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Autore: GReina    12/02/2022    2 recensioni
[sakuatsu + accenni: osasuna, bokuaka]
Finalmente Atsumu e Kiyoomi ce l'hanno fatta: il giorno del loro matrimonio è arrivato. C'è solo un piccolo quanto insignificante problema. Atsumu e Bokuto sono alle Filippine.
Venite a leggere le peripezie del caotico duo e soprattutto ad ammirare i salti mortali che Osamu, Akaashi, Suna e Komori si ritroveranno a compiere per impedire che Sakusa lo venga a sapere rischiando di perderlo per sempre dietro le sbarre per un doppio omicidio preterintenzionale.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Atsumu Miya, Keiji Akaashi, Kiyoomi Sakusa, Osamu Miya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno muffin12!!

NON ERA COSÌ CHE MI ERO IMMAGINATO IL MIO MATRIMONIO

Quella domenica, Akaashi aprì gli occhi con molta calma. Per una volta non aveva né lavoro arretrato da finire né programmi da portare a termine entro sera.
Sapeva che quella mattina non avrebbe trovato Koutaro svegliarsi accanto a sé, eppure gli venne naturale stiracchiarsi verso la sua parte di letto come per iniziare un abbraccio. Invece, accarezzò il cuscino che non era stato utilizzato e sorrise per i movimenti ormai assolutamente abitudinali del proprio corpo. Sbadigliò prima di mettersi seduto, inforcò gli occhiali e solo allora sbloccò il suo cellulare per leggere le eventuali notifiche che vi avrebbe trovato dentro.
Bokuto, la sera prima, era uscito con Atsumu e Kuroo per una notte di baldorie, quindi immaginava che ovunque fosse svenuto addormentato, a casa di uno o dell’altro amico, comunque non si sarebbe svegliato prima di mezzogiorno. Proprio per questo motivo fu del tutto sorpreso nel vedere che l’ultimo messaggio (di venti) che il suddetto uomo gli aveva mandato risaliva proprio a quella stessa mattina: 8.45 AM segnava la chat. Superò in fretta i messaggi sconnessi che gli aveva mandato da ubriaco e passò direttamente a quelli della mattina:
               KEIJIIII!! PROBLEMA! – 7.05 AM
               KEIJII AIUTO!! – 7.06 AM
               Credo di aver fatto un guaio… – 8.17 AM
               S.O.S!! – 8.45 AM
I messaggi si interrompevano lì. Era passata mezzora da quelle tre lettere, quindi Akaashi si affrettò a chiamare.
“Keijiii!!” rispose al primo squillo la voce di suo marito.
«Kou! Stai bene? Che succede!»
“Tutto bene!” aveva la voce strana. Non sembrava ferito, ma sebbene non potesse vederlo né sapesse dove fosse poteva benissimo immaginarselo sorridere tirato e non troppo convinto.
“Solo che devi dire ad Omi-kun che non potrò esserci stasera.” Akaashi spalancò gli occhi.
«Che vuol dire che non potrai esserci!?» chiese nel panico «Sei uno dei testimoni di Atsumu. Tu devi esserci!»
“Non è un problema, davvero! Perché Tsum-Tsum è qui con me, quindi il matrimonio si farà un altro giorno!” se non avesse conosciuto suo marito, Keiji avrebbe creduto che quello fosse uno scherzo. Invece, Bokuto aveva appena annunciato che Miya Atsumu sarebbe mancato al proprio matrimonio programmato per quello stesso pomeriggio con ingenua tranquillità, come se la cosa avesse significato solo spostare le nozze di qualche giorno.
Il corvino si prese del tempo dopo quella rivelazione, sospirò e si passò una mano sul viso. Poi chiese:
«Cos’è successo? Perché non ci sarete?» avrebbero rimediato a qualsiasi cosa. Koutaro indugiò.
“Oh, ecco… chissà come, a quanto pare siamo alle Filippine.”
«Voi COSA!?»

