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Autore: NightWatcher96    18/01/2022    1 recensioni
Bastano solo cinque minuti, forse per tutto, dalle cose semplici a un cambio dentro di sé. Molto spesso, quando la propria vita subisce una svolta che sia improvvisa o anche programmata non è raro cadere in uno stato d'animo che spesso porta a formulare pensieri negativi. La depressione post-partum, nel caso di Deku.
Il Number One Hero saprà allungare la propria mano e cercare aiuto?
BakuDeku, mpreg, fluff
Genere: Drammatico, Hurt/Comfort, Omegaverse | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Angolo della Quirkless

Mi capita spesso di leggere della depressione post-partum e mi è balenata quest'idea che tratta uno degli argomenti più delicati. Ho ripreso in tema molto soft ciò che prova una mamma. Ma è sempre importante chiedere aiuto e non vergognarsi. Ci sono persone disposte a dedicarci anche solo cinque minuti per aiutarci.
Enjoy!




 

Koichi Bakugo piangeva nella sua culla ma non era da solo, Izuku Midoriya lo guardava con apatia e con le lacrime rapprese sul volto. Non sentiva nulla, solo misera colpevolezza verso quel biondo neonato dagli occhi rosso fuoco.

Aveva appena una settimana di vita e non riusciva a guardarlo con lo stesso amore provato e coltivato durante tutta la sua travagliata gravidanza. Quand'era nato, a mezzanotte in punto del diciotto gennaio, Izuku era stato ricolmo di gioia.

Dopo qualche giorno erano iniziati degli immotivati sensi di colpa. Certo, in presenza di Katsuki si era già dato da fare per prendersene cura come qualunque genitore normale ma ora il pianto disperato di suo figlio non lo risvegliava.

Izuku strinse la mano con la cicatrice sul bordo della culla, sospirando pesantemente. Se l'avesse lasciato piangere, magari chiuso nella stanza da letto che condivideva con suo marito Katsuki si sarebbe placato?

"Mi dispiace tanto, Koichi..." sussurrò Deku, chiudendo gli occhi. "E' stato un errore metterti al mondo. Tu piangi, non puoi sapere che a quest'ora, in pieno giorno, dovrei essere in ufficio o a salvare vite umane!".

Il neonato si torceva nella sua copertina gialla, con la bocca aperta e le lacrime che scorrevano sulle sue guance paffute. Izuku non sentiva niente di niente, non lo riconosceva neppure come suo figlio.

"Che cosa ne sa Katsuki? Mi ha messo incinto, io ho partorito, io mi prendo cura di te e lui è spassarsela!" ringhiò, staccandosi dalla culla. 

Preso da un moto di rabbia, Izuku piantò un gancio destro incassandolo nell'anta dell'armadio. Ci fu un fracasso immenso, Koichi esplose a singhiozzare ancor più intensamente.

"Smettila! Non ti sopporto! Che diamine vuoi da me?!" urlò istericamente Izuku, avvicinandosi alla culla. "Mi basterebbe solo una mano per farti sparire e tornare a tutto come prima!".

Avvicinò perfino la mano ferita da alcune schegge di legno alla piccola gola di Koichi che, per tutta risposta, lo guardò negli occhi, ancora singhiozzante. E allora Deku sentì l'abisso del terrore e della disperazione mangiarselo da dentro. 

Tremante, si staccò da quella culla come fosse stato folgorato e si fiondò più o meno in bagno, sbattendo contro porta e pareti. Vomitò una, due, tre volte, tossendo ma non si sentì meglio. 

"Perdonami, Koichi... è colpa mia...!" singhiozzò...

 

Katsuki sorrise amorevolmente al suo piccolo primogenito, cullandolo tra le sue braccia. Era in piedi, con il torso nudo e con solo i boxer neri e aranciati addosso. In diversi anni aveva costruito una muscolatura davvero invidiabile, mantenendo incredibilmente i suoi tratti da sedicenne in un corpo da ventiquattrenne inoltrato. Era splendido.

Sempre perfetto.

