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Autore: Gaia Bessie    06/02/2022    1 recensioni
[AU]
A sedici anni scopri che sei un po’ cliché.
Scopri che indossi scarpette di cristallo che non fanno mai le vesciche, e hai i capelli biondi come l’oro e un sorriso che sa di magie e il baluginio di romantiche stelle cadenti – scopri che tutti pensano di te che sei quella buona, quella dolce, quella che crede nell’incanto del mondo. Ma poi, un giorno, non credi più.
Non credi più e, allora, le scarpe di cristallo si scheggiano e tagliano i piedi, poi ti tingi i capelli di azzurro pastello e metti l’apparecchio – scopri che anche una principessa può essere la sorellastra cattiva e, allora, speri davvero tanto che sia Daphne quella che dovrà indossare la corona.
Ma rimani comunque comoda dentro il tuo cliché: seduta su un telo mare color tempesta, grigio macchiato di alcol e ketchup delle patatine che Daphne ha piluccato senza voglia, impastato della sabbia che s’attacca a ogni cosa. Estate. Il momento in cui finisce la scuola e tu non sai più chi sei – c’è sempre tempo per perdersi, a sedici anni, ma ritrovarsi?
[Fred/Astoria]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Questa storia mi è stata al contempo ispirata ed estorta da Nirvana: ispirata per via del suo contest "Vorrei incontrarti tra cent'anni", estorta perché mi ha mezzo sfidato a scriverla.
Per questo motivo, eccola.
Spero vi piaccia.


La tua storia (in)finita
 
Tu arrossivi, ma senza un perché
Comoda dentro ad un cliché
Ti innamoravi e non di me
 