 
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«Amore.»
«Mmh.» Osamu poteva benissimo capire dalla luce che filtrava oltre le tende che era già tardi, ma non aveva comunque intenzione di alzarsi.
«Amore.» ripeté Suna roco e assonnato almeno quanto lui.
«Mmh!» Osamu seppellì la testa sotto il cuscino, così il suo fidanzato lo afferrò per allontanarlo.
«Osamu, rispondi a quel cazzo di telefono.» stava squillando ormai da infiniti minuti, ed in effetti era stato proprio quello a svegliare sia lui che Rintaro.
Privato del proprio cuscino, Miya afferrò le coperte e provò a rifugiarvisi sotto, ma l’altro ancora glielo impedì.
«Sarà tuo fratello terrorizzato per oggi pomeriggio. Devi rispondere.»
«Può anche fuggire in Messico, per quanto mi riguarda.» grugnì. Suna rispose con una risata.
«Sei il primo testimone. Quello di non farlo andare fuori di testa è uno dei tuoi compiti. Rispondi.» Osamu sbuffò pesantemente, ma infine si decise ad alzarsi per afferrare il cellulare che ancora squillava. Corrucciò gli occhi e divenne a un tratto più sveglio quando si accorse che il numero che lo stava chiamando non era quello di Atsumu.
“Miya, finalmente!” disse nel panico Akaashi. Osamu non aveva mai sentito l’editore parlare tanto forte e carico d’apprensione. “Koutaro e Atsumu sono alle Filippine! Dobbiamo trovare un modo per riportarli qui in tempo per il matrimonio!!” Osamu non disse nulla per un po’. Si limitò a guardare verso Rintaro che – visto il tono di Akaashi – aveva sentito chiaramente ogni parola. Fu lui a sbloccarsi per primo solo per ridere isterico:
«La situazione potrebbe anche essere divertente se tu non fossi il testimone e io non conoscessi l’ira di Sakusa.»
«Non dovevo scherzare sulla cosa del Messico…» poté invece solo mormorare Osamu prima di sospirare e chiedere maggiori dettagli ad Akaashi.
 
Durante l’arco della telefonata, oltre che avere la riprova – ancora una volta – di quanto suo fratello fosse idiota, Osamu apprese che Keiji lo stava chiamando dalla macchina. Il matrimonio, infatti, si sarebbe svolto – o avrebbe dovuto – nella prefettura di Shiga, in una pittoresca location affacciata sul lago Biwa. Osamu, Suna ed alcuni tra i più stretti parenti degli sposi erano già lì dal giorno prima in modo da controllare che tutto l’indomani sarebbe stato perfetto. Sakusa ed Atsumu – rispettivamente con Komori e Bokuto – avrebbero dovuto raggiungerli quella stessa mattina e lì prepararsi in attesa che il resto degli ospiti li raggiungesse nel pomeriggio per la cerimonia.
Passarono appena due ore, poi qualcuno bussò alla sua camera d’albergo e Rintaro andò ad aprire.
«Ho fatto prima che ho potuto.» palesò la sua presenza Akaashi.
«Io nel frattempo ho cercato un volo che quei due coglioni possano prendere.» sapeva che l’altro non si sarebbe offeso per il modo in cui aveva appena definito suo marito.
«E?» si informò subito il corvino «Hai trovato qualcosa?»
«A prezzi esorbitanti, ma sì. Il volo parte tra un’ora e mezza.» Akaashi sospirò, poi afferrò il proprio cellulare e provò a contattare Bokuto.

 
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«Merda.» ringhiò Atsumu. «Merda. Merda, merda, merda!» continuò a ripetere passandosi disperato una mano tra i capelli. Erano già parecchi minuti che irrazionalmente smanettava con il proprio cellulare tentando di farlo resuscitare, ma imperterrito lo schermo continuava a rimanere nero.
«Tranquillo, Tsum-Tsum. Andrà tutto bene!»