Deku già era a letto, con una larga t-shirt nera addosso e una mano sullo stomaco. Dopo il parto il suo corpo era diventato disgustoso, non riusciva a fare a meno di guardarsi allo specchio e spremere il grasso che ricopriva i suoi fantastici addominali. 

La verità era che dopo aver messo al mondo Koichi non si riconosceva più.

"Guarda nostro figlio, è splendido!" sorrise il biondo, cullandolo un po'. 

Izuku volse un mezzo sorriso, cercando di essere il più naturale possibile; Kacchan era perso a contemplare il visino sereno e addormentato di quel bambino per accorgersi della menzogna. Lo cullò ancora un po' prima di adagiarlo nella culla accanto a sè e a mettersi nel letto.

Finalmente.

Spente le luci, il buio si impossessò di quella piccola camera da letto. Deku stava combattendo contro molti sensi di colpa, voleva e non coccole, desiderava che quel bambino sparisse ma anche no, voleva solo parlare di queste sue sensazioni. 

Invece Katsuki si voltò dall'altra parte del letto, semplicemente troppo stanco per tutto. E Deku sentì un enorme moto di gelosia pungergli il petto tanto che fu costretto ad artigliarsi la maglietta per cercare di lenirlo.

Perchè solo a Koichi attenzioni e coccole? Perché a lui niente?

"Domani sarò fuori fino a sera" sussurrò il biondo. "Non avrò dubbi che te la caverai alla grande con il nostro bambino".

Nostro. No, non era anche suo figlio!

Deku non rispose, stava tentando di placare le lacrime e di non farsi sfuggire neanche un gemito. Kacchan non si era accorto di nulla; quand'era rincasato si era subito perso a coccolare suo figlio che lo aveva reso talmente cieco da non notare la breccia nell'armadio, malamente coperta con uno straccio di un color panna.

Deku chiuse gli occhi, inspirando profondamente dal naso. Una mano volò al suo grembo e lo strinse: se fosse stato possibile tornare indietro... avrebbe certamente abortito...

 

Qualche tempo più tardi, i Villain avevano iniziato ad essere meno persistenti a Musutafu, rendendo le ronde particolarmente noiose e tranquille. Al massimo si verificavano scippi di portafogli, pomodori e giungevano molte richieste di ritrovamenti di cani, gatti e canarini.

Red Riot e DynaMight si vedevano spesso e ormai la gente aveva iniziato a chiamarli il Duo Rosso-Arancio, creando immancabilmente opportunità ai paparazzi alla ricerca di qualche scoop capace di gettare scalpore di qualunque tipo.

I due, però, erano scaltri e si limitavano a svolgere il proprio lavoro di Pro Hero.

"E' da un po' che Izuku non si vede in giro" iniziò casualmente Eijiro, dopo una mattinata particolarmente noiosa a pattugliare in città.

"Ah, sì? Beh, è sempre a casa ad occuparsi di Koichi, dopotutto" rispose l'altro, dopo un primo momento di dubbi. 

"Non entra più neanche sul nostro gruppo di Hero" continuò tuttavia Eijiro, fissando l'orizzonte solo a un cielo cristallino e piuttosto mite. "Denki si preoccupa, dice che il suo comportamento è un po' strano".

"Koichi non è un neonato tranquillo, piange molto e ci sottrae tempo" rispose fermo Katsuki, con un guizzo di fermezza.

"Sì, posso immaginarlo. Ma sai, in quanto Omega, Denki ci tiene a capire perché Izuku si sia allontanato di punto in bianco. Inoltre tu, come me, sei sempre fuori a svolgere il lavoro e-".

"Stai dicendo che scarico i problemi a Deku, Capelli di Merda?".

Red Riot roteò gli occhi, sbuffando una risatina ma scosse il capo. A volte con Katsuki non si poteva proprio parlare, soprattutto quando si toccava l'argomento padre. Era convinto che comunque aiutasse Izuku.

"Per oggi continuo io. Vai a casa, Baku-bro" concluse il rosso crinito e per una volta il biondo non se lo fece ripetere.

Quando tornò a casa, la prima cosa che attirò la sua attenzione fu il pianto disperato di Koichi dalla camera da letto. Il biondo corse immediatamente a controllare, prendendolo in braccio. Gli bastò un attimo per rendersi conto che oltre ad avere un pannolino pieno, il piccolo aveva anche fame da come muoveva le labbra in direzione di un suo capezzolo.

