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Autore: MauraLCohen    29/01/2022    1 recensioni
La notte del ricovero di Kirsten, dopo che Sandy se n’è andato, lasciandola lì da sola per le successive settantadue ore.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirsten Cohen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cella



Kirsten sedeva alla finestra della camera della Suriak, non si guardava intorno. Teneva lo sguardo fisso, serrato, verso il cielo grigio. Nuvoloni pesanti avevano coperto il Sole, incupito i colori e costretto le persone a rintanarsi nelle loro celle.
Camere.
Si chiamavano camere
Eppure a lei sembravano celle, anche se non le poteva chiamare così. 
Sandy continuava a parlare delle lenzuola pregiate, della televisione, del letto. Come se a lei importassero. 
Non sapeva che farsene di un letto comodo, della seta, dei film, quando sul suo comodino non c’era il telefono, quando il posto più lontano che poteva raggiungere era il cancello in ferro alla fine del sentiero. 
Certo, non era un carcere, quello. Lei lo sapeva, così come sapeva di aver bisogno di stare lì. 
Ma non poteva chiamare a casa, se ne aveva bisogno. 
Non poteva abbracciare i suoi figli o fare l’amore con suo marito. Non poteva nemmeno decidere se tenere aperta la porta della sua cella.
Camera, maledizione. Camera
Così aveva deciso di ignorarla, almeno per il momento. 
Avrebbe tenuto lo sguardo fisso davanti a sé, rivolto al di fuori di quel luogo. Guardava il cielo, gli alberi oltre il cancello, la strada sterrata. Per ricordarsi che esisteva il mondo oltre le sbarre del suo alcolismo. 
Quel mondo a cui voleva fare disperatamente ritorno, per ritrovare se stessa e dimenticare il colore di quelle pareti, il sapore maledetto di quell’anno che le aveva portato via tutto, persino l’anello di fidanzamento, che aveva custodito gelosamente per vent’anni. 
Guardò l’anulare nudo. 
Allora che senso aveva combattere? Era già sconfitta. 
Era rinchiusa lì, lontana dai ragazzi e da Sandy. Chissà se li avrebbe più rivisti e che pensavano di lei. Chissà se quelle settantadue ore non sarebbero bastate a Sandy per capire che aveva sposato un completo fallimento. Chissà se sarebbe tornato, allo scadere di quello stupido divieto. 
Kirsten si prese la testa fra le mani. Le lacrime le rigarono il volto, fuori iniziò a piovere. 
Il vapore alle sue spalle lentamente smise di inalzarsi dal vassoio sul comodino, i piatti rimasero intatti, il suo cuore no. 
Voleva la sua casa, il suo letto; voleva Sandy lì con sé, le sue braccia. Voleva bere, disperatamente. 
Voleva sentire la gola bruciare, ma continuava ad annaspare per l’aria. Il battito accelerato. 
Le lacrime divennero unghie sul viso. I solchi, graffi. E tutto si fece buio.
   
 
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