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Autore: Kaeru_chan    04/09/2009    5 recensioni
Dedicata a tutti i fan dei Gaze e in particolare a tre donne fantastiche: moglie, che amo, nonostante condivida il cervello con reita (e questo dice tutto xD); amantah, anche se una volta arrivata alla fine, mi ucciderà, perchè lei è fan del puffo, e Deny che è tanto dolce e tenera (L)
Vi adoro! Spero che ci rivedremo presto!
«Ciao…» Sussurrò appena.
Le dita callose e calde di Ryo s’intrecciarono con quelle ormai fredde di Takanori Matsumoto che s’intiepidirono appena, riscaldate da quel dolce contatto.
Semplicemente pelle su pelle.
O forse qualcosa di più.
Ryo si morse dolorosamente il labbro, sperando che il male esorcizzasse, o almeno lo distraesse, da quell’orribile sensazione di gelo e di vuoto interiore.
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, questa è la mia prima fanfiction sui Gazetto ( e prima shonen-ai), nonostante li segua da quasi tre anni ormai...
Spero che vi piaccia nonostante tutto...

Dedicata a tutti i fan dei Gaze e in particolare a tre donne fantastiche: moglie, che amo, nonostante condivida il cervello con reita (e questo dice tutto xD); amantah, anche se una volta arrivata alla fine, mi ucciderà, perchè lei è fan del puffo, e Deny che è tanto dolce e tenera (L)
Vi adoro! Spero che ci rivedremo presto! <3






COME UNA PICCOLA ED EFFIMERA FARFALLA BIANCA





Le lacrime, che scorrono per la tua perdita,
cadendo, sgorgano nel mio dolore


[Without a Trace – The GazettE ]




˜˜˜



Ryo Suzuki sorrise con una dolcezza che nessuno gli avrebbe mai attribuito, nonostante fosse sul punto di abbandonarsi tra i singhiozzi, non appena mise piede in quella stanza fottutamente bianca.
«Ciao…» Sussurrò appena.
Le dita callose e calde di Ryo s’intrecciarono con quelle ormai fredde di Takanori Matsumoto, che, s’intiepidirono appena, riscaldate da quel dolce contatto.
Semplicemente pelle su pelle.
O forse qualcosa di più.
Ryo si morse dolorosamente il labbro, sperando che il male esorcizzasse, o almeno lo distraesse, da quell’orribile sensazione di gelo e di vuoto interiore.
Strinse la mano di Takanori con più forza, ignorando, per quanto gli fosse possibile, la totale assenza di calore proveniente dal corpo del giovane vocalist.
«Non preoccupati Taka-chan, andrà tutto bene, non preoccuparti, sul serio…» disse il bassista con un filo di voce, quasi volesse convincerne se stesso, piuttosto che Takanori.



FERMATE IL MONDO! VOGLIO SCENDERE!



Ecco, che cosa avrebbe gridato Ryo, in quel momento, se fosse stato ancora un bambino.
E, forse, ancora lo pensava.
Ma Ryo, non era più un bambino da anni, ormai.
Posò lo sguardo sulla finestra.
I ciliegi erano nel pieno della fioritura e si stagliavano fieri nel cielo stranamente terso di quella mattina di marzo, deliziando i cittadini di Tokyo che si erano recati al parco per assistere, come consuetudine tra giapponesi, a quel meraviglioso spettacolo.
Quei fiori non poterono non ricordare a Ryo la sua infanzia, quando quel tripudio rosato gli annunciava l’ormai imminente inizio della scuola…
Già, la scuola… per quanto la detestasse, le doveva molto.
Era lì che era iniziata la sua passione per la musica.
Era lì che aveva incontrato il suo migliore amico e ora collega.
Era lì che i “The GazettE” avevano iniziato a prendere forma.
«Che ne sarà ora dei “The GazettE”?»
«Che ne sarà ora della nostra amicizia?»
«Che ne sarà ora di noi?»
«Rispondimi, Ruki.»
«Cazzo, rispondimi, Takanori!»
Ryo strinse ancora la mano di Takanori, ancora più forte, fino a rendere bianche le nocche delle proprie dita, sperando, inutilmente, in un qualche tipo di reazione da parte del più giovane.


La porta della stanza si spalancò, e l’odore di morte che aleggiava nel corridoio si mischiò a quello della stanza di Takanori.
«Ryo-kun…» Sussurrò Kouyou Takashima, entrando nella stanza con un’aria leggermente imbarazzata e quasi colpevole per aver disturbato l’amico, quasi avesse avuto paura d’infrangere quel silenzio irreale e pesante.
«Ryo-kun…Noi andiamo a fumare una sigaretta, vieni? Penso che ti farebbe bene distrar-»
«No, grazie» Disse il biondo prima che il chitarrista miele potesse terminare la frase.
«Ma Ryo-kun…» Farfugliò Kouyou.
«Ti ho detto di no, Kouyou! Lasciami in pace, per favore!» urlò il bassista, trattenendo a stento le lacrime.
«Andiamo via Kouyou-shi, è meglio, ha bisogno di tempo per riprendersi…» Disse Yuu Shiroyama, secondo chitarrista della band.
«Yuu-shi?» domandò
«uhm?» borbottò l’altro
«Pensi, insomma…credi che Ryo-kun riuscirà a superare la cosa?» Chiese rigirandosi nervosamente le dita tra le mani.
«Forse col tempo starà un po’ meglio, ma non credo che si riprenderà mai del tutto e temo che nemmeno noi ci riusciremo, ma per Ryo-shi sarà ancora peggio…» Disse il moro
«Lo so, è solo che non riesco, ancora, a credere a tutto quello che sta succedendo…» Affermò sorridendo amaramente il chitarrista dalla chioma color grano.


