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Autore: eagle fire    04/09/2009    8 recensioni
"-Io…- Con grande fatica Lituania si rialzò in piedi facendo un passo, un altro passo, un altro ancora… - …Io ti disprezzo, Russia!- Russia sorrise, pieno di amarezza, ma non si voltò, non si mosse. -Io ti disprezzo Ivan Braginskij!!!- Insisteva. -Ti disprezzo!!!- Una lacrima, una sola, scese dalla guancia di Ivan. -Bravo Toris, disprezzami…DISPREZZAMI!!!- Urlò con convinzione, fino allo strazio, Ivan. "
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Lituania (Toris Lorinaitis), Russia (Ivan Braginski)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Я люблю тебя, Topиc! - Io ti amo, Toris!*

 

 

-Io ti amo, Toris!-

                                                                           ***

-Voglio tornare dalle mie sorelle…- Soffiò in un piccolo lamento un bambino.

-Oh, le rivedrai molto presto!- Canticchiò un altro tenendo strettissima la presa del braccino del piccolo, facendolo gemere per il dolore.

Ma a lui piaceva tutto questo. In fondo, era solo un bambino.

Lo trascinò con se, fino al suo palazzo. Doveva ammettere che il bambino opponeva una certa resistenza, e ogni tanto appoggiava tutto il suo peso nei piedi in modo da rimanere fermo sulla strada ghiacciata.

Non voleva andarsene dalla sua terra fredda. Non voleva abbandonare le sue sorelle.

-Ucraina-san! Ucraina-san!- Piagnucolava a volte con gli occhi pieni di lacrime.

-E smettila!- Il ragazzo lo strattonò così forte da smuoverlo da terra e trascinarlo via con se.

Il piccolo odiava tutto questo.

-Se farai il bravo bambino ti rimanderò a casa tua dalle tue sorelle molto presto. Ma devi fare il bravo.- Gli occhi verdi dello sconosciuto brillarono, carichi di disprezzo e di piacere.

Il bambino annuì leggermente con la testa abbassando lo sguardo a terra.

Entrarono a palazzo. Molto grande, molto lussuoso e…molto caldo. Per tutto il viaggio il piccolo straniero non faceva altro che tremare per il freddo.

-Il mio nome è Feliks.- Disse il ragazzo dai capelli leggermente lunghi e biondi. – E questo è il mio palazzo. Vedrai che starai bene qui, molto meglio che al tuo Paese. Qual è il tuo nome?-

Ma il piccolo non rispose, continuava a tremare. Ma questo fece innervosire di più il padrone di casa che lo fulminò con lo sguardo.

-Ti ho fatto una domanda.- Disse acido avventandosi contro il piccolo. – E ad una domanda si risponde sempre!-

-I-il mio nome…è Ivan…Ivan Braginskij, Signore….- La voce così dolce e allo stesso tempo impaurita, tremava appena apriva bocca. Aveva paura, e un sorriso sadico dipinse il volto di Feliks.

-Bel nome.- Ammise. – Ma i tuoi vestiti… sono tutti stracciati!- Lanciò via il colbacco dalla testa di Ivan e lo portò in una stanza.

-Questi sono per te.- Feliks gli lanciò dei vestiti nuovi e puliti per poi andarsene dalla stanza, lasciando solo il suo ospite.

-V-voglio tornare a casa…- Piagnucolò. – Voglio ritornare a casa…-

                                                                     ***

-Pronto?-

-Liet!- Rispose con entusiasmo dall’altra parte della cornetta Feliks giocando con i suoi capelli biondi.

-Ah, sei tu Feliks. Come mai mi hai chiamato? Hai bisogno di qualcosa?-

-Vieni a casa mia, Liet-chan! Devo mostrarti qualcosa!-

-Il che mi fa preoccupare….- Sbuffò Toris con un tono di voce tra il preoccupato e l’arreso. Prese il suo cappotto e si precipitò di corsa al palazzo di Polonia.

-Liet!!- Gli si avvicinò abbracciandolo. –Vieni, vieni!- Polonia gli prese le mani e lo trascinò dentro quasi a forza.

Toris doveva ammetterlo, a volte il suo amico emana un’energia strabiliante!

-Che volevi farmi vedere Feliks?- Sorrise sforzatamente perché già immaginava qualcosa di assolutamente bizzarro. Infatti era così, dopotutto.

-Aaaah, come sei impaziente! E va bene, ti accontento!-

I due salirono le scale del palazzo fino ad arrivare al corridoio principale.

