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Autore: kyuukai    14/01/2022    1 recensioni
Mikey regnava da un'eternità nel perenne buio del regno dell'Oltretomba. Imbronciato ed annoiato, mansplaining sul trono nero, capace di fargli ghiacciare le chiappe dopo due minuti, circondato da anime morte o tali nello spirito ed indole.
Le divinità olimpioniche l'avevano sempre preso per i fondelli, dicendo che dietro i suoi occhi profondi come abissi e letali come tali, non ci fosse mai un'anima e quindi fosse capace di provare emozioni, se non quelli che lo portavano a dar sfogo a istinti oscuri, e più raramente all'autolesionismo.
Eppure quando incrociò il suo sguardo per la prima volta, sentì qualcosa rinascere, un fuoco divampare tutto attorno a sé e nel profondo (della sua tetra tunica probabilmente).
E in quell'istante, capì tre cose: che si erano sempre sbagliati sul suo conto, che non sarebbe riuscito a vivere senza quel bellissimo fanciullo di età non specificata e spuntato dal nulla come una margheritina, ed infine che era regalmente fregato.
[Una versione ultra demenziale della Ade + Persefone AU, in chiave MaiTake, dedicata ad EuphemiaMorrigan. Buon compleanno!]
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Emma Sano, Kisaki Tetta, Manjirou Sano, Takemichi Hanagaki
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: Incest
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Ho scritto questa MaiTake Ade+Persefone AU qualche mese fa, per scherzo, per la mia amica EuphemiaMorrigan. Mi sembrava giusto quindi dargli una rassettata e pubblicarla in tempo per il suo compleanno.
Tanti auguri! E grazie per avermi fatto conoscere i MaiTake con i tuoi sproloqui durati mesi LOL
Ringrazio anche 
jinkoria per averla letta e dato un prezioso parere.
Entrambe scrivono MaiTake e sono autrici molto brave, soprattutto nello scrivere l'angst, quindi vi consiglio davvero di dare un'occhiata anche ai loro profili. Non ve ne pentirete.
Buona lettura!

🔥❤️🍎

Fin dalla nascita, dal primo vagito pieno di dolore, ira verso il mondo che si apprestava a conoscere, rancore nei confronti di chi l'aveva fatto uscire dal sicuro e confortevole ventre della madre, fu subito chiaro che Manjiro era nato sotto una stella sfortunata.

A complicare le cose il padre, noto gigante con una passione malsana per i neonati, lo rubò immediatamente dalle braccia delle nutrici che lo avevano lavato con cura e provò a sgranocchiarselo.

Manjiro però era forte, ed assieme ai fratelli (almeno loro non più in fasce, tenuti nascosti dalle donne, stanche di ripulire il macello che il titano lasciava dietro ogni spuntino grottesco), riuscirono ad avere la meglio su di lui. Come ultimo gesto d'amore, lo fecero a pezzi e sparsero i resti per il mondo, una misura cautelare nel caso trovasse modo per tornare in forze e vendicarsi contro i suoi birbanti ribelli.

Una volta detronizzato Crono, fu compito suo e dei fratelli di spartirsi il potere, e far tornare la pace nei regni senza guida.

Essendo Manjiro il più piccolo ed emo, a lui venne dato il compito di amministrare gli Inferi, visto che era lo spirito che faceva morire ogni gioia e voglia di festeggiare dal più comune dei banchetti olimpionici. E per questo era stato già bandito dai baccanali di Dioniso, ancor prima di avere l'età umana adatta a consumare il liquido coraggio.

Il giovane e tetro Dio la prese comunque bene, sopportando ancor meno la presenza degli eccentrici colleghi e la loro voglia di far chiasso ad ogni ora delle giornate, percorse a ritroso l'Acheronte ed, una volta arrivato al centro della Terra, in ben che non si dica raddrizzò le colonne portanti del mondo dei morti, mettendo in riga gli spiriti che lo popolavano.

Chiunque azzardasse minare la sua autorità o sminuire la sua bassa statura, riceveva puntualmente un calcio atomico a prova di fantasma e veniva rispedito nel girone degli Inferi più basso. Dove ovviamente si viveva da cani se non anche peggio. Da cani morti e stramorti.

E parlando di cani, l'odio verso il genere umano, verso i fratelli (che non dimenticavano di ricordargli quanto la vita al di fuori dell'Oltremondo fosse divertente, i raggi del sole così caldi e lui se li poteva anche dimenticare!), verso i morti che gli erano venuti a noia a forza di vederli ogni giorno e notte della sua eterna esistenza, si estendeva anche al suo canide a tre teste da compagnia, che ogni dieci anni necessitava di una camminata per gli Inferi, arrivare in superficie...

Per espletare le sue funzioni corporee. Perché col cavolo che gli avrebbe fatto insozzare un angolo del suo territorio e poi ripulito.