«Non dirmi che andrà bene, Bo!!» esplose Miya attirando diversi sguardi su di loro. «Questo doveva essere il giorno più bello di tutta la mia vita e invece sono qui, bloccato con te e con il cellulare morto, cazzo!» lo schiacciatore sorrise tirato.
«C’è il mio.» provò a dire, ma ciò che ottenne fu solo un ennesimo sguardo truce da parte del biondo.
«E la tua batteria a quanto sta, a questo punto? 7%!?» si passò ancora una mano tra i capelli e ripeté come prima: «Merda!» poi il cellulare di Bokuto iniziò a squillare e Atsumu vi ci si precipitò contro.
«Dammi!» disse un attimo prima di afferrarlo, poi la voce di Akaashi lo informò sul volo che lui e Osamu avevano trovato.
«Sì! Ce la facciamo, siamo già in aeroporto!!» esclamò sollevato il futuro sposo. Guardò speranzoso verso Bokuto. «Dobbiamo solo fare il check-in e…» si bloccò. L’angoscia e lo sgomento che tornavano a impossessarsi di lui.
«Ti prego. Ti prego, ti prego Bokkun… dimmi che sai dove sono i nostri portafogli.» l’interpellato si tastò le tasche di giacca e pantaloni, ma infine scosse il capo mentre Atsumu iniziava a piagnucolare.
«Le carte di identità… non abbiamo le carte di identità!» a quel punto la voce al di là del telefono cambiò e quella di suo fratello si sostituì all’editore.
«Sei un coglione, Tsumu! Come fai ad avere i miei stessi geni??»
«Taglia corto, Samu! Il cellulare di Bokkun sta per morire.»
«Come il tuo?» sbuffò il suo gemello. Il biondo poteva solo immaginare quante volte avesse provato a chiamarlo.
«Negli aeroporti ci sono sempre degli uffici per questo tipo di emergenze. Vi faranno un documento temporaneo.»
«Cazzo, non ho soldi, Samu! Come dovrei pagarlo?» sentì suo fratello prendere un ampio respiro e poi gettar fuori l’aria forse nel tentativo di calmarsi e Atsumu seppe che – nel caso in cui miracolosamente sarebbe riuscito a tirarlo fuori da quella situazione di merda – lui non avrebbe avuto altra scelta se non di eleggerlo a miglior testimone e fratello dell’universo, e fanculo l’orgoglio.
«Ora vedo cosa riesco ad inventarmi. Tu spegni il cellulare e riaccendilo tra mezz’ora. Mi metto la sveglia, Tsumu. Ti richiamo esattamente tra trenta minuti.»
Atsumu fece come gli era stato detto, poi iniziò a cercare gli uffici di cui aveva parlato Osamu.

 
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Sì, suo fratello era decisamente un idiota, però era il suo idiota, quindi cosa poteva farci? Qualche ora ancora – se tutto andava bene – e sarebbe stato ufficialmente un problema solo di Sakusa, ma in quel momento toccava a lui.
Si rimise a lavoro e con Akaashi iniziò le nuove ricerche che avrebbero consentito a suo fratello di confermare la propria identità per poter prendere l’aereo. Non fu una passeggiata, ma il compito più difficile lo ebbe Suna.
«No… Bokuto e Atsumu non sono arrivati ancora, ma li abbiamo appena sentiti per telefono e sono per strada.» fu costretto a dire fingendo un sorriso quando Kiyoomi bussò alla loro porta chiedendo del fidanzato. Rintaro venne guardato con cipiglio dallo spaventoso futuro sposo, ma infine dicendogli di avvertirlo all’arrivo di Atsumu andò via.
«Dobbiamo tenerlo d’occhio…» pensò ad alta voce Osamu, al ché Suna si avvicinò e fin troppo eccitato all’idea disse:
«Ci penso io!» scappando poi via dalla stanza l’istante dopo. Miya lo lasciò fare. Aveva già tanto a cui pensare, così non poté essere altro che grato al proprio compagno per quell’aiuto tanto importante.

