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Autore: MadameGirodelle    05/01/2022    8 recensioni
“Ho… chiesto… la vostra mano a vostro padre”.
“No… no… questo l’ho capito… ma… siete sicuro di sentirvi bene?”
Mi chiedi, beffandoti di me e del mio povero cuore sanguinante d’amore.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Madamigella Oscar”

“Ah, siete voi, siete voi Girodelle. Che piacere rivedervi”.

“Il piacere è mio. Avete un sorriso radioso”.

“Mi avete attesa a lungo, permettetemi di offrirvi un bicchiere di buon vino”.

“Oh, non vorrei disturbare. Penso che siate molto stanca”.

“Non disturbate affatto. Cameriera”

Dici, affacciandoti fuori dalla porta.

La cameriera torna dopo poco, con un vassoio in mano, contenente una bottiglia e due calici.

“Puoi andare”.

Dici, con tono molto austero, congedandola.

“A cosa debbo l’onore della vostra presenza?”

“In realtà sono venuto per parlare di una questione delicata con vostro padre, il Generale Jarjayes”.

Ti dico, mentre ti osservo versare il liquido color granato, nei due calici di fragile cristallo.

“Avete detto… una questione delicata… posso venirne a conoscenza?”

“Preferirei parlarne dopo. Piuttosto, ditemi. Come vi trovate tra i soldati della guardia? Come vi sembra il nuovo incarico?”

Ti chiedo, cercando di tergiversare.

“Oh… è molto più faticoso che comandare la Royal Guard, lì non vi erano mai problemi. I soldati sono molto scettici nel farsi comandare da un nobile, per giunta donna”.

“Vi danno molti problemi?“

Per un attimo il tuo sguardo color del mare, si perde nell’ipnotica e calda fiamma del camino.

Passano alcuni secondi, che sembrano quasi infiniti, prima di udire una tua risposta.

“Sì, ma… l’ho presa come una sfida personale, un obiettivo che mi sono posta. E, a voi? Come sta andando il nuovo incarico da Comandante?”

Mi chiedi, mentre avvicini il calice alle rosee labbra.

“Bene, non mi danno alcun problema. Certo, alcune reclute debbono ancora imparare a marciare o a prendere correttamente un fucile in mano, ma sono tutti disciplinati… anche se non posseggo il vostro stesso pugno di ferro”.

L’angolo destro delle tue labbra, si solleva lievemente, dopo la mia ultima affermazione.

Sono agitato, non so come iniziare il discorso, non so come dirti perché io sia venuto qui stasera.

“Non è di vostro gradimento?”

Aggrotto le sopracciglia, in un’espressione interrogativa.

“Il vino… non ne avete saggiato nemmeno un sorso”.

“Oh… no, mi ero perso a…”

Scuoto leggermente il capo, facendo oscillare i capelli. Porto il calice alle labbra, bevendo il caldo liquido, in un unico sorso.

Mi guardi, con uno sguardo interrogativo.

“È davvero squisito”.

“Me ne compiaccio”.

“Madamigella… la verità è che io sono venuto da vostro padre… per chiedere la vostra mano”.

Dico, più velocemente di quanto io abbia ingurgitato il Borgogna invecchiato. 

“Cosa?”

Mi chiedi, mantenendo un tono indicibilmente tranquillo, come se non avessi compreso la domanda.

Mi schiarisco la voce.

“Ho… chiesto… la vostra mano a vostro padre”.

“No… no… questo l’ho capito… ma… siete sicuri di sentirvi bene?”

Mi chiedi, beffandoti di me e del mio povero cuore sanguinante d’amore.

“Io… vi amo da molto tempo… i miei sentimenti per voi, sono l’unica certezza che ho nella mia vita”.

Stai per dire qualcosa, ma ti interrompo.

“Vi amo dalla prima volta che vi ho vista, quando avete lasciato la Royal Guard, vi giuro che impazzivo al pensiero di non vedere più il vostro bel volto, di ascoltare la vostra voce, così ho deciso di recarmi da vostro padre. Vi chiedo di darmi solo un’opportunità Oscar… solo una, magari una cena, una passeggiata a cavallo. Permettetemi solo del tempo con voi, non vi chiedo il mondo e, se lo terrete necessario, ritirerò la mia proposta”.

“Conte…”

Ti interrompo nuovamente, inginocchiandomi ai tuoi piedi, come un umile servo.

“Vi chiedo solo questo”.

Ti dico, afferrandoti una mano e portandomela alle labbra, continuando a guardarti negli occhi.

“Girodelle… mi dispiace… ma… c’è un uomo… un uomo che morirebbe, se io acconsentissi alla richiesta di diventare vostra moglie”.

“Vi riferite ad Andrè, non è vero?”

“Io… sì… a lui”.

“Ed è per lui che rinnegate un uomo che vi ama, vi apprezza e vi stima?”

“Io… non posso fargli questo, capitemi. Ne morirebbe”.

“Anche io morirei”.

“Girodelle…”

“Rispondetemi sinceramente. Giuro che, se sarà così, non vi infastidirò; lo amate? Amate André Grandier?”

“Io… no… non ho mai pensato a lui come un uomo da amare… lui è… è come un fratello”.

“E che mi dite di Fersen?”

“Come?”

“Vi ho riconosciuta al ballo… è per lui che avete lasciato la Royal Guard, non è vero? Per non vederlo più”.

“Non sono affari che vi riguardano”.

“Ed invece sì, perché io vi amo”.

“Ho cancellato da molto i miei sentimenti per il conte Fersen… siete felice? Adesso andate”.

“Il vostro cuore è, dunque, libero”.

Non mi rispondi.

“Dunque, perché non darmi un opportunità, se ciò che vi lega a Grandier è solo senso di colpa, amicizia? E se, come dite, ì vostri sentimenti per il conte Fersen sono, ormai, mutati?”

