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Autore: ame_vuiller003    09/01/2022    0 recensioni
Questa storia, o meglio raccolta, si basa sul cartone Miraculous Ladubug. Si tratta di una serie di One Shot ispirate ai protagonisti, Adrien/Chat Noir e Marinette/Ladybug.
DALLA PRIMA ONE SHOT:
... -Come porta fortuna.- gli sussurrò a qualche centimetro dal volto prima di baciarlo. Chat Noir spalancò così tanto gli occhi che per un momento temette gli sarebbero caduti. Marinette, la ragazza di cui era innamorato, lo stava baciando. Le mise le mani sui fianchi e la avvicinò ancora di più a sé. Le labbra della corvina erano così morbide, così calde... gli sembrava di essere in Paradiso. ...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Le lacrime bagnavano il cuscino da più di un'ora e, nonostante tutti i tentativi della povera Tikky, Marinette era disperata. Non poteva assolutamente credere a ciò che era successo. E, cosa peggiore, Adrien si era accorto di lei!
"Che razza di stupida che sono... come potevo sperare che lui si innamorasse di una ragazza timida e goffa come me?" continuava a pensare Marinette, senza darsi pace.
Era deciso: avrebbe passato il resto dei suoi giorni a piangere su quel letto, senza più farsi vedere in giro, senza più vedere lui.
Sfortunatamente per lei, Alya la chiamò proprio il quel momento e lei, controvoglia, rispose al telefono.
-Ehi Mari! Come sta la mia migliore amica?-
-Male.- rispose lei singhiozzando. Alya, che fino a quel momento era stata sdraiata sul suo letto, si tirò su a sedere.
-Mari? Marinette che cavolo sta succedendo? E perché piangi? Mari CHI È STATO.-
Marinette trasse un respiro profondo.
-Adrien.-
Silenzio. Alya non rispose, con gli occhi sbarrati a quella rivelazione.
-Che ha fatto?- chiese dopo un po'.
Marinette trattenne un singhiozzo e incominciò a raccontare...

Inizio Flashback
Era una giornata magnifica. Il sole splendeva fuori dalle finestre scaldando le vie parigine e le poche persone che erano in giro. Era il 26 maggio, mancava poco alla fine della scuola, e i ragazzi che di solito occupavano i parchi e le panchine adesso erano a casa a studiare per le ultime valutazioni. Un vero peccato, visto il tempo.
-Che cosa vuoi fare, Marinette?- chiese Tikky svolazzando intorno alla testa della padrona che, esausta e stufa di studiare storia, si era abbandonata sulla sedia ad ammirare le foto del giovane Agreste.
-Non lo so, Tikky, è fuori discussione che mi rimetta a studiare. I moti del '48 sono belli, per l'amor del cielo, ma sono di una pesantezza inaudita quando fuori c'è questo sole...- sbuffò, poi aggiunse, saltando in piedi: -E sai chi altro non sta studiando oggi? Adrien! Oggi ha un servizio fotografico al parco. Gli porterò qualcosa da mangiare e ne approfitterò per fare un giro e magari disegnare qualche bozzetto. Che ne dici Tikky?-
-È un'ottima idea, Marinette. Cosa porterai ad Adrien?-
Marinette le sorrise dolcemente. Tikky volò rapidamente nella borsetta a tracolla mentre la sua padrona scendeva la scale e entrava in pasticceria. Si sporse per prendere un paio di croissant al cioccolato appena sfornati .
-Prendiamo anche un po' di questi, ti va?- chiese Marinette prendendo un sacchettino di carta e infilandoci dentro dei macarons. Sorrise osservando il sorriso che stava illuminando il volto del suo kwami. -Mamma, esco!- urlò, giusto per avvertire.
La temperatura era decisamente gradevole. Camminò beandosi del calore sul suo viso e sulle sue braccia. Chissà se Adrien sarebbe stato contento di vederla, chissà se avrebbe apprezzato i croissant che gli stava portato.
Eccolo, il parco: sulla labbra di Marinette si aprì un timido sorriso pregustandosi il viso sorridente e sporco di cioccolata di Adrien. Era stata un'ottima idea andare al parco.
Non lo avesse mai fatto.
Adrien era là, proprio come se lo era immaginato, vestito per il servizio fotografico. Ma con lui c'era un'altra persona. Aveva lunghi capelli bruni, e Marinette riusciva a intravedere il motivo a pois del suo abito. Lila Rossi, la persona più antipatica che esistesse sulla faccia della Terra di Marinette.
Il cervello di Marinette ci mise qualche secondo a capire che cosa stava osservando. La prima cosa a cui pensò fu "Perché sono così vicini?". Perché si stavano baciando. Lila e Adrien. Adrien e Lila.
La prima lacrima scese prima che lei potesse anche solo aver intenzione di fermarla.
-Marinette...- disse piano Tikky sporgendosi appena dalla borsa.
Lei indietreggiò. Doveva andarsene, possibilmente senza essere vista. Ma lei era Marnette Dupain-Cheng, la ragazza più goffa di tutta Parigi, se non dell'intero mondo.
Imprecò mentalmente mentre urtava contro un bidone della spazzatura e inciampava.
"Altro che kwami della fortuna. Ho più sfiga io di Papillon!"
Adrien e Lila si voltarono immediatamente verso il rumore, colti sul fatto.
-Ciao Marinette! Che cosa fai..?- il ragazzo si interruppe. Perché la sua amica stava piangendo? -Mari? Cosa succede?-
Il suo tono era preoccupato. Ma Marinette non rispose, si voltò e corse via.
-Marinette aspetta!-
Marinette correva, dalla parte opposta rispetto a quella di casa sua, e non avvertiva il rumore dei passi di Adrien. Aveva la vista annebbiata dalle lacrime e l'aria le sferzava i capelli.
Poco più avanti, sulla destra, un vicolo buio si faceva strada tra due case. Marinette non ci pensò due volte prima di buttarcisi dentro. Adrien la seguiva pochi metri dietro.
-Oh Marinette, mi dispiace così tanto.- stava dicendo Tikky asciugando le lacrime della sua portatrice nel momento in cui Adrien si affacciava sul vicolo buio.
Il sangue gli si gelò nelle vene. Fu allora che vide una cosa che mai si sarebbe aspettato di vedere. Non da Marinette. Non in quelle circostanze.
-L'hai vista anche tu la sua faccia, Tikky, e aveva ragione! Andiamo a casa. Trasformami.-
-No...- sussurrò appena mentre Ladybug lanciava il suo yo-yo oltre i comignoli e scompariva tra i tetti parigini, con il volto in lacrime e il cuore spezzato dal ragazzo che amava e dal suo mascherato migliore amico.
Dopotutto, come dimenticare la faccia che aveva fatto Chat Noir quando aveva saputo di Adrien? Era successo qualche settimana prima: -Eddai Milady, cosa vuoi che capiti? Non sarai mica l'unica ragazza del mondo a conoscerlo! Sono certo che non rivelerà poi così tanto di te...- le aveva detto, quasi implorando, Chat Noir. Ladybug ci aveva pensato un po': era innamorata di un modello super famoso che aveva girato il mondo. Avrebbe potuto averlo incontrato ovunque nel corso della sua vita. -E va bene, ma in ogni caso non voglio essere giudicata. E inoltre, ti proibisco di farmi altre domande al riguardo.- aveva detto, poi aveva fatto un respiro profondo prima di annunciare il nome del suo amato -A-Adrien Agreste.-
-Il modello?- aveva risposto Chat Noir con sorpresa. Sorpresa data dal fatto che l'amore della sua vita lo amasse; sorpresa che venne interpretata dalla ragazza come incredulità. Però forse non era poi così vero, si era detta, forse lei in realtà amava Chat Noir e non voleva ammetterlo a se stessa. Sarebbe stata la situazione più semplice, avrebbe reso tutti felici. Ma era irrealizzabile.
E in ogni caso, ora lei soffriva. E con lei, Adrien che, consapevole di aver appena infranto il cuore dell'insicura e goffa ragazza che si nascondeva dietro la maschera di Ladybug, scivolava a terra in quel vicolo.
Fine Flashback

-Marinette... è uno stupido. Uno stupido colossale. Non piangere Mari..- tentò di consolarla dolcemente Alya al telefono. Di una sola cosa era certa: Adrien Agreste l'avrebbe pagata cara.