-Ma dove si sarà cacciato quel marmocchio?!- Sbraitò il biondo cercando Ivan ovunque.

-Feliks, se è una cosa importante bene, altrimenti me ne…- Ma non fece in tempo a finire la frase nel vedere il suo amico afferrare per la sciarpa un bambino tutto tremante. Aveva dei vestiti sfarzosi, forse un po’ femminili, ma tipico di Polonia.

-Non è carino?- Chiese il polacco sorridendo a Toris, il quale lo guardò con occhi sgranati.

-Che cosa…-

-Sei rimasto sorpreso, eh? Lui è Ivan, è il mio giocattolino temporaneo.- Mentre parlava, Feliks afferrò il mento del piccolo, rigirandolo.

-Su, avanti, saluta…- Gli ordinò immediatamente, vedendolo inchinarsi davanti a Toris.

-Riportalo subito da dove lo hai trovato!!- Il lituano prese per un braccio il piccolo Ivan e portandolo dalla sua parte. – Feliks, non immaginavo che avresti fatto una cosa simile! Lo hai portato via dalla sua casa, dalla sua famiglia!-

-Uhm…- Il biondo si passò una mano fra i capelli, sbuffando e chiudendo un occhio solo. – Non credi che potrebbe diventare una minaccia per noi? In fondo, anche se piccolo, un giorno sarà destinato a diventare una grande Nazione… L’ho trovato in un villaggio sperduto e immerso nella neve…gli ho solo fatto un favore!- Allargò le braccia mettendo il muso imbronciato come i bambini.

Lituania non poteva crederci, scosse più volte la testa. –Tu sei pazzo, non sai quello che stai dicendo!-

-Lui è Russia! Non ti importa quello che potrebbe accadere, un giorno??-

-Ma è soltanto un bambino!-

A quelle urla il piccolo Ivan si mise a piangere in silenzio, tremando dietro a Lituania. Ma sentì qualcosa trascinarlo via dalle difese di Toris, e ritornò in mano a Feliks.

-L’ho trovato io, e ne faccio ciò che voglio!- Piagnucolò Polonia.

-Non è un giocattolo, Feliks! Dallo a me, e io lo riporterò indietro!-

-Non ci penso nemmeno!- Si difese l’altro, stringendo forte a se il bambino. Il piccolo Ivan si sentiva soffocare a quella presa ben salda, e l’unica cosa che poteva fare e stringere tra le sue manine la sua sciarpa bianca che gli aveva regalato Ucraina.

E fu in quel momento che si ricordò del suo coltello…

Lo estrasse dal nuovo vestito e lo puntò contro Polonia. Lituania spalancò la bocca, esterrefatto. Quel bambino sembrava tanto fragile ma aveva una scaltrezza e una velocità impressionanti…

-Oh-oh!- Esclamò Feliks, quasi sorridendo. –Magnifico! Hai visto cosa sa fare??-

-Si, Feliks, ma potrebbe ucciderti da un momento all’altro!- Fissò gli occhi del bambino molto attentamente. Brillavano di una luce propria, piena di sofferenza, dolore e odio. Lituania ne rimase molto colpito, ma doveva salvare l’amico. Prese Ivan, trattenendolo e bloccandolo per come poteva, ma il piccolo si dimenava, urlando qualcosa di incomprensibile.

-Calmo, calmo, va tutto bene…- Cercava di rassicurarlo, accarezzandogli la testolina bionda tutta spettinata per l’agitazione. Non pensava che si sarebbe calmato così presto, alle sue parole dolci.

Di colpo, gli occhi del bambino ripresero vitalità, ma la tristezza non spariva.

-Feliks, per l’amor del cielo…- Guardò l’amico, tenendo fermo ancora Ivan – Lascialo tornare a casa… Non vedi come è spaventato?-

-Spaventato? Per poco non mi uccideva, altro che spaventato!- Brontolò il polacco irrigidendo tutto il corpo e rimanendo immobile come una statua. –Io gli ho dato un tetto sopra la testa e del cibo, calore! È così che mi ripaga?!- Alzò la mano per dare uno schiaffo a Ivan,  ma Toris lo fermò appena in tempo.

-Calmati. Adesso ascoltami molto attentamente. Io porterò via con me questo piccolo e domani lo riporterò da dove lo hai preso, ok?- La voce di Lituania era decisa e ferma, quasi solenne.