Era una rottura di scatole enorme, tanto più che in sua assenza Draken, Dio del sonno, pareva non esistere, lasciando nello scompiglio la corte, ed al suo ritorno trovava file interminabili di defunti scontenti in attesa di essere ascoltati e spartiti.

Già normalmente faceva fatica a notarlo, nel mare di anime tormentate di fronte al suo trono. Era fin troppo silenzioso, il suo assistente Hypnos, alle volte. Qualcuno potrebbe anche dire che quasi non esistesse. Ma il limite tra sogno e morte è già molto flebile alle volte, no?
Tornando alle avventure del nostro giovane (non proprio ma se li porta bene) Dio, risalì il tempio dello Stige. O meglio venne trascinato da una testa in particolare, grondante di bava e con un sorriso maniacale in muso, con l'impellenza di trovare un albero e far trovar pace alla sua vescica piena.

Ognuna aveva una sua personalità ben specifica, ed Hanma era il più folle, non che le altre due, munite perfino di occhiali, fossero da meno (uno miope, astigmatico l'altro). Oltre al collo ed il nome, condividevano la voglia insana di pianificare la sua morte ad ogni buona occasione, ed Ade aveva perso il conto delle volte in cui era capitato. Continuava comunque a tenerlo in giro, per qualche ragione poco ragionevole. Forse perché era matto anche lui, o con una vena masochista molto evidente.

Dopo tanto tribolare, la testa destra Tetta ululò trionfale, annunciando l'arrivo all'aria aperta, che colpì in pieno il viso cinereo del Dio.

Non sapeva perché Emma si fosse così arrabbiata con lui da lasciare quella radura davanti all'entrata dell'Oltremondo avvolta da un manto di neve perenne, sta di fatto che erano secoli, forse millenni, che il clima era rimasto lo stesso.

Forse si era dimenticato di qualche compleanno? Ma anche se fosse, cosa avrebbe potuto regalarle, un scheletro come maggiordomo? Un topo infestatore da compagnia? Un tappeto di peli del suo Cerbero?
Conoscendo la sorella non pensava avrebbe apprezzato, e diversamente dai suoi fratelli e nipoti, preferiva morire piuttosto che pensare a queste stronzate.

Manjiro mollò subito la presa sul guinzaglio prima di rimetterci un braccio, chiedendosi effettivamente perché glielo avesse messo al collo, in fondo il cane era intelligente (aveva tre teste, almeno una doveva funzionare almeno un po', no?).

Ricordò allora il monito dell'intrepido Baji, prima di allontanarsi dal suo trono, di non fidarsi di Tetta e Hanma e l'altro Tetta, e che avrebbe fatto bene a liberarsene.

Peccato che si fosse rifiutato di seguirlo anche come scorta in quella missione. Tett& era imprevedibile certo, ma a quanto pareva Baji aveva appreso dai suoi sbagli in passato e voleva evitare un'altra morte estremamente stupida nel suo futuro per mano del segugio infernale.

Anche sapendo che il suo signore non avrebbe esitato a farlo risorgere dalle acque torbide del Cocito, non c'era stato verso di farlo salire e risparmiarsi la corsa per i suoi tre regni.

Almeno la bestia pareva soddisfatta, annusando le antiche colonne che delineavano l'entrata degli Inferi.

Così, mentre il cane scorrazzava alla ricerca di un posto dove accucciarsi, lui strinse le mani sulla tunica (tetra, come il suo animo), e sospirò.

“Neanche un raggio di sole, eh? Mai una gioia”.

Nuvolette di freddo si levarono dalla sua bocca ed andarono in cielo, dove sicuramente qualche Dio stava bello a crogiolarsi oltre le spesse nubi che continuavano a far scendere fiocchi di neve sui suoi capelli, già chiari. Bianchi effettivamente.

La discesa agli Inferi aveva rubato il giallo ai suoi da eoni ormai. O forse era a causa del trauma di essere quasi finito come merenda del genitore?

Si toccò una ciocca con le dita, girandola, provò a ricordare com'erano in principio.

Lunghi, quasi a sfiorare le spalle, prima che Akkun ci mettesse le mani sopra e li riducesse alla triste scodella che aveva in testa. Non gliene aveva fatto una colpa poiché in fondo non era il Dio di trucco e parrucco, seppur provasse a migliorarsi, a discapito degli altri defunti negli Inferi. Era solo un giardiniere, di quali campi rigogliosi non lo sapeva neanche lui, ma era l'unico a saper usare le forbici, assieme al suo auto proclamato sarto, ed una delle Furie.

Mitsuya infatti aveva avuto il coraggio di affermare che gli stesse da Dio, assieme alla tunica scura che gli avvolgeva il fisico, con una bella sva... ahem... un manji ad impreziosire le decorazioni che assicuravano il mantello alle spalle.

