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Autore: Eneri_Mess    03/02/2022    0 recensioni
Era questione di abituarsi. Un’abitudine nuova che non si era ancora radicata dentro di lui.
(Odasaku/Dazai/Chuuya)
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai, Sakunosuke Oda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: domestic fluff scemo. Io e la mia convinzione che in qualche maniera Odasaku sia ancora vivo. Una storiella scritta per lo scorso COW-T. 

 


Chuuya fu il primo a mettere piede dentro casa e tirò un sospiro di sollievo tra sé e sé. Pace, tranquillità e soprattutto nessuno che gli facesse notare di essere in ritardo e questionasse sul motivo, mettendolo alle strette - e in imbarazzo - nel cavargli di bocca che, sovrappensiero, si era sbagliato ed era tornato in automatico al proprio vecchio appartamento. 

Era questione di abituarsi. Un’abitudine nuova che non si era ancora radicata dentro di lui. 

Fece cadere le chiavi nella ciotola dell’ingresso, buttò il cappotto sull’appendiabiti e, una volta toltosi i guanti, liberò dalle asole i primi due bottoni della camicia, prendendo un respiro più ampio. 

A ogni passo, una luce si accendeva, regolata a un’intensità bassa, tenue, non fastidiosa, dandogli un’intrinseca soddisfazione. Partì anche della musica - una delle sue playlist serali - e le note riempirono l’ampio salotto mentre lui raggiungeva la cucina a vista e, precisamente, lo sportello più grande con la sua piccola cantina personale, quei vini che preferiva tenere a portata di mano. 

Mentre la musica cambiava e lui, rilassato, le stava dietro canticchiando a bocca chiusa, scelse una bottiglia secondo l’inclinazione di quella serata. Era stata una giornata lunga, non pesante in modo particolare, ma si sarebbe bacchettato volentieri tra sé e sé per il continuo sovrappensiero che non l’aveva mai abbandonato, distraendolo in continuazione e finendo col dovergli far mettere qualche pezza quando qualcuno (Kouyou, Hirotsu, Kajii, persino Akutagawa…) glielo aveva fatto notare. 

Chuuya stappò il vino e lo versò sempre con la testa altrove, mentre gli occhi spaziavano il salone senza vederlo davvero, ma restituendogli la sensazione di qualcosa di compiuto, nuovo da scoprire, eppure, allo stesso tempo, di cose messe a posto correttamente, senza riferirsi nel concreto al mobilio o agli oggetti circostanti. Un pezzo della sua vita era cambiato radicalmente e - non lo avrebbe mai ammesso - totalmente in positivo, uno standard a cui non era abituato. 

Il Dirigente della Port Mafia si spostò dalla penisola della cucina per appoggiare calice e bottiglia sul tavolino davanti al divano e lasciarsi cadere su questo con un sospiro del tutto liberatorio e anche troppo sonoro, come a saggiare come questo rimbalzasse tra le pareti, dissipandosi tra le note musicali. 

Sorrise. Tra sé, all’ombra di quella solitudine momentanea che sarebbe potuta durare minuti quanto ancora delle ore, ma che non sarebbe più stata - se non occasionalmente - permanente. 

Sempre col sorriso, si dimenticò del vino e della musica, scivolando più comodo tra i cuscini del divano. Come per le luci intelligenti, la maggior parte del mobilio lo aveva scelto lui stesso e si diede una metaforica pacca mentale per quelle decisioni azzeccate, mentre la coscienza scivolava verso l’inconsistenza dei pensieri, facendolo addormentare. 


Uffa.” 

Non ci fu un reale seguito a quella lamentela, se non una sequenza di rumori bassi e calcolati in modo da non risultare fastidiosi, differenti dall’ennesimo sbuffo da parte di Dazai. Il detective era appollaiato su una delle sedie della cucina, braccia conserte, guance gonfie per far notare meglio il proprio muso lungo. Si voltò di tre quarti verso i fornelli, fissando accusatorio Odasaku. 

“Sei noioso” sottolineò per la terza volta, ricevendo solo un sospiro distratto, mentre quest’ultimo, maniche arrotolate ai gomiti, improvvisava la cena. 

“Ancora dieci minuti” replicò il più grande, concentrato nel non bruciare nulla e lasciando intendere un pacato Stai buono

Dazai levò le mani al soffito in un gesto melodrammatico e frustrato, ma non lo accompagnò con alcuna battuta. Rivolse un altro sguardo al soggetto del suo doversene stare buono, senza riuscire però a trattenere un tch.

Avevano finito il turno in Agenzia con un’ora di ritardo grazie alla brillante idea di Dazai di inviare tutti i propri report in formato aeroplanino di carta. Kunikida aveva rincorso il partner per l’intero ufficio, mentre Odasaku e Atsushi si erano messi a dispiegare tutti i fogli di carta, tentando di salvare il salvabile. 

Se Dazai si era fatto quasi trascinare a casa perché aveva finito le energie, queste erano tornate all’improvviso quando, una volta varcata la soglia - non senza una sensazione strana addosso, era tutto nuovo anche per loro - si era accorto di come Chuuya si fosse addormentato totalmente abbandonato e indifeso sul divano. La sua espressione beata aveva fatto scattare in Dazai la molla della malizia, prontamente bloccata da una mano di Odasaku sulla spalla, prima che potesse fare danni. 

