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Autore: Phoebe Moon    14/02/2022    1 recensioni
Bambino. Kagema. Inventore.
Eroe. Criminale. Speziale.
Tante identità e altrettante varianti dimensionali; cambiano le circostanze e si finisce dove non si credeva di arrivare.
1) L'idolo spezzato
2) Quel che resta dei miei sogni
3) Come lucciole nella notte
4) Occhi su di me
5) 38.5 °
6) Il respiro del drago
7) Alla fine del viaggio
[Pairing BakuDeku]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’idolo spezzato
 
 
I
Paria
 
Deku è un vizio, una costante, la promessa esausta di un tossico pronto a perdonarsi l’indulgenza di un giorno in più di (debolezza) abiezione; lo diventa in modo così sfacciatamente palese che Katsuki nemmeno se ne (accorge) preoccupa.
Perché dovrebbe?
Deku è poco più di nulla: è una faccia bistrata di lacrime, un requiem di analisi teorizzate in un’invidia addobbata da ammirazione, un patetico ottuso incapace di accettare la realtà; non ha nulla. Né quirk, né amici, né una dote in grado di riscattarlo dalla propria insignificanza.
Deku non possiede nemmeno il suo nome perché quelle due sillabe sono il suono con cui Katsuki l’ha ribattezzato, forte di un’autorità che nessuno ha mai osato contestargli.
Deku è una pianta infestante, una piaga infetta impossibile da risanare e Katsuki lo odia, nel modo morboso e dilaniante con cui ci si accanisce solo verso chi si ha amato.
 
 
II
Kami
 
“...un metodo efficace c’è. Sperare di avere un quirk nella prossima vita e buttarti dalla terrazza sul tetto”
Kacchan è tanto sveglio quanto idiota, questo pensa Izuku con la cattiveria colpevole di chi ha la coscienza serrata nei ceppi dell’affezione; ha vissuto l’intera vita con gli occhi rivolti alla sua schiena ed ora è troppo tardi per strapparli via, pure se ogni ricordo ne esce guasto come neve sporca.
Lo adora di un odio famelico perché era il suo campione, finché non ha iniziato ad illividirgli i sogni coi colpi delle sue offese.
Kacchan è (o forse lo è stato, in un tempo talmente remoto da assumere una parvenza da fiaba) suo amico, e non esiste sopruso capace di avvizzirgli quel nomignolo nella bocca. Perciò ogni volta in cui lo usa e resta impunito sa di aver vinto.
Kacchan è un astro che sfavilla al punto render(si)ti cieco dinanzi agli orrori deformi che gli imputridiscono lo spirito; è la sua chimera personale: per metà ikiryō, per metà Karura e per intero dolore; è una ferita abborracciata sul cuore ed Izuku la cauterizzerebbe se il ferro della resa non lo spaventi molto di più.
 
 
III
Punto di rottura
 
Si conoscono appena marmocchi.
Izuku ha occhi verdi e una faccia impiastricciata di lentiggini che Katsuki scalpita per pizzicare.
Lo sbircia timoroso dietro lo scudo di una gonna e quando prova a salutarlo il nome gl’inciampa sulla lingua finché non lo converte in Kacchan.
I pomeriggi di gioco degenerano in anni. Nello sguardo del suo primo amico Katsuki si riflette eccezionale come sempre più si convince d’essere; è Momotaro nella pesca, è Urashima Taro al soccorso della tartaruga, è All Might e persino meglio.
Izuku gl’inghirlanda l’ego con un rosario ininterrotto di elogi buoni ad alimentare i bisogni voraci che lo smuovono, perché Katsuki non si accontenta di nulla di meno della totalità che uno ha da offrirgli. S’appropria di tutto e forza i limiti del consentito con l’egoismo crudo dei suoi anni, non lo sfiora nemmeno l’idea possa esistere altro scopo al mondo se non comporgli una sinfonia di lodi.
Il suo è un affetto storpio.
Ama Izuku come l’avaro ama il suo denaro (con accanimento), il drago il suo tesoro (con ferocia), il lupo il coniglio (con l’innocenza torbida di chi non sa scindere l’affetto dall’istinto di affondare i denti aguzzi nella carne).
Lo fa in cambio di ogni occhiata adorante, di ogni parola intrisa d’ammirazione, di ogni volta per cui l’ha rincorso dopo averlo scacciato a spinte, dispetti e prese in giro. Chiama tutto questo amicizia perché ha ancora troppi pochi anni ad appesantirgli la coscienza. É normale guardarsi alle spalle e trovarci Izuku a rincorrerlo fedelmente, decidere per due, sentirsi ritorcere lo stomaco appena l’attenzione dell’altro sfarfalla via e ripagarne la slealtà con un pizzicotto.
Guardami, pensa, guarda me e basta.
 
*
 
Non ha nemmeno undici anni ma una superbia sciolta e disimpegnata gli si è ormai calcificata in petto.
Lui è speciale, gli altri mediocri.
Lui è forte, gli altri deboli.
Gli altri perdono, lui ha la vittoria incisa nel nome.
Perciò quella mano tesa gli pare un’infamia, l’impallidisce di rabbia e sconcerto.
“Stai bene? Riesci ad alzarti?”
Ha l’acqua alla vita eppure si sente annegare. A divorarlo dall’interno il morso di un’emozione cui solo anni dopo avrebbe saputo dare corpo: l’umiliazione, che banchetta sul suo orgoglio.
Deku lo venerava ma è bastato un gesