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Autore: ciarlot    10/01/2022    0 recensioni
Non arrivare, domani. Perché so già che ti perderò.
Non arrivare, domani. Perché so già che ti perderò.
Ti perderò.
****
Snoke è morto.
Kylo Ren è solo e respinto.
Rey è andata via.
Questa storia è il mio personale "what if". Cosa succede dopo l'episodio VIII?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Finn, Kylo Ren, Principessa Leia Organa, Rey, Rose Tico
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You could be my favourite place
I've ever been
I got lost in your willingness
To dream within the dream
You could be my favourite faded fantasy
I've hung my happiness upon what it all could be

- Damien Rice "My favourite faded fantasy" -



 

Rey e Kylo si diressero agli alloggi del Generale Organa. La ragazza gli faceva strada tra i sentieri frondosi che si diramavano nella foresta.

Non si dava spiegazione del perché, oltre a Rose con cui aveva trascorso la mattina al magazzino, non avessero incontrato nessuno, nonostante quella fosse l'ora in cui l'accampamento avrebbe dovuto essere più affollato. 

L'idea che fossero lì, insieme per davvero, su un pianeta di ribelli pronti ad uccidere Kylo Ren, la colpì con uno schiaffo. Era una stupida preoccupazione, perché di certo nessuno dei due avrebbe avuto problemi a difendersi. E sapevano essere potentissimi, lo avevano sperimentato nella sala del trono di Snoke.

Più che altro una sottile percezione. Come essere arrivati quasi in cima alla montagna e sentire il sentiero franare sotto i piedi.

Il cuore di Rey accelerò, battendo sempre più forte fino a diventare duro e pesante. Le gambe tremavano. Un collasso forse, a giudicare dal colorito spento del volto, madido di sudore e freddo. Dovette arrestarsi di colpo, appoggiandosi ad un albero. Lo sguardo basso e il fiato corto.

Il ragazzo le fu subito vicino. "Rey. Tu non stai male. Hai paura. Guardami" disse lui categorico. Lei dovette alzare la testa, come lui le aveva ordinato, perché quando usava quel tono, deciso e passionale, lei non riusciva a resistergli.

"Lo so" scosse la testa e prese un respiro "Scusa".

"Non voglio sentire scuse oggi".

"Ho appena salutato Rose e.."

"È difficile. So bene cosa significa andare via" rispose lui, più addolcito.

Rey ogni tanto dimenticava che anche lui era passato per l'abbandono. Per addii che non dovevano essere tali. E provava sempre grande tenerezza per lui, che portava pazienza. Sollevò il mento della ragazza e guardandola con decisione, per imprimere tutta la sua sicurezza negli occhi docili di lei, la baciò.

La ragazza si sentiva inghiottire da una calda e avvolgente oscurità fatta di velluto, quando le sue labbra toccavano quelle di lui. Si sarebbe mai abituata a quella sensazione di vertigine e perdizione quando erano insieme? Il tempo spariva, lo spazio anche, mentre migliaia di mani la sollevavano per cullarla.

Accadeva anche a lui. Ovunque fossero. Nelle metalliche stanze di una base spaziale o tra le fragili pareti di un capanno nella foresta. O nella solitudine dei segreti che custodivano. O ancora, davanti a esseri esterrefatti per ciò che stavano guardando. Come in quel preciso istante.

Il Generale Organa, sentendo una spaventosa vibrazione nella forza, si era incamminata nella radura inseguendone il richiamo. E ora aveva davanti a sé suo figlio e la ragazza. Abbracciati.

Riemersero per mano dalle profondità della Galassia come due creature aliene. Completamente nuove e strane.

Quello era il momento che la madre temeva e desiderava da tanto tempo. Aveva passato quasi vent'anni ad immaginarlo. Era una donna forte, temprata dalle battaglie di una vita incredibile, non si lasciava scalfire da nulla, pensava di avere visto e superato di tutto.

Ma lì, davanti a lei, c'era Ben.

Il figlio che aveva abbandonato e dato in pasto all'oscurità. E che ora era tornato indietro dalla terra dei morti.

Era diventato altissimo. Buio e severo come la notte. E pallido anche, delicato come una luna. Bello in maniera dolorosa. Assomigliava tanto ad Han. La stessa bocca imbronciata. Lo stesso sguardo, pieno di emozioni che le parole non riuscivano a dire. Quella somiglianza...

Ma era anche diverso. Indurito, regale nei suoi abiti neri. E un aura di potenza che aveva visto solo una volta.

Era esattamente come doveva essere.

Come nei suoi sogni ricorrenti, in cui spietato e terribile, le andava incontro ad infliggere la punizione per i suoi peccati.

Tutti quanti avrebbero detto che era proprio il Leader Supremo Kylo Ren quello che doveva espiare le sue colpe per sempre. Ma sua madre, lei sapeva bene la verità.

Si sarebbe dovuta sedere, perché averlo lì, con la ragazza, evidentemente innamorati l'uno dell'altra, dopo tutto quello che lei, madre incurante, gli aveva fatto, era un'emozione insostenibile, una ricompensa che non meritava.

Una vita per una vita.

Han, per Ben.

Il Generale raccolse tutte le sue forze e cercando di nascondere la propria fragilità sotto le rigide vesti, si avvicinò ai due ragazzi, che sciolsero le mani e l'abbraccio.

Davanti a lei assomigliavano ad un re e una regina, algidi e bellissimi.

Si sentiva molto piccola al loro cospetto. Lei, un tempo Principessa di Alderaan, figlia del Prescelto.

Qualche passo ancora e suo figlio sarebbe stato vicino, tanto vicino da poter vedere il vero colore dei suoi occhi, la grana della pelle, l'intensità del suo odio.

"Ben" disse Leia con voce rotta.

Un respiro di lui. "Madre". La sua di voci, era ferma, bassa e profonda, incredibilmente morbida. Quanto aveva sognato di sentire la voce del figlio...

Rey a stento poteva trattenere le lacrime. In quel momento, in quel luogo, erano riunite le persone più importanti della sua vita. Ma non solo. Lo strazio era moltiplicato dalla sensazione di essere su Jakku, e di incontrare anche lei sua madre, che dalle sabbie del deserto era tornata per portarla via.

Era il motivo che l'aveva tenuta in vita, il momento che aveva aspettato ogni santo giorno. Era la mamma che l'avrebbe abbracciata facendola sentire per una volta la sua bambina. Era la speranza, la speranza che esisteva davvero, nella sua vita senza valore.

Ecco
Lei vedeva Ben, vedeva Leia, ma vedeva anche sé stessa in quel ritorno. L'empatia in quel momento perfetto era travolgente.

La madre fece un altro passo incerto verso di lui, le cadde il bastone e le braccia d'acciaio di suo figlio la presero in tempo.

Esterrefatto per quel gesto che non si aspettava di fare, Kylo rimase immobile qualche secondo, per lasciare tempo alla donna di rimettersi in piedi. Era così diversa da come la ricordava. Più piccola, goffa e lenta. Spenta, quasi. Quando invece il suo sorriso luminoso era solito rischiarare l'intera oscurità dentro di lui.

Riprese possesso del bastone e lasciando che una lacrima andasse dove voleva, il Generale disse: "Non merito il tuo perdono, e non l'avrò. Ma questa potrebbe essere l'ultima occasione per chiedertelo"

"Per anni ho dimenticato."

"Io ho pensato a te ogni giorno della mia vita"

"La voce mi ripeteva di odiarti. Di cancellare chi ero stato"

"Ben. Tu eri tutto."

"Mi diceva che non ero all'altezza"

"Ben..."

"Mi diceva di ucciderlo". Suo figlio continuava a parlare, impassibile, quasi senza tono. Facendo l'elenco delle atrocità vissute, e perpetrate.

"Oh, Ben..."

"Il sacrificio. Han. Doveva essere..."

"Ben! Non dirlo. Ti prego. Non devi dirlo. Sschh" la madre posò la mano sul cuore del figlio.
Tu-tum. Chiuse gli occhi, stanca. Grata di averlo lì. "Lo sento. L'orrore. Dallo a me, lasciami questo fardello per il tempo che mi resta."

"No. Ognuno ha i suoi pesi da portare."

Li vedeva ora. Non erano affatto neri come nei suoi sogni. Né di pietra. Erano liquidi e morbidi, cosparsi di pagliuzze d'oro, ma anche venati di montagne e di verdi sterminati. Cambiavano colore. Erano severi come il silenzio ma anche dolci, come il bambino. Quel bambino che aveva lasciato tanti anni prima, e che non aveva pianto.

"Sei diventato saggio, Ben"

"Aspiro ad essere giusto"

"Sono molto fiera di te". La tenerezza di una madre.

"Non l'hai mai detto"

"Lo so"

Poi niente.





 

Rey si era fatta piccolina nella perfezione di quelle parole che venivano da lontano, dai tempi in cui l'odio era più forte di tutto e il rimorso più pesante del perdono. Mondi che nessuno avrebbe mai detto che si sarebbero incontrati, e che invece lo stavano facendo lì, nel verde della foresta, in pace.

La radura era veramente un posto magico. La tregua fluttuava nell'aria, tenuta in piedi da Kylo e da Ben. Ed era magnifica. Aveva liberato il passato. L'abbandono, la colpa, il dolore. Tre cose che ora avevano un posto in cui stare, finalmente fuori dai loro cuori.

Lui si girò per guardare la ragazza, illuminata da una lama di luce tra le scure foglie della foresta. Sorrideva.

Era tempo di andare.

Ci sarebbero state ancora molte cose da dire. Ma lui non era bravo con le parole e sua madre, da sempre, era stata abituata così dagli uomini della sua vita. E non era la forza, era semplicemente una sua dote, saper leggere dentro.

Inoltre era tardi. Tardi per le scuse, tardi per le spiegazioni, tardi per il passato. Sarebbero stati patetici.

"Ben. Cosa succederà ora?"

"Ti consegnerò l'accordo per una tregua. Io e Rey siamo gli unici che possono garantirla."

"La custodirò come la cosa più preziosa che ho. Perché è tua."

"Non so quanto potrà durare. È un tentativo. Lo faccio per noi. Andremo via, oggi stesso."

"Così presto?"

"Non posso restare. Nessuno capirebbe. E non che mi importi, sinceramente. Ma Rey... per lei è impossibile stare qui con me."

Leia per un attimo si era illusa di poter condividere altri momenti meravigliosi come quello, con suo figlio. Erano tante le cose che avrebbe voluto sapere, così grande il bisogno di stare con lui, ascoltare la sua voce ancora e ancora, rimanere semplicemente lì a guardarlo, bello e grande. Toccarlo per essere sicura che fosse vero. Che era lui, suo figlio. Che era tornato. Che si erano tutti sbagliati. Non se ne voleva separare. Aveva bisogno di riempirsi gli occhi e il cuore delle sue immagini perdute per anni, averne abbastanza per ogni giorno che le restava davanti.

Ma era egoismo. Non era destinata a quel tipo di felicità.

Li vedeva, non aveva nessun diritto sulla loro libertà. Sulle decisioni che avevano già preso. Doveva lasciarli andare, e non cercarli più.

Oh. Vederli insieme, sprigionare tanta energia ed equilibrio. Amore. Amore dove non doveva essere. Nessuno da solo è mai perfetto. Ma loro, loro erano qualcosa di inafferrabile e di unico. Erano uno la cura dell'altra.

Rey andò dal Generale e l'abbracciò stretta.

Finiva lì. L'eccitazione, l'amicizia, i falò e le canzoni. Le pacche sulle spalle e le confessioni imbarazzate.

Kylo sapeva che sarebbe stato molto difficile per Rey dire addio a quella vita appena conquistata e la guardò con apprensione, mentre stringeva sua madre. Odiava che soffrisse. E trovava intollerabile che fosse a causa sua. La ragazza era stata sola per troppo tempo e strapparla via di lì era un sacrificio, un altro. Presto sarebbero cessati. Promesso.

Ma inaspettatamente la vide sorridere. Quella luce accecante. La sua Rey.

Non piangeva più, le lacrime erano finite perché la sua strada era davanti a lei. Il suo Ben e il suo Kylo.

Era il velluto
La pelle
I brividi
L'acqua
Le mani
L'alba
La cura
La coperta
Il capanno
Le cicatrici
La rabbia
La mente
La violazione
I capelli
La sua anima
La pazienza
Le parole
Il mantello
Il nido
Le certezze
La potenza
L'energia
Le labbra
La vibrazione
La sorpresa
La bellezza
La verità
La perdizione
Il sole
Il mare
Il tutto
Altrove
Il domani


https://youtu.be/3gEoLKQWoV0
   
 
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