Infatti, Polonia cedette e si rassegnò. – E va bene, portalo via da qui!- Si ritirò in una stanza sbattendo violentemente la porta.

                                                                      ***

-Fai come se fosse casa tua!-

Il sorriso raggiante di Lituania per un attimo gli riscaldò il cuore da tutto quell’odio e freddo.

Il piccolo Ivan si girò attorno, stringendosi nella sua sciarpa.

-è molto bella.- Lituania fece per prendergliela ma il piccolo Russia se la nascose dietro la schiena, guardandolo torvo.

-Di me ti puoi fidare, e poi… è tutta sporca, te la lavo e poi te la restituisco, ok?- Per il ragazzo, gli occhi di quel bambino erano magnetici, ipnotici. Il loro colore era caldo e intenso.

Russia ci pensò un po’ su, per poi decidere di dargliela in affidamento. –Ma la rivoglio.-

Toris sorrise. –Si, te la ridarò subito.- Prese la lunga sciarpa e la lavò con cura. Nascosto dietro al muro, il piccolo Ivan fissava il suo salvatore mentre puliva. Un piccolo sorriso gli illuminò il viso tutto sporco.

Toris si girò, e nel girarsi vide Ivan sparire all’improvviso. Che anima fuggevole! Che nobile cuore nascondeva tra i rovi del suo dolore!

Fece asciugare la sciarpa e andò alla sua ricerca. Chissà, pensava, dove si è nascosto… E lo vide davanti al camino, a fissare il fuoco caldo. Allungò il braccio come per raccogliere le fiamme, ma la ritrasse subito, non appena vide Lituania.

-No, non ti farò nulla…- Gli si avvicinò cautamente, sedendosi accanto a lui. Sorrise, non poteva fare a meno di farlo nel vedere quella piccola creatura che sembrava così fragile all’apparenza, ma forte e tenace come un leone…-Uhm, meglio se ti faccio cambiare vestiti, non vorrei che ti prendessero per una femminuccia.- Si alzò, allontanandosi. Ma non si accorse che il piccolo lo aveva inseguito fino alla sua camera.

-Oh!- Fece Lituania appena lo vide. –Perché mi hai seguito…?-

-Il tuo sorriso è così dolce, Toris.- Disse Russia.

A quelle parole Lituania rimase di stucco. Quasi non si muoveva più per quelle parole così inaspettate da parte sua.

-Anche la mia sorellona mi sorrideva così….-

-Ti manca molto, vero?- Chiese Toris.

-Si, e mi manca anche Bielo-chan…- Una nota di disperazione si mescolò alla tristezza che emanava.

-Ti riporterò da loro, vedrai.- Il lituano lo prese per mano. –Ma prima, ti devo lavare. Sei tutto sporco.-

Detto questo lo portò in bagno e lo lavò con cura. Notò quanto fosse esile e provò tenerezza per lui. Sulla schiena aveva già delle cicatrici, doveva aver già combattuto in qualche Guerra.

-Come te le sei procurate?- Chiese con curiosità tanto per iniziare un discorso col bambino.

-…Delle persone cattive avevano invaso il mio territorio…- Fece una pausa, deglutendo. -…Stavano…stavano distruggendo tutto e…- Guardò Lituania negli occhi, spalancati per il terrore. -…avevano massacrato la mia gente…-

Per un po’ il lituano decise di non rispondere. – Scusami, non pensavo che…Sono stati i Mongoli, vero?-

Ma Russia non rispose, era impallidito. Quella Guerra era stata molto dura per lui, ed era solo un bambino… Un bambino che si fece avanti contro a degli avversari terrificanti che spazzarono via quasi tutta la popolazione. Il suo Paese era stato sotto il giogo dei Mongoli , imponendo un regno del terrore che durò per centinaia di anni. All’epoca, il piccolo Ivan non era ancora nato, ma passò dei momenti difficili, terrificanti.

-Su, non pensarci più!-  Nel vederlo così triste Lituania gli buttò dell’acqua gelida da sopra la sua testa per risvegliarlo. Il bambino lanciò un grido; non si aspettava di certo di ricevere dell’acqua gelida addosso!

Dopo averlo asciugato e vestito, mangiarono. Il suo piccolo ospite doveva avere una grande fame, per aver mangiato così tanto!

Era ormai tardi, e Lituania lo fece dormire assieme a lui, nel suo stesso letto.

