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Autore: ELIOTbynight    23/01/2022    0 recensioni
[AKUTAGAWA X ATSUSHI / DAZAI X CHUUYA]
Una raccolta di parole dette a gran voce o racchiuse nel proprio cuore, grandi verità o brutali bugie, parole sussurrate all'orecchio o gridate al vento, parole, parole, parole. Come se non ce ne fossero mai abbastanza a questo mondo.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Things you said with no space between us 

 

- Atsushi, non c'è più tempo! Dovete nascondervi!-

- Nasconderci, e dove?-

- Se girate a destra dal corridoio in cui siete, dovreste trovare un ripostiglio. Lì sarete al sicuro.-

- E' davvero l'unica soluzione?-

- Sì, fidatevi di me!-

Atsushi iniziava a essere stanco di correre da una parte all'altra di quella vecchia fabbrica di prodotti chimici in cui si era ritrovato per la missione e con una rapida occhiata poté constatare che per Akutagawa al suo fianco era la stessa cosa. Avevano combattuto criminali, raccolto informazioni, evitato trappole mortali, ma non avevano potuto fare nulla per evitare che una bomba chimica letale esplodesse di lì a pochi secondi.

Grazie alle istruzioni di Dazai in collegamento radio, i due raggiunsero il nascondiglio indicato. Akutagawa arrivò per primo e spalancò la porta di ferro, ma lo spazio era molto piccolo a causa di alcune casse di legno impilate in un angolo e si ritrovò schiacciato contro il muro quando Atsushi entrò nel ripostiglio dopo di lui, occupando l'ultimo metro quadrato rimasto.

- Accidenti, non ci stiamo!- esclamò Atsushi, cercando di chiudersi la pesante porta alle spalle.

Akutagawa gemette:

- Fai piano, sono schiacciato qui!-

- Anch'io lo sono, cosa credi?-

- Ragazzi, chiudetevi dentro, presto!- fece Dazai nell'auricolare di Atsushi, facendosi sentire anche da Akutagawa da quanto era vicino. - La bomba sta per esplodere!-

L'impulso di entrambi fu di chiudere di scatto la porta di ferro e accucciarsi insieme sul pavimento. La Tigre Mannara si rannicchiò istintivamente contro il petto del cane da guardia della Port Mafia, che gli cinse le spalle con le braccia sottili. Strinsero gli occhi e dopo appena un istante si sentì un boato enorme in lontananza, che fece tremare i muri e cadere un po' di polvere dalle casse di legno lì accanto.

Passarono dei lunghi attimi silenziosi. Akutagawa allentò con calma la presa e insieme ad Atsushi sollevò lo sguardo: sopra le loro teste c'era una piccola finestra che dava sull'esterno. Da quel frammento di cielo che illuminava la stanzetta si poteva vedere la scia di fumo allontanarsi.

- State bene?- gracchiò la voce di Dazai nell'auricolare.

Solo in quel momento i due si resero conto di essere ancora semi-abbracciati. Akutagawa trasalì e si voltò dall'altra parte, curvandosi su se stesso con il viso in fiamme, mentre Atsushi si affrettò ad avvicinare alla bocca il piccolo microfono che si era allentato e rispondere.

- Ecco, s-sì, siamo tutti interi!-

- Bene. Nel ripostiglio in cui vi trovate, non dovreste venire raggiunti dal gas nocivo che si è creato.-

- Gas nocivo?-

- Purtroppo la bomba chimica ha liberato un gas che potrebbe essere letale con un solo respiro. Di sicuro avrà invaso tutta la fabbrica... Noi siamo appena riusciti a fuggire, ma siccome voi siete rimasti indietro in un'altra zona, non c'era alternativa se non infilarvi lì dentro, per non farvi uccidere.-

Atsushi intuì dove sarebbe andato a parare il discorso del suo collega:

- Quindi ora siamo bloccati qui?-

- Purtroppo sì. Dovrete aspettare che il gas si sia dissolto. Stiamo chiedendo un intervento urgente per purificare l'aria nei dintorni, ma fino ad allora dovrete restare nascosti. Dalla pianta della struttura vedo che dovrebbe esserci una finestra...-

- Sì, c'è una piccola finestra.- confermò Atsushi. - Credo che dia sul lato sud.-

- Il gas non dovrebbe andare in quella direzione, quindi sarete al sicuro finché resterete dove siete.-

A quel punto intervenne Akutagawa, parlando da dietro la propria spalla:

- Non possiamo uscire, sfruttando le nostre abilità?-

- Ve lo sconsiglio. Il rischio di uscire lo stesso dalla finestra ed entrare in contatto con il gas circostante è troppo alto. Per provarci, dovreste comunque aspettare che almeno in parte l'area sia stata messa in sicurezza.-

Calò un imbarazzante silenzio. La conclusione era ovvia: Atsushi e Akutagawa sarebbero dovuti rimanere rannicchiati in quel ripostiglio per molte ore.