Deku dov'era? 

Il biondo iniziò a cercarlo in tutto il piccolo appartamento non trovandolo. 

Possibile che avesse lasciato da solo Koichi per andare da qualche parte? No, Deku non sarebbe mai stato così irresponsabile e allora? Mentre la rabbia iniziava a scavare in lui, notò con la coda dell'occhio una chioma verde fuori al balcone del terrazzino della cucina.

"Deku?" chiamò il biondo, quando lo raggiunse con una calma glaciale.

Il verdino era pallido, con le occhiaie e i suoi non erano occhi pieni di vita, bensì vuoti e spenti. Li spostò pigramente sul piccolo Koichi per poi fissare le nuvole nel cielo.

"Andiamo dentro" iniziò il biondo.

Deku lo seguì, accomodandosi su una sedia senza provare neanche la più piccola emozione. Katsuki decise di occuparsi immediatamente del pannolino di Koichi, lo pulì, gli mise una tutina tutta nera con tre bottoncini aranciati e lo riportò da Deku per la poppata.

"Hai idea da quanto tempo piange?" iniziò il biondo.

Izuku non tese le mani al neonato, né guardò in faccia suo marito. 

"E' affamato" continuò, facendo un passo avanti.

"Cosa vuoi che me ne importi?" uscì la risposta del verdino, rassegnata e forse un po' sarcastica.

Il biondo sbatté le palpebre incredulo e spinto da un momento di rabbia gli prese il mento e lo costrinse brutalmente a guardarlo negli occhi. In tutto ciò Koichi ancora singhiozzava disperato.

"Ma non provi niente per questo bambino che volevamo tanto?!" ringhiò. "Quale genitore lo farebbe piangere così? Sbrigati a nutrirlo!".

Izuku si sbottonò la camicia e prese il bambino tra le sue braccia, lasciandolo mangiare indisturbato. Il biondo si mise a braccia conserte, appoggiandosi al bordo del tavolo senza mai smettere di guardarlo.

Non riconosceva il ragazzo di cui si era innamorato dopo la sconfitta di Tomura Shigaraki, gli sembrava un estraneo quel giovane uomo Omega che aveva sposato. E non riusciva nemmeno più a dire che era lo stesso Deku che gli aveva mostrato un test di gravidanza positivo circa nove mesi e tre settimane fa.

"Da quanto tempo va avanti questa storia?" iniziò Katsuki gelido.

"Di che cosa stai parlando?".

"Lo sai! Del fatto che ho trovato Koichi non solo sporco ma anche affamato!" proseguì adirato l'Hero. "Non mi interessa se fai o non fai le pulizie, cucini o altro, ma non ti azzardare ad abbandonare nostro figlio, hai capito?".

In un movimento rabbioso Deku gli porse Koichi che scosso brutalmente prese a piangere e corse verso l'uscita, cercando di scappare da quelle umiliazioni. In poche falcate il biondo lo raggiunse bloccandogli un polso. 

Deku attivò l'One for All e lo scaraventò di qualche metro in terra, incurante di quel piccolo batuffolo che si sarebbe potuto gravemente ferire. In qualche modo, però, Katsuki con le sue braccia era riuscito a salvarlo...

 

Izuku si girò nel letto dove aveva dormito per gran parte della sua adolescenza, a casa di sua madre Inko. Oramai erano passati circa dodici giorni da quando era scappato da Katsuki e non era riuscito a sentirsi meglio come aveva creduto.

"Izuku" sentì improvvisamente chiamarsi con un filo di voce. "Posso entrare?".

Il giovane ventitreenne non rispose, né si voltò dalla posizione su di un fianco che era riuscito a trovare come comoda quando sua madre entrò. Non gli importava se le dava maleducatamente le spalle. In realtà non gli importava più di nulla.

"Tesoro, come ti senti?" iniziò la donna prendendo posto accanto a lui. Gli infilò dolcemente la mano tra i capelli in un tentativo di coccole. "Non posso immaginare cosa stai provando, Izuku, ma sappi che ti sono e ti sarò sempre vicina".

