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Autore: Brume    31/01/2022    3 recensioni
Antefatto: Ci troviamo negli ultimi mesi del 1788. Tra il 20/9 ed il 9/11 accadono alcuni fatti importanti: Girodelle si propone ad Oscar, Andrè prepara il vino avvelenato ed infine, si, arriva anche Saint Antoine. Questa piccolissimo spin- off parte proprio da qui. Qualche giorno dopo la loro avventura a Parigi, Andrè ancora in convalescenza riceve un magnifico pezzo di legno con il quale decide di realizzare qualcosa per Oscar, da farle avere per il giorno di San Valentino; mentre sta pensando alla realizzazione del suo progetto riceve una visita della donna che lascerà molti interrogativi e che porterà, tra il ritorno in caserma e momenti di solitudine, a nuove evoluzioni. Una sorta di What If, volendo, una parentesi alternativa ai fatti così come sono stati inizialmente descritti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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1.

 

La persona che si fosse trovata - per diletto o perché costretta dall0 unica via verso Versailles - davanti ai cancelli di Palazzo Jarjayes avrebbe visto, alla fine di un lungo vialone circondato da giardini di rappresentanza,  una costruzione imponente dai toni bianchi e grigi.

 

Quelle finestre, a dispetto delle stesse disposte sulle costruzioni rettangolari  messi di lato lato - che così, unite al corpo centrale ,formavano una sorta di ferro di cavallo- erano di solito sempre illuminate e si potevano notare figure che, lentamente, si muovevano nello spazio, impegnate nelle varie attività di un nobile quali il gioco delle carte o l’ esercitarsi con uno strumento; diversamente che nelle altre dove tutto era fermo perchè gli occupanti stavano lavorando. Erano, questi,  ambienti destinati alla servitù, pensati anzitempo da un avo Jarjayes e suddivisi in stanze singole destinate a maggiordomo, attendenti e governante e nonchè in  dormitori separati costituiti  da  cinque  letti ciascuno per scapoli e altrettanto per le nubili...ed era in una delle stanze singole e più grandi che stava Andrè, mollemente adagiato sulla poltrona accanto al caminetto. Quella era l’ unica luce accesa che si poteva notare. 

 

Osservava, l'uomo, un telo di velluto sotto al quale un bene prezioso stava riposando;  era giunto quella stessa mattina insieme ad altro legname grezzo,  alla nuova spinetta ed un violino, provenienti  tutti dal nord Italia e nella sostanza nulla lo distingueva da questi, non fosse che parte degli oggetti avessero già una forma stabilita.Il profumo balsamico,  il leggero odore di resina e di erba infatti appartenevano entrambi ai pascoli alpini dall’ erba e dagli alberi bassi come il pino cembro, ad esempio…ultima vegetazione prima delle nevi perenni.
 

Lo aveva desiderato tanto, Andrè… e finalmente, era suo.
 

Ci aveva investito parecchi dei propri risparmi e nei giorni a venire ci avrebbe anche investito del  tempo, avesse trovato il soggetto: da quel legno doveva nascere un regalo per Oscar che accompagnasse la dichiarazione d’ amore che, ormai, era deciso a farle.…ma ancora, nella sua mente, nulla si era palesato anzi: più  lo guardava, più osservava il legno, più le idee si sommavano senza mai arrivare ad una scelta, ad un soggetto adatto.   

Potrei farci un…un cavallo pensò, quasi stremato,  poco prima di cena, camminando nervosamente e claudicante per la stanza.Ma quasi immediatamente cambiò idea:  No, meglio …meglio una rosa… si disse. Ma anche quella idea venne prontamente scartata: ….Troppo ovvio…forse…forse una mano che regge un fiore? Una rosa, una spada? pensò.

 Nulla. 

Ogni idea sembrava superflua, ovvia.


“Andrè, Andrè! Dove sei?” 

 

La voce di Oscar giunse vicina, riportandolo alla realtà.

 

“Andrè!”

 

Si: era lei ed era  davvero troppo vicina.L'uomo si affrettò allora  a coprire il tutto e subito dopo si rimise a  letto: erano passati pochi giorni da  quella faccenda  a Saint Antoine e, anche se stava tutto sommato abbastanza bene, preferì evitare rimproveri da parte di Oscar.

“Sono qui, nella mia stanza. Vieni pure”  rispose, dunque ; fece appena in tempo a coprirsi con il lenzuolo che lei entrò, annunciata solo da lievi colpi alla porta.

“Coma stai? “ domandò la donna, ancora distante,  avvicinandosi poi  e prendendo una sedia per accomodarsi vicino al letto. Andrè notò che  indossava una camicia bianca e dei pantaloni color malva; evidentemente, non era andata al lavoro.

“Nonostante tutto, bene. Un po ' acciaccato. Sto a letto più che altro per fare contenta Nonna” rispose sorridendo, dicendo una piccola bugia; Oscar annuì.  Anche lei non si era mossa di casa in seguito alle insistenze della nutrice.

