Il peso che da una settimana ti porti sulle spalle si dissolve come per magia, lasciandoti leggero per la prima volta da giorni. È una sensazione fisica talmente potente che non puoi fare a meno di lasciarti cadere all’indietro sulla sedia.

Ottavia è l’ultima rimasta nella stanza. Ti si avvicina, ti posa una mano sul braccio. 

Riesci a percepire il calore del suo tocco anche attraverso la stoffa dei vestiti. (Quanto ti è mancato sentire la sua mano stringerti dolcemente, quanto ti è mancata lei.)

Alzi lo sguardo, trovi il suo e per un attimo il tempo si ferma. 

Per una manciata di secondi ti scordi completamente di tutto quello che è successo. Ritorni a qualche mese fa, a quando felici rubavate un bacio veloce nascosti nell’archivio e lei ti guardava con occhi pieni d’amore, velati subito dopo da un pizzico di malinconia a cui ormai ti eri abituato.

Sono gli stessi occhi che adesso ti guardano dall’alto, ma noti subito che la malinconia è aumentata. (Non puoi fare a meno di pensare che tu ne sei il responsabile.)

Accenni un sorriso e poggi la mano sulla sua, stringendola. Impercettibilmente, Ottavia ricambia il sorriso, giusto l’angolo della bocca che si solleva di qualche millimetro, abbastanza affinchè tu te ne accorga.

La sua mano scivola via e ti ritrovi a stringere il tuo stesso braccio, ma quel sorriso ricambiato ti scalda il cuore. (Forse sei riuscito a non mandare tutto a puttane per sempre.)

Le hai promesso che saresti tornato quello che eri, per essere in grado di poterla guardare di nuovo negli occhi. 

Prendi un respiro profondo e ti alzi, determinato a tornare ad essere l’uomo migliore che puoi. (Per me Otta’. Per me, e soprattutto per te.)