-La mia sciarpa sarà asciugata per domani?-

-Si.-

Lituania sprofondò in un sonno pesante ma agitato mentre Russia si mise davanti all’enorme finestra della stanza da letto. Nel vedere la neve candida gli tornò in mente la sua casa, le sue sorelle, la sua gente.

Si mise a cantare, così, all’improvviso….

Пoлюшкo-пoлe
Пoлюшкo шиpoкo пoлe
E
дyт дa пo пoлю гepoи
Пpoшлoгo вpeмeни гepoи

Be
тep paзвeeт
Эx, дa пo зeлeнy пoлю
Иx yдaлыe пecни
Пpoшлoгo вpeмeни пecни...

Lituania si girava e rigirava nel letto, non riuscendo più a dormire. Dopo un po’ si svegliò, sentendo Ivan cantare. Aveva una voce così dolce…

Toлькo ocтaвит
Им бoeвyю cлaвy
И зaпылeннyю дopoгy
B
дaль yxoдящyю дopoгy

Пoлюшкo-пoлe
B
идeлo нeмaлo гopя
Былo пpoпитaнo кpoвью
Пpoшлoгo вpeмeни кpoвью...

Si fermò di colpo, notando Toris accanto a lui, seduto come prima davanti al fuoco.

-Perché hai smesso? Canti così bene per essere un bambino…- Il piccolo arrossì a quel complimento nascondendo il viso tra le gambe.

-Ah, nevica…- Notò Lituania, guardando fuori dalla finestra. –Lì al tuo Paese nevicherà sempre tanto, vero?-

-Lituania?- Chiese all’improvviso non rispondendo alla domanda di prima.

-Si?-

-Tu mi ami…?- Arrossì un’altra volta, nascose il viso e si rannicchiò in un angolo. Lituania lo prese in braccio facendolo sedere sopra le sue gambe.

-Sei ancora troppo piccolo per dire certe cose.- Gli rispose.

-Ma…!- Ivan avvicinò il viso a quello di Toris. –Io ti amo, Toris!-

-E io ti voglio bene, Ivanushka. Ma sei un bambino, non posso amarti.- Lo guardò con sguardo triste.

-Quindi…Lituania non potrà mai amarmi…?- Gli occhi del piccolo Russia si riempirono di lacrime.

-Umpf…- Il ragazzo si lasciò scappare una piccola risata buffa, colma di dolcezza. – Quando sarai grande.-

-è una promessa, vero?-

-Certo, è una promessa.- Gli diede un bacio sulla fronte, e il bambino in risposta glielo diede sulle labbra.

-Io saprò aspettare, Lituania!-

                                                                   ***

Il mattino dopo Lituania come promesso consegnò a Ivan la sua sciarpa e partirono.

Il viaggio per riportarlo a casa sua non era tanto lungo, anche se il ghiaccio rallentava un po’ il cammino. Ivan mostrava a Lituania quanto fosse bravo a cavarsela con la neve e il ghiaccio, andandone fiero. –Da me tutto è ricoperto di neve!- Canticchiava a volte sorridendo, verso il lituano.

Ma Lituania sentiva qualcosa in fondo al cuore che lo rendeva triste. Forse perché doveva separarsi da lui…

-Si vede che sei contento di rivedere le tue sorelle, eh?-

-Si!- La sua risposta così decisa era piena di felicità, cosa che Lituania non aveva ancora visto nei suoi occhi.

Arrivarono, e il Russia si mise a correre come un matto.

-Ucraina-san!! Bielo-chan!!- Gridava come un matto non vedendo l’ora di riabbracciare le sue sorelle.

Ma… non c’era nessuno. In casa sua non c’erano le sue sorelle. Andò a cercarle ovunque ma non le trovò.

-Ma…dove…- Si sentì smarrito e non capiva il motivo della loro sparizione così improvvisa.

Ad un tratto, quando Lituania si avvicinò alla piccola Nazione in lacrime, fece la sua comparsa un Feliks tutto allegro e sorridente.

-Liet!! Che bello rivederti, sai, ti stavo cercando.- Disse ridacchiando.

-Cos’altro hai combinato…?- Lituania sembrava aver ormai capito.

Ma lo sguardo del biondo andò verso Ivan e gli si avvicinò avvicinando il viso per vederlo meglio. – Non ti preoccupare, se stavi cercando le tue sorelle stai tranquillo, sono nel mio palazzo.-

A quella notizia Russia spalancò gli occhi e tremò.