Il blu notte che aveva scelto come stoffa di quello faceva furore sul suo incarnato cadaverico, le guance infossate e gli occhi con profonde occhiaie al di sotto.

Sotto loro consiglio congiunto aveva guadagnato il soprannome di “Mikey”, meno lapidario e “problematico” del nome conferitogli dai genitori e molto più alla mano, così che non incutesse così terrore alle anime che lo circondavano. Almeno in teoria.

Era così che aveva scoperto in loro la sua vera famiglia (quella che non desiderava mangiarlo) e letteralmente le uniche anime che lo sopportavano, quindi Ade non li aveva puniti troppo, solo dati in pasto agli eroi che battagliavano in eterno nei Campi Elisi per un decennio. Era un capo misericordioso, dopotutto.

Avvolto dai bei ricordi, aveva spostato lo sguardo dal suo cane di lato, notando solo dopo qualche minuto qualcosa sfocato che si muoveva. Sorpreso, aguzzò la vista.

C'era una macchia di colore, gialla e verde, in un'immensa distesa di neve.

Un piccolo cerchio di primavera che si ribellava alle temperature punitive. Ed al centro, qualcuno chinato a carezzare i petali dei fiori in quell'assaggio di natura non congelata.

Un miracolo.

Per un attimo gli sguardi si incrociarono, e Mikey sentì il petto gonfiarsi per essere riuscito ad avere la sua attenzione. Il giovane piegò le ginocchia per alzarsi, al che Ade aprì la bocca, ed allungò la mano.

Perché dalla bocca di pesca dello sconosciuto si levò un urlo pieno di terrore.

“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!!!!”.

Difatti anche l'infido Cerbero aveva notato la sua presenza, e si era lanciato in quella direzione, correndo a più non posso.

“TETTA NO!”.

Il biondo strillò di nuovo, impietrito dallo spavento, portò le braccia alla testa per schermarsi dall'aggressione imminente.

Mikey fu troppo lento, non fece in tempo a salvare la persona, che venne sbalzata dal cane gigante, e catapultato in un cumulo di neve vicino.

L'apostrofò a dovere, e seppur il canide non parve dargli ascolto come sempre ed aprì le fauci maleodoranti verso il padrone, quasi volesse mordergli o o rivendicare lo stocco di coscia che usciva dalla neve come spuntino, lo calciò via, ululando che gli avrebbe tolto il suo giochino preferito una volta tornato alla sua reggia come punizione.

Detto questo, scavò con le mani incenerite e afferrò il malcapitato per la caviglia per liberarlo ed evitare che congelasse.

Chi con un minimo di buon senso si era spinto in quella landa ghiacciata, con dei semplici sandali ed una tunica che a malapena arrivava sopra il ginocchio?

Eppure quando lo trasse a sé era così caldo, la pelle di un colore così esotico rispetto a quelli smunti delle anime che lo circondavano di solito. Era stupendo, con un naso a patata ed il viso molto espressivo, seppur triste in quel momento, perché il dispettoso Tetta si era accucciato sui suoi fiori e vi aveva urinato copiosamente sopra.

“I miei piccoli, ho impiegato così tanto a farli spuntare qui...” lo sentì infatti uggiolare, i condotti lacrimali gonfi di acqua pronta a fuoriuscire. Prima però spostò gli occhioni azzurri su di lui, e si sbarrarono.

“Grazie, o meglio mi dispiace! Giuro di poter rimediare, mi rivolgerò al caro Naoto, per tornare indietro nel passato ed evitare d...”.

Ade lo mollò bruscamente nella neve, facendolo esclamare di sorpresa.
“Crono è morto” disse lapidario. Il fanciullo si rialzò pian piano, chinandosi a togliere i fiocchi gelidi dalle ginocchia.

“Ehm, in verità è tornato qualche anno fa, non hai ricevuto nota da Ermes? Lavora presso un'associazione volta alla riabilitazione di figure parentali con problemi, offrendo pacchetti di viaggio nel passato per permettere a queste persone di rifarsi con i figli e garantire un futuro migliore”.

Una vena pulsò dolente sotto la frangia chiara a quelle parole.

Lo aveva sempre detto che Shinichiro era troppo buono, doveva averlo tagliuzzato male col suo tridente all'epoca. E sinceramente non ci teneva ad essere lui messaggero con Izana, col temperamento che aveva, avrebbe scatenato la più grande tempesta di fulmini mai vista dai mortali, ed elettrizzato i suoi poveri capelli per secoli a venire. E dato tutta la colpa a Mikey.

Una cosa era certa: avrebbe dovuto scambiare due parole con Pah-Chin ed il suo amicone traghettatore dei morti. Che il Dio alato avesse fatto lo gnorri era comprensibile, visto i suoi daddy issues, ma che Peh-Yan, suo collega e diretto sottoposto, avesse taciuto era problematico.

