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Autore: elenabastet    09/01/2022    4 recensioni
Oscar e André sono sopravvissuti alla Bastiglia ma devono affrontare altri immediati problemi, come la malattia di lei. Una specie di seguito de La seconda notte, ma leggibile anche singolarmente. Oscar e André non sono gli unici ad essersela cavata.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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DOPO LA BASTIGLIA

 

Rating: toni adulti, tematiche delicate, richiami a amore fisico e violenza

Fandom: Lady Oscar.

Note: Oscar e André sono sopravvissuti alla Bastiglia ma devono affrontare altri immediati problemi, come la malattia di lei. Una specie di seguito de La seconda notte, ma leggibile anche singolarmente. Oscar e André non sono gli unici ad essersela cavata.

 

In tanti stavano festeggiando senza freni la caduta dell’odiato simbolo della monarchia, la prigione della Bastiglia, conquistata dopo ore di combattimenti, con un crescendo di rabbia e violenza che era sfociato nel linciaggio del comandante della fortezza, il marchese de Launay e del povero sindaco di Parigi, giunto sul posto.

Non tutti condividevano quella follia orgiastica senza freni, pur riconoscendo che era stata una vittoria del popolo: tra questi, c’erano i Soldati della guardia, che stavano in silenzio in un’osteria un po’ staccati dal frastuono generale, con il loro comandante Oscar e il suo uomo André Grandier.

Tre di loro, tra cui il giovane Gerard Lasalle, stavano giocando a carte, o almeno ci provavano, perché era difficile concentrarsi sulle regole della briscola tra urla e spari, senza dimenticare il ricordo di cosa avevano visto quel giorno, quelle morti violente e a quel punto immotivate.

Ad un tavolo vicino, in silenzio, con tre boccali di birra offerti dall’oste, che non voleva guai ed era felice che ci fossero dei militari nel suo locale, c’erano Oscar, André ed Alain. Alain si teneva la testa con una mano e rifletteva, lui di solito così chiassoso. Ad un tratto disse:

“Ma non si sono ancora stancati di fare casino così? Abbiamo vinto, ma ci sono stati anche dei morti, sarebbe bene onorarli. Ehi, ragazzi, cosa dite?”

Oscar e André stavano in silenzio, tenendosi la mano con affetto, erano felici di essere sopravvissuti e anche della vittoria del popolo, ma erano anche stanchi morti e disgustati per cosa avevano visto. Cercavano conforto l’una nell’altro e nella vicinanza a quelli che ormai erano i loro amici, una sorta di famiglia che si erano scelti.

“Alain, sai mica dove sono andati Bernard e Rosalie?”, chiese ad un certo punto André.

“Guarda, credo che siano andati verso la tipografia, lui voleva far uscire qualcosa sulle gazzette dei prossimi giorni, beh chissà se racconterà proprio tutto, Launay non era un santo, ma quella fine è stata orrenda”, disse Alain, “e me ne frego cordialmente se qualcuno mi sente”.

“Eh, già Alain”, disse André guardando Oscar. Ormai era sera, e presto sperava di ritrovarsi solo con lei. Sarebbe stata la loro terza notte insieme, e pregustava non già il momento in cui sarebbero stati l’uno nelle braccia dell’altra, a darsi reciproco amore e piacere, un qualcosa che in quel momento sarebbe stato fondamentale per sentirsi meglio, ma il poter stare insieme, soli come se ci fossero solo loro al mondo, a stringersi, confortarsi e a cercare di dimenticare tutto, anche solo per un attimo.

André credeva nella libertà, nella giustizia, nell’eguaglianza, nella fraternità, e quello a cui avevano assistito era molto distante da certi valori. La battaglia era stata terribile, da dietro le retrovie Oscar ed Alain avevano diretto il fuoco dei cannoni e lui le era rimasto accanto.

Quando la folla aveva sfondato la porta ed era entrata, con la bandiera bianca alzata dentro, Oscar si era lanciata verso la prigione per evitare rappresaglie, ma non aveva potuto fare niente per salvare il comandante della fortezza e il sindaco, trucidati sotto i loro occhi.

“No, ma cosa fate, fermi!”, aveva urlato mentre André la tratteneva, come aveva fatto anni prima per impedirle di saltare addosso al duca di Germaine dopo l’omicidio del piccolo Pierre.

“Oscar, non puoi fare niente, mi spiace, ti prego, pensa a te, pensa a noi”, le aveva detto.

“Si sono arresi, perché vogliono ucciderli?”