 
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Stare con uno dei Miya era divertente. Era sempre stato divertente e quel giorno lo fu persino di più!
No, Rintaro non era così perfido da sperare che Atsumu si perdesse in un altro Paese il giorno delle proprie nozze per suo personale divertimento, ma non era neanche tanto ipocrita da fingere che la cosa non lo facesse sorridere malefico.
In ogni caso – attraverso chissà quale miracolo divino – l’idiota era suo amico, quindi prese piuttosto seriamente il compito di non far scoprire al suo spaventoso fidanzato che si trovava alle Filippine. Anche perché, in assenza di Atsumu, su chi sarebbe caduta l’ira dello schiacciatore? Suna non voleva scoprirlo.
Lasciò la camera che divideva con Osamu, dunque, ed arrivato alla hall dell’hotel prese a guardarsi intorno. Il salottino era ancora poco popolato. Tra i presenti il giocatore riconobbe qualche parente dei Miya che aveva conosciuto ed anche qualche amico in comune.
Fermò il proprio sguardo solo quando puntò la persona che stava cercando. Avanzò verso di lui e – mettendogli una mano sulla spalla – richiamò la sua attenzione dicendo subito:
«Abbiamo un problema.» Komori lo guardò confuso solo per diventare sempre più terrorizzato man mano che il centrale spiegava la situazione in cui Atsumu li aveva cacciati.
«Kiyo non può scoprirlo!»
«Dimmi qualcosa che non so!!»
Decisero di separarsi per trovare Sakusa con la promessa di tenerlo lontano da tutto ciò che potesse dirgli che Atsumu si trovava in un’altra nazione, e a trovarlo per primo fu Komori. Il libero gli inviò un messaggio e lui in fretta prese a correre verso la meta. Si erano ripromessi di tenere Sakusa lontano da ogni tipo di fonte di informazione, ma solo raggiungendo i due cugini Rintaro si rese conto – con sgomento – che la primaria fonte altro non erano che i suoi amatissimi socialnetwork. Per poco non si sentì male nel rendersi conto che adesso per la prima volta il gossip avrebbe potuto tradirlo.
Arrivò giusto in tempo nella camera messa a disposizione dello sposo per vedere Hinata entrarvi tra il divertito e il confuso con il cellulare in mano. Distrattamente, nella fretta, Rintaro era arrivato a vedere che nella fattispecie l’apparecchio era collegato su Instagram e da quello stava facendo scorrere le decine di storie postate da un Atsumu fin troppo ubriaco che si vantava del luogo in cui il suo “fantastico” testimone l’aveva portato.
Suna entrò nella stanza subito dopo il rosso, che ebbe appena il tempo di dire “Hey, Omi-san…” prima di essere placcato e malamente scaraventato a terra da Rintaro.
Shoyo stava quasi per lamentarsene quando in fretta lui spiegò:
«Non si disturba lo sposo a poche ore dal suo matrimonio!!» spinse fuori Hinata con la forza senza dargli ulteriori spiegazioni e nel frattempo Kiyoomi aveva iniziato ad insistere:
«Ma che cosa vi prende? Era la voce di Atsumu quella sul cellulare di Hinata?»
«Non farneticare, cugino! Sei solo in ansia per il matr-»
«Sto benissimo.» fu il suo ringhio di risposta seguito da un sicuro: «Scommetto che era Instagram. Ora provo a—» Komori gli afferrò lo smartphone che aveva appena tirato fuori dalla tasca e – guardandosi per appena un attimo attorno – prese una drastica decisione: lo gettò fuori dalla finestra. Tutti i presenti seguirono il tragitto del costoso oggetto mentre volava via. Poi, dopo appena un attimo, il più alto affermò con inquietante calma:
«Hai appena buttato il mio cellulare fuori dalla finestra.»
«L’ho fatto.» fu la semplice risposta di Motoya mentre iniziava a sbiancare e a sudare freddo.