"Mamma... sono un mostro..." sussurrò Izuku. La donna tacque. "Penso continuamente a un modo per tornare indietro nel tempo, impedire al me stesso del passato di andare avanti con la gravidanza e di continuare piuttosto con la mia carriera".

Inko abbassò lo sguardo, affranta.

"Vorrei che Koichi sparisse. Ho pensato che me ne sarei dimenticato stando qui... Prima che venisse al mondo, tra me e Kacchan andava tutto così bene. Poi sono rimasto incinto perché sono un fottuto Omega e ho dovuto scegliere tra quel bambino che non vedo come mio figlio e il mio lavoro da Hero".

"Izuku...".

"Perché Kacchan non vuole darlo in adozione? Sarebbe tutto più semplice!" esplose il verdino, mettendosi seduto. "Non sono più tonico, se mettessi il costume mi andrebbe stretto! Sono così disgustoso che nessun Alpha mi vorrebbe!".

"Izuku, tesoro, calmati!" fermò la donna, prendendogli le mani. "Sono sicura che in fondo al tuo cuore non le pensi veramente queste cose. Hai bisogno solo di parlare con qualcuno di questa tua depressione post-partum".

"Non sono depresso, mamma!" scattò Izuku, piangendo. "Non ho mai voluto quel bambino! E in questi dodici giorni, Katsuki non è nemmeno venuto a vedermi! Ha avuto ciò che voleva, un erede e ora non gli importa più nulla di me!".

"Tesoro, Katsuki-."

"Lasciami da solo! Non voglio più sentire nulla!" urlò il verdino, schiacciando il viso nel cuscino. 

La donna avrebbe voluto dirgli che Katsuki aveva preso una pausa dal lavoro per curare Koichi, senza affidarsi a nessun altro Omega e aspettando il ritorno di Izuku. In quel tempo, Inko si era resa conto che cosa stava passando suo figlio e ne aveva parlato con Masaru e Mitsuki che a loro volta, oltre ad offrire costante supporto a figlio e nipotino, avevano anche messo al corrente il giovane papà.

Kacchan aveva subito voluto andare a trovare Izuku ma i suoi genitori gli avevano chiesto di aspettarlo e vedere se il tempo avrebbe potuto guarire un po' quel male non così raro per giovani mamme e giovani Omega.

Inko rimase ad ascoltare il pianto disperato di Izuku dietro la porta chiusa, con una mano sulle labbra. Percepiva un dolore al torace pari a quello che stava provando l'altro. 

Era il momento di chiamare un dottore e aiutare Izuku. E sapeva esattamente chi...

 

Katsuki sedeva in cucina, illuminato dalle prime luci dell'alba, con una mano a sostenersi la fronte. Koichi era nella piegatura del suo braccio, finalmente a dormire avvolto in una copertina bianca.

Era stremato, le occhiaie sotto lo sguardo spento e stanco, i capelli più arruffati del solito e un accenno di barba. Quell'appartamento comprato da quando Deku e DynaMight erano diventati il Number One e il Number Two Hero sembrava troppo grande, troppo vuoto per una sola persona e un neonato.

Gli mancava dannatamente Deku; tutto gli ricordava di lui e quando curiosamente si era accorto del pugno nell'anta dell'armadio si era reso conto di quanto Denki fosse stato perspicace nel rendersi conto che la graduale sparizione di Izuku era stata un campanello d'allarme.

Trasse un respiro traballante, guardando l'orologio accanto al frigorifero. Ci mise un po' a capire che erano appena le quattro e mezza del mattino, facendolo rendere conto che era passato un mese da quando Deku se ne era andato.

Non poteva prendersi cura da solo di un neonato che aveva chiaramente bisogno della sua mamma. Non poteva continuare a mentire dicendo che era stato sempre presente per Izuku. 

No. La verità era che aveva scaricato tutto addosso a suo marito e si era solo pavoneggiato in giro. 

Si strofinò ancora una mano sul viso, deglutendo. Aveva la gola secca, si sarebbe alzato per prendere un bicchiere d'acqua ma se Koichi si fosse svegliato? I suoi nervi erano così a pezzi che avrebbe temuto di esplodere in qualche eccesso di rabbia e fare pazzie. 