Gli avrebbe tagliato lo stipendio di oboli per i prossimi trent'anni, questo sicuramente avrebbe fatto sciogliere la sua lingua.

Solo allora si rese conto di aver taciuto per troppo. Il ragazzo di fronte a lui inclinò il capo, facendo cadere un poco la corona di margherite sul davanti dei suoi ricci biondi.
“Se ti interessa posso metterci una buona parola”.

“Neanche morto, eternamente morto”.

“Sai che un po' gli assomigli, sarà il taglio di capelli, l'altezza...” il re lo fulminò con un'occhiata furente, facendolo desistere dall'andare avanti “... Ho l'impressione di aver toccato un tasto dolente”.
“No, cosa vai dicendo?”.

Il suo interlocutore allora alzò le dita verso il suo capo “Le fiamme stanno divampando talmente tanto che stai facendo sciogliere la neve sotto i nostri piedi”.

“Ah cazzo scusa”.
Mikey si massaggiò le tempie, provando a ricomporsi, e solo quando le sentì tornare calme e pigre a bruciare, sospirò tetro.

“Comunque chi sei?” chiese monocorde, facendo tremare per un attimo le spalle del giovane. Nonostante la paura palese che gli incuteva, benché fosse più basso, gli prese la mano tra le sue, abbassando il capo.

“Sono Persefone! O meglio, gli umani mi chiamano così. Strano che abbiamo il doppio nome, che a volte non rispecchia il nostro genere. Manda in confusione, dato che a questo giro di reincarnazione sono pene muni...”.

“Come ti fai chiamare” incalzò Ade, fermando sul nascere che andasse per un'altra tangente. Aveva un principio di mal di testa a cingergli le meningi, ma poteva anche essere l'odore penetrante lasciato da Cerbero sulla neve.

“...Takemichi”.

“Non mi sembra un nome greco”.

Il biondo alzò un sopracciglio “Perché, tu come ti chiami?”.
Non aveva tutti i torti.

“Beh, effettivamente”.

Mikey stirò le labbra, apprezzando la sagacia mostrata da quel giovane raggio di sole. Che si adombrò subito dopo, poiché sul viso del ragazzo sbocciò di nuovo il dispiacere. Le mani arrossate strinsero le sue ancora più forte.
“Signore degli Inferi!”.

“Chiamami Mikey”.

“Ade, mio signore...”.

“Per favore, solo Mikey”.

Il giovane scosse il capo, troppo preso dallo sconforto per ascoltare la sua richiesta “Non sapevo di aver invaso il tuo territorio, e rovinato questa bella distesa di niente con i miei sciocchi fiorellini...”.

“Mi piace”.

Questo parve riscuoterlo per un secondo.

“...Oh!” sbatté le palpebre con forza “Avevo paura non andassero d'accordo col tema dell'Oltremondo, dato che ci sono dei morti, non volevo offendere la loro sensibilità con tanto colore e...”.

Le parole gli morirono in gola, poiché Ade gli si fece più vicino, raccogliendo tra le mani gelide le gote a fuoco del giovane (ed altro) Dio.

“E mi piaci tu”.

“Come?”.

Il biondo sussultò a sentire il respiro freddo del signore degli Inferi sul viso. Era evidente che poco apprezzava la sua minima concezione di spazio personale.

“Mi specchio negli occhi tuoi blu, tu sei mio”.

“C-come scusa?!”.

Mikey ritrasse un poco il capo, crucciando le sopracciglia. Il suo tenero bocciolo aveva un tono di voce molto alto, e le orecchie gli servivano ancora, per ascoltare le preghiere delle anime defunte ed i gemiti di piacere della sua istantanea cotta.

“Diventa mio sposo”.

“... Così, su due piedi?” commentò tra l'incredulo e il compiaciuto.

Confuso, Mikey alzò un piede, provando a far contento il suo diletto.

“Vederti è stata la cosa migliore che mi sia capitata da non so quanto tempo, sei caldo, abbastanza piacente, ed hai un cuore puro” mormorò deciso Ade, carezzando le guance col polpastrello del pollice “Voglio rovinarti la vita”.

Tetta di sinistra ululò per spezzare il silenzio imbarazzante ed a disagio che seguì.

“Ok, ora non sono solo lusingato dalle tue attenzioni borderline abusive, ma anche terribilmente spaventato” rise mesto il giovane, posando le mani su petto del Dio.

Mikey sbatté le palpebre, interpretandolo come un invito a scostarsi. Doveva evitare che perdesse interesse nei suoi confronti, e alla svelta.

“In un modo buono ovviamente” mugugnò in aggiunta, facendo una faccia talmente abbattuta che fece ricomparire un sorriso sul volto del biondo. I suoi occhi azzurri erano ancora fermi sulla sua forma, le mani calde a tastare la stoffa che gli cingeva la vita mentre soppesava l'offerta.

