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Autore: avalon9    04/09/2009    2 recensioni
Un minuetto sulle emozioni di Kaname, attraversando l'infanzia fino alla maturità.
Un minuetto per avvicinarsi, in punta di piedi, ai pensieri e al sentire, riflesso di un colore, che riflette e diffonde l'essenza del personaggio.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Kuran, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Datemi un sogno in cui vivere,

Datemi un sogno in cui vivere,

perché la realtà mi sta uccidendo.

Jim Morrison

 

 

 

 

 

 

 

 

[Minuetto blu pallido]

 

 

 

Minuetto I

 

Kaname ha un sogno.

Dimenticare di essere Kuran Kaname. E restare solo qualcosa. Un bambino; un ragazzo; un uomo. Restare qualcosa che non significa: conosci.

E gli obblighi (che sono catene) lasciarli cadere. Anello dopo anello; perché un bambino non deve averne, di responsabilità.

Kaname ha chiuso gli occhi; e ha sognato.

Perché Yuuki era calda; perché otosan e okasan erano. E Kaname si sentiva protetto. Si sentiva diverso.

Kaname non voleva ricordare cosa significa essere Kuran Kaname.

Allora ha chiuso gli occhi e ha sognato. Un luogo dove fermarsi; una casa calda (anche se non c’erano finestre) e un’infanzia.

Kaname vuole dimenticare. E ha lasciato cadere il passato. Perché un bambino non ne ha responsabilità. Un bambino è solo un bambino e Kaname vuole esserlo, bambino. Perché prima non lo è stato. Perché prima è un ricordo da dimenticare. Perché prima è un tempo lontano (troppo lontano) e Kaname vuole dimenticare.

Kaname ha dimenticato.

Perché le sue mani sono piccole (da bambino); e i capelli sono corti e la neve è bianca e fuori è il freddo e dentro è la casa e Yuuki. Kaname è piccolo (ha dimenticato) perché i canini stanno ancora crescendo, piano piano; perché di giocare ne ha voglia. E il gioco è facile; il gioco di un bambino.

Ma i sogni di Kaname sono strani.

Perché Kaname (un bambino) ricorda il sangue (e non ne ha mai bevuto) e la pesantezza di un compito e la stanchezza della vita. Un bambino (Kaname) conosce un gioco grande e difficile; un gioco brutto, che non vorrebbe fare. Perché i bambini quei giochi (grandi e brutti) non li fanno. E nemmeno i grandi.

Kaname vuole sognare.

E dire quando Yuuki lo chiama fratello; e no a Kuran Kaname. Perché il nome (Kaname) è cattivo e fa male. E Kaname, di cose cattive, ne conosce tante (anche se è un bambino).

Kaname ha un sogno: restare un bambino.

 

Trio

 

Gli occhi di Kaname sono stanchi.

Perché Kaname deve guardare: la menzogna (rassicurante) che ha creato; le pedine che si allineano; l’equilibrio che è un capriccio.

Gli occhi (rossi) sono stanchi. E Kaname non vuole vedere. Perché gli occhi – tristi- ricordano. Quando il rosso (occhi) era Yuuki; quando il capriccio era un bambino. Ricordano i sogni di un bambino (adulto); e Kaname, quei sogni, non li voleva fare.

Gli occhi (Kaname) sono stanchi.

E devono guardare. Un mondo che inizia a franare.

 

Minuetto II

 

Kaname aveva un sogno.

Dimenticare di essere Kuran Kaname. Perché era un bambino; e poteva (voleva) sognare. Kaname voleva ignorare. Gli obblighi (catene) che premono e premono.

Kaname voleva chiudere gli occhi; e sognare.

Ma conosci sono verità che martellano – bam bam – nella testa; è il sangue (occhi) dentro, nello stomaco, nelle vene, nella pelle, urla e ripete: ricorda.

Perché Kaname (che era protetto) è diverso. E otosan e okasan non sapevano; ma lui (bambino) ricordava anche se voleva dimenticare.

Kaneme non voleva essere Kuran Kaname.

Kaname voleva dormire.

E i ricordi e le menzogne e i giochi degli adulti lasciarli riposare; e nei sogni Kaname è (ancora) un bambino. Ma le mani sono cresciute (da uomo); e i capelli sono lunghi e la neve è diventata rossa. Kaname è cresciuto (ha ricordato) perché i canini sono lunghi, e riconoscono. Un uomo (Kaname) ha iniziato un gioco (grande e brutto) e lo deve completare.

Kaname ha ricordato.

E il bambino (piccolo. Che vuole giocare) è dimenticato. E la casa senza finestre è passato; e otosan e okasan erano bugie. E Kaname ha aperto gli occhi e ha detto addio.

Ma Kuran Kaname aveva un sogno.

Ricordarsi bambino.

 

 

  
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