***

La mattina del 27 maggio, Marinette si svegliò in anticipo, addirittura prima della sveglia.
-Wow Marinette, questo è praticamente un miracolo!- le diede il buongiorno Tikky.
-Già... sarà una giornata eterna. Non posso saltare scuola, vero?- chiese gettandosi il cuscino sulla faccia con un gran sospiro.
-Temo di no, Marinette. Tu sei Ladybug, e Ladybug compie sempre il suo dovere.- la incoraggiò.
-Beh, in questo caso Ladybug non mi sta simpatica.- tentò di scherzare. Ma come poteva scherzare, essendo consapevole che di lì a poco avrebbe incontrato Adrien? Che spiegazione gli avrebbe dato? Era da escludere che gli confessasse il suo amore e la ragione della sua reazione del giorno prima.
-Cosa dirò ad Adrien?- domandò ad alta voce, un po' a Tikky, un po' a se stessa.
-Marinette? Che ci fai già sveglia?- le chiese stupefatta Sabine.
-Vorrei saperlo anche io. Avrei potuto saltare scuola con la scusa che non ho sentito la sveglia.- disse con il solito tono apatico da mi-sono-appena-svegliata-lasciatemi-in-pace.
-Ad Adrien? Cosa devi dire ad Adrien?- le domandò sua madre.
-Uh, ehm... nulla di importante. Volevo chiedergli di rispiegarmi la lezione di fisica, visto che lui va così bene e visto che io non ho capito nulla.- mentì, sapendo di poter dire, una volta tornata a casa, di aver fatto un ripasso con Adrien dato che aveva capito la materia.
-Potresti chiederglielo così e basta, cosa ne pensi?- le propose Sabine mentre le passava il latte.
-Hai ragione mamma, è un'ottima idea. Avrei dovuto pensarci da sola.-
Sua madre le sorrise, e lei tentò di ricambiare il sorriso. Era diventata un'esperta nel mentire da quando era diventata Ladybug, tutto ciò che doveva fare era inventare una scusa plausibile per Adrien. Stava piangendo, cosa avrebbe potuto dirgli?
-Vado ad aiutare tuo padre di sotto, per una volta cerca di essere in anticipo!- le disse sua madre.
-Sì, mamma. Giuro che lo sarò.- promise Marinette mentre guardava la donna allontanarsi, -Sono disperata.- aggiunse poi prendendo i cereali e guardando Tikky svolazzare fuori dalla tasca del suo pigiama.
-Non esserlo Marinette, vedrai che andrà bene.- tentò di sollevarle il morale.
-E come può andare bene? Cosa dovrei dirgli? "Ciao Adrien, scusa se ieri sono corsa via come una stupida con i croissants che ti avevo preso, ma sai com'è... sei l'amore della mia vita e stavi limonando con Lila, non mi sembrava il caso di fare la terza incomoda. Ah già, e stavo piangendo perché mi hai spezzato il cuore"?- disse sarcastica. Tikky la guardò tristemente.
-Non so come aiutarti, scusami.-
Marinette sorrise: -Non devi scusarti, Tikky. Apprezzo tutto quello che fai per me. Non so cosa farei senza di te.-
-Sicuramente non salveresti Parigi ogni giorno.- commentò il kwami. Scoppiarono entrambe a ridere.
-Coraggio, a vestirsi. E poi si parte alla volta dell'Inferno Dantesco.- disse tetra Marinette mentre si alzava dal tavolo e cominciava a salire le scale.
-Sai, io l'ho conosciuto Dante. Certo, di sfuggita tramite la mia portatrice. Pensa che lui le ha perfino dedicato delle rime perché lei continuava a rifiutarlo! Come darle torto, il Chat Noir di quell'epoca era davvero affascinante...- commentò con aria sognante Tikky.
-Tikky! Comunque, parlando di cosa serie: le ha dedicato delle rime? Intendi quelle rime?!- le chiese entusiasta. Pensare che qualcuno come Dante Alighieri avesse dedicato un'opera intera ad una precedente Ladybug la eletrizzava.
-Sì, proprio quelle. Le tue amate Rime Petrose. Sono contenta che ti piaccia così tanto la letteratura straniera, ho così tante storie da raccontare a riguardo!- esclamò Tikky mentre Marinette si vestiva.
-Io... wow! Non riesco a crederci, ma perché non me lo hai mai detto?! Se solo la nonna potesse saperlo... è stata lei a convincermi a leggere Dante. Sarebbe entusiasta di sentire i tuoi racconti su di lui. Ma nel dubbio, posso farlo tranquillamente io.- disse mentre scendeva le scale.
-Ciao mamma, ciao papà!- salutò velocemente mentre usciva.
-Ciao tesoro!-
L'aria era calda anche quella mattina e, come sempre nelle ultime settimane, il sole splendeva alto nel cielo già alle 7:40 di mattina. Gli uccellini volavano già di qua e di là e Marinette, seduta sui gradini di scuola, fu ben presto raggiunta dai suoi compagni.
-Come mai già sveglia?- le chiese Alya stupida non appena arrivò.
-Come ho già detto a mia madre, non ne ho idea. Avrei voluto rimanere a dormire e basta, e invece eccomi qui con ben venti minuti di anticipo.- commentò con un sorriso.
-Cavolo, se la fine della scuola ti fa questo effetto, dovrebbe essere la fine della scuola tutto l'anno.- rise Alya.
-Per quanto impossibile questa prospettiva possa essere da un punto di vista logico, sarebbe stupendo.- commentò Nino avvicinandosi all'amica e alla fidanzata, -Buongiorno.-
-Buongiorno a te.- lo salutò Marinette mentre Alya lo baciava.
Parlarono del più e del meno: come avevano trovato gli esercizi assegnati, cosa ci sarebbe stato di pranzo... Il cuore di Marinette batteva forte nel suo petto mentre sentiva i minuti passare, e l'arrivo di Adrien sempre più imminente. Quando da lontano vide sbucare l'auto degli Agreste prese la mano di Alya.
-Ti supplico, ti scongiuro, non fare nulla. Me ne occupo io, voglio evitare ieri, fai come se non lo sapessi. Non iniziare a sbraitare, non picchiarlo. Nulla.- la pregò. Alya guardò di sbieco l'auto e il ragazzo che ne scese.
-Posso almeno fare l'arrabbiata, se proprio non vuoi che gli urli contro?- Marinette annuì.
-Cosa sta..?- fece per chiedere Nino.
-Dopo.- lo stroncò Alya.
Adrien si stava avvicinando come suo solito a passo spedito. Nessuno poteva sapere come si sentiva in quel momento, forse solo il piccolo esserino nero che dormicchiava nella tasca interna delle sua felpa.
-Buongiorno ragazzi.-
-'Giorno amico.- lo salutò Nino.
-Ciao.- disse rapidamente Marinette.
Alya non disse nulla. Adrien la osservò un attimo: come mai stava lì ferma senza fare nulla? Era da escludere che Marinette non le avesse parlato, loro si dicevano tutto. Perché allora non gli urlava contro? Probabilmente una richiesta della mora per non attirare l'attenzione della scuola radunata.
-Come è andato il servizio fotografico di ieri?- si interessò Nino. Adrien rimase un momento spiazzato, Marinette per poco non si strozzò e Alya strabuzzò gli occhi.
-Ehm.. è andato tutto bene, i soliti scatti.- commentò brevemente guardando in basso.
-Entriamo? La prima è suonata.- propose Alya tirando Marinette in piedi e iniziando a camminare, seguita a ruota dai due ragazzi.
Era il momento giusto, si disse Adrien. Afferrò delicatamente il polso di Marinette, quel tanto che bastava per farla voltare e per far proseguire i due di qualche passo. Solo Alya era a portata d'orecchio.
-Mari, va tutto bene?- le chiese, -Ieri sei andata subito via... volevo solo assicurarmi che fosse tutto okay.-
Marinette abbassò gli occhi e si sentì arrossire. Pensa, Marinette, Pensa.
-Io, ehm, sì, tutto bene! Alla grande, oserei dire! Ieri... sì... ecco... devo essere passata sotto ad un ciliegio! Sai, sono allergica al polline del ciliegio, deve essermene entrato un po' negli occhi e sono stata male. Sì, e poi sono subito andata in farmacia a comprare l'antistaminico. Sai, l'avevo finito...- disse velocemente, come suo solito in presenza di Adrien.
Il ragazzo tirò un falso sospiro di sollievo, consapevole che ciò che lei gli aveva detto non era vero. Ma a che scopo farle notare che il giorno prima stava piangendo, che al parco non c'erano ciliegi, e che la farmacia era dal lato opposto a quello in cui era corsa?
-Ahn, menomale. Temevo fosse qualcosa di più serio. Sono felice che ora tu stia bene, Marinette.- disse. La sorpassò ed entrò in classe.
-Allergia al polline del ciliegio? Tu non sei allergica a nulla, Marinette. Avresti dovuto lasciarmi carta bianca, nessuno può far soffrire la mia migliore amica.- sibilò Alya afferrando la mora per un polso e trascinandola dietro ai ragazzi.

