. Come gli sfiorò una tempia, però, lo vide svegliarsi di soprassalto.

«Tranquillo, sono io» disse piano. «Vieni, ti accompagno di là.»

Fece per aiutarlo ad alzarsi ma il lieve movimento gli provocò subito un conato che lo costrinse ad aggrapparsi al bordo del water.

Erwin si sistemò allora accanto a lui, sostenendogli la fronte con una mano e accarezzandogli la schiena con l'altra mentre gli sussurrava parole di conforto. Non sembrava avere nulla nello stomaco ma al suo corpo non importava e ci volle qualche minuto perché si calmasse abbastanza da permettere al caposquadra di tirarselo contro, facendogli appoggiare la schiena contro il suo petto.

«Hai preso l'antidolorifico?» domandò in un sussurro dopo qualche secondo.

«Sì, ma...» rispose a fatica Levi senza finire la frase.

«Hai vomitato poco dopo» concluse per lui Erwin, ottenendo un debole cenno di assenso. «Saresti dovuto andare in infermeria» non poté fare a meno di rimproverarlo, «ma non importa. Hange mi ha dato quello in fiale.»

«Non ce n'è bisogno» provò a rifiutare debolmente il giovane, che non voleva comunque arrivare a tanto.

«Sappiamo entrambi che non è vero» gli fece notare, preparandosi mentalmente all'ennesima discussione al riguardo, ma l'altro non rispose. Una parte di lui gli urlava di rifiutare come sempre una medicina che minava la sua capacità di controllo sul mondo esterno ma doveva ammettere che era la cura più efficace che avesse mai provato e in quel momento non aveva voglia di chiacchiere inutili. Sapeva già chi l'avrebbe avuta vinta e preferiva risparmiare le poche energie che gli restavano dopo una giornata infernale.

«Te la senti di tornare di là?» chiese Erwin dopo qualche secondo e Levi annuì.

Preoccupato per quell'atteggiamento così arrendevole, il caposquadra lo aiutò a rimettersi in piedi e raggiungere lentamente il lavandino per sciacquarsi prima di prenderlo in braccio. Era evidente che stava davvero molto male e voleva evitargli ulteriori sforzi.

Con sua enorme sospresa, l'amico non protestò nel sentirsi sollevare, limitandosi a chiudere stancamente gli occhi nel tentativo di rilassarsi.

Levi non l'avrebbe mai detto ad anima viva ma in fondo non gli dispiaceva poi così tanto essere preso in quel modo da lui.

Poco dopo si sentì adagiare con delicatezza sul letto e sospirò impercettibilmente di sollievo. Anche solo quel lieve movimento tra le braccia del suo superiore gli aveva dato le vertigini e fatto aumentare la nausea. Sperò che non gli venisse di nuovo da vomitare; non avrebbe sopportato un altro breve viaggio fino al bagno.

Sentì Erwin accendere la luce e armeggiare con la fiala per preparare la siringa e gli fece uno strano effetto vedere, per il solo attimo in cui si azzardò ad aprire gli occhi, che si era messo in una posizione tale da schermargliela quasi del tutto. Non era abituato a simili premure nei suoi confronti e il dolore intenso che durava da troppe ore lo rendeva evidentemente più sensibile a gesti del genere, al punto che ringraziò in silenzio chissà chi, sollevato come non mai, quando si accorse che era di nuovo accanto a lui.

«Tieni gli occhi chiusi adesso. Tra poco starai meglio» sussurrò l'amico mentre gli slacciava un polsino per sollevare la manica della camicia e scoprirgli il braccio.

Levi si lasciò sfuggire un sospiro tremante ma obbedì, lottando contro l'istinto che gli urlava di reagire come sempre alla potenziale minaccia. Non era proprio nella sua natura rimanere in balia di qualcuno senza neanche controllarne i movimenti ma la sua testa sembrava davvero sul punto di esplodere e il tocco delicato di Erwin che cercava la vena era più piacevole di quanto fosse disposto ad ammettere.

Rabbrividì al lieve passaggio della garza imbevuta di disinfettante sulla zona prescelta ma continuò a tenere gli occhi chiusi, il pensiero concentrato sulla mano che teneva la sua anche quando l'ago gli bucò la pelle. Non l'avrebbe mai detto nei primi mesi di conoscenza ma il caposquadra sapeva essere molto premuroso e aveva da tempo l'impressione che con lui lo fosse particolarmente.

«Fatto» gli annunciò pochi istanti dopo, premendo per qualche secondo con un'altra garza il sito dell'iniezione prima di abbassare di nuovo la manica.

A quel punto Levi fece l'errore di aprire gli occhi e girarsi verso di lui, venendo ricompensato con l'ennesima fitta così forte da strappargli un gemito.

«Va tutto bene, tranquillo. Tra poco starai meglio» lo rassicurò Erwin, scostandogli i capelli dalla fronte con una lieve carezza. Lo sentì rilassarsi e sorrise, ripetendo il gesto qualche volta prima di rimboccargli le coperte e alzarsi a malincuore per lavarsi le mani e rimettere a posto la siringa.

Al suo ritorno l'amico era già quasi addormentato e il caposquadra si sdraiò al suo fianco stringendolo a sé mentre i primi fiocchi di neve iniziavano a danzare fuori dalla finestra.


Prompt: Mal di testa


Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi sia piaciuta e che mi farete sapere che ne pensate, se vi va. Grazie comunque per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3
Come ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa all'iniziativa “Advent Calendar 2021” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction. Venite a trovarci se anche voi amate questo genere! ;)
Se a qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail, Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online però, anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e un felicissimo anno nuovo per voi e i vostri cari.
Bacioni e alla prossima!
Ellygattina

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Ellygattina