 
A sedici anni scopri che sei un po’ cliché.
Scopri che indossi scarpette di cristallo che non fanno mai le vesciche, e hai i capelli biondi come l’oro e un sorriso che sa di magie e il baluginio di romantiche stelle cadenti – scopri che tutti pensano di te che sei quella buona, quella dolce, quella che crede nell’incanto del mondo. Ma poi, un giorno, non credi più.
Non credi più e, allora, le scarpe di cristallo si scheggiano e tagliano i piedi, poi ti tingi i capelli di azzurro pastello e metti l’apparecchio – scopri che anche una principessa può essere la sorellastra cattiva e, allora, speri davvero tanto che sia Daphne quella che dovrà indossare la corona.
Ma rimani comunque comoda dentro il tuo cliché: seduta su un telo mare color tempesta, grigio macchiato di alcol e ketchup delle patatine che Daphne ha piluccato senza voglia, impastato della sabbia che s’attacca a ogni cosa. Estate. Il momento in cui finisce la scuola e tu non sai più chi sei – c’è sempre tempo per perdersi, a sedici anni, ma ritrovarsi?
A sedici anni, realizzi. Che hai scelto le materie sbagliate da seguire, che forse letteratura inglese ti fa schifo e pure parecchio, che odi le gonne fino al ginocchio e ogni tipo di mezza misura, che ti hanno tolto l’apparecchio dopo pochi mesi e adesso finalmente non senti più sapore di monete sporche quando mangi un gelato alla vaniglia. E proprio quel giorno in cui la pioggia cadeva a tratti e odorava di granita o grandine, questo io non lo so, lo incontri.
Daphne si sporca di ketchup sul petto e sembra una colata di sangue – le sanguina davvero, il cuore: è dura finire il liceo, dire ai tuoi che non frequenterai il college perché a diciott’anni ti sei innamorata e, allora, vorresti solamente sposarti, avere dei figli tuoi. E Blaise è figlio unico di madre ricca (un po’ tocca) e, allora, forse tua sorella merita quella felicità un po’ sciocca, quasi da favola e decisamente che sa di gelato e soldi arrotolati sul fondo della cialda.
Tu stai giocherellando con un lembo di smalto ballerino sull’indice, un buffo blu oltremare che fa a pugni con i capelli di una sfumatura diversa o forse ci va troppo d’accordo, e tiri, come una pellicina, finché non ti rimane in mano. È il momento in cui la pioggia torna a ticchettare sulla sabbia, scavandovi dei buchi e, allora, lo senti – odore di granita o di grandine o neve sciolta: gelato.
«Fred Weasley».
Daphne scrolla le spalle, con i capelli biondi che rimbalzano lungo la schiena e il sorriso di una sirena che ha appena ricevuto il dono peggiore di tutti quanti – l’umanità.
«Quello che continui a guardare, intendo» prosegue, calma. «Il fratello maggiore del migliore amico di Potter, uno qualunque: non ha nemmeno finito il college, dicono che sia scappato via a metà del proprio corso di economia».
Tu non fatichi a crederci: quando ti guarda e miracolosamente sorride, ha proprio quell’aria – quella di uno che scappa.
Ma tu sei un cliché e allora sorridi, rivelando i denti perfetti e lo fai ridere: non somiglia al principe azzurro. Rosso come un tramonto nel quadro di Munch (ti è servita a qualcosa, storia dell’arte?), occhi scuri come un’ombra – un bel sorriso.
Non un principe, decisamente: uno che ti volti a guardare perché temi ti abbia rubato il portafoglio o l’anello che porti al dito. E, sicuramente, non il cuore.
«Non dirmelo» commenta Daphne, rimirandosi le unghie con aria annoiata. «Andrai a conoscerlo, ti presenterai e, il tempo che lui dirà piacere, ti sarai già innamorata».
Non rispondi – è che hai sempre avuto il cuore di vetro e, per questo, altrettanto trasparente (crepato): ti sai innamorare in un battito di ciglia ma, di disinnamorarti, non trovi mai la voglia. E ti porti dentro un pezzetto di tutte quelle persone che hai amato in silenzio, quasi di nascosto, a cui non hai mai rivolto nemmeno un cenno: perché farlo? Non è forse vero che l’amore incrina anche quando è silenzioso, forse non vale abbastanza?
«Oh, fantastico» borbotta tua sorella. «E andiamo1».
«Daphne, aspetta…».
Ma non c’è modo di frenarla, quando silenziosamente sguscia tra le persone per raggiungere Fred Weasley – non diresti mai che Daphne piange di notte, nel cuscino, a vederla così: ma, d’altronde, tua sorella è sempre stata più principessa di tutte quante. Sopporta le infedeltà di Blaise con stoica ostinazione e, ogni sabato mattina, si reca al cimitero per onorare la propria dignità in frantumi, il proprio cuore spezzettato e quel figlio che le è morto in grembo quando aveva solamente quindici anni.
Qualche volta, te lo chiedi: se Daphne si ostini a pensarsi innamorata o sia così ostinata perché lo è per davvero, innamorata. Dice di non volere una famiglia e il vero amore – poi lo cerca ovunque, non lo trova mai.
«Ciao».
Fred Weasley alza un sopracciglio, con aria divertita – ciao, risponde, guardando tua sorella mentre lo fulmina con uno sguardo color acquamarina.
«Non mi sembra di conoscervi» commenta, con un sorrisetto. «Immagino che me ne ricorderei, altrimenti».
«Dovresti» commenta Daphne, con aria corrucciata. «Ma immagino che tu e tuo fratello siate i Weasley con la memoria corta, non è vero?».
Tu, di quella storia, sai solamente i contorni fumosi – l’unica volta in cui tua sorella s’è concesso di rendere pane per focaccia a Blaise Zabini: non pensavi che si trattasse di un Weasley, quello che l’ha fatta tornare a casa con le scarpe in mano e un sorriso un po’ colpevole sul volto (aveva nemmeno sedici anni, ricordi?). Daphne non aveva mai detto una parola su quella sua fuga notturna – nemmeno a te.
«Tu sei…».
«Sì».
Non domandi mai: perché Daphne ha un sorriso che le taglia in due il volto e, quando le sfiori il braccio, sembra che si sia addormentata in un letto di neve.
«Beh, piacere» commenta Fred, porgendole la mano. «George si domanda ancora che fine tu abbia fatto».
«La fine di ogni fidanzata infelice: sono tornata alle origini».
Daphne ride, ma solamente per finta: lo è davvero, infelice come dice, e allora perché non prende e va via, perché non molla tutto e non cerca qualcuno che la ami per quella che è e non per quella che potrebbe essere?
Non lo sai – sei così cliché da capir poco del mondo quando il mondo capisce tutto di te: che sei bionda, bella come una bolla di sapone (trasparente), allegra, forse un po’ goffa e non ti sai innamorare con lentezza, solamente con una velocità spiazzante.
«E tu?» ti domanda Fred, alzando un sopracciglio. «Sei infelice anche tu?».
Ti fa sorridere – hai mai saputo cosa sia l’infelicità, Ria? – e, quando lo guardi finalmente negli occhi, sorride anche lui.
«No, certo che no» commenti, scrollando le spalle. «Non ne avrei il motivo».
«Vi lascio soli: troppa felicità fa male alla pelle».
Daphne scuote i capelli biondi, con aria disgustata – e forse non è alla pelle che fa male, ma al cuore: Blaise fa gli occhi dolci a qualunque copricostume gli sfili davanti, maschile o femminile, non curandosi della sua fidanzata che lo aspetta con gli occhi vuoti come biglie di vetro.
«Tu non sei mai stata infelice?» Fred Weasley alza un sopracciglio rosso, con aria perplessa. «Non sembri una che ride molto, però».
«Tu non mi conosci» borbotti, a disagio, passandoti una mano tra i capelli.
«Dici?».
«Ma hai detto…».
«So cosa ho detto» risponde, tendendoti la mano. «Ma, credimi, io e te ci siamo conosciuti, non so quando».
Certo che non lo sa – un giorno che sa di gelato alla vaniglia, giurerai di averlo visto solamente quella volta (sorridere). Perché poi non ha sorriso più.
Nemmeno tu sei riuscita a farlo di nuovo.
Ma gli hai creduto – quanto sei stata stupida, Ria, quanto? – e gli hai preso la mano: sei stata attenta a sorridergli, anche se aveva ragione. Non sei mai stata una che sorride tanto e, alla fine, lo sai anche tu.
«Vieni con me» ti ha sussurrato.
Lo hai seguito – poi non sei tornata più indietro.
 
***
 
Fred Weasley è sparito due giorni dopo – ritrovato, mai: se lo immaginano fuggito in USA o cadavere sbocconcellato dal mare, ma nessuno l’ha visto mai più.
Hai subito interrogatori, hai presenziato al dolore dei Weasley, senza parole: comoda nel tuo cliché di ragazza perfetta, hai perso tutto quello che la tua favola ti aveva silenziosamente promesso. Tua sorella, sempre più infelice nella propria vita spezzata, ti ha carezzato i capelli e non ha emesso fiato: Daphne è rimasta incinta, con i preservativi bucati all’insaputa di Blaise due mesi dopo la fine della scuola, e così è finita a crescere una bambina non voluta e non amata a casa di vostra nonna. Ti ha accarezzato i capelli, ma solamente quella volta: tu non gliel’avresti domandato mai più.
Ti sei risollevata ma, adesso, sei tutta incrinata quando ti si guarda e ti dicono: l’hai conosciuto per una sera soltanto – dici? Io penso sia molto di più.
Lo hai detto quando ti ho infilato l’anello al dito, Ria, io non ho risposto – hai continuato a dirlo. Anche quando, una volta sola, mi hai detto che non mi amavi.
 
O forse sì.
(Pinguini Tattici Nucleari, La storia infinita)
 
 

Se non si fosse capito, la voce narrante è Draco.
Grazie per avermi letta,
Gaia
 
 
1Questo scambio di battute è liberamente ispirato al film Disney “Le follie dell’imperatore”
   
 
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