Ryo si accorse solo in quel momento della farfalla che era entrata nella stanza insieme ad un flebile alito di vento.
Sua madre gli aveva sempre raccomandato di non toccare mai le ali delle farfalle, altrimenti non avrebbero più potuto volare.
Le farfalle erano come Takanori: piccole, delicate, belle, ingenue, ma soprattutto effimere .
La farfalla sbatté vezzosa le piccole ali, danzando elegantemente nell’aria.
Ryo la guardò con invidia.
Quella farfalla, per volare a quel modo, doveva essere felice, se avesse dovuto sopportare anche solo una minima parte del dolore che in quel momento stava attanagliando il giovane bassista non ci sarebbe mai riuscita.
Era troppo ingenua e spensierata, però, per accorgersi dell’imminente pericolo.
Proprio come Takanori.
La farfalla, attratta da una ragnatela scintillante, cadde in quella graziosa, ma fatale trappola.
Il ragno la fissava affamato.
Ryo la fissava con un’ espressione terribilmente apatica.
Più il predatore si avvicinava alla preda più quella sbatteva forsennatamente le ali, inutilmente.
Più la Morte si era avvicinata a Takanori, più questo aveva lottato con tutte le sue forze, inutilmente.
Ma infondo non si può sempre vincere, no?
Il ragno ormai era vicino alla farfalla e cominciava ad avvolgerla con la sua tela.
Il suo obiettivo era imprigionarla, fermare quelle ali che si dimenavano all’impazzata, che, per quanto inutilmente, le davano, ancora, l’illusione di potercela fare.
Ryo odiava sperare.
La Speranza serviva solo ad illudere le persone, la Speranza era dannatamente crudele.
Ryo aveva sperato con tutte le sue forze che Takanori si salvasse.
A che cosa era servito?
A niente.
Takanori era morto, punto.
Bisognava farse una ragione.
Eppure era difficile, troppo difficile.


La porta si aprì nuovamente, con più decisione, questa volta.
Da questa entrarono due infermieri che portarono via Takanori.
«Siamo spiacenti, ma ora devo andarsene, abbiamo bisogno della stanza» Disse uno dei due.
«Ci dispiace per la sua perdita. Condoglianze.» Aggiunse l’altro uscendo dalla stanza.
Ryo rimase ancora un attimo immobile, fissando il pavimento.
Stupide frasi di circostanza!
Per loro Takanori non era nessuno.
Era solo l’ennesimo morto che avevano visto.
Solo l’ennesima scocciatura di un noioso e squallido lavoro che non vedi l’ora di terminare per tornare a fare gli affari tuoi.
Come potevano essere dispiaciuti per il piccolo vocalist?
Come potevano anche lontanamente comprendere il suo dolore?
Semplicemente non potevano.
Dopo circa un quarto d’ora Ryo si decise ad abbandonare quella stanza intrisa di tristezza, spronato dalle amorevoli attenzioni di Yutaka.
Yuu e Kouyou lo fissarono a lungo senza trovare le parole adatte.
Ryo ricambiò lo sguardo.
Avevano tutti indubbiamente pianto.
Persino l’orgogliosissimo e vanitoso Yuu, nonostante cercasse di nasconderlo in tutti i modi.
Solo Ryo, non ci era ancora riuscito.
Probabilmente non era ancora riuscito ad accettare che il suo amato Takachan fosse morto, prima che lui avesse trovato il coraggio di confessargli i suoi sentimenti.
Ryo era un debole, nonostante si atteggiasse a duro.
«Ryo-shi… Io penso che Taka-shi sapesse…» Sussurrò Yutaka sorridendo teneramente al bassista, ignorando le lacrime che scendevano copiosamente lungo le proprie guance.
A quel punto Ryo non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime, aggrappandosi con tutte le sue forze al batterista, come, probabilmente, non aveva mai fatto nemmeno con la propria madre…
Dolore che si mischiava ad altro dolore.
Loro erano la sua famiglia e non lo avrebbero abbandonato.
Ora più che mai.



Takanori era come una piccola ed effimera farfalla bianca: troppo fragile per questo Mondo.















Per prima cosa, se siete arrivati in fondo a questo delirio, vi faccio i miei complimenti xD
Per seconda, devo dire che non ne sono pienamente soddistatta, perchè nel mio cervellino BAKAto, era decisamente più intensa e scorrevole, invece una volta scritta è diventata un polpettone melodrammatico <_<
Bah, ditemi cosa ne pensate, non fatevi problemi se fa schifo siete liberissimi di dirmelo >_<



Grazie per aver letto e per le eventuali recensioni *s'inchina*



  
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