Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellygattina    20/01/2022    0 recensioni
What if in cui Marco è sopravvissuto alla battaglia di Trost e Jean aiuta Hange a curarlo.
Attenzione: ferite gravi (niente di grafico ma dolore intenso) e accenni a cure mediche imbarazzanti.
*Questa storia partecipa all'iniziativa “Advent Calendar 2021” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction.*
(Storia presente anche su AO3 con lo stesso nickname.)
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanji Zoe, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Moblit Berner
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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All'ingresso di Hange in infermeria, Jean strinse appena la mano di Marco nel debole tentativo di dare coraggio a entrambi. Anche se ormai le terribili ferite che quest'ultimo si era procurato nella battaglia di Trost erano molto migliorate, il momento della medicazione al termine della consueta visita restava sempre il peggiore per i due ragazzi.

«Buongiorno! Come ti senti oggi?» chiese allegra la caposquadra, richiudendosi la porta alle spalle. Trovare il suo paziente sveglio e reattivo, impegnato a chiacchierare con l'amico, era un ottimo segno che già da solo le risollevava di molto il morale in quei giorni così difficili, soprattutto perché Marco era il ferito più grave affidato alle sue cure dopo la batosta dell'ultimo scontro, che aveva costretto chiunque avesse un minimo di conoscenze mediche a dare il massimo per cercare di salvare più vite possibili.

Avvicinatasi per appoggiargli una mano sulla fronte, constatò con leggero disappunto che aveva ancora un po' di febbre ma non c'era paragone con i giorni precedenti, in cui più volte aveva temuto silenziosamente di perderlo. Per fortuna Marco era più forte di quanto sembrasse e Hange, arrivata a questo punto, era molto ottimista sulle sue possibilità di ripresa. Non sarebbe più stato quello di un tempo, ovviamente, ma avrebbe comunque potuto avere una vita dignitosa.

«Ancora un po' dolorante ma molto meglio, grazie» rispose il ragazzo con un leggero tremito cercando per un attimo gli occhi del compagno, che rafforzò subito la stretta sulla sua mano.

La caposquadra annuì soddisfatta e si allontanò di poco per prendere dalla borsa tutto quello che le sarebbe servito facendo inconsapevolmente rabbrividire i due giovani, che di nuovo intrecciarono gli sguardi.

Al suo ritorno accanto al letto lo visitò scrupolosamente, porgendo a entrambi qualche domanda per inquadrare meglio la situazione prima di chiedere a Jean di aiutare l'amico a sdraiarsi sul fianco sinistro senza curarsi del rossore che accese all'istante le loro guance. Era abituata a quel genere di reazioni, visto che era solita prendere la temperatura rettale ai suoi pazienti a meno che non ci fossero controindicazioni particolari.

Li sentì parlare a bassa voce tra di loro mentre spalmava il lubrificante sul termometro e le sfuggì un sorriso. Era sempre un piacere vederli insieme e la presenza di Jean nella stanza era stata fin dall'inizio un grosso aiuto per lei.

«Coraggio, Marco, rilassati. Non è certo la prima volta!» disse con brio quando ebbe finito, notando soddisfatta che il ragazzo, nonostante l'evidente rigidità dei muscoli, era già in posizione.

Le rispose un gemito soffocato dal cuscino che la diceva lunga su cosa ne pensasse ma Hange non si fece intimidire e abbassò lenzuolo e pantaloni senza battere ciglio.

Con la coda dell'occhio vide Jean accarezzare partecipe la schiena dell'amico per aiutarlo a rilassarsi e lei stessa pronunciò a sua volta qualche parola di incoraggiamento prima di spingere con delicatezza tra le natiche la punta del termometro, ottenendo subito, come sempre, un lieve gemito di protesta.

«Visto che non era nulla di terribile? Ora stai fermo e tranquillo qualche minuto, così avremo una misurazione corretta» disse con un bel sorriso, ignorando la reazione infastidita del ragazzo mentre risistemava il lenzuolo per dargli almeno un minimo di privacy.

Marco fu scosso da un brivido a quelle parole ma di nuovo non rispose. Preferiva concentrarsi sulla mano di Jean che stringeva la sua e sul dolce massaggio sulla sua schiena, che gli davano un'illusione di normalità decisamente gradita in quei momenti di grande imbarazzo. Avrebbe dovuto esserci abituato, visto che ormai erano giorni che Hange gli misurava la febbre in quel modo, ma la vergogna era comunque tanta. Se non altro, da ciò che aveva saputo da Moblit e Nifa, non era certo l'unico ad aver provato una simile umiliazione e questa consapevolezza era stranamente un sollievo.