“Hmm, sposarti e diventare la regina degli Inferi...”.

“Puoi anche diventare il principe, se non ti piace essere femminizzato”.

“No tranquillo, rientra tra i miei kink, nessuna offesa” cinguettò lui, senza alcun minimo di imbarazzo, a differenza di Mikey a cui andarono a fuoco i capelli, di nuovo.

“Immagino ci sarà tanto da divertirsi, all'Inferno. Da morire effettivamente” scherzò il ragazzo, facendo scivolare le mani lungo le spalle muscolose e i bicipiti. Mikey era molto contento di questo. Dopo tempo immemore si stava finalmente scaldando.

“Di morte ne vedrai a palate, nel tuo futuro, se decidi di starmi accanto” rassicurò, provando a fare il fascinoso. La sicurezza e fiducia erano alla base di un rapporto paritario ed amoroso, no?

Takemichi storse il naso, e smise subito di palparlo.

“Per fortuna tua, sono interessato ai casi umani e gli sfigati. In più dicono che il vino buono sta nelle botti piccole” sorrise ampiamente “Hai un'aria di perenne disperazione attorno, di chi è sul punto dal buttarsi da una rupe altissima con sulle spalle carico un mondo di pena, quindi ho l'irrefrenabile voglia di salvarti e rimetterci le penne anche io. Sulle battute di umorismo inglese possiamo lavorarci. Posso cambiarti”.

“E tanti cari saluti ad accettare il partner per quello che è” latrò Mikey. Ricordava vagamente le lamentele degli altri Dei suoi colleghi riguardo il suo carattere irascibile, terribile, territoriale, geloso, triste, bambinesco, che essendo nano aveva il cuore troppo vicino al buco del culo...

La lista era lunga e troppo tediosa da rammentare, soprattutto mentre era perso a fissare negli occhi l'unica speranza radiosa di una vita migliore, in futuro, di avere qualcuno che gli scaldasse i piedi al letto.

“Ma non posso sposarti”.

Mikey sentì il cuore andare a pezzi. Aveva cantato vittoria troppo presto.

Abbassò il capo, lasciando che i ciuffi coprissero il viso scontento. Girò le spalle al fanciullo, pronto ad andarsene.
Sulla via del ritorno, si ripromise di buttarsi nel fiume Lete, per dimenticare per qualche secondo l'angoscia che sentiva nel petto al rifiuto del suo interesse amoroso.

“Non ancora!” si affrettò a precisare il biondo, sentendo l'aura depressiva crescere “Vedi, sono scappato da mia madre, perché voleva decidere della mia vita, farmi sposare e mettere incinto da qualche cugina o zia e far figli, ma ecco, sono troppo emotivo e gay per farlo! Quindi ho preso e me ne sono andato senza proferir parola, e dopo tre anni che manco da casa forse si sarà preoccupata per me! Quindi devo chiederle se posso sposarti!”.

“A me sembra tanto una stronzata” commentò poco convinto il Dio, incrociando le braccia sul petto. Takemichi rise, e si grattò la testa, in imbarazzo.

“Beh, è vero. Però è anti-climatico e cliché se cado ai tuoi piedi così, subito dopo esserci incontrati”.
Ade calciò un po' di neve con gli piedi “Parla per te” bofonchiò, come un bambino a cui era stato negato il dolce prima del pasto principale.

“In più, dopo quello che ho passato nella scorsa vita, vorrei che tu mi dessi un segno del tuo amore!”.
Ah, pure?

“Senti, è una parola grossa, ci siamo appena conosciuti...”.

Persefone aprì la bocca, sconcertato.
TU mi hai chiesto di sposarti, di punto in bianco!”.

“... Perché pensavo che prenderti in spalla e trascinarti sottoterra fosse poco cortese, e preferirei non vederti piangere il primo giorno che ci siamo visti. Di nuovo” rispose tetro.

A quell'ammissione, Takemichi si portò una mano al petto, commosso. Quindi no, il desiderio di Mikey non si sarebbe avverato, poiché già stava lacrimando, seppur per ragioni diverse.

“Sarebbe più efficace, in effetti...” soppesò, posandosi una mano sotto il mento.
Non passò molto tempo prima che, data l'assenza di risposta positiva al suo capriccio, il giovane Dio si incupisse di nuovo, ed acqua fresca grondasse dai suoi occhioni. Di fronte al tremolio debole del labbrone inferiore, Mikey dovette gettare la spugna.
“Ok, se vuoi un ricatto d'amore, o come si chiama, ti accontenterò” disse sbruffone, gonfiando il petto “Sono un Dio dopotutto, posso e faccio tutto quello che voglio!”.