«Perché.» il libero guardò verso di lui come a volergli dire “Dammi una mano!”, ma una volta appurato che Suna non l’avrebbe fatto, il castano semplicemente trasse spunto dalle sue parole di poco prima e ripeté:
«N-Non si disturba lo sposo poche ore prima del suo matrimonio…?» sarebbe stato più utile non dirlo con quell’aria così poco sicura. In ogni caso – incredibilmente – Sakusa si limitò a sospirare, stanco ed esasperato.
«Voi mi state disturbando.» Suna colse al balzo quell’occasione ed afferrando il suo compagno di squadra annunciò:
«Allora ti lasciamo al tuo pisolino di bellezza! A più tardi.» trascinò via Motoya, e solo una volta chiusosi la porta della stanza alle spalle istruì l’altro:
«Ascolta, ora non ha più il cellulare. Finché sta lì dentro va tutto bene. Tu rimani qui e avvertimi se lascia la stanza, d’accordo?» Komori annuì in fretta ancora provato dallo spavento che lo sguardo di suo cugino era stato in grado di procurargli.
«Io vado di sotto a controllare che non ci sia altro che possa tradirci.»
E l’altro si rivelò essere l’intera squadra dei Black Jackals.
«Questa devo proprio vederla! Mi chiedo come la stia prendendo Sakusa ora che Atsumu è—» bloccò a metà quella frase così come l’uomo che la stava pronunciando. Mise le mani sul petto di Inunaki che fu costretto a interrompere il proprio passo. Quando confuso portò lo sguardo su di lui, Rintaro serio affermò:
«Non vedrai proprio niente. Ora tu e Tomas tornerete buoni buoni nella hall a dire a tutti i vostri compagni che Sakusa è off-limits fino al matrimonio.» Inunaki rise.
«Tu sogni se credi che mi perderò questo spettacolo!»
«Allora cosa conta di più? Godersi la scena o evitare l’ira di Osamu?» Suna osservò con orgoglio la paura passare sul volto del libero.
Ad un’eventuale rivelazione degli eventi sicuramente Sakusa avrebbe focalizzato la propria rabbia su Atsumu e Bokuto; Atsumu si sarebbe ritrovato ad essere troppo spaventato dal suo futuro marito per prendersela con chiunque al di fuori di se stesso; ma Osamu? Osamu avrebbe trovato e ucciso chiunque avesse vanificato i propri sforzi di quella mattina, e questo lo sapeva bene chiunque lo conoscesse.
«Bene!» si arrese Inunaki, e col suo amico fece dietrofront per avvertire anche tutti gli altri di non avvicinarsi allo sposo.
Anche Suna continuò a scendere le scale e come loro si diresse – come si era impuntato di fare – nuovamente alla hall. Tastò il terreno con tutti i presenti, pago solo quando seppe che il segreto era al sicuro.
Ebbe giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo che la classica intro della sezione dello sport al telegiornale richiamò la sua attenzione. Lo schermo si trovava in un angolo in alto dietro il bancone del bar e lì era settato ad un volume non troppo alto ma abbastanza affinché tutta la sala potesse sentirlo.
Se Rintaro si era voltato verso lo schermo era stato più per abitudine. L’intro, d’altronde, preannunciava qualcosa che sempre gli era interessato sentire, ma nel puntare gli occhi verso quella direzione mai si sarebbe aspettato di sentire un tale servizio.
“Oggi una notizia un po’ particolare qui all’angolo sport! Miya Atsumu, giocatore della V-League ed olimpionico di pallavolo, avrebbe dovuto sposarsi oggi pomeriggio col suo compagno di vita e di squadra Sakusa Kiyoomi, ma ci dicono dalla regia—” Suna guardò allibito il telegiornalista e se distolse gli occhi dallo schermo fu solo per la notifica del suo cellulare che lo avvertiva di un messaggio di Komori:
            “Sta scendendo nella hall!!”