Per qualche minuto regnò il silenzio finché la caposquadra non recuperò il termometro, controllando accigliata la temperatura.

«È alta?» osò chiedere Jean un istante dopo, spaventato da quello sguardo che non prometteva nulla di buono, e la donna alzò subito gli occhi verso di lui con una strana espressione che non riuscì a identificare.

«Mi aspettavo che ormai fosse sfebbrato a quest'ora del giorno ma non preoccuparti. Gli farò degli esami per sicurezza ma non credo ci siano grossi problemi» lo rassicurò Hange sorridendo per poi ordinargli di girarlo di nuovo con la schiena sul materasso.

Il ragazzo obbedì subito mantenendo il contatto visivo con Marco, che aveva l'aria leggermente preoccupata. Sapevano entrambi che quella non fosse certo tra le cose più traumatiche che avesse subito negli ultimi giorni ma non aveva mai avuto simpatia per gli aghi, e da quando era stato ferito nella sua prima battaglia ancora meno.

«Scusa ma è per farti stare meglio» sussurrò Jean, appoggiandogli una mano sulla spalla sana e l'altra tra i capelli. Si sentiva un po' in colpa di fronte a quello sguardo ma era necessario.

Nel frattempo la caposquadra aveva fatto il giro del letto con un laccio in mano, che legò poco sopra il gomito del suo paziente prima di passargli nell'incavo una garza imbevuta di disinfettante e bucare la pelle facendolo gemere.

«Calmo, ho quasi finito» lo rassicurò Hange mentre Jean aumentava appena la stretta senza smettere di coccolarlo.

«Fatto» annunciò poco dopo togliendo il tutto e il diretto interessato si concesse di respirare più liberamente. Non faceva poi così male, soprattutto dopo aver provato per giorni dolori atroci ed essere stato ricucito in più punti, ma forse anche per quello un oggetto all'apparenza innocuo lo spaventava tanto.

Con la vista sfocata e un leggero ronzio nelle orecchie, non fece neanche caso al breve scambio di battute tra lei e l'amico, limitandosi a intrecciare le dita con quelle del compagno appena possibile.

«Tutto bene?» gli sussurrò questi premuroso quando la caposquadra si allontanò per riporre i suoi strumenti nella borsa e lavarsi le mani.

«Ora sì» gli rispose lui con lo stesso tono e un lieve sorriso, chiudendo stancamente gli occhi per godersi meglio le sue dolci carezze sulla guancia.

«Cambiamo le medicazioni, adesso, così poi potrò darti l'antidolorifico» li interruppe con dolcezza Hange al suo ritorno dando una rapida occhiata all'orologio e Marco non riuscì a trattenere un lieve lamento. Era la procedura che temeva di più in assoluto ma non poteva sfuggirle.

«Sono qui» gli ricordò teneramente Jean e il ragazzo gli sorrise con gratitudine. Era sicuro che il compagno soffrisse quanto lui ad assistere a quella scena sicuramente pietosa ma faceva sempre in modo di stargli vicino quando la caposquadra gli medicava quelle terribili ferite. I primi giorni era una vera tortura che lo faceva piangere e urlare come non credeva avrebbe mai fatto e persino adesso che il dolore era molto diminuito l'istinto gli diceva di provare inutilmente a scappare da quelle mani che, nonostante tutto, gli avevano salvato la vita. Per sua fortuna Jean era sempre rimasto al suo fianco e tra i pochissimi ricordi che aveva di quel periodo, l'unica costante positiva erano le sue mani che lo accarezzavano con tutto l'amore del mondo. Non sapeva che avrebbe fatto senza il suo migliore amico, che appena lui aveva ripreso un minimo di coscienza dopo giorni passati in bilico tra la vita e la morte, gli aveva detto in lacrime che lo amava coprendolo di baci. La più strana e piacevole delle allucinazioni o un bellissimo sogno, aveva pensato Marco con la febbre ancora alta, ma i fatti avevano incredibilmente confermato tutto ed era strano che persino una tragedia simile avesse avuto almeno un risvolto positivo.

Una fitta più forte delle altre lo riportò bruscamente alla realtà e il ragazzo gemette, facendo arrestare per un attimo il lavoro della caposquadra.