Il suo fine udito catturò un rumore metallico proveniente dalla porta d'ingresso. 

In un primo momento trattenne il respiro, non propriamente sicuro che non se lo fosse semplicemente immaginato. Il riflesso delle luci degli edifici che entravano dal balconcino gli diedero conferma che la porta si stava aprendo piano.

Si alzò, tentando di non svegliare il bambino e protese una mano verso la porta, pronto a far detonare il suo Quirk: quale idiota si sarebbe introdotto a casa di un più che nevrotico DynaMight?

"Sono a casa".

Il biondo spalancò gli occhi, irrigidendosi. 

Quella voce... quella voce tanto mancata e così tranquilla! La luce che si accese dopo un nitido scatto lo fece come uscire da una bolla di torpore che un fiume di pensieri e sentimenti aveva creato: quegli occhi smeraldo si addolcirono nel magnetizzarsi in quelli rubino così umidi di lacrime non versate.

"Izuku..." sussurrò il biondo.

Anziché stringerlo in un abbraccio, rimase immobile: Izuku si avvicinò di sua spontanea volontà baciandogli dolcemente le labbra e facendogli una carezza sul viso scarno. I suoi occhi verdi si spostarono sul faccino addormentato di Koichi e sorrise amorevolmente.

Lo prese in braccio, iniziando a cullare il neonato che sembrò quasi sorridere immerso nel profumo di mamma Deku.

"Mi ci è voluto un po' per rendermi conto di quello che stavo passando e che sto ancora vivendo ma sto meglio, Kacchan" iniziò Izuku, osservando quel piccolo capolavoro. "Molti Omega soffrono di depressione post-partum e hanno solo bisogno di aiuto".

Il biondo abbassò la testa sentendosi improvvisamente e terribilmente in colpa.

"Ho conosciuto un bravo dottore, Kacchan. E mi ha aiutato. Sono ancora in terapia ma il fatto che sono tornato a casa da mio marito e da mio figlio significa che sono sulla giusta via" continuò l'altro con un sorriso tenero. Finalmente i loro occhi si incrociarono di nuovo. "Voglio recuperare il tempo perduto con tutti e due".

Il biondo lo inghiottì in un abbraccio in una falcata: si concesse di piangere in silenzio, inspirando il profumo del suo Omega e infondendogli il suo di odore per reclamarlo ancora una volta come solo e soltanto suo. 

Koichi mosse un pugnetto ma non si svegliò.

Era tutto così perfetto, come se il peggio fosse passato e con esso, come dopo un temporale, sarebbe giunto un meraviglioso sole. Magari anche un arcobaleno .

"Il fratello di Iida-kun, Tensei, è diventato un ottimo terapeuta, inseguendo il suo sogno di aiutare i bambini ma anche gli Omega e di questo gliene sarò per sempre grato" raccontò Izuku, accoccolandosi con la testa nella piegatura del collo di suo marito. "Gli ho parlato di tutto, del mio senso di apatia verso Koichi, del fatto che volessi solo liberarmente. Della mia disperazione di voler tornare a com'era prima...".

"Scusa se non ci sono stato io" ammise miseramente Katsuki.

"Avrei dovuto parlartene, non sperare che te ne saresti accorto".

"Sono il tuo Alpha, avrei dovuto rendermene conto!" scattò l'altro. Koichi ebbe un sussulto ma prontamente Izuku lo dondolò un po' tra le braccia, calmandolo. Il biondo offrì una carezza alla testolina bionda e sospirò. "Mi sei mancato, Deku. Senza di te non ho saputo farcela".

"Eppure hai tirato avanti con un neonato".

"Sì ma, ho capito che quello che facevi tu, considerando quanto lavorassi duramente anche da casa, io non sono stato capace di sbrigarlo e mi fa male sapere che ti ho abbandonato".

Izuku espirò, baciandogli il petto sotto la t-shirt bianca del marito. 

Quando, seduta dopo seduta, Tensei gli aveva fatto capire che si era ritrovato ad affogare nella paura di non sapersi prendere cura di un bambino, aveva semplicemente scoperto quanto era stato egoista.