“…”

“Per anni mi sono accontentato solo di guardarvi da lontano, non ho nemmeno avuto l’onore di ricevere la vostra amicizia. Se mi disprezzate a tal punto, da non potermi concedere nemmeno un po’ del vostro tempo…”

“No… no… non vi disprezzo affatto. Le vostre parole mi lusingano, ma…”.

Ti guardo, con gli occhi pieni di lacrime.

Perdona questo mio amore disperatamente platonico.

“Ma…?”

Sospiri.

Mi guardi intensamente.

“… Accetto… ma… a patto che ritiriate la vostra proposta, se non dovesse nascere nulla”.

“Ve lo giuro… grazie… grazie Oscar, mi avete fatto un dono meraviglioso. Vi giuro che riuscirò a farmi amare da voi o, quanto meno, farvi comprendere la portata dei miei sentimenti per voi”.

 

~~~~

 

Ti guardo, da lontano, mentre giochi con François, Florian e Marguerite, li rincorri, a piedi nudi, nel prato verde, colmo di fiori primaverili. Vi cadi in terra ed i bambini ti si accollano. Le vostre calde risate mi giungono come un eco, che mi scalda il cuore. Poggio una mano, dolcemente, sul ventre rotondo.

Sono passati 7 anni da quella notte, che mi ha capovolto la vita. Sono successe tante cose… troppe:il nostro matrimonio, la rivoluzione, la condanna dei sovrani, la nostra fuga all’estero, la nascita dei bambini… e la morte di Andrè.

Sospiro tristemente. Sono divorata dai sensi di colpa… se fossi rimasta, se non mi fossi sposata… se non avessi accettato… 

La vita non si costruisce né con i ‘se’, né con i ‘ma’, mia cara Oscar

Già… 

“Maman, maman”.

Una vocina angelica mi distoglie dai miei pensieri.

Sento tirarmi la gonna.

Mi abbasso all’altezza di questo angioletto, così simile a me, sia caratterialmente, sia fisicamente.

“Marguerite, amore”.

“Ho cotto tetto pe te, maman”.

Mi dici, porgendomi un piccolo fiore.

“Tesoro, è meraviglioso”.

Dico, baciandoti la guancia rosa e paffuta.

Nonostante i tuoi tre anni, sei una bambina davvero intelligente ed alquanto autonoma. Hai un bel caratterino, come il mio, s’ostenta a dire tuo padre.

“Mi è sfuggita una prigioniera, alquanto scaltra ed astuta”.

Dici, entrando con Florian e François, rispettivamente di 6 e 4 anni, tra le braccia.

Marguerite ride a crepapelle.

“Maman, come vi sentite? Vi duole il ventre?”

Mi chiedi, liberandoti dalle grinfie di tuo padre ed abbracciandomi.

“Tesoro… no, sta’ tranquillo”.

“Chissà se sarà un fratellino o una sorellina”.

“Vedremo, piccolo mio, vedremo”.

Ti dico stringendoti ed accarezzandoti i capelli color cenere, come quelli di tuo padre.

All’improvviso tutte le mie certezze crollano, tutti i miei dubbi si arrestano. Mi sento circondata da tanto amore, troppo amore, che non sapevo di meritare.

I miei figli sono la ragione della mia vita e tu, Victor De Girodelle, sei un padre ed un marito meraviglioso. 

Fai scendere François, che inizia a correre verso il fratello maggiore, quest’ultimo simile al padre solo fisicamente, ma non caratterialmente. È un diavoletto, come lo ero io. Ed il piccolo François lo segue, meravigliato, facendosi portare su una strada tutt’altro che buona. Da solo è pacato, dolce, un bambino che non da preoccupazioni, ma quando vi sono i fratelli. François, invece, è un misto. Ha i miei boccoli d’oro ed i tuoi occhi cerulei, il tuo naso dritto ed aquilino e le mie labbra. 

All’improvviso, mentre li osservo giocare, ti sento dietro di me, che mi circondi, avvolgendomi in un dolce abbraccio. Mi poggi le mani sul ventre.

“Sarà una femmina”.

“Dici?”

“Ne sono sicuro”.

“Hai sentito? Ha dato un calcio”.

“Sì… le piaccio già. Ed anche io l’amo già. L’amo, li amo e ti amo”.

“Sento… tanta felicità…”

“Quanto rammarico…?”

Sospiro.

“Non è colpa tua, quello che è successo nella nostra patria. Però… dovresti stare tranquilla, tesoro, magari riprenderemo il discorso più in là… è comunque l’ultimo mese, dovresti solo riposare”.

“Sì… hai ragione”.

Mi sollevi leggermente il ventre, liberando la schiena dall’enorme peso.

Mi esce una voce sommessa di piacere, di liberazione.

Mi baci dolcemente il collo e reclino il capo all’indietro.

“Bleahhhh”.

Dicono François e Marguerite, in contemporanea, ridendo.

“Un giorno anche io voglio trovare una donna meravigliosa come la mia mamma. E volerle bene come papà ne vuole a lei”.

Dice, invece, Florian, sognando. Nonostante la sua indole ribelle, è sognatore… in questo ha preso da te.

“Succederà sicuramente, ometto”.

Gli dici. 

“Devi solo sperare che non sarà difficile come con tua madre, ahahahah”.

Ti tiro una leggera gomitata.

“Cafone”.

Dico, ridendo anch’io.

La stanza si riscalda di amore e di allegria.

“Ti avevo giurato che t’avrei resa felice”.

“Sì… sì, Victor. Sei un uomo di fede”.

“Avevi dubbi, mia cara?”

Mi chiedi, sorridendo e poggiandomi un dolce bacio sulle labbra.

   
 
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