A quel punto Rintaro non ebbe altra scelta: si lanciò sul bancone, lo scavalcò e urlando staccò la presa della televisione.
Chinato a terra, con il cavo in mano ed il fiatone, sentì i passi di Kiyoomi avvicinarsi seguiti da quelli Motoya.
Sarebbe stato un lungo pomeriggio, ed Atsumu avrebbe dovuto essergli riconoscente a vita per quello.

 
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Trovare gli uffici che emettevano documenti temporanei come aveva detto Osamu non fu difficile. Aspettare la telefonata di suo fratello che gli avrebbe salvato la vita, invece, sì.
«Su internet ho trovato l’ufficio dell’anagrafe del vostro aeroporto. Dovete andare—»
«Siamo già qui, Samu! E adesso?» ci fu un sospiro stanco dall’altra parte dell’apparecchio.
«Adesso avvicinatevi al banco e dite a chiunque sia lì che sei l’idiota che deve sposarsi e che l’altro è l’idiota del tuo testimone. Io e Akaashi abbiamo già compilato tutto online. Dovete solo ritirare i documenti.»
«Samu, ti amo!!» corse all’interno dell’ufficio, dichiarò il proprio nome e quello di Bokuto e proprio nell’attimo in cui prese le carte d’identità tra le mani il cellulare dello schiacciatore morì. Atsumu piagnucolò per quel nuovo problema, ma aveva poca importanza. Adesso avevano quello che gli serviva. Mancavano cinque minuti alla chiusura del gate, ma tanto bastava. Raggiunsero l’uscita giusta e corsero a parlare con la donna che controllava i biglietti. Benedissero non una ma cento volte il fatto che avesse un caricabatterie adatto proprio lì accanto, lasciarono caricare il cellulare di Atsumu per tre interminabilissimi minuti ed infine scaricarono dalla sua e-mail i biglietti aerei offerti per gentile (ma non troppo) concessione di Osamu e Keiji.
Erano sull’aereo. Atsumu ancora non ci credeva. Gettò la testa indietro e sospirò sonoramente mentre chiudeva gli occhi. Adesso bastava che non precipitassero ed era salvo.
Non aveva mai avuto tanto bisogno di ricaricarsi, e da olimpionico il ché era tutto dire. Dormì per le successive quattro ore, così quando lo scossone dell’atterraggio lo svegliò fu di nuovo pronto per correre.
Osamu e Keiji – tra baci e abbracci degli appena tornati in patria – li recuperarono subito fuori dall’aeroporto, poi in macchina schizzarono veloci verso destinazione.
Servirono a ben poco gli schiamazzi divertiti di Suna non appena arrivarono, invece di gran lunga più utile furono i trucchi della sorella di Kiyoomi – anche lei fin troppo divertita, per i suoi gusti – che l’aiutarono a coprire le altrimenti ben evidenti borse che aveva sotto gli occhi.
«Sta’ fermo, Tsumu.» gli disse un’ennesima volta suo fratello guardando irritato il modo in cui lui continuava a muoversi nervoso mentre la futura cognata cercava di truccarlo. L’alzatore stava giusto per rispondergli che era più forte di lui quando Kaori annunciò felice: «Finito!»
I gemelli sospirarono tranquillizzati, poi Osamu gli si avvicinò ed iniziò a lisciargli dal completo pieghe inesistenti. Atsumu lo lasciò fare pronto a sentire qualsiasi cosa suo fratello si stesse preparando a dirgli.
«Sei un’idiota e non cambierai mai.» come inizio non era molto promettente, ma era il loro ambiguo modo di dimostrarsi affetto, così lo lasciò continuare.