Pretendere che Katsuki si accorgesse del suo malessere, abbandonare Koichi, sparire così senza curarsi di nessuno... Una lacrima osò tracciare una linea sulla sua guancia lentigginosa.

"Ricominciamo?" domandò il biondo, guardandolo dolcemente e perdutamente innamorato.

Izuku annuì dolcemente e insieme si concessero di riposare insieme nel letto. Misero Koichi nella culla e quell'alba si amarono molto, senza spendere alcuna futile parola per raccontarsi di un amore che avrebbe iniziato a ricostruire tutto, a piccoli passi...

 

Alla porta dell'ufficio di DynaMight si udì un tocco leggero; Red Riot che era in piedi a leggere alcune scartoffie inviate tramite fax dalla stazione di polizia di Hosu si affrettò ad aprire.

"Oh, ciao Izuku! Vieni, Katsuki è al computer" sorrise il ragazzo rosso crinito.

Koichi aveva sette mesi era diventato un gran rubacuori; quando vedeva Red Riot i suoi occhi brillavano di gioia e forse ammirazione e per l'Hero era sempre una gioia incontenibile.

"Vieni dallo zio Red Riot!" squittì il rosso, prendendo dalle braccia di Izuku il bambino biondo per sentire le sue dolci risatine.

Izuku era migliorato incredibilmente, aveva ripreso colore, era tornato quell'Omega pieno di amore e di forza ed era stato capace di sorprendere chiunque lo avesse visto nel suo momento di declino.

Katsuki si alzò subito dalla sua scrivania per schioccare un bacio sulle labbra del verdino, rimanendo in attesa della sua visita non certo di cortesia.

"Non dirmi che non ti fa piacere vedermi qui" introdusse giocosamente Izuku.

"Al contrario. In genere vieni fin qui quando ci sono cose importanti nell'aria".

Izuku rise così genuinamente che Red Riot si perse in un momento per guardare quanto l'amico fosse tornato come prima, anzi, decisamente meglio.

"Visto, Koichi? Mamma e papà ti amano molto" sussurrò al bambino che balbettò qualcosa. Gli schioccò un bacio sulla guancia. "Ma anche lo zio Eijiro ti ama molto! Lo vuoi un gelato?".

"Non viziare mio figlio" intervenne scherzoso il biondo.

"Oh, suvvia! Il tempo che passo con il mio nipotino è sempre troppo poco" cinguettò l'altro, portandoselo via per lasciare i due piccioncini da soli.

Katsuki si appoggiò al bordo della scrivania avvicinando Deku a sé. Gli agganciò le braccia dietro alla schiena, scendendo immancabilmente per palpare le natiche. 

Izuku lasciò fare con un risolino, concentrato piuttosto a prendergli il viso e a baciargli le labbra.

"Siamo piuttosto focosi questa sera. Vuoi farmi eccitare qui? Non ci sono problemi. Del resto questo è il mio ufficio" sogghignò il biondo malizioso.

Izuku gli rapì nuovamente le labbra in un voglioso bacio e nel mentre cercò la sua mano e la spostò immancabilmente alla pancia.

Il biondo fu colpito dalla realizzazione di quel gesto e anzichè staccarsi subito, sollevò appena la maglietta nera di Deku senza lasciargli andare quelle soffici labbra di cui non ne avrebbe mai avuto abbastanza.

C'era un lieve gonfiore, giusto all'altezza dell'ombelico.

Kacchan era l'uomo più felice del mondo in quel momento.

"Sono incinto" ammise semplicemente Deku, contro la bocca dell'altro che sogghignò. "Avevi ragione: quando vengo qui è sempre per un'occasione speciale".

Katsuki lo abbracciò teneramente, muovendogli delicatamente la mano sulla pancia. Trasse un respiro tremante; in genere non era un tipo da lacrime ma quella era davvero una situazione raggiante. 

"Sai, mi sento davvero pronto. Sono incinto da circa due mesi, non me ne ero accorto. Poi stasera le analisi me l'hanno confermato e non so... è come se questa seconda gravidanza fosse l'inizio di qualcosa di nuovo, che cancella ciò che ho fatto mesi fa di cui non andrò mai fiero".