«Scusa, Marco, ma devi resistere. So che fa male ma con questo la ferita sta guarendo bene» disse Hange dispiaciuta, riprendendo a spalmare con delicatezza un unguento dall'odore pungente su quel che restava del suo braccio destro.

Vicino a lui, Jean sospirò e la sua mano libera tornò ad accarezzargli dolcemente la fronte come faceva sempre in quei momenti.

«Guarda me. Concentrati solo su di me» sussurrò con la voce che tremava appena e gli occhi lucidi. Non ne poteva più di vederlo soffrire così ma non voleva nemmeno lasciarlo solo. Sapeva quanto fosse importante per lui la sua presenza e aveva promesso giorni prima che avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarlo. A volte si stupiva di poter passare tanto tempo in quella stanza ed era sempre più sicuro di dover ringraziare Hange anche per questo. Non aveva idea di come fosse riuscita a farlo esimere dalla maggior parte delle incombenze che tenevano invece occupati i suoi compagni di corso ma non osava chiedere, e al momento, pensandoci bene, non era neanche importante. Lo era molto di più accudire l'amico al meglio delle sue possibilità, sebbene quel compito fosse anche la cosa più dolorosa che gli fosse mai capitata nella sua giovane vita.

I minuti scorrevano lenti e silenziosi, interrotti solo ogni tanto dai gemiti di Marco, che si facevano sempre più frequenti. L'effetto dell'ultima dose di antidolorifico doveva essere finito e tutti tirarono un sospiro di sollievo quando la caposquadra finì di medicare anche la ferita al fianco, chiedendo a Jean di sollevare un poco l'altro ragazzo per poterlo fasciare di nuovo in bende pulite.

Restava solo il volto adesso e il diretto interessato, all'annuncio forzatamente allegro della donna, non poté fare a meno di cercare protezione tra le braccia del compagno, che lo strinse subito a sé stando attentissimo a non fargli male.

«Resisti, abbiamo quasi finito» provò a rassicurarlo Hange, iniziando a svolgere con delicatezza le bende mentre Jean, suo malgrado, lo teneva fermo contro il suo petto. Si erano infatti accorti che il ragazzo sopportava meglio la procedura in quella posizione e da allora, se le condizioni generali lo permettevano, cercavano di venirgli incontro in questo modo.

Sia pur dispiaciuta per il dolore che sapeva avrebbe procurato, la caposquadra passò quindi a lavare e disinfettare la terribile ferita prima di esaminarla con attenzione e applicare di nuovo l'unguento che lei stessa aveva inventato. Dopo l'esperienza con Marco era davvero sicura che la sua ricetta funzionasse, visto che quel miscuglio di erbe aveva evitato pericolose infezioni sempre in agguato con danni così gravi e favorito la ricostruzione dei tessuti sottostanti. L'unico inconveniente era l'intenso bruciore sulla pelle dei malcapitati che ne avevano bisogno ma Hange poteva dirsi molto soddisfatta dei risultati ottenuti fin dalle prime applicazioni e continuò il suo lavoro rassicurando di tanto in tanto il suo giovane paziente, che gemeva e si agitava piano tra le braccia di Jean nel vano tentativo di sfuggire al dolore. La ferita al volto, purtroppo, era sempre stata la più problematica da quel punto di vista, e sebbene fosse ormai ben avviata sulla strada della guarigione, sembrava intenzionata a dar loro battaglia fino all'ultimo.

«Coraggio, Marco, ho finito. Respira adesso» disse sollevata dopo lunghi minuti, appoggiandogli una mano sulla spalla per fargli capire che il peggio era passato.

Come sempre, il suo paziente riemerse boccheggiando dalla dolorosa procedura, lo sguardo che vagava terrorizzato nel suo ristretto campo visivo mentre Jean lo osservava con gli occhi molto lucidi.

«Va tutto bene. Bevi un po' d'acqua» riprese Hange, avvicinandogli alle labbra il bicchiere che il ragazzo accettò subito. Per fortuna, dopo i primi giorni in cui sembrava impossibile fargli mandar giù anche solo poche gocce per volta, Marco sentiva sempre volentieri quel liquido fresco che gli scendeva in gola, aiutandolo a calmarsi.

Appoggiato di nuovo l'oggetto sul comodino, la caposquadra gli lasciò ancora un momento per riprendersi prima di coprire con garze e bende anche l'ultima ferita.