La stanza del ragazzo si illuminò dei raggi di un tramonto limpido, terso ed i due, per un attimo, furono rapiti dai colori e da strane sensazioni che, attraversando muscoli e nervi, arrivarono fino alle rispettive anime regalando una sorta di brivido. 

Il silenzio li avvolse e per un attimo non si sentirono parole ma poi Oscar, seduta vicino ad Andrè, allungò la mano verso di lui e questo gesto lo stupì a tal punto che si mise a sedere, sforzando il braccio malmesso.
“Devi dirmi qualcosa?” pronunciò con voce roca, bassa. 

La conosceva abbastanza bene per capire che qualcosa non andava;  non erano da lei simili confidenze, nonostante l’ affetto che li legava da sempre.
 

Oscar cercò di dissimulare la tensione con un sorriso, forse un pò forzato.  Con la mano libera cercò di sistemare dei ciuffi ribelli.

“...Sai, Andrè…oggi ho incontrato Girodelle” disse.

All’ uomo per poco non venne un colpo e l'espressione sul suo viso si fece tesa. Lei, invece, lasciò vagare lo sguardo da una parte all’ altra della stanza  indossando uno dei suoi sorrisi più belli.

“...E’ successo poco fa. Sono appena rientrata, abbiamo camminato per la tenuta e parlato a lungo. Poi sono stata da mio padre…per questo non mi hai mai vista, da stamane….”

Andrè continuò a non capire. Tenne stretta la sua mano in quella di Oscar, cercò i suoi occhi; una domanda, infine, nacque sulle sue labbra.

 

“Perchè mi dici questo, Oscar?” domandò. 

 

Nella sua mente erano ancora freschi i ricordi di quel vino pieno e rossastro e mortalmente fatale, nonchè  del prezioso cristallo infranto sul pavimento raccolto poi da mani tremanti e umide di lacrime.  

 

Voleva forse liberarsi di lui, nonostante quanto accaduto invece a Parigi?

 

Comunicargli che si sarebbe sposata, per ritirarsi in una vita sicura e quieta, amata da un uomo che sicuramente sarebbe stato fedele alla sua sposa?

 

Oscar lo riportò ancora una volta alla realtà. 

Andrè si accorse che lo stava fissando, intensamente.

“...a cosa stavi pensando?” gli domandò, tralasciando la domanda che lui le aveva posto. Il suo sguardo si era fatto più dolce, così come la sua voce.

Andrè tolse la mano da quella di lei e spostò le coperte leggere, alzandosi dal letto e andando, a piccoli passi, verso la finestra.

 

“Se vuoi che io me ne vada, sono pronto ad accettarlo. Del resto capisco: una donna nella tua posizione  ha determinati obblighi, ne sono conscio” disse. Nel dire questo, gli occhi deboli passarono dal cielo colmo di sfumature violacee al ciocco di legno che riposava lì accanto.

Oscar, seguì il suo sguardo. 

Sorpresa, scosse la testa.

“...Non ho proprio intenzione di farlo, Andrè” rispose “  sono venuta qui da te perchè sentivo la tua mancanza e…e ti ho parlato in questo modo per dirti che da ora sono una donna libera e che non ha più intenzione di ascoltare nessuna argomentazione simile ad una proposta di matrimonio o sulla sua vita per un pò di tempo, forse per sempre” rispose.
Nel fare questo si alzò e si avvicinò a lui, sulle cui labbra era comparso un sorriso.

“Torneremo insieme a Parigi, dunque, non appena starò meglio?” chiese Andrè incredulo, girando appena il capo per poterla osservare. Lei annuì.

“Si…non appena sarai pronto, torneremo in caserma” rispose.

Andrè annuì ed il silenzio arrivò ancora a fare compagnia; un silenzio carico di parole non dette, di gesti rimasti in sospeso, di pensieri.

 

“...io ora vado. Cerca di riposare” disse infine Oscar, girando le spalle ed avviandosi verso la porta.

 

Andrè si voltò per salutarla.

 

“...A proposito, Andrè…cosa si trova sotto quel panno di velluto?” domandò lei, la mano già sulla maniglia della porta.

“Niente, Oscar” rispose l’ uomo, andando verso quel tesoro prezioso ed appoggiandovi sopra una mano “ è solo un pezzo di legno, l’ ho portato qui perchè magari…sai, per passare il tempo, potrei intagliare qualcosa da regale al bambino di Nicolas per Natale “ mentì.

 

Oscar si congedò con un gesto del capo e, così come era arrivata, se ne andò; Andrè ebbe come l’ impressione che molto fosse rimasto in sospeso e che lei non avesse detto tutto ma…forse fu solo una sua impressione.
Tornò quindi a sedersi sul letto, pensieroso… e li vi rimase , finchè la nonna non gli fece portare  il pasto serale  e Andrè si alzò per riceverlo e posarlo sul tavolo tondo, senza nemmeno sfiorarlo; cosa che invece fece con il prezioso tesoro , che,  dal nulla, iniziò a prendere vaghe forme.

 

Quella notte, la luce della sua camera, rimase visibile a lungo.




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