Katsuki gli mise un dito sulle labbra e negò piano, con un enorme sorriso. A quel punto si alzò e lo abbracciò teneramente. Avrebbe potuto dir tante cose ma il silenzio e quell'abbraccio sarebbero certamente valsi più di mille parole.

"Sento che non cadrò di nuovo nella paura. Saprò prendermi cura dei due nostri capolavori e di quanti ne verranno in futuro" continuò felice Izuku. 

"Ma non dovrai sobbarcarti di tutto da solo. Sbagliare ci ha fatto capire molto, Deku. Sono tuo marito, il padre dei nostri bambini. Non ti voglio più lasciare da solo"...

 

Izuku era felice. Guardava la culla dove riposava il piccolo Katsuhiko, che era nato alle tre del mattino il 25 di agosto. Questa volta, sebbene avesse i capelli biondi come quelli di Katsuki, non erano a punta come anche quelli di Koichi, bensì morbidi e ondulati come i suoi.

E per di più gli occhi smeraldo.

Provava un amore sviscerato per quel bambino tranquillo, altrettanto per il suo primogenito e soprattutto per suo marito che come aveva promesso non lo aveva lasciato solo un momento.

Due braccia calde gli si avvolsero sullo stomaco morbido, segno di un parto avvenuto circa due settimane prima. Izuku schioccò un bacio sul viso caldo di Katsuki, lasciandosi accarezzare senza pensare a cose terribili.

"Come ti senti?" domandò dolcemente il biondo. 

"Bene. Anche se non servirebbe, Tensei mi sta ancora offrendo il suo supporto. Anche lui è rimasto molto colpito dal mio cambiamento e migliorerò ancor di più. Del resto sono una-".

"... mamma Hero, no?" interruppe giocosamente Kacchan, mordicchiandogli una guancia.

Izuku rise ma il suo fiato morì in gola quando il biondo fece scivolare le mani sotto la canotta bianca per strizzargli i capezzoli.

"Kacchan... lo sai che questi mi servono per allattare!" squittì imbarazzato il verdino.

Le mani corsero alla pancia e palparono vogliosamente fino a scendere più in basso. Izuku si voltò rapidamente, colto da una certa eccitazione e spente le luci del corridoio, chiusa la porta, si lasciò amare molto, senza pensare a nessun pensiero negativo.

Solo lui e Kacchan. 

"Facciamo piano" sussurrò comunque. "Non svegliamo Katsuhiro nè Koichi. La stanza ha le pareti sottili".

"Certo. Preparati: sto per riempirti completamente!" sogghignò l'altro.

"Kacchan... non vorresti ancora ingravidarmi, vero? Prendi un preservativo!" ordinò il verdino.

Kacchan si concesse una risata; era tutto così perfetto e non poteva chiedere di meglio. Era passato quel temporale terribile, sarebbe solo stato un ricordo da dimenticare se possibile. 

E nel mentre si perdeva a baciare Deku, con le mani che danzavano sul corpo che tanto gli aveva sempre fatto battere il cuore, riflettè che semmai si sarebbe sentito perso in un baratro depressivo, oltre Tensei anche lui avrebbe fatto la sua parte.

Era suo marito, dopotutto e padre di Koichi e Katsuhiro del resto!

"Dovrà essere una bambina" mormorò Izuku.

"Non dicevi che non volevi-".

"Non adesso. Ma spero che prima o poi la nostra famiglia avrà una piccola Bakugo" interruppe dolcemente Izuku, prendendogli il viso per perdersi insieme nella scia di un amore senza tempo.

Di forza, di unione. Di esserci sempre l'uno per l'altro.

Katsuki era d'accordo; se il suo Omega lo desiderava, ci sarebbero riusciti. Diamine, erano invincibili!

E Katsuki, prima di entrare completamente dentro Deku, guardò la luna bianca nel cielo: avrebbe sempre ricordato il volto affranto di suo marito ma poi la sua rinascita.

"Ti amo, Deku" si lasciò sfuggire.

"Ti amo, Kacchan".

 

The End

 

 
  
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