“Perché sono rabbiosi e non possiamo fare niente”, aveva risposto André, sentendo che questo sarebbe stato purtroppo il primo di molti episodi simili.

Oscar non gli aveva più parlato, era rimasta in silenzio. La morte di quei due poveretti non era l’unica cosa che le dava angoscia, perché stava anche male. Per due giorni la sua malattia le aveva dato tregua, tra le battaglie e l’amore che era nato con André, ma ora sentiva che le stava per presentare il conto. Non voleva che André lo sapesse, aveva sofferto troppo e per colpa sua.

Tutto quello che voleva era oerò stare con lui. “Con te voglio vivere, per te voglio vivere”, gli aveva detto quando si erano buttati nelle braccia l’uno dell’altra e lei aveva scelto di essere sua per sempre. Donarsi a lui era stata la cosa più bella della sua vita, oltre che la più naturale da sempre. I suoi baci, le sue carezze, la sua passione, il suo desiderio… tutto la colmava di gioia e pensare di perdere tutto questo per un destino beffardo, per una malattia subdola, la faceva impazzire dal dolore.

La mano di André sulla sua le dava sicurezza… quella mano, quelle mani che le avevano fatto scoprire sensazioni mai provate prima.

“Ti ho sempre amata e ti amerò sempre..”, gliel’aveva ripetuto tra un bacio e l’altro, tra una carezza e l’altra, mentre si scoprivano l’uno all’altra, nel corpo e nell’anima. André era stato dolce, passionale, ad un certo punto audace e impertinente, lei per un attimo gli aveva detto, mentre la sua bocca scendeva sul suo corpo:

“Cosa.. cosa vuoi farmi, André!”

“Non vuoi?”

“No, è che...” e in quel momento aveva capito che doveva lasciarlo fare, lasciare che le dimostrasse il suo desiderio e il suo amore anche in quel modo eccitante, ma anche intimo, perché era lui e non ci poteva essere nessuna remora e nessun imbarazzo tra di loro, inseparabili da una vita, due anime unite in una.

Il solo pensiero di quello la rendevano desiderosa di trovarsi di nuovo così con André, senza timore, a farsi amare e adorare, con i capelli di lui che le accarezzavano il ventre e si prendevano le sue carezze, le mani che si intrecciavano alle sue, la sua bocca che la adorava, il suo ardore che la colmava, i loro cuori vicini, i loro corpi e le loro anime uniti per sempre.

Già, ma c’era quella maledetta malattia, e lei aveva paura di distruggere quello che era appena nato, di far soffrire André, di farlo ammalare… e stava male, sentiva che la tosse stava salendo di nuovo.

André le strinse la mano:

“Oscar, stai male?”

“No, sono stanca”.

“Certo, anch’io. Ma sei sicura di non avere la febbre?”

“No, fa caldo”, disse lei cercando di evitare il suo sguardo. André si irrigidì.

Certo, faceva caldo, ma Oscar non lo fregava, aveva la febbre.

Oscar si guardò attorno, doveva alzarsi, temeva che tra poco le sarebbe arrivato un accesso di tosse.

“Vuoi che usciamo un attimo, Oscar?”, chiese André.

“Se voi due volete riposarvi”, disse Alain, “c’è sempre casa mia, ve la cedo volentieri” e fece l’occhiolino.

Oh, quanto avrebbe voluto stare sola con André ad amarlo e farsi amare. Il desiderio che provava per lui cresceva con la febbre e se ne vergognava. Voleva stringerlo a sé, dargli amore, dargli piacere, restituirgli ogni bacio e ogni carezza. Sentiva una punta nel cuore ricordando quella sera, quando l’aveva schiaffeggiato e scosso, prima che André le dimostrasse la sua passione in maniera violenta e poi le dichiarasse il suo amore, voleva riparare a quel torto che la faceva sentire in colpa, a tutto il tempo che avevano perso, a quello che lei sentiva come un tradimento, non aver capito quanto lui l’amasse prima.

André le aveva chiesto perdono due notti prima per il suo gesto, ma non aveva niente da farsi perdonare, e le aveva chiesto perdono quando credeva di farle male, mentre il suo ardore premeva contro di lei e Oscar non sentiva comunque niente di insopportabile, ma solo la sua forza che le dava vita.

No, la loro felicità era appena cominciata, come poteva fare per non distruggerla? Ora niente ci può più dividere, le aveva detto André.

Doveva trovare un diversivo, prima di stare male, e una raffica di spari per aria fuori fece distrarre André.