Al termine dell'operazione, mentre la donna si lavava di nuovo al piccolo lavandino dall'altra parte della stanza, Jean lo attirò di più a sé, premiandolo con un dolce bacio sulla fronte e qualche parola di incoraggiamento. Anche questa volta l'incubo era finito ed entrambi potevano tirare un sospiro di sollievo.

Quando Hange tornò al loro fianco, rimase un attimo a guardarli dispiaciuta e intenerita al tempo stesso prima di appoggiare una mano sulla schiena decisamente più calda di Marco ma non a livelli eccessivi, per fortuna. Il suo tocco lo fece sussultare ma lei si affrettò a tranquillizzarlo cominciando a muoverla su e giù con dolcezza.

«Posso darti la medicina adesso» lo informò intanto a voce insolitamente bassa e il ragazzo annuì, preparandosi mentalmente al prossimo passaggio. Sentì Jean appoggiargli le labbra sulla fronte e la garza con il disinfettante che passava rapida sul fianco, subito seguita dalla sensazione dell'ago che affondava nel muscolo facendolo gemere di protesta.

«Buono, lo sai che ti aiuta» gli ricordò dolcemente Hange, continuando a iniettare lentamente il liquido finché il contenitore fu vuoto.

«Finito» annunciò quindi, allontanando la siringa e premendo sulla zona un'altra garza con enorme sollievo dei due ragazzi.

Marco si lasciò sfuggire un sospiro e Jean sorrise, continuando a stringerlo a sé per alcuni secondi prima di riadagiarlo di nuovo tra le lenzuola. Interrompere quel contatto così gradito dispiaceva a entrambi, in realtà, ma al momento era la cosa migliore. Il primo si stancava ancora facilmente e dalla sua espressione era chiaro che avesse bisogno di riposare.

«Lo affido a te, Jean, ma non farlo addormentare per ora. Tra poco Moblit dovrebbe portargli il pranzo e voglio che lo mangi tutto. Deve recuperare le forze adesso» disse seria Hange già sulla porta e il ragazzo annuì prima di girarsi di nuovo verso Marco, che lo guardava con una strana espressione.

«Sono stanco» mormorò appena furono soli.

«Lo so ma devi mangiare per riuscire a guarire» ribatté dispiaciuto Jean. Quel tono era peggio di un pugno nello stomaco ma sapeva di non poter cedere per il suo bene. Si sforzò quindi di continuare a parlargli e toccarlo per tenerlo sveglio finché Moblit non si affacciò nella stanza con una scodella fumante, salvando senza saperlo il ragazzo. Iniziava ad essere a corto di idee e l'amico, ormai quasi addormentato, nonostante tutto, non lo stava certo aiutando. Non poteva biasimarlo, vista la situazione, ma non era mai stato così felice di vedere l'assistente di Hange.

Marco non sembrava invece dello stesso parere, a giudicare dall'espressione sul suo volto quando mise a fuoco il visitatore, ma non protestò, permettendo ai due di sollevarlo quanto bastava per impedirgli di strozzarsi. L'unico segno del suo disappunto era stata una piccola smorfia nel vederlo ma non era proprio da lui trattar male qualcuno. In fondo sapeva che la caposquadra aveva ragione a obbligarlo a mangiare e non aveva senso prendersela con Moblit, che dopo essersi assicurato che il cambio di posizione non avesse fatto danni di alcun genere, li lasciò di nuovo soli.

«Coraggio, Marco. Apri la bocca adesso» disse Jean dispiaciuto, avvicinandogli alle labbra il cucchiaio pieno di brodo.

Il ragazzo abbassò lo sguardo, triste e imbarazzato, ma obbedì. Non voleva rendergli le cose più difficili di quanto già non fossero e l'evidente sollievo sul volto del compagno gli scaldò per un attimo il cuore. Lo stomaco non sembrava gradire il liquido caldo che arrivava dalla gola ma si sforzò di tenerlo giù.

«Bravo, continua così» lo lodò intanto Jean, del tutto ignaro, prendendo subito un secondo cucchiaio di brodo con qualche pezzetto di verdura che Marco si costrinse a inghiottire. Peccato che il suo corpo non aveva intenzione di collaborare e poco dopo un accesso di tosse rischiò di fargli rimettere quel poco che era riuscito a mangiare.