***

La cosa che in assoluto Ladybug amava di più del suo costume, era la sua capacità di adattarsi al clima esterno. Era inverno? Sembrava di avere un piumone addosso. Era estate? Sembrava di essere in costume. Certo, non era mancata la volta in cui aveva avuto freddo o caldo, ma era spettacolare lo stesso.
Quella notte, la ronda era stata diversa. Chat Noir aveva fatto le sue solite battute, le aveva raccontato un sacco di cose, ma lei aveva riconosciuto di non essere presente. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era Adrien, al suo amore per lui, e a quando avrebbe voluto non amarlo. Per la seconda volta in quei due giorni si chiese come mai non potesse innamorarsi di Chat Noir, il suo fedele compagno per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa. Ma la risposta era ovvia: sarebbe stato troppo semplice, troppo ovvio, troppo giusto. E il mondo non è mai né ovvio né giusto, non lo era mai stato e mai lo sarebbe stato. Altrimenti, se fosse stato così ovvio e facile, molti problemi non si sarebbero presentati, tutti avrebbero goduto degli stessi diritti, la creazione dei Miraculous e dei supereroi non sarebbe stata necessaria e Papillon sarebbe stato sconfitto da mesi, o forse non sarebbe mai esistito. Ma in quel caso, nemmeno Ladybug e Chat Noir sarebbero stati lì. Chat Noir non si sarebbe innamorato di lei, lei non avrebbe mai acquisito l'autostima necessaria per andare avanti. Chissà come sarebbe andata con Adrien, se tutto fosse stato semplice e giusto.
-A cosa pensi, Milady?- le domandò dolcemente Chat Noir atterrando su un tetto.
-È complicato.- rispose lei sedendosi.
-Tante cose lo sono. Ma non possiamo lasciarci sopraffatte.- si sedette accanto a lei.
-È più facile a dirsi che a farsi, Chaton. Tu la fai facile.- disse Ladybug ridendo amaramente.
-Ne vuoi parlare?-
Sì, avrebbe tanto voluto. Ma che diritto aveva lei di parlare a lui delle sue delusioni d'amore, quando lei stessa era per il suo Chaton una delusione? Che diritto aveva di tirare fuori l'argomento per cercare di stare meglio, sapendo di aver fatto star male lui?
D'altro canto, Chat Noir sapeva bene cosa la sua amata stesse pensando. Sapeva che voleva parlare ma che non voleva ferirlo.
-Ho tanti amici, sai?- le disse allora, -La tua non è la prima delusione d'amore che vedo. Cos'è successo?-
Ladybug lo guardò per qualche secondo, poi tornò a guardare davanti a sé la Tour Eiffel illuminata, e la Luna sopra di essa.
-Nulla di che, in realtà.-
-Ma fa male lo stesso. Parlamene, forse starai meglio.-
Ladybug trasse un profondo respiro.
-Baciava un'altra. Che conosco. E che detesto.- confessò allora, di getto, mentre si sdraiava.
Lila Rossi, proprio non la sopportava. Come aveva fatto Adrien, il suo dolce, premuroso e gentile Adrien Agreste, ad innamorarsi di una strega perfida e bugiarda come lei?
-E quindi credi che ora stiano insieme?-
-Non lo so.- ammise, non ci aveva pensato, -Ma non è questo il punto, Chaton.- disse scuotendo la testa.
Chat Noir si sdraiò accanto a lei.
-E quale è il punto, milady?-
Ladybug non sapeva bene come esprimere a parole il pensiero e la consapevolezza che aveva maturato nel suo cuore durante il giorno.
-Io... non so come spiegarmi.- confessò ridacchiando, tentando di alleggerire l'atmosfera e il suo stato d'animo, -A me non importa con chi sta. Pensavo mi importasse, pensavo di volerlo con me. Ma mi sbagliavo. Non è ciò che desidero. Io... voglio che lui sia felice. Voglio la sua felicità. Voglio dire, questo già lo sapevo... una volta gli ho fatto un regalo, e lui è tutt'ora convinto che glielo abbia fatto un'altra persona. Ma ciò lo rende felice, e a me va bene così.-
Chat Noir era confuso. Regalo? Di che regalo parlava?
-Quindi... vuoi che lui sia felice con il tuo regalo anche se non sa che lo hai fatto tu?- domandò perplesso.
-Sì e no. È un tipo di felicità diversa. Quella che nasce da un regalo, possiamo definirla come materiale. Fino a pochi giorni fa, credevo di volere questo tipo di felicità per lui, che mi bastasse, e di volere che lui stesse con me. Ma mi sbagliavo, totalmente.- riprese, -Quando l'ho visto con lei, ci sono rimasta malissimo. Però ho realizzato che voglio che lui sia felice, con la persona che ama. Per questo, per quanto io detesti quella persona, non riesco a volergliene. Ad Adrien intendo.-
Non si stavano guardando, ma se Ladybug provava sollievo nell'aver finalmente esternato i suoi sentimenti, Chat Noir non riusciva a capire cosa provava nel suo petto. Il suo amore per quella piccola e goffa ragazza che in realtà salvava costantemente Parigi gli invase ogni singola parte del corpo, scaldandolo. Ma allo stesso tempo, si chiese cosa aveva portato la dolce Marinette ad odiare a tal punto Lila.
-Credo di cominciare a capire... posso farti una domanda?-
-Certo.-
-Perché odio così tanto lei? Se non è per via del bacio... deve esserci qualcos'altro.-
Ladybug ridacchiò.
-Oh, sì, c'è qualcos'altro. Ecco... non mi è mai andata a genio, sin da subito, ma non so perché. Poi ha detto ad Adrien che eravamo migliori amiche ed un sacco di altre bugie. Tutta la sua vita è basata sulla menzogna, non racconta mai a nessuno la verità. Ed è una cosa che non riesco a concepire. Non sono contro al mentire, e questo lo sai viste tutte le cose e scuse che dobbiamo inventare per celare la nostra doppia vita, ma mentire per apparire migliori, per essere al centro dell'attenzione o per ricevere dei favori, questo proprio non lo riesco ad accettare. E il problema più grande è che non posso provare che mente. È astuta, è brava. Mi ha perfino chiesto di schierarmi: con lei, o contro di lei.-
-Non c'è bisogno di esplicitare cosa hai scelto.- la interruppe Chat Noir con un sorriso, conosceva abbastanza bene Marinette e Ladybug da sapere che mai si sarebbero abbassate al livello di Lila.
-Già... comunque, tornando alla domanda. Mi ha detto che alla fine avrebbe messo tutti contro di me, e per un po' c'è quasi riuscita. Provare che mentiva è stato impossibile, non c'era alcuna traccia che portasse a lei, portavano sempre tutte a me. Mi ha quasi fatta espellere da scuola per questo, e poi ha mentito per giustificare le sue azioni, come sempre. E infine, mi ha detto che la resa dei conti sarebbe stata una: la scelta di Adrien. E ora lui ha scelto.-
Chat Noir non disse nulla, senza parole. Lila aveva davvero detto questo a Marinette? E lei ora era convinta di aver perso contro Lila.
-Quindi... a te non da fastidio che Adrien abbia scelto qualcun'altra, ma che abbia scelto questa ragazza?-
Ladybug annuì.
Per un po', rimasero entrambi in silenzio ad ammirare la notte. Le stelle che luccicavano in cielo li facevano sentire così piccoli ed insignificanti rispetto all'universo. Possibile che dei problemi di cuore, insignificanti di fronte alla piccolezza dell'uomo rispetto alla natura e all'universo, potessero fare così male? Loro, un granello di sabbia in mezzo all'universo, stavano ora provando emozioni che non avevano mai provato prima, e che stavano aprendo definitivamente loro gli occhi su quello che era l'amore: perché l'amore è essere felice per qualcosa che si è fatto e non che si ha ricevuto, volere la sua felicità anche se non sei tu.
-In definitiva...- sussurrò poco dopo Ladybug osservando le stelle, stanca -...credo di aver capito che ciò che realmente desidero sia la sua felicità, anche se io non ne faccio parte. E mi va bene così. Ma un po' fa male comunque.-
Chat Noir la ascoltò in silenzio, sapendo che in realtà quelle parole era destinate a lui, e a lui solo.
-Tu lo ami, milady, è normale che faccia male. Ma ciò che hai detto... sono parole bellissime. A volte mi chiedo come tu faccia ad esprimerti così bene a parole... io sono un incapace, e non faccio che danni.- le confidò.
Ladybug si voltò su un fianco e lo osservò trattenendo uno sbadiglio.
-Che succede? Siamo in vena di confidenze oggi, dovremmo approfittarne entrambi. Racconta, avanti.-
-Ho ferito una persona a me cara, ma non so come rimediare. L'ho fatta piangere, involontariamente.-
Ladybug lo guardò corrucciata.
-Cosa hai fatto?- domandò.
-Piuttosto, cosa non ho fatto.- la corresse lui. -Non mi sono accordo che era innamorata di me, e l'ho involontariamente rifiutata. Non credo di poter scendere più nei dettagli, scusa, milady.-
Lei annuì.
-Non scusarti, non ne hai bisogno. Comunque, penso che la cosa migliore sia parlarle. Voglio dire... non è stato intenzionale. Non so chi c'è sotto a quella maschera, ma so che non sei il ragazzo che fa soffrire volontariamente le persone.- gli disse. Poi, posandogli la mano sulla spalla, gli disse: -Parlale, sii onesto con lei, e vedrai che andrà bene. Non prometto che la prenderà bene, però sarete stati onesti l'uno con l'altro.-
Socchiuse gli occhi, mentre il sonno la assaliva.
-Forse hai ragione, insettina. Ci proverò.- le disse sottovoce, osservandola. Forse, sarebbe davvero andato a parlarle il giorno dopo. Le avrebbe detto che tra lui e Lila non c'era nulla, che era stata lei a saltargli addosso in quel modo e a baciarlo. Le avrebbe detto che era stato tutto un terribile malinteso e che aveva scoperto la sua identità segreta per sbaglio, cercando di assicurarsi che stesse bene.
Ma per il momento, si disse, doveva occuparsi della sua lady, addormentata al suo fianco.
Si tirò a sedere.
-Milady?- sussurrò piano, per assicurarsi che dormisse. Avrebbe dovuto svegliarla, lo sapeva, ma proprio non ci riuscì. Si alzò in piedi e poi si abbassò su di lei, le passò un braccio sotto alle ginocchia e uno intorno alle spalle e la posò sulle sue ginocchia. Si mise la sua testa sul petto, in modo che non scivolasse giù facendole male al collo, e le incrociò le braccia sul ventre.
-Coraggio, milady, andiamo a casa.- sussurrò di nuovo al corpo dormiente della sua amata prima di prendere il bastone e volare verso casa di Marinette. Si sarebbe trasformata a breve, senza dubbio. Anche senza il lucky-charm, Tikky doveva aver bisogno di riposo.
Il balcone della casa dei Dupain-Cheng non gli era mai sembrato tanto scomodo, con la piccola botola che dava sul letto. Ci mise un po' a scendere con Marinette, in procinto di ritrasformarsi, in braccio. Alla fine, calando prima se stesso e poi lei, riuscì a portarla a letto.
La trasformazione si dissolse nel momento stesso in cui Chat Noir le tirava il lenzuolo sopra alle spalle.
-Non dovresti saperlo.- gli sussurrò una vocina. Il kwami di Ladybug, Tikky, era seduto sul cuscino.
-Lo so, Tikky. Non l'ho fatto a posta. È stato un caso. Ma per ora, è meglio lasciarla dormire. Penserò domani al resto.-
-Ti rivelerai a lei, Adrien?-
Marinette mugolò qualcosa nel sonno.
-Sempre che lei non lo capisca prima, dopo quello che ci siamo detti oggi. È la ragazza più intelligente che conosca.- le disse, -Notte, principessa.- sussurrò a Marinette baciandole i capelli.
Poi scomparve nella notte.

***

-Mh, no, ti prego...- mugolò Marinette mentre a tentoni cercava la sveglia. -Stai zitta, voglio dormire...-
Era così stanca... A che ora era andata a dormire? Non se lo ricordava.
-Buongiorno Marinette.- la salutò Tikky svolazzando intorno al suo volto, -Coraggio, alzati! C'è scuola oggi.-
-E io non ci voglio andare. Non posso semplicemente dormire?- le chiese tirandosi su a sedere.
Perché era andata a dormire tardi, la sera prima? C'era stata una akuma? No, era serata di ronda.
Ma perché non ricordava di essere tornata a casa? Era su un tetto a parlare con Chat Noir, lui l'aveva ascoltata e consigliata e poi le aveva confidato di aver spezzato il cuore di una sua amica... e poi il vuoto. Non ricordava di essere tornata a casa. Spalancò gli occhi.
-Tikky, cosa è successo stanotte?- domandò.
-Che intendi, Marinette?- rispose con finta noncuranza il suo kwami. Aveva sperato in una presa di coscienza più lenta.
La ragazza non le rispose, scese in tutta fretta le scale di camera sua e si vestì, poi scese di sotto.
I suoi genitori non c'erano, dovevano essere già in pasticceria.
-Rispondimi. Cosa è successo stanotte?- le chiese di nuovo, -Ricordo il tetto, la conversazione con Chat Noir. Ma non ricordo di essere tornata a casa. Ti prego Tikky, dimmi che sono tornata a casa sulle mie gambe.-
L'esserino non rispose, ma il suo sguardo fu molto eloquente.
-Oh no... oh no, oh no. Questo vuol dire che lui sa chi sono, altrimenti non sarebbe riuscito a portarmi a casa. È una catastrofe!- esclamò prendendosi il volto tra le mani. Tikky volò al suo fianco.
-No Marinette, non ti preoccupare adesso. Lo vedrai presto, ne sono sicura. E allora ne parlerete, e capiremo cosa è successo. Ne sono assolutamente certa.- tentò di calmarla.
Marinette aveva lo stomaco chiuso, ma nonostante ciò si sforzò di mangiare qualcosa. Non poteva digiunare, o sarebbe stata male.
Come aveva fatto Chat Noir a scoprire la sua identità? C'entrava forse l'avergli confessato il suo amore per Adrien? Ma no, era impossibile, come poteva essere risalito a lei basandosi su un modello famosissimo? Improbabile. Ma allora come?
Non smise di domandarselo mentre prendeva lo zaino e camminava verso scuola, né quando si sedette sulle gradinate ad aspettare i suoi amici. Doveva trovare una scusa, Alya avrebbe sicuramente capito che c'era qualcosa che non andava. Ma ne aveva forse il tempo? Con Chat Noir a conoscenza della sua identità, Alya era l'ultimo dei suoi problemi.
-Tikky, come è stato possibile? Come ha fatto?- continuava a sussurrare.
-Buongiorno! Sono ogni mattina più stupida, Mari.- urlò Alya in quel momento. Marinette alzò lo sguardo, non si era accorta di lei.
-Alya, buongiorno.- rispose cercando di sembrare normale.
Alya la guardò con un sopracciglio alzato.
-Va tutto bene?-
-Sì.- si affrettò a rispondere.
-Sicura?- chiese con voce indagatrice. Marinette annuì, distratta. Se non altro, il problema Adrien Agreste era più o meno risolto: sembrava aver creduto alla storia del giorno prima, il che era decisamente un bene.
-Nino è stato male, oggi non viene a scuola...-
-Va' a trovarlo dopo le lezioni.- le consigliò Marinette.
-Ma dovevo venire da te...- le ricordò l'altra.
-Lo so, ma non importa. Mi interessa sapere come sta, ma devo finire un abito per il compleanno di Manon... mi assilla da mesi, e devo farci gli ultimi ritocchi, così domani posso portarglielo.- le disse tentando di rimanere credibile. Il vestito lo aveva finito da giorni, ma doveva attirare l'attenzione di Chat Noir. Come? Volteggiare tra i tetti per tutto il pomeriggio sarebbe bastato, subito dopo aver finito di studiare biologia.
-Se sei sicura.. ti terrò aggiornata. Comunque, stai meglio sul fronte Agreste?-
-Sì, direi di sì. Dopotutto, ho sempre saputo che alla fine mi avrebbe rifiutata... se non altro, non lo ha fatto direttamente. Non avrei retto l'imbarazzo.- cercò di ridere.
In quel momento, l'auto del ragazzo interessato di fermò davanti alla scuola, insieme a quella di Katami. Scesero insieme, e Marinette non riuscì a fare a meno di guardare Adrien, con i suoi capelli biondi e con i suoi occhi verdi.
Fu allora che qualcosa, dentro di lei, scattò.
"Ho ferito una persona a me cara, ma non so come rimediare. L'ho fatta piangere, involontariamente", le aveva detto Chat Noir la sera prima. Non che lei pensasse che Adrien e Chat Noir fossero la stessa persona, questo no, però c'era qualcosa di strano nella conversazione avuta la sera prima con il suo chaton, qualcosa che non riusciva a cogliere. Non ancora, per lo meno.
Adrien e Katami stavamo ridendo insieme di qualche cosa detta da lui, e il ragazzo si era appena portato la mano destra sotto il mento, come se stesse pensando. Lui non era Chat Noir, eppure...
Marinette scosse la testa. No, non poteva entrare in un loop del genere oppure sarebbe rimasta delusa nello scoprire che Chat Noir non era chi pensava che fosse. E poi, se così fosse stato, non avrebbe mai baciato Lila. Non avrebbe scelto lei perché sarebbe stato innamorato di Ladybug, cosa che Adrien non era.
Marinette continuò a fissarlo mentre si avvicinava a loro con passo tranquillo e con un sorriso sghembo sul volto, un sorriso quasi malandrino.
-Che ti prende oggi? Perché siete tutti strani?- domandò Alya quando lo vide.
-Strani? In che senso?- chiese Adrien.
-Tu che sorridi in quel modo strano che, giuro, non avevo mai visto, lei che sembra una statua di sale da quanto è rigida... siete strani.-
-Alya, io sto...-
-Sì, stai bene, lo so. Ma io non ci credo comunque. C'è qualcosa che non mi dici, e va bene così.- le rispose con un sorriso.
-No, non c'è nulla che non ti dico. È solo che ho paura di non finire in tempo biologia e l'abito per Manon.- inventò. Alya annuì, ma era ovvio quanto poco credesse a quella inutile scusa.
-Va bene, se lo dici tu.- disse con un'alzata di spalle.
-Stai cucendo un nuovo abito?- le domandò Adrien.
-I-io, s-s-sì. Per il com-compleanno di M-Manon.- balbettò.
-Sono sicuro che ce la farai, vedrai. Sei la ragazza più dotata che conosco, Marinette.- le disse sorridendo. E ora? Cosa doveva rispondere?
Fu la campanella a salvarla. Si alzò in fretta e furia e si lanciò dentro scuola, quasi correndo verso la sua classe.
-Ma che le prende?- chiese Alya.
-Non ne ho idea.- mentì Adrien. Aveva capito chi si celava dietro la maschera di Chat Noir? Forse non ancora.
Seguendo l'esempio di Marinette, si incamminarono insieme in classe, trovando la loro amica già seduta al suo banco.
-Lila ci sarà, oggi?- chiese Alya mentre si sedeva al fianco della corvina.
-Non lo so. Ma spero di no.- disse Adrien. Entrambe le ragazze lo fissarono stupite. Adrien Agreste che sperava nell'assenza di qualcuno? Questa era una novità.
-E perché? Avete litigato?- chiese Marinette abbassando lo sguardo sul quaderno chiuso, sperando che non si sentisse troppo quando quelle parole le erano costate.
Adrien se ne accorse, eccome se se ne accorse.
-No. Semplicemente, non mi va di vederla.-
Ce la stava mettendo tutta, per farle capire che Lila non contava nulla per lui. Sperava solo che lei se ne accorgesse.

***

Finalmente, dopo un'ora di lezione di letteratura francese, la campanella del cambio d'ora suonò. Marinette trasse un sospiro di sollievo mentre chiudeva il libro e lo riponeva nello zaino, estraendo quello di storia.
Aveva passato tutta l'ora a pensare a Chat Noir, a chi potesse essere, a come avesse fatto a scoprire chi si celava sotto la maschera di Ladybug. Tra l'altro, se Chat Noir sapeva che lei era Ladybug, voleva dire che o ne era rimasto deluso, o si era innamorato della sua "lei quotidiana". Era decisamente una catastrofe. Sotto ogni aspetto.
-Oh, è arrivata.- sussurrò Alya quando la porta si aprì. Marinette alzò la testa. Adrien era voltato verso di loro e, sulla soglia, c'era Lila. Sentì un colpo al cuore. Ma per una volta che tutti la volevano distante, non poteva partire per uno dei suoi stupidi viaggi? Certo che no, ora c'era Adrien da conquistare.
-Mi chiedo cosa faccia lì ferma sulla porta.- sussurrò di nuovo Alya ai suoi due amici.
-Perché non glielo chiedi? Viene verso di noi.- sussurrò mesta Marinette.
-Adrien! Sei da solo? Nino non sta bene?-
-No, è stato male questa notte, oggi non è potuto venire.- rispose Alya.
-Sono molto dispiaciuta, spero si rimetta presto. Se non altro, chiederò alla professoressa Bustier se oggi posso sedermi qui davanti, così Adrien non starà da solo!- disse con la sua solita voce fastidiosa, -Che ne pensi, Marinette?- aggiunse poi.
Marinette la guardò. Vedeva Alya osservarla, e sentiva lo sguardo di Adrien su di sé.
-Sinceramente, Lila, non vedo come la mia opinione personale possa in qualche modo influenzarti.- rispose pacata, -Ma se proprio ci tieni, credo che l'assegnazione dei posti dovrebbe essere mantenuta. La rispettano tutti, non vedo perché tu non possa comportarti come gli altri, per una volta.- poi cominciò a sfogliare l'ultimo capitolo del libro di storia.
Lila non disse nulla, si limitò a sorridere, poi si girò verso Adrien.
-Sono così felice di poter stare vicino a te, Adrien! Sai, vorrei parlare con te... da dopo il servizio fotografico non abbiamo più avuto modo di...-
-Sì, magari in un altro momento, Lila. Credo che Marinette abbia ragione: dovresti sedere al tuo posto, non a quello di Nino.- la interruppe rapidamente Adrien, conscio di che effetto quella conversazione doveva avere su Marinette.
Infatti, la giovane stava cominciando a trovare complicato reprimere le sue emozioni, tant'è che, non appena l'insegnante entrò, alzò la mano.
-Sì, Marinette?- chiese la professoressa.
-Potrei andare in bagno?-
Alya la guardò confusa: lei non andava mai in bagno al cambio d'ora.
-Certo, vai pure.-
Marinette si alzò, ignorando la mano di Adrien che le sfiorava il braccio e il suo "Mari" sussurrato.
Camminò rapidamente e si sedette sulla tavoletta del wc. Una lacrima le rigò il volto.
-Io non ce la faccio, Tikky, non con lei.- sussurrò mentre l'esserino rosa volava fuori dalla sua borsa e le asciugava la guancia.
-Lo so che è difficile, ma non puoi dargliela vinta così.-
-E cosa dovrei fare? Adrien ha scelto lei, l'ha baciata.-
-Davvero? E allora perché sperava che non venisse a scuola? Perché ha rifiutato di farla sedere al suo fianco? Se fossero davvero innamorati, non pensi che lui avrebbe il desiderio di averla sempre accanto, come lo hai tu?-
Effettivamente, si disse Marinette, Tikky aveva ragione. Ora che aveva finalmente un minuto di pausa, doveva riflettere. Chat Noir le aveva fatto un sacco di domande riguardo alla sua relazione con la ragazza di Adrien, cose che nessuno sapeva. Le aveva detto di aver combinato un casino, ferendo involontariamente una persona a lui cara.
-Cosa hai fatto?- gli aveva domandato.
-Piuttosto, cosa non ho fatto.- l'aveva corretta lui. -Non mi sono accordo che era innamorata di me, e l'ho involontariamente rifiutata. Non credo di poter scendere più nei dettagli, scusa, milady.-
Perché non aveva potuto scendere nei dettagli? Cosa avrebbe potuto dire che lo avrebbe tradito? L'unica risposta sensata era che lei stessa, Ladybug, fosse a conoscenza della situazione e, sentendola raccontare, l'avrebbe riconosciuta. E ciò significava che o le era stata raccontata, oppure l'aveva vissuta in prima persona.
Nessuno le aveva raccontato nulla, e a lei era recentemente capitato di trovarsi in una situazione simile. Quindi, era forse possibile che Adrien fosse Chat Noir e che, attraverso la sua doppia identità, avesse tentato di chiederle consiglio per rimediare ad una situazione scomoda in cui lei stessa era finita in mezzo?
A questo punto, si disse Marinette, tutto era possibile. Fisicamente, non poteva negare nulla: biondi, alti, con gli occhi verdi. C'era solo una cosa che avrebbe potuto confermare la sua teoria, ma come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto aspettare l'intervallo.
Con un sospiro uscì dal bagno e tornò in classe. Non ascoltò mezza parola della lezione di storia, e fortunatamente l'insegnante non la beccò a non seguire.
Poco prima del suono della campanella, prese un pezzo di carta dal suo diario e scrisse:

Quando suona, lasciami sola con Adrien. Devo parlargli. E trova un modo per allontanare Lila

Lo fece scivolare sul banco di Alya. Lo lesse e rispose:

Va bene, cosa vuoi fare? Non vorrai fare tu-sai-cosa

Marinette non rispose, limitandosi ad annuire. Non era assolutamente vero, non voleva dichiararsi, ma era necessario che rimanesse da sola con lui. Se non altro, se si fosse sbagliata avrebbe dovuto giustificarsi con una sola persona e non con due.
La campanella suonò, precisa come al solito.
-Bene ragazzi, andate pure a fare l'intervallo, ci rivediamo dopo per la lezione di respirazione in cortile.- disse la professoressa Bustier
Pian piano, la classe cominciò a svuotarsi. Alya scrisse velocemente qualcosa sul cellulare, poi si voltò verso il fondo della classe.
-Lila, ti va di venire con me?- domandò Alya facendo cenno alla ragazza di seguirla, -Ho detto a Nino che lo avrei videochiamato e che ti dispiace che sta male e ha detto che sarebbe felice di salutarti!-
Lila rimase ferma, fissando prima Adrien, poi Marinette e infine Alya.
-Ehm, in realtà ora volevo parlare con Adrien.- rispose poi alzando le spalle a mo' di scusa.
-Spiacente deluderti, Lila, ma dovrai metterti in fila. Devo già parlarci io.- rispose senza preamboli Marinette, lasciando stupiti tutti. Le sue amiche, Alyx e Milène, la guardavano eccitate sulla soglia della porta, Alya fissava Lila che la stava fulminando con lo sguardo, e Adrien la guardava, più sorpreso di chiunque altro.
Lila avrebbe voluto dirgliene quattro, a quella ficcanaso, ma non poteva permetterselo davanti a tutta la classe.
-Oh, ehm, va bene. Gli parlerò al prossimo intervallo, andiamo a salutare il povero Nino.- commentò allora gentilmente scendendo i gradini dell'aula. Ma, arrivata al fianco di Marinette, le si avvicinò all'orecchio.
-Inutile che ci provi, Marinette. Come hai ben potuto vedere con i tuoi occhi, ho vinto. Hai deciso di schierarti contro di me, e ora lui mi ha preferito alla povera, goffa, timida, imbarazzante Marinette Dupain-Cheng. Hai perso, e ora perderai tutto ciò che ti rimane.- le sussurrò maligna.
Doveva rispondere, non poteva rimanere lì senza fare nulla. Ma cosa poteva dire? Lei non era ancora certa di nulla.
No, si disse, non è vero: Adrien l'ha rifiutata tre volte solo oggi.
Allora alzò lo sguardo verso Lila e le sorrise, nascondendo tutto ciò che in realtà provava dietro a quel sorriso.
-Ne sei davvero sicura?- le rispose soltanto, pacatamente, con gentilezza. Poi le si avvicinò, in modo che nessuno potesse sentire eccetto lei e, a sua insaputa, Adrien, -Oserei quasi dire che sarebbe inutile che ci provassi tu perché, nel caso tu non l'avessi ancora capito, siamo ancora nel pieno della partita. Partita che tu stai per perdere.-
Si sedette comodamente al suo banco, voltandosi a guardare Adrien che la fissava, stupito.
-Ora dovreste andare, o Nino inizierà a preoccuparsi.- consigliò loro, senza perfidia.
Alya annuì e fece cenno a Lila di seguirla la quale, seppur malvolentieri, le andò dietro.
-Cavolo...- disse Adrien non appena furono rimasti soli nell'aula, -Sei stata fantastica! Non aveva mai visto qualcuno tenere testa così a Lila.-
Ed era vero. Nessuno lo aveva mai fatto perché con nessuno lei era stata davvero se stessa. Ma dopo aver saputo cosa Lila aveva detto in passato a Marinette, non riuscì che a stimare la corvina di fronte a lui.
-Volevi parlare?- chiese poi con aria innocente. Che avesse finalmente capito?
-Sì, cioè, no. Cioè... non voglio parlare parlare, volevo solo chiederti... è una domanda un po' strana...- si incespicò Marinette. Poi trasse un respiro profondo: -P-puoi m-mostrarmi le m-m-mani?-
Adrien sorrise stranito.
-Ehm.. certo..- rispose posando le sue mani sul banco della ragazza. La mano sinistra era assolutamente normale, rosea, curata. Alla destra, al contrario, spiccava un delicato anello argentato.
-Mari?- chiese Adrien, più per vedere che scusa si era preparata per una domanda tanto stramba che perché fosse realmente stranito.
-Sto.. ehm.. preparando l'outfit per l'amico di una amica, e mi ha chiesto di includere un anello, quindi mi sto guardando in giro.- inventò, poi aggiunse, -Dove lo hai preso?-
Adrien rimase momentaneamente pietrificato. E adesso?
-Me lo hanno regalato. Non so esattamente da dove arrivi.- disse, il che era vero. Il miraculous gli era stato donato dal Maestro Fu, che lo custodiva da più di un secolo.
-Capisco. Posso vederlo più da vicino?- chiese di nuovo. Il momento della verità era sempre più prossimo poiché, oltre ad aver già usato lei stessa il miraculous del gatto nero, ed essendo quindi in grado di riconoscerlo, il vero Chat Noir non avrebbe permesso a nessuno di sfilarglielo.
-Ehm, okay..- rispose Adrien avvicinando di più la mano a Marinette che, in un solo gesto, lo prese tra il pollice e l'indice e fece per tirarlo verso di sé.
Adrien ne era sicuro, voleva vedere come avrebbe reagito. Sospettava che dietro la maschera di Chat Noir ci fosse lui, così decise di lasciar cadere ogni bugia.
-Sai che non te lo lascerò fare, Mari, è inutile che ci provi. Bella scusa, comunque.- le disse con un calmo sorriso chiudendo la mano a pugno. Marinette la lasciò andare, continuando ad osservare l'anello che lei stessa aveva indossato per combattere Juleka akumizzata. Sapeva di riconoscerlo, sapeva che cosa aveva davanti.
-Perché?- domandò piano.
-Credo che tu lo sappia, Mari. Lo sai da almeno un'ora, oserei dire. Ma non vuoi vederlo.- le rispose gentilmente prendendole una mano. Si osservarono per qualche secondo.
-Credi che io sappia che cosa, Adrien?- domandò di nuovo, con voce tremante.
Adrien le sorrise, ma non nel tipico modo gentile e pacato solito del ragazzo. No, quello era il classico sorriso alla Chat Noir. Marinette si sedette più dritta, più composta, inspirando profondamente. Adrien era Chat Noir, Chat Noir era Adrien. Il consiglio che Chat le aveva chiesto, la sera prima, era riferito a lei. Perché lui sapeva del suo amore, e ora sapeva anche che cosa Lila le aveva detto, sapeva i segreti più profondi del suo cuore che di norma lei non gli avrebbe mai rivelato. Chiuse gli occhi, cercando di gestire tutte le emozioni che provava.
-Come lo hai scoperto?- domandò piano.
Adrien abbassò lo sguardo.
-Dopo il servizio fotografico, quando sei corsa via... ti sono venuto dietro. Ti ho chiamato, non so se mi hai sentito. Fatto sta che ad un certo punto ti ho vista lanciarti in un vicolo, e ho continuato a seguirti. Quando sono arrivato, stavi parlando con Tikky, e ti sei trasformata. È stato allora che l'ho scoperto, e che ho capito tutto quanto.- disse abbassando il capo, come se si volesse scusare di aver scoperto la sua identità.
Rimasero in silenzio per un po'. Lui, a pensare a come sarebbero state le cose adesso, entrambi consapevoli di amarsi, di volersi. Lei, al contrario, a pensare a quanto quella situazione fosse difficile, con lui innamorato di Ladybug anziché di lei, con Lila che faceva di tutto per rovinarle la vita.
La campanella suonò proprio mentre Adrien apriva la bocca per parlare. Lila fu la prima a fiondarsi in aula, seguita da Chloé, Sabrina e Alya.
-Allora?- domandò piano Alya mentre si sedeva al banco.
-Non lo so.- rispose semplicemente Marinette, ed era la verità. Ora che conoscevano l'uno l'identità dell'altra, cosa sarebbe successo?

***

Lila l'aveva guardata male per tutta la giornata. Dopo quella conversazione con Adrien, i due non avevano più detto una parola: Marinette era stata con Alya e Adrien con Kim.
-Quanti tipi di riproduzione esistono?- la interrogò Tikky, tenendo tra le zampe il libro di biologia, mentre Marinette toglieva un po' di foto di Adrien dal muro in attesa di rimpiazzarle con quelle scattate durante l'ultima uscita con Nino e Alya.
-Sessuata e asessuata.- rispose prontamente.
-Esatto! Mitosi e meiosi: la differenza?- domandò nuovamente.
-Ehm... la meiosi è il processo attraverso cui si formano i gameti, la mitosi... il processo di divisione cellulare?- chiese.
Tikky posò il libro sulla scrivania.
-Forse dovresti iniziare a studiare l'ultima parte, quella sulla genetica animale e umana. Magari poi riuscirai comunque a vederti con Alya, nonostante Nino stia male.- le disse.
-Hai ragione, Tikky. Per Alya vedrò più tardi, prima devo finire qui.-
Si sedette alla scrivania e sfogliò il quaderno fino ad arrivare alla parte in cui aveva preso gli appunti di genetica animale, per poterli confrontare con quello che c'era scritto sul libro di testo.
Si parlava di Gregor Mendel, piante di piselli, genotipi e fenotipi, alleli dominanti e recessivi, legge della dominanza, dell'assortimento indipendente...
Marinette prese una matita e cominciò a sottolineare le informazioni salienti del libro: possibile che un monaco dell'Ottocento avesse capito così tante cose attraverso delle piante di piselli? Mendel capiva che alcuni geni rimangono "nascosti" per riapparire nelle generazioni future semplicemente coltivando le sue piantine, lei riusciva a confondere le primule con le ortensie. Sarebbero indubbiamente stati grandi amici, se fossero vissuti negli stessi anni.
Sentì i suoi genitori parlare con qualcuno, al piano di sotto. Un'amica di sua madre in visita? Probabile.
-Marinette!- la chiamò un attimo dopo.
-Dimmi!- gridò lei in risposta.
-Il tuo amico è arrivato!-
Amico? Quale amico? Aveva un terribile presentimento al riguardo, perché c'era un unico "amico" che avrebbe avuto la faccia tosta di presentarsi senza invito.
Si alzò dalla scrivania e aprì la botola della sua camera. In fondo alle scale, davanti alla porta, c'era Adrien.
-Non mi avevi detto che lo avevi invitato per studiare biologia, avrei cucinato qualche biscotto.- le disse sua madre con un sorriso.
Certo che non glielo aveva detto, non lo aveva fatto.
-Tolgo il resto delle foto.- sussurrò Tikky volando verso la scrivania e mettendosi al lavoro.
-Ehm.. sì, mi sono dimenticata. Ma non importa, tranquilla, andate pure in pasticceria, qui me la cavo da sola.- la rassicurò, -Sali.- ordinò poi ad Adrien.
Mentre Adrien saliva le scale e chiudeva la botola, Marinette si rimise alla scrivania a studiare. La camera era del tutto pulita, non c'era più neanche mezza foto di Adrien in giro, tolte quelle in cui era con i suoi amici e in cui c'era anche Marinette.
-Cosa ci fai qui?- chiese Marinette senza alzare lo sguardo dal quadrato di Punnet che illustrava la prima legge della genetica mendeliana.
-Volevo parlarti dopo scuola, ma sei fuggita via. Quindi, ti cercavo. Se vuoi posso aiutarti a studiare.- le propose.
-Non ho bisogno del tuo aiuto, Adrien, trovo genetica piuttosto semplice da capire.- rispose secca Marinette. Lei non lo voleva lì, non dopo quello che aveva scoperto quella mattina. Non lo voleva lì perché le faceva male sapere che si era innamorato del suo alter ego coraggioso, altruista, sicuro di sé. Ma lei non era tutte quelle cose, lei era goffa, imbranata, timida, insicura. E il fatto che Adrien non si fosse innamorato di Marinette, significava che non amava la vera lei. E questo era doloro. Ma, più doloroso di qualsiasi cosa, era la consapevolezza di aver perso il suo confidente segreto, quello a cui poteva dire tutto, a prescindere da quanto brutta la cosa fosse. Chat Noir non c'era più, non poteva più confidargli i suoi problemi d'amore, ora che era consapevole che dietro alla maschera c'era il ragazzo che amava.
-D'accordo. Mi posso sedere?- le chiese gentilmente.
-Sì, certo che ti puoi sedere, scusami.- non riuscì a fare a meno di scusarsi per la sua maleducazione che, nonostante tutto, lui non meritava affatto. Si alzò e andò a prendere la seconda sedia, che teneva dietro al cartonato di Jagged Stone.
Si sedettero insieme alla scrivania. Marinette, per quanto lo volesse, non riusciva a studiare, non con Adrien Agreste in camera.
-Quando hanno mandato in onda camera tua, durante la trasmissione con Jagged, non c'erano più foto? Perché le hai tolte? Ero venuto tutto sommato bene.-tentò di scherzare.
-Sei un modello, Adrien, certo che eri venuto bene.- rispose ovvia Marinette chiudendo il libro di biologia, rinunciando del tutto a studiare, -Però non mi soddisfacevano. Erano delle foto false.-
-False? Giuro che ero io, nessuna controparte.- scherzò di nuovo, facendo sbuffare la ragazza.
-Santo cielo, non era quello che intendevo! Intendevo dire che non eri davvero te. Sorridevi e tutto il resto, ma le foto di quando siamo tutti insieme io, te, Alya e Nino, sono più belle. Sei più naturale, più tu.- rispose con calma, -Quelli delle copertine sono sorrisi falsi, è facile da notare, se ci fai attenzione.-
Adrien aveva la bocca secca. Era innamorata di lui a tal punto da riconoscere se un suo sorriso era vero o meno? Sorrise.
-Nessuno se ne era mai accorto. Non hai idea di quanto questa cosa mi faccia piacere. Comunque, non ero qui per parlare di questo. Io volevo parlare di...-
-So di cosa volevi parlare, ma no, ti prego.- lo interruppe Marinette.
-Perché no?- le chiese Adrien stranito. Non aveva nulla di brutto da dirle, a meno che lei non trovasse negativo il fatto che il ragazzo di cui era innamorata si fosse innamorato di lei.
-Perché fa già abbastanza male così, senza metterci anche il carico da undici.- disse brevemente.
-Metterci il carico da undici? Ma di cosa parli? Perché fa già male così?- chiese senza capire Adrien, -Marinette, io non ti sto rifiutando.-
Quindi, si era giunti subito al sodo. Voleva parlare chiaro? E allora avrebbero parlato chiaro.
-No, non lo stai facendo, hai ragione. Lo sto facendo io.-
Per Adrien fu come una pugnalata al cuore.
-Cosa? Perché? Credevo fossi innamorata di me... tu hai detto a Chat Noir di amarmi. Credevo ti avrebbe fatto piacere sapere che ero innamorato di te. Non capisco...-
Marinette girò sulla sua sedia fino a dare le spalle ad Adrien, poi tornò a guardarlo.
-Certo che sono innamorata di te, Adrien, lo sono da quando mi hai dato il tuo ombrello, il primo giorno di scuola.- confessò per la prima vera volta, -Ma tu non ami me, tu ami Ladybug.-
-Ma tu sei Ladybug.-
Marinette strinse le labbra, non doveva piangere.
-Io non sono Ladybug, non sono coraggiosa, sicura di me e altruista come lo è lei. Io sono goffa, timida, imbranata, faccio un casino dopo l'altro. Ed è questa la vera me, Adrien. Tu ti sei innamorato di Ladybug, non di Marinette. Per questo ti sto rifiutando.- disse, sempre più piano.
Adrien non disse nulla per un po', pensando a quello che Marinette gli aveva detto.
-Ti sbagli.- disse poi, attirando nuovamente la sua attenzione, -Hai ragione, mi sono innamorato di Ladybug, e tu di Adrien, ragione per cui hai sempre rifiutato Chat Noir. Ma ti ricordi cosa ti ho detto, al picnic che hai organizzato nel giorno degli eroi? Ho detto che era giusto che, per una volta, fossimo noi ad aiutare te, perché tu ci aiuti tutti i giorni. Poi ti ricordi cosa ho detto?- le chiese.
Marinette giocava con la penna senza guardarlo.
-Hai detto che io sono la vostra Ladybug di tutti i giorni.- disse in un sussurro.
Adrien annuì.
-Credevo davvero in quello che stavo dicendo. Tu sei Ladybug, Marinette, con o senza la maschera. Hai ragione, sei la ragazza più timida e imbranata che conosca, ma questo ti rende speciale, di rende unica. L'unica cosa che la maschera ti ha permesso di fare, è stato vincere la tua timidezza. Con la maschera, quando nessuno può riconoscerti, sei formidabile. Ma nonostante questo, ci sono stati dei momenti in cui sei stata Marinette. La prima akuma, ad esempio: non l'abbiamo purificata, e tu ti sei incolpata di quello che è successo dopo. E ci sono stati momenti in cui Marinette si è atteggiata tale e quale a Ladybug, come quando Evil Illustrator ti ha attaccata e siamo rimasti chiusi in una scatola sulla Senna. Non sono io che ti ho salvato, l'idea per uscirne è stata tua. Le idee per uscirne sono sempre state tue.- le disse posando la penna sulla scrivania e prendendole le mani, -E, altra cosa su cui ti sbagli: non è vero che mi sono innamorato solo di Ladybug, sono solo stato troppo cieco per accorgermi di quello che provavo per te. Come Adrien era difficile, tu eri sempre timida e balbettavi, ma quando stavo con te come Chat Noir eri una persona completamente diversa. Durante quei momenti passati con te, a parlare sul tuo balcone, ho iniziato a provare qualcosa per te. Ho sempre creduto che fosse amicizia. Non ne sono più così sicuro.-
Marinette non rispose, e Adrien ne approfittò. Puntò i piedi a terra, contro le ruote della sedia della ragazza, e tirò le sue mani. Poi, in un solo gesto, la girò e la fece sedere di fianco sulle sue gambe. Era rigida, lo sentiva. Le passò una mano intorno alla vita mentre con l'altra continuava a tenerle la mano. Con il pollice cominciò ad accarezzarle il fianco, tentando di farla rilassare. Ci volle un po' ma, alla fine, Marinette si lasciò andare con un sospiro e abbandonò la sua testa sulla spalla del ragazzo.
-E infine, ultima cosa su cui ti sbagli clamorosamente: io non ho affatto scelto Lila, nessuna persona sana di mente scegliere lei tra voi due. Io ho scelto te, milady, e continuerò a farlo.- sussurrò contro il suo orecchio.
Il cuore di Marinette ebbe un sussulto nel sentire quelle parole e, con gli occhi lucidi, alzò la testa per guardarlo. Gli occhi verdi erano calmi, e lui sorrideva tranquillo. Marinette annuì. Un gesto banale che però, in quella circostanza, per Adrien significò tutto.
Lentamente, con delicatezza, avvicinò il suo volto a quello di Marinette. Non la baciò, rimase fermo a qualche centimetro dalle sue labbra e la guardò: aveva gli occhi chiari lucidi, le gote arrossate e Adrien non riusciva a capire se fosse sul punto di piangere o di morire dall'imbarazzo. In ogni caso, più o meno volontariamente, Marinette inclinò leggermente il volto verso di lui, come una calamita attratta dalle sue labbra carnose.
Sua madre, a giudicare dal rumore di stoviglie, doveva essere tornata di sopra. Ma nessuno dei due ci fece caso, occupati a pensare a tutt'altro. Fu Adrien ad annullare le distanza tra loro, coinvolgendola in un dolce bacio. Le farfalle che Marinette aveva provato sin da quando aveva toccato le gambe di Adrien esplosero nel suo stomaco mentre lei si stringeva di più a lui, passandogli le mani sulla nuca, assaporando quel bacio agognato per mesi.
Adrien le strinse di più la vita nel suo abbraccio mentre la baciava. Le labbra di Marinette erano morbide e sapevano di dolce, probabilmente a causa di qualche biscotto cucinato dai suoi genitori.
Non parlarono, neanche quando alla fine si separarono. Marinette posò di nuovo la sua testa sulla spalla del ragazzo e Adrien continuò a stringerle la vita.
Non un suono, non un movimento escluso quello della sedia girevole. Intorno a loro, un silenzio che valeva più di mille parole.
   
 
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