Si sfilò in silenzio e corse nel retro dell’osteria, dove l’accesso di tosse la colpì in pieno, piegandola in due, facendo uscire sangue, un sangue di morte, non un sangue di vita, come il poco che aveva versato tra le braccia di André, prova della sua fedeltà.

 

Gerard Lasalle si stava annoiando a giocare a carte, aveva bevuto troppo e una ragazza dell’osteria gli faceva strani gesti. Si alzò di scatto per andare sul retro, con la cameriera che gli veniva dietro, ma lui forse voleva solo prendere aria e espletare funzioni corporali, oltre che cercare di dimenticare quelle due teste sulle picche.

Uscì fuori e si sentì gelare malgrado il caldo. Il comandante Oscar, la coraggiosa Oscar, che l’aveva salvato dal plotone d’esecuzione quando aveva venduto il fucile e quando aveva preso le difese dell’Assemblea nazionale, era piegata in due a terra, che tossiva, con del sangue sparso davanti per terra.

Di colpo trovò lucidità e anche la ragazza furbetta che gli andava dietro sperando in qualcosa per stordirsi dopo quella giornata si spaventò .

“Comandante, comandante Oscar, voi state male, lasciate che vi aiuti!”

Oscar si sentì presa per un braccio e cercò di reagire:

“Gerard, lasciami in pace, ti prego, c’è poco da fare! Ormai non c’è più niente da fare per me”

“Voi avete salvato me, due volte, e non lo dimentico, e io devo salvare voi. André, Alain, venite presto!”

 

Dentro, André si era di colpo accorto che Oscar se ne era andata. La sua mano non era più sotto la sua, ma come aveva potuto distrarsi così? Lei era l’aria che respirava, la sua vita, voleva stare con lei, doveva, e ora dove era andata? A raddrizzare qualche torto senza di lui mettendosi nei guai?

“André, vieni presto!”

Cosa voleva Lasalle? L’aveva vista anche lui la camerierina che gli faceva gli occhi dolci, ma c’era qualcos’altro.

Con Alain raggiunse di colpo il retro dell’osteria e si sentì male: quella per terra, piegata in due, che tossiva era Oscar, e quel sangue, oddio, no, cosa le stava succedendo?

“Oscar, cos’hai!”, disse buttandosi sopra di lei, stringendola, cercando di sorreggerla e voltarla.

 

No, era arrivato André, il suo André e aveva scoperto il suo doloroso segreto, la sua malattia.

Oscar alzò il volto e lo guardò con tristezza:

“Perdonami, non ho voluto dirti niente, ma io sono malata...”

André le accarezzò la guancia, avrebbe dovuto sapere e capire, l’aveva sentita ansimare, nel sonno dopo l’amore, ma non ci aveva voluto fare caso. E poi c’erano stati quegli altri segnali, la tosse, la stanchezza, come l’aveva evitato i giorni prima di darsi finalmente a lui.

André la abbracciò di colpo, incurante della tosse e del sangue. Oscar protestò:

“André, posso contagiarti, quello che ho fatto queste due notti a te è stato già troppo pericoloso, sono stata egoista, ho pensato solo al mio piacere e non a te...”

André scosse la testa:

“Amore e piacere di entrambi, e lo abbiamo fatto insieme. Ci ameremo tutte le volte che vorrai e ti sentirai. Io non ti lascio. Non c’è niente che io debba perdonarti, ma ricordi? Con te voglio vivere, con te posso vivere, e vale per tutti e due”.

Alain e Gerard andarono a prendere dei panni umidi e aiutarono André a soccorrere Oscar.

“Ce la fai a portarla in braccio da me, non è vicinissimo?”, disse Alain.

“Con lei, andrei in capo al mondo e oltre”, disse André. “Bisognerà chiamare un medico che la visiti e la curerò, la salverà”.

Oscar sentì le ondate di febbre mescolarsi con la gioia di essere in braccio ad André. Forse una speranza c’era davvero per tutti e due…

 

“Nonno, ma davvero hai conosciuto la nonna la sera della presa della Bastiglia?”

“Eh sì, signorina, io ero un soldato e la nonna la cameriera...”

Geraldine guardò il nonno di cui portava il nome con curiosità.

“Ma la principessa non c’è in questa storia?”

“No, c’è il mio comandante con il suo André. Molto meglio della principessa e del principe azzurro”.

“E si salvò?”

“Certo, quella volta sì”.

“Ma vissero felici e contenti?”

“Ma non devi nemmeno chiermelo, le fiabe ti insegnano questo, anche quelle insolite, come questa. Per sempre e oltre”.

E in fondo, Gerard Lasalle sapeva che stava dicendo la verità.

 

  
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