Paul, di scatto, apre gli occhi e si alza a sedere. Si stringe la mano destra sul petto. Nella stanza, rimbombano i battiti del suo cuore, che quasi sembra volere fuggire dal suo corpo, e gocce di gelido sudore bagnano il suo corpo, perdendosi sulle lenzuola. Solleva la testa e un repentino accesso di nausea lo costringe a tornare disteso. — Mi manchi... — sospira. Quel ricordo gli procura malessere fisico, ma non può negarlo. Dario è morto tra le sue braccia, due mesi prima. Ne ha percepito i respiri sempre più flebili, ha sentito le sue ultime, dolci parole. I disegni. I fiori rossi. Paul chiude gli occhi e le lacrime tremano sulle sue lunghe ciglia nere. Gli sembra di impazzire, privo della sua presenza. Solo i sogni, privi di qualsiasi catena, gli consentono di vedere Dario, libero dalle catene della sua malattia. La sola, dolce prigionia a cui sono condannati è quella dell'amore. E nessuno dei due vuole sottrarsi a quel tenero dominio. Scuote la testa, amareggiato. Sono solo sogni, privi di consistenza. La realtà della mattina allontana quelle dolci ed evanescenti fantasie notturne. Ne è consapevole, non può cambiare quanto accaduto. Tale consapevolezza non muta il suo cuore innamorato. E, ormai privo di difese, si abbandona ad un solitario pianto disperato.