-Avevo detto a loro che se si fossero unite alla Chiesa Cattolica ti avrebbero rivisto. Ma visto che tu te ne sei andato via dalla mia casa…- Si rialzò, guardando Lituania il quale gli lanciò un’occhiataccia.

-Ridammi le mie sorelle!- Gli gridò contro il russo afferrando il polacco per la giacca. –Ridammele!!-

-Ahahah! Ma ormai sono sotto la mia tutela!- Lo spinse via facendolo cadere a terra. Toris lo aiutò a rialzarsi.

-SONO LE MIE SORELLE!!- Continuava a gridare disperato e in lacrime. –SONO LE MIE SORELLE!!!-

-Prova a riprendertele allora se ci tieni così tanto…- Disse Polonia dando a loro di spalle e cominciando ad andarsene. Ma Ivan non si perse d’animo e lo rincorse, afferrandolo ancora una volta per la giacca.

-RIDAMMI UCRAINA-SAN E BIELO-CHAN!!!- I suoi occhi viola emanarono così tanta rabbia da fare impressione a Feliks, che non si lasciò certo intimorire da un bambino così piccolo… Infatti, lo prese a schiaffi e poi lo gettò via lontano.

-IVAN!- Toris lo raggiunse, prendendolo in braccio.

-Liet! Domani passa a casa mia, ok?- E con quell’invito se ne andò via.

-Ri…ridammele…rivoglio le mie sorelle…Ucraina-san….Bielo-chan…- Il suo pianto si fece ancor più disperato e tremava tra le braccia forti di Lituania, il quale cercava di asciugargli via le lacrime.

Ma questo non riuscì a fargli passare tutta la sua tristezza, e il suo cuore, assieme a quello di Russia, si mise a piangere.

Con gli anni, la Russia si riprese l’Ucraina e la Bielorussia, riavendone il controllo e lasciando la Polonia senza nulla.

Dopo quello che era successo, Russia non voleva di certo che una cosa simile potesse ricapitare, decidendo così di  riorganizzare l’Ucraina e la Bielorussia e i due Paesi ritornarono alla fede ortodossa.

Ivan legò a se le due sorelle in modo da non perderle più, e diventò quasi ossessivo con loro.

Non poteva certo dimenticare…

Diventato ormai un giovane uomo, decise di fargliela pagare a Polonia.

Ma durante il suo viaggio, qualcuno di inaspettato si mise d’intralcio nella sua vendetta.

-Sei cresciuto troppo in fretta…- Disse la persona a lui nota. – Anche fin troppo…-

-Si, è così infatti.- Sorrise sadico Russia, tenendo il suo fucile. – E sono disposto a rinunciare a qualcosa di caro, pur di vendicarmi.-

Lituania pianse lasciando esterrefatto per un momento Russia.

-Tu non eri così…! Che fine ha fatto il bambino che ho conosciuto tanto tempo fa…che ne hai fatto del vero Ivan?-

-Del vero Ivan…?- Si mise a ridere per poi tornare a fissare Toris. –Il vero Ivan giace sepolto nel profondo del mio cuore, tra i rovi.- Sorrise ancora una volta.

-Feliks è mio amico.- Si avvicinò di un passo verso la nuova grande Nazione. –Non ti permetterò di toccarlo!-

-Bene-

Uno sparo. Il suono prodotto dal fucile si espanse lungo il bosco facendo scappare gli animali.

Un grido, disperato rieccheggiò. Era il grido di Lituania.

-Te l’ho detto…- Soffiò Russia avvicinandosi a lui e alzandogli il mento. - …che sono disposto a tutto pur di rinunciare a qualcosa di caro, Toris.- Gli prese il viso tra le mani incrociando lo sguardo con il suo. –Io ti amo, Toris!- E lo baciò, tenendoselo stretto a se.

Toris nonostante la ferita alla gamba destra che gli aveva procurato la stessa persona che un tempo gli voleva bene, ricambiò il bacio, chiudendo gli occhi lucidi. Il dolore e la passione si mescolarono allo stesso tempo tutto in una volta.

Пoлюшкo-пoлe
Пoлюшкo шиpoкo пoлe
E
дyт дa пo пoлю гepoи
Пpoшлoгo вpeмeни гepoи...

-Te la ricordi?- Russia si staccò da lui, rialzandosi. –“ Perché hai smesso? Canti così bene per essere un bambino…” Ti ricordi, Toris? Adesso come canto? Com’è la mia voce?-

Lituania lo fissò stringendo la gamba da cui usciva sangue per la ferita.