Un quarto d’ora dopo, Dazai era ancora seduto dove Odasaku gli aveva chiesto di aspettare, fissando Chuuya e fremendo dalla voglia di avvicinarsi e combinargli qualcosa; quella sua faccia così beatamente nel mondo dei sogni gli stava ispirando gli scherzi peggiori.

“Ci sono così tante cose che potrei sussurrargli all’orecchio, non so da quale iniziare” borbottò Dazai, mentre con un dito si tamburellava una guancia. 

Alle sue spalle, Odasaku aveva spento i fornelli e stava riepiendo le ciotole col riso saltato. 

“Oh, oppure” riprese a ponderare Dazai, mettendosi dritto con la schiena. “Potrei andare a prendere quella piccola bacinella sopra la lavatrice e farglici scivolare dentro le dita…” 

Odasaku gli appoggiò davanti la ciotola col riso, accompagnandola con uno sguardo che sarebbe parso per lo più dubbioso, ma che Dazai avvertì addosso come una blanda pressione, qualcosa che diceva Non essere così pestifero

Il compagno spostò l’attenzione sul cibo, poi di nuovo su Chuuya e infine su Odasaku, ancora in piedi. 

“Non lo svegliamo?” e aggiunse, sbattendo le palpebre con una mano davanti alla bocca. “Vuoi che muoia di fame?” 

Un fugace guizzo del sopracciglio di Odasaku stanò senza riserve tutta quella finta innocenza con cui Dazai stava ammantando il proprio discorso. 

“Se non mangia non potrà sperare di crescere.”

Dazai.” 

“Sono solo preoccupammphh-”

Odasaku aveva iniziato a essere più concreto ed espansivo nei gesti, ma soprattutto inaspettato. Come fu il cucchiaio pieno di riso che infilò in bocca a Dazai, mantenendo la stessa impassibile espressione, per poi voltarsi e avvicinarsi al divano. 

Chuuya non diede segni di averli sentiti. Il petto si alzava e abbassava con regolarità e le ciglia ogni tanto fluttuavano per un movimento improvviso delle palpebre. Con una mano sullo schienale del divano e una sul bordo, Odasaku si chinò su di lui. 

Il bacio fu lieve, sulla guancia, più un premere le labbra per saggiare la reazione del Dirigente. 

Il corpo di Chuuya ebbe appena uno spasmo, minimo, ma sembrava troppo rilassato per scattare, quasi consapevole di non essere in pericolo, tutt’altro. Mugugnò appena, inclinando il viso e permettendo a Odasaku di lasciargli un altro bacio, all’angolo della bocca, e un altro scenendo sul mento. La musica in sottofondo era una carezza quanto le labbra che stavano svegliando Chuuya. 

Schiuse gli occhi, ma il tanto che gli bastò a trovare il viso di Odasaku e guidarlo con una mano verso di sé per un contatto più serio. 

Aaaw, il bacio del vero amore che svegliò la principessa” belò una voce sopra le loro teste, anche se il tono canzonatorio fu inquinato dal ciancicare della mandibola. 

Dazai era appoggiato allo schienale della poltrona, con una mano teneva la ciotola del riso mentre con l’altra si era armato dello stesso cucchiaio con cui Odasaku l’aveva messo a tacere e che ora stava pulendo di ogni chicco di riso. 

Allungando appena il collo per poterlo fulminare con lo sguardo, Chuuya disse addio a quel bel risveglio, ma la mano trattenne Odasaku dall’alzarsi, anche se la sua attenzione fu tutta per quello che non poteva davvero più chiamare ex partner. 

Non mangiare sul divano nuovo” abbaiò e gli scappò davvero un ringhio. “Ti ammazzo.”

Dazai si portò alla bocca una cucchiata particolarmente ricca, consapevole che un paio di chicchi gli scivolarono dalle labbra, finendo però nella ciotola. Il suo sguardo non lasciò quello di Chuuya un solo attimo, anche quando avvertì quello vagamente esasperato di Odasaku. 

Due contro uno? pensò con un sorrisetto Dazai, continuando a masticare. 

Fu inevitabile quanto volontario il chicco di riso che cadde dalla successiva cucchiata e che, a rallentatore, seguito dagli occhi di Chuuya, scivolò su uno dei cuscini di quel divano appena comprato che non aveva neanche una settimana di utilizzo. 

Io. Ti. Ammazzo. DAZAI!” 

Odasaku fece appena in tempo a tirarsi indietro prima che Chuuya scattasse, così rapidamente che Dazai gli sfuggì per una prontezza di riflessi davvero invidiabile, il tutto tenendo la ciotola saldamente tra le mani. 

La musica d’atmosfera fu soppiantata dallo scalpiccio con cui i due si inseguirono per casa, rischiando di coinvolgere una piantana, un poggiapiedi e uno scatolone ancora non aperto del trasloco. 

Odasaku recuperò il chicco della discordia e si alzò per tornare in cucina, sedersi e inziare a consumare la propria cena, seguendo con gli occhi le due calamità naturali che aveva accettato di avere come compagni di vita. 





Fin. 

   
 
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