- Mi spiace, ragazzi.- fece Dazai, ma in qualche modo Atsushi percepì un ghigno nella sua voce. - Verremo a prendervi non appena sarà possibile farvi uscire. Chiudo!-

Atsushi si tolse l'auricolare dall'orecchio e sospirò, stretto nelle spalle e spinto contro il suo angolo di muro; Akutagawa era nelle stesse condizioni. I loro corpi si toccavano inevitabilmente in più punti ed era già abbastanza per evocare un tremendo imbarazzo per entrambi.

In una situazione normale, avrebbero fatto di tutto per allontanarsi o perlomeno avrebbero espresso il loro fastidio in modo molto chiaro, ma la situazione tra loro non era mai stata normale e anzi, da poco aveva subito un cambiamento radicale.

- Akutagawa?-

Il segugio della Mafia fremette a sentirsi chiamare e restò immobile, come se avesse potuto smettere di esistere per un attimo. Era in bilico tra il non vedere l'ora che arrivasse quel momento e il voler scappare il più lontano possibile.

- Tu ... ormai lo sai, vero?-

Certo che lo sapeva.

Atsushi era sempre stato il peggiore a nascondere le emozioni, anche se con quella sorta di abbraccio di poco prima lui non poté dire di essere stato da meno. Se finora tra i due c'erano stati solo tanti pensieri e sospetti, ora non c'era modo di fraintendere il comportamento che avevano avuto l'uno nei confronti dell'altro negli ultimi tempi.

Akutagawa si voltò lentamente, restio a mostrare del tutto il proprio viso di sicuro segnato dall'imbarazzo. Gli occhi di Atsushi erano dolci e cambiarono direzione un po' di volte fino ad abbassarsi con timidezza. Le sue gote avevano preso colore e l'altro si chiese se anche le proprie fossero diventate così.

- Oh.- disse, rilassando appena le spalle. - Anche tu, a quanto pare.-

La Tigre Mannara annuì. Non riuscì a sostenere il suo sguardo per più di un secondo e arrossì ancora, tirando le ginocchia al petto e circondandole con le braccia nel tentativo di calmare il proprio battito accelerato. Sembrava così piccolo che Akutagawa sentì il cuore fare una capriola e raccolse tutto il suo autocontrollo per non lanciarsi a stringerlo in un altro abbraccio come se ne dipendesse la sua sopravvivenza. Si limitò a prendere un respiro profondo, poggiò la nuca contro il muro e tirò verso di sé una sola gamba, tenendola vicina al petto con le mani unite.

- Come hai fatto a scoprirlo?- domandò Atsushi dopo un lungo minuto di silenzio, tentando di rendere l'atmosfera meno pesante.

Akutagawa pensò al momento in cui i suoi sospetti sui sentimenti di entrambi erano stati confermati e una smorfia spontanea comparve sul suo viso, creandogli una ruga di disappunto in mezzo alla fronte. Ricordò subito la faccia da schiaffi della persona che glielo aveva detto.

- ... Dazai.- rispose, serafico.

Atsushi non provò nemmeno a trattenere una breve risata, soffocata dalle braccia in cui si era rifugiato.

- Non gli sfugge proprio niente.-

Probabilmente era stato facile, forse troppo per Dazai, intuire che il suo attuale sottoposto provava qualcosa per quello precedente. Conoscendolo, non aveva resistito alla tentazione di farlo capire ad Akutagawa in qualche modo, solo per godersi l'espressione che avrebbe indossato alla notizia.

- A me l'ha detto Chuuya.- aggiunse il più giovane, e stavolta l'altro dovette voltarsi a guardarlo stupito.

Era strano pensare che quei due avessero interagito, per di più riguardo a quell'argomento. Di sicuro non avevano programmato quella situazione, pensò Akutagawa, e infatti Atsushi spiegò:

- Prima, mentre ero bloccato nella zona dei forni e voi della Port Mafia siete arrivati giusto in tempo, se ti ricordi Chuuya è entrato prima di te. Mi ha raggiunto e mi ha detto "preparati a essere salvato dal tuo cavaliere nero".-

Akutagawa sbatté le palpebre con perplessità, ma era sorprendentemente poco infastidito da quel soprannome. Solo uno come Chuuya poteva uscirsene con una cosa simile.