«Fai fin troppe cose d’impulso e senza pensare, e questa scappatella alle Filippine ne è la prova… ma nessuno potrebbe mai dubitare del tuo amore per Kiyoomi,» erano entrambi rossi in viso a quel punto «quindi adesso va’ e fa’ delle promesse al tuo fidanzato talmente sdolcinate da far venire il latte alle ginocchia a tutti. Il tuo posto è al suo fianco, e sarà bene che tu lo faccia capire a tutti quanti.» Atsumu sorrise, poi Osamu aggiunse: «Anche perché così sarà un suo problema la prossima volta che ti ritroverai ubriaco e senza soldi né documenti all’estero.» il biondo ridacchiò ancora guardando verso l’altro con fare colpevole. Poi lo abbracciò.
«Grazie, Samu. Davvero.» suo fratello ricambiò la stretta.
«Come se avessi avuto altra scelta.» sbuffò ma senza riuscire a mascherare l’affetto sotto quel tono annoiato. Cinque minuti più tardi Atsumu era davanti alla porta che lo separava dal suo futuro, sua madre a braccetto ed il cuore che batteva impazzito.
Teoricamente avevano deciso che sarebbe stato lui il primo a percorrere la navata per il semplice fatto che veniva primo in ordine alfabetico. Avevano preso quella decisione in un attimo e senza darci importanza. Adesso, Atsumu si stava chiedendo quale scusa si fosse inventato Komori per spiegare al suo futuro sposo quel cambio – seppur minimo – di programma.
Prese un ampio respiro, poi guardò sua madre che lo incoraggiò con sguardo e parole. Atsumu le diede un bacio sulla tempia, poi insieme varcarono la soglia iniziando la sua marcia.
Kiyoomi era già all’altare, ed era bellissimo. Come lui aveva un completo bianco e bianco era anche il fiore all’occhiello. I suoi capelli corvini e gli occhi nero pece risaltavano mille volte grazie al colore del vestito facendolo sembrare l’essere etereo che dal primo sguardo Atsumu aveva ritenuto che fosse.
Gli sembrò di fluttuare più che camminare verso di lui tanta era la sua felicità. L’ansia, la paura, la rabbia e la tristezza delle ore precedenti del tutto dimenticate.
Baciò ancora sua madre arrivati sotto l’altare, lei andò a sedersi ed Atsumu raggiunse Kiyoomi. I sorrisi di Sakusa solitamente erano riservati a lui e a pochi eletti, ma non quel giorno. Quel giorno fu abbastanza importante affinché tutti potessero ammirare la divina bellezza di quelle labbra aperte in un sorriso.
«Stavo iniziando a preoccuparmi.» gli disse piano. «Che cosa è successo?» il biondo gli afferrò le mani con le sue e sorridendo gli rispose:
«Non ha più importanza adesso.»
Subito dopo l’officiante iniziò a parlare.
Arrivò il momento delle promesse, ed anche qui avevano deciso che lui sarebbe stato il primo. La cosa non cambiò; Atsumu prese un ampio respiro, poi disse:
«Omi, tempo fa ti ho detto che sarei sempre stato sincero con te, quindi devo proprio dirtelo… non pensavo di riuscire a sposarti oggi quando stamattina mi sono risvegliato alle Filippine.»
«Tu COSA?» venne interrotto dall’altro, ma lui lo zittì in fretta dicendo:
«Ssh, fammi finire.» Kiyoomi si voltò sconvolto ed arrabbiato verso il proprio testimone, ma Motoya si limitò a sorridere contento e ad alzare i pollici all’insù. Le parole di Atsumu, poi, convinsero Sakusa a voltarsi nuovamente verso di lui.
«Io ti amo tantissimo. Talmente tanto che mi è impossibile riuscire a descriverlo a parole. Ti amo talmente tanto che mi sembra quasi di non respirare quando non sono vicino a te.
Omi, io oggi non ho respirato. Mentre Samu, Akaashi, Sunarin, Komori e chissà chi altri impazzivano per riportarmi indietro, io non riuscivo a far altro che disperarmi. Mi mancava il respiro. E quella piccolissima parte di me non impegnata a piangere e a disperarsi, si lamentava perché questo avrebbe dovuto essere il giorno più bello di tutta la mia vita, e invece ero bloccato alle Filippine con Bokuto.» fece una smorfia, poi si prese un attimo per sospirare e riprendere fiato. Il solo pensiero di ciò che aveva passato che lo atterriva ancora.