-Io…- Ci ricascò un’altra volta. Era tutta colpa di quei suoi occhi così belli, vivi, tristi, felici, pieni d’odio, pieni di passione, pieni di voglia di farla finita ma allo stesso tempo di continuare ad andare avanti… Si, si perse di nuovo in quegli occhi che un tempo aveva amato e che adesso odiava. Ma non poteva farci nulla, erano magnetici come calamite.

Russia continuava a fissarlo dritto negli occhi attendendo una risposta.

-…solenne….ma ancora infantile.- Rispose, col fiato pesante. La sua risposta provocò un’altra risata a Russia.

-Sei magnifico! Tu non sei cambiato di una virgola, Toris!- Lo abbracciò non badando alla sua ferita. Si sporcò tutto di sangue.

-Come sei freddo Lituania…-

-Tu invece sei ….caldo.-

Russia ridacchiò dandogli un bacio sulla fronte.

-Ti prego, non portarmi rancore, Toris, ok?...- Si rialzò un’altra volta, ma quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe fatto, perché si girò e fece per andarsene.

-Ivan…- Lo fermò una voce quasi strozzata. – I rovi del tuo cuore… Io posso… Posso strapparteli via… così sarai libero..-

-Ah, Toris, Toris…Toris!- Si voltò, un’ultima volta. – Sei una buona persona, non perdere tempo con uno come me. Ok?- Si incamminò di nuovo, sforzandosi di non voltarsi verso di lui, verso Toris…

-Io…- Con grande fatica Lituania si rialzò in piedi facendo un passo, un altro passo, un altro ancora… - …Io ti disprezzo, Russia!-

Russia sorrise, pieno di amarezza, ma non si voltò, non si mosse.

-Io ti disprezzo Ivan Braginskij!!!- Insisteva.

-Ti disprezzo!!!-

Una lacrima, una sola, scese dalla guancia di Ivan.

-Bravo Toris, disprezzami…DISPREZZAMI!!!- Urlò con convinzione, fino allo strazio, Ivan. I rovi del suo cuore stringevano il suo cuore pesantemente, soffocandolo. Si portò le mani sugli occhi, non voleva farsi vedere davanti a lui in quelle condizioni. –DISPREZZAMI, TORIS!!!-

Toris indietreggiò di un passo.

-SI, DISPREZZAMI!! DISPREZZAMI COSì CHE POTRAI DISTRUGGERMI!!- Si portò una mano al cuore, stringendo il cappotto.

-R..Rus…- Il lituano si sentiva confuso, pentito da ciò che gli aveva detto. La voce di Ivan, che pensava fosse ancora infantile, in quel preciso momento era possente, forte, da uomo. Gli faceva quasi paura tutto ciò…

Chiuse gli occhi, pieni di lacrime…

“-Il tuo sorriso è così dolce, Toris.-“

-Ivan…-

“-Io ti amo, Toris!-“

-Ivan!-

…Ma quando li riaprì, lui non c’era più.

-Ah…- Si accasciò a terra, guardando verso il cielo. Era plumbeo, l’aria era fredda e tagliente.

“-Quindi…Lituania non potrà mai amarmi…?-“

“-Quando sarai grande.-“

“-è una promessa, vero?-“

“-Si, è una promessa.-“

-Oh…-

Cominciò a piovere. Le gocce di pioggia cominciarono a bagnare, a colpire Lituania.

-Non è vero che ti disprezzo, Ivan Braginskij…-

“-Io saprò aspettare, Lituania!-“

E rimase lì, steso sulla neve con la pioggia che lo bagnava…

 

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L’angolino di Eagle:

W….Wow! è la mia prima shounen-ai che scrivo! La prima in assoluto! La prima!! E utilizzando il mio amato Russia-san!! Oddio!! Domani pioverà!!

Russia: Eagle, dai, non portare sfortuna…^__^

Oh, già, è vero… Beh, dicevo… Sono soddisfatta della mia prima shounen-ai! O__O’’’ In realtà non sapevo come finirla questa fic, anzi, forse il finale non mi è riuscito per niente…oh, beh, Piacenza! Sono fiera lo stesso! >////< Beh, grazie per chi la leggerà e commenterà…!  Ah, la canzone che cantava Russia-san è Poljushka-Pole (Field, my field) una canzone popolare russa. Beh, ho detto tutto! Alla prossima!

 

 

  
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