In fondo aveva sconfitto suo padre che quasi non era nato, aveva sottomesso Tetta e ridotto alla stregua di uno scendiletto (uno puzzolente e disobbediente), aveva convinto la furia Kazutora ad usare il suo spiccato senso di morte e distruzione per punire le anime più meritevoli, e Draken a fargli da tata non ufficiale per l'eternità.

Niente era impossibile per lui!

“È un bene che lo pensi, perché voglio che tu faccia crescere un albero nell'Oltretomba” riferì zuccherino il biondo, posando un dito sul naso del Dio già quasi morto.

Il suo regno era letteralmente quello in cui la vita era estinta, non esattamente una serra a cielo aperto. Neanche vi arrivava il sole!

Avrebbe fatto prima a chiedere di gelare l'Inferno!

“U-un mazzo di fiori no, eh?” provò, ma il fanciullo manco sembrò sentirlo, perso nella sua riflessione ad alta voce.

“Essendo figlio della Dea del raccolto e della natura è fondamentale che ovunque vada, essa continui a vivere, nonostante le difficoltà. Un po' come in ogni buon matrimonio che si rispetti” disse, facendo cenno alla radura piccola e fiorita che aveva fatto spuntare tra il gelo “Quindi se devo seguirti lì sotto, devi assicurarmi un po' di suolo fertile, così che non appassirò. Questo bel faccino e corpo non si tengono su da soli, ho bisogno dei miei poteri al massimo della potenza, eh!”.

Mikey crucciò il naso, in sovrappensiero, ma deciso annuì alla fine.

Non poteva dire addio a quel termosifone ambulante, anche se ogni tanto perdeva acqua.

“Lo farò per te, Michi-no” promise, sfiorando le nocche della mano del giovane con le labbra.

Le gote paffute di Takemichi si tinsero di rosa e non si scostò. Doveva avere degli standard davvero bassi di autostima per aver visto qualcosa di intrigante in Mikey, ma soprattutto quel soprannome raccapricciante.

“Appena avrai finito, chiamami e ti apparirò dinnanzi, per conferirti il premio delle tue fatiche” promise, abbassandosi un poco per circondare le spalle del Dio in un caldo e morbido abbraccio, il viso brillante di astuzia ed aspettativa “Non farmi aspettare troppo, Mi- key ❤️”.

Accompagnò il suo canticchiare inclinando il capo prima a destra e poi a sinistra, con fare estremamente moe e pannocchioso.

Era adorabile, doveva averlo il prima possibile!

La magia durò troppo poco, ben prima che Ade potesse stringerlo e trattenerlo in qualche modo, il fanciullo scomparve in un vortice di petali, probabilmente di ciliegio visto il suo orientamento sessuale.

Lasciando il Dio teso ed eccitato con la sola presenza silenziosa di Cerbero, che fatto quello che doveva era rimasto a fissarli e giudicarli male da lontano.

🔥❤️🍎

Il ricatto d'amore di Persefone si rivelò più difficile di quello che aveva immaginato, e Mikey lo scoprì ben presto.

Impiegò decenni a trovare del suolo fertile. Girò in lungo ed in largo il suo regno per trovarlo, finché non incontrò la gorgone Hinata, che impietosita dal racconto, gli indicò il terreno in prossimità di un vulcano sotterraneo. Nonostante il caldo, si era appassionata a coltivare quadrifogli proprio in quella zona, e Mikey la ringraziò a non finire, promettendole dimora più altolocata nella sua corte in cambio di aiuto, che lei accettò di buon grado.

Non capitava spesso che nell'Oltremondo succedesse qualcosa di interessante, e senza la tv né wi-fi, vedere il padrone dei morti in panico per le pene d'amore era la migliore fonte di intrattenimento reperibile.

Dopodiché Ade chiamò al suo cospetto non solo lei, ma tutti gli ex eroi e gli Dei al suo servizio per elaborare la strategia vincente, e più celere, per avverare il desiderio del suo promesso sposo. Nel frattempo le bestie più forti, assieme a Cerbero, pensavano a trasportare la materia prima migliore direttamente nella corte, tramutandola ben presto in un orto.

Con le loro zampe riuscivano perfino ad ararla a dovere, il che si dimostrò utile, finché con una sferzata troppo entusiasta (per compiacere il suo re) delle zanne, Sanzu non riuscì a tagliare il germe, uccidendolo. L'ira potente di Mikey fece tremare le fondamenta del loro mondo, e con un calcio possente rispedì l'Idra a fare un bagno nelle bollenti acque del Flegetonte.

In occasioni come queste, Draken era stato costretto ad addormentare il suo signore, prima che egli stesso riuscisse a bruciare i frutti delle sue fatiche, e le rare vittorie contro il suo pollice verde inesistente.

Di fronte a diverse sconfitte e problemi nel percorso, Chifuyu, Dio della notte con alle spalle un'eternità di saggezza, aveva proposto di interpellare lo stesso Takemichi e farsi spiegare qualcosa sulla biologia sulle piante e come garantire la germinazione. Tuttavia la sua idea venne bocciata, perché Mikey non voleva mica vincere con i cheats la mano del suo innamorato.