In un attimo il suo ragazzo mise giù la scodella e lo abbracciò teneramente, massaggiandogli piano la schiena per calmarlo come aveva visto fare tante volte ad Hange nei giorni precedenti. Ci volle un po' perché l'amico smettesse di tossire e gemere ma alla fine, con suo enorme sollievo, poté riadagiarlo sui cuscini con un'ultima carezza.

Quando cercò di imboccarlo di nuovo, però, Marco girò il viso dall'altra parte, chiaramente spaventato all'idea che il problema potesse ripresentarsi.

Non ci voleva proprio e Jean, con lo stomaco stretto in una morsa, non seppe cosa fare. O meglio, in realtà lo sapeva benissimo, ma non ne aveva il coraggio.

«Hai sentito cosa ha detto Hange, no? Devi finire tutto...» disse debolmente, augurandosi che bastasse. Di solito l'amico era un paziente collaborativo ma era esausto ed era ovvio che quella serie di colpi di tosse, sebbene avesse cercato di limitare i danni, doveva avergli fatto male.

Con orrore lo vide scuotere la testa con aria implorante e fu tentato di chiamare in soccorso Moblit nella speranza che lo guidasse verso la soluzione migliore. Si sentiva un vigliacco anche solo a pensarlo, in realtà, ma la mano di Marco che raggiungeva tremante il suo braccio gli bloccò le parole in gola.

La coprì con la sua e abbassò piano l'arto con un sorriso mesto per non affaticarlo ulteriormente.

«Va tutto bene, Marco, sono qui con te. So come ti senti ma devi fare un ultimo sforzo. Ti prometto che poi ti lascio dormire finché vuoi» pronunciò a fatica senza nemmeno pensarci, stupendosi lui stesso, un attimo dopo, di quelle parole. Non smise però di accarezzargli il volto, raggiunto chissà quando, mantenendo il contatto visivo finché non percepì, in qualche modo, il suo cedimento, sottolineato da un lieve sospiro.

«Bravissimo» lo lodò quando questi abbassò lo sguardo, dandogli tacitamente il permesso di continuare.

«Piano» disse solo Marco con un filo di voce e Jean annuì.

«Certo. Dimmi se hai bisogno di una pausa ma poi riprendiamo. Non ci vorrà molto, vedrai» lo incoraggiò, felice e preoccupato al tempo stesso. Non osava crederci neanche lui, in realtà, ma sperò che l'amico non se ne accorgesse.

Dovettero procedere lentamente, con Jean che di tanto in tanto era costretto a mettere da parte la scodella sempre più vuota per evitare altri disastri, ma alla fine riuscì a dargli anche l'ultimo cucchiaio. Erano entrambi esausti dopo una simile impresa ma in qualche modo ce l'avevano fatta.

«Sei bravissimo, lo sai?» gli sussurrò dolcemente chinandosi su lui per baciargli la fronte e Marco sorrise. «Chiamo Moblit così mi aiuta a farti sdraiare, d'accordo?» aggiunse poi, ottenendo un piccolo cenno di assenso.

Poco dopo il giovane ferito era di nuovo adagiato tra le coperte, che Jean rimboccò con cura prima di sedersi di nuovo sul bordo del letto e accarezzargli la fronte finché non si fu addormentato. Solo a quel punto, a sua volta distrutto, si appoggiò alla parete accanto a lui, cedendo presto al sonno.


Prompt: “Devi mangiare”


Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Spero che la storia vi sia piaciuta e che mi farete sapere che ne pensate, se vi va. Grazie comunque per il tempo che mi avete dedicato anche solo leggendo! <3
Come ho accennato nell'introduzione, la fic partecipa all'iniziativa “Advent Calendar 2021” indetta dal gruppo fb Hurt/Comfort Italia - Fanart & Fanfiction. Venite a trovarci se anche voi amate questo genere! ;)
Se a qualcuno interessa, ho fondato tempo fa un gruppo facebook principalmente su Fairy Tail, Edens Zero e il nuovo Gate of Nightmares (manga basato su un videogioco che Mashima ha contribuito a creare disegnando ambientazioni e personaggi), ma anche sugli anime e manga in generale. Se volete conoscere altri fan di queste bellissime opere, saremo ben felici di accogliervi qui (attenzione ai possibili spoiler se non seguite le scan online però, anche se cerco di stare attenta). Vi aspettiamo numerosi! :)
Penso di non avere altro da aggiungere, quindi per ora vi saluto, augurandovi una buona serata e buonanotte per dopo.
Bacioni e alla prossima!
Ellygattina

  
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