- Un po' esagerato.- commentò, facendo sorridere Atsushi ancora di più.

- Davvero? A me piace.-

Si guardarono a lungo e avere quel sorriso genuino tanto vicino fece volare le poche farfalle rimaste nello stomaco di Akutagawa - stavolta fu lui ad abbassare lo sguardo per primo. E dire che sotto sotto gli era anche piaciuto essere stato definito un cavaliere. Una figura eroica e non codarda, qualcosa di completamente diverso da ciò che era sempre stato.

Sarebbe valsa la pena provare a onorare quell’immagine, soltanto per Atsushi.

- Senti... - mormorò ancora quest'ultimo. - Credi che possa chiamarti per nome?-

Sulle prime Akutagawa volle rispondere, ma nessun fiato uscì dalla sua bocca. Non seppe interpretare quella richiesta, come se non fosse poi così necessario per lui che cambiassero le reciproche formalità. Poi a un tratto capì: era un modo di Atsushi per avvicinarsi, cercare ancora qualcosa in più dal loro rapporto. Avevano appena scoperto di piacersi e già dovevano andare oltre? Quel pensiero lo fece irrigidire, mentre percepiva le guance scaldarsi. Che cosa avrebbe dovuto rispondere? Andava bene concederglielo? Non stava andando un po' troppo in fr-

- Ryuunosuke.-

Fu come se il tempo si fermasse.

L'aveva detto come se fosse un'abitudine, di quelle in cui ci si potrebbe rifugiare quando la vita rende stanchi e frustrati. L'aveva detto con una dolcezza che non era affatto sicuro di meritare, come se non avesse pronunciato il nome proprio di un miserabile cane da guardia dall'anima più nera del petrolio.

Eppure, sentirsi chiamare per nome così, con tanta purezza, gli diede l'impressione di essere più puro per davvero.

- Atsushi.-

Senza esserne del tutto conscio, mormorò il suo nome allo stesso modo, con un tono più calmo e naturale di quanto si aspettasse.

Stavolta fu veramente impossibile distogliere lo sguardo. Mai stati così vicini, con le spalle strette in un quadrato di cemento, eppure ancora non bastava, in fondo al loro cuore martellante ancora non bastava.

Con un sorriso timido e vittorioso, Atsushi si mosse piano, come a non voler disturbare una bestia feroce, e appoggiò la guancia sulla sua spalla. Rilassò i muscoli a poco a poco e avvertì quelli di Akutagawa fare la stessa cosa. Dopo un po', anche lui decise di appoggiarsi all'altro, la guancia tra i suoi capelli chiari.

Un altro lungo minuto di silenzio cominciò, ma questa volta era confortevole e rassicurante. Forse Akutagawa avrebbe anche potuto lasciarsi andare, a questo punto. Si sentiva al sicuro.

- Cavaliere nero, eh?- sospirò. - Potrei anche abituarmici.-

Atsushi rise.

- Mmh? Che c'è da ridere?- fece ancora l'altro, senza muoversi da dove si trovava.

- Niente, è carino.- rispose Atsushi, che attese solo un altro attimo prima di continuare:

- Sai, di solito non mi va l'idea di fare la figura di quello che deve essere salvato, anche se succede sempre...-

Complice il fatto che non potesse essere visto in quella posizione, Akutagawa sogghignò tra sé.

- Però diciamo che se dovesse essere un certo cavaliere nero a farlo... beh, mi lascerei salvare volentieri tutte le volte.-

Akutagawa arrossì e fu di nuovo grato del fatto che Atsushi non potesse vederlo. Sentì un dolce tepore nascere nel suo petto ed era una bellissima sensazione. Colto da un nuovo impeto, mosse lentamente la mano per incrociare le dita con quelle di Atsushi. Restò a guardare le loro mani unite e sussurrò:

- Dovresti già sapere che se mi chiami, io correrò sempre da te.-

Stavolta fu il viso di Atsushi ad avvampare, ma senza che lui perdesse il sorriso. Aumentò la presa sulla mano di Akutagawa e pensò di voler restare in quella posizione con lui per tutte le ore che avrebbero passato dentro quel ripostiglio minuscolo.

- ...e poi, se tu volessi essere salvato da un coraggioso cavaliere bianco-

- Adesso basta, Jinko.-

Come unico suono rimasto in quella enorme fabbrica abbandonata invasa da fumo tossico, da quella stanzetta tanto piccola si levò una dolce risata.

 
   
 
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