Tutti nella cerchia più vicina al Dio si erano dati anima e corpo (quel che rimaneva) per assicurarsi che i germogli crescessero, e lui non perdesse il senno nel processo. Si davano il cambio di continuo tra i loro infernali doveri, per annaffiare la terra, fornire concime per garantire il suo stato ottimale e controllare l'umidità nell'aria.

Mikey stesso, sempre con l'aiuto di chi non era una testa calda come lui, usava le sue fiamme infernali per irradiare di sufficiente luce le foglie dello stelo fragile, e permettere la fotosintesi.

Alla fine riuscirono a far crescere, tra la contentezza di molti ed il sollievo di tanti altri, un bel albero di melograno, nel bel mezzo della camera da letto del loro signore.

Lo aveva desiderato lui lì, per qualche ragione a loro sconosciuta o mantenuta tale di proposito.

Ed infatti, non appena fiorì, Manjiro cacciò tutti dalle sue stanze, si diede una rassettata alle vesti ricche e chiamò a gran voce il nome del suo adorato, che non si fece attendere.

“Mikey ”.

Per prima arrivò la sua voce dolce, come tiepido venticello di autunno, che scosse le fronde un po' spelacchiate dell'albero. Era stata colpa di Mitsuya, che aveva provato ad acconciare le fronde per dargli un'apparenza migliore per il figlio della Dea del raccolto.

Che neppure ci fece caso, per fortuna, e grazie al suo tocco dai piccoli fiori nacquero frutti rossi, tondi, rigogliosi ed invitanti come le grazie di cui Persefone era munito e facevano capolino tra le sue vesti svolazzanti e bianche.

Il fanciullo ne spaccò uno a metà mentre discendeva tra le braccia aperte del suo futuro sposo, e glielo mostrò, gli occhi azzurri pieni di orgoglio e devozione.

“Vedi le gemme all'interno? Sai quante sono?”.

Le palpebre di Ade si abbassarono con fare stanco sugli occhi segnati da decenni passati a vegliare la pianta. Gli carezzò la schiena, nel tentativo di farlo desistere dal punirlo ancora di più.

“... Michi, non vorrai mica che mi metta a contare, dopo tutta questa fatic...”.

Un dito caldo si posò sulle sue labbra, a silenziarlo, e spinse un acino del frutto oltre la barriera per fargli assaggiare il succo aspro e allo stesso tempo dolciastro. Facendolo quasi strozzare.

Persefone rise di fronte allo stupore del Dio, le note della sua voce si tramutarono in fiori e foglie che volteggiarono sulla testa di Ade, prima di ardere nella sua corona di fiamme vispe.

“Sinceramente neanche io ho pazienza di contarli, ora” ammise divertito, prima di disperdere il potere che lo teneva fluttuante in aria e far capitombolare il re a terra.

Non era di certo un peso piuma, e Mikey agonizzò, anche nel sentire il profumo dolce che grondava dalla pelle del suo beau come ambrosia, tremò sotto di lui. Udendo il suono di dolore, il fanciullo alzò il viso a quello del Dio, notando solo allora il colorito violaceo e come annaspasse, in cerca d'aria. Però aveva abbastanza forze per ancorare le braccia attorno alla vita, stretta da un semplice nastro di stoffa bianco, quindi non ci diede troppo pensiero.

“Sono tante quante le volte che potrai avermi, da qui a per sempre”.
Detto questo affondò i denti nel frutto, tingendo le labbra di cremisi, e le avvicinò a quelle di colui con cui avrebbe condiviso tanti altri baci, momenti di dolcezza, di malinconia, l'avversione per il buon senso e le battute poco felici.

Perché no, per quanto Takemichi provò con le buone e le cattive (e sane dosi di sesso spesso e volentieri come incentivo), non riuscì a cambiarlo neanche di una virgola. Sposare Mikey fu come maritarsi con un morto: era gelido, cinico e con la voglia di vivere inesistente al di fuori delle loro camere private, dove Persefone rimase un raggio di sole, che spesso e volentieri veniva coperto da un velo di lacrime. E drammaticità.

Soprattutto quando Tett& faceva scempio delle ricche vesti che Ade aveva regalato alla regina, riducendolo a vestire stracci assai stretti e corti per il suo rango.

Mikey si assicurava di consolare a dovere il suo Michi e ricoprirlo di complimenti ed affetto, prima di far finta di prendersela con le teste colpevoli, e rifilargli ossa di dinosauro come premio per il lavoro ben svolto.

Cerbero e Takemichi non avevano il miglior rapporto, e meno si vedevano, meglio era per il resto della corte, che invece accolse il nuovo regnante a braccia aperte e gratitudine, per aver rabbonito un poco il nano tiranno che sedeva con le gambe alle 8:20 sul trono.