«Ma poi, quando ti ho visto aspettarmi all’altare… Omi, mi hai fatto dimenticare tutta l’ansia e il terrore delle ultime ore. Con un solo sguardo hai reso questo il giorno più bello di tutta la mia vita. Sei il mio ossigeno, e io non smetterò mai di ringraziare il Cielo e tutti gli dèi che tu mi abbia scelto come compagno di vita.» sorrise commosso, e commosso era anche Kiyoomi che prese il suo posto nel parlare:
«Buffo che tu dica che io sono il tuo ossigeno, quando in realtà sappiamo bene entrambi che lo sei letteralmente tu per me. Sin da quando sono stato abbastanza grande per rendermene conto, ho subito capito che non avrei mai potuto avere una vita normale. Che sicuramente non avrei mai potuto avere una relazione. Chi avrebbe mai potuto accettare di stare con me alle mie assurde condizioni, giusto? Mi sono preso molte cotte, e tu lo sai… ma nessuna mi ha fatto tanto male quanto quella che mi sono preso per te, perché era molto più forte di tutte le altre e ho capito subito che non avrei potuto ignorarla. E quanto ho scoperto che anche tu mi ricambiavi… be’, sai già tutto.
So che non dovrebbe importarci il parere degli altri, ma a me ha sempre fatto infuriare sapere che la gente ti dava del superficiale, o quando diceva che non prendevi mai niente seriamente, perché sei stato la mia roccia, Atsumu. Hai preso in mano la nostra relazione per entrambi e ci hai guidati in un futuro talmente bello che fino ad oggi ho avuto paura persino ad immaginare.
Tu sei il mio ossigeno… quindi se è vero che io sono il tuo, allora la soluzione è semplice. Rimaniamo per sempre insieme, Atsumu. Non lasciamoci mai, perché so che solo così potremo continuare a vivere.»
Atsumu stava piangendo davanti a tutti a quel punto e non se ne vergognava minimamente. Solo una piccolissima parte di lui si dedicò a spendere un pensiero per il trucco che Kaori gli aveva messo in viso, il quale però era fortunatamente waterproof. Un altro pensiero Atsumu lo dedicò ad Osamu, ringraziandolo ancora (e ancora, ancora e ancora) per averlo portato lì in tempo e dicendogli mentalmente: “Visto? Latte alle ginocchia per tutti”.
Tutto il resto di sé, però, Atsumu lo dedicò a Kiyoomi.
Si morse le labbra per non spingersi in avanti per baciarlo, e dovette mordersele con impeto perché mai era stato tanto forte il suo impulso di baciarlo.
Si voltò verso l’officiante, invece, e con lo sguardo lo pregò di renderli marito e marito una volta per tutte. Lo fece dopo i rispettivi “Lo voglio”, e sorridendo come non mai finalmente il biondo poté unire le sue labbra a quelle di Kiyoomi.
«Ti amo.» gli disse bocca su bocca. «Ti amo così tanto!» fece ancora tremulo e commosso. Il corvino sollevò le mani e mettendogliele a coppa sul viso ricambiò con lo stesso tono:
«Ti amo, Atsumu. Ti amo da impazzire.» l’alzatore sapeva che quanto stava per dire non avrebbe potuto definirsi propriamente esatto dal momento che stavano insieme già da dieci anni e convivevano da quattro, ma ugualmente affermò:
«Adesso possiamo iniziare la nostra vita insieme.» Kiyoomi annuì felice, ma subito dopo si fece impercettibilmente indietro e aggiunse:
«Prima però spiegami cosa intendevi quando hai detto che stamattina eri alle Filippine.» così Atsumu riprese a sudare freddo.
   
 
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