La fase da novelli sposi durò solo un paio di anni, dopo i quali vennero convocati nell'Olimpo a render conto delle loro bravate, e Takemichi della sua fuga dal tempio della primavera, dove la madre distrutta l'aveva aspettato.

Scoprirono allora che lui fosse figlio di Emma, ma nessuno dei due lo considerò motivo abbastanza buono per distruggere il loro matrimonio. Quando la sorella continuò a battere il ferro sulla questione, fu Ade soprattutto a battersi con furia e convinzione, dato che più della metà degli altri Dei si erano macchiati di incesto più volte, e non solo, tuttavia nessuno aveva battuto ciglio o separato delle famiglie per questo.

Izana, per evitare che i fratelli e sorelle cominciassero a tirarsi anche i capelli davanti alla sua dorata corte, e punto chiaramente sul vivo dalla discussione, infine decretò con voce tonante che Persefone passasse metà anno con Emma, metà con il suo terribilmente possessivo sposo. Che non mancò a rifilargli un'occhiataccia ferina e dargli fuoco all'orlo della tunica che aveva addosso per il commento.

Ogni sei mesi quindi lo sposo costretto a tornare in superficie per occuparsi dei campi e del raccolto, senza il quale gli umani non sarebbero sopravvissuti.

Emma era troppo impegnata ai saldi stagionali e svaligiare le botteghe più in voga di Atene per occuparsene.

A Takemichi non pesava farlo, in fondo era il suo compito divino, ma gli dispiaceva lasciare lui e tutti i suoi nuovi amici del luogo che ormai considerava casa.

Neanche mandare con lui Draken e Senju riusciva a tranquillizzarlo, tanto più che la sua derelitta sorella cominciò a pretendere la presenza del primo più spesso, intrigata dal suo temperamento da pesce lesso mezzo morto, e dal fatto che passasse comunque la maggior parte del tempo a dormire. Sperava per Draken che almeno ne discutessero, prima di darsi alla somnofilia.

Quando perdeva le staffe di fronte alle pretese delle altre divinità, da bravo Dio dell'ombra e dell'aldilà infuriato dall'assenza del suo sposo, dava la possibilità a Baji di darsi alla pazza gioia e proporre dei saldi anche agli umani: una morte al prezzo di due. Lui aveva un innato dono a guidare le persone ad una morte, veloce e abbastanza stupida dopotutto.

Di conseguenza, vedendo la superficie spopolarsi velocemente sotto i colpi della falce di Thanatos, Takemichi infatti faceva ritorno tra le braccia del suo depresso e molto ossessivo marito prima del previsto, preoccupato per la salute mentale in rapida caduta.

In altre occasioni tornava inviperito e pronto ad uno scontro verbale fino all'ultima lacrima arrabbiata, su quanto fosse scellerato ed avesse poco a cuore la sorte dei loro devoti terrestri, appassionati alle loro storie sull'incesto e l'amore tra giovani ragazzi. Il che era importante per la rappresentanza della comunità LGBTQA+ nell'antica Grecia.

A questo modo, e solo ad ascoltare il suo morbido pasticcino, il regnante finiva per capitolare e provava a rabbonirlo con un bacio sulle palpebre bagnate e un mesto “Scusa, Michi, non lo faccio più”.

A cui lo sposo non avrebbe mai creduto davvero, ma vedendolo più sereno in sua presenza, riusciva lo stesso a perdonarlo, e lasciare che trovasse rifugio e comfort tra le sue braccia per altri sei mesi.

Entrambi avevano i loro personali problemi, ma vista la scarsità di psicologi e terapisti di coppia nell'Inferno, riuscirono comunque a non uccidere irreversibilmente nessuno né distruggere il loro regno, salvo per un paio di letti qui e lì.

Per questo, i due Dei imperfetti vissero comunque per sempre, (in)felici e contenti!

🔥❤️🍎

Note di volpe: in caso abbiate dei dubbi riguardo alle varie creature mitologiche che sono comparse, e i personaggi di TR associati, vi lascio la lista qui. A volte li ho dimenticati anche io, quindi tornerà utile a qualcuno LOL

Takemichi – Persefone    Mikey – Ade   Shinichiro – Poseidone    Izana – Zeus    Emma – Demetra    Draken – Hypnos    Baji – Thanatos
Chifuyu - Nyx   Kazutora – è una Furia, una delle Erenni, Megera.   Crono – Naoto   Hinata – una Gorgone.   Pah-Chin – Ermes  Peh-Yan – Caronte
Hanma+Tetta sinistra+Tetta destra – Cerbero    Mitsuya – è una Furia, una delle Erenni, Aletto.    Akkun – Ascalafo    Sanzu – Idra
Senju - è una Furia, una delle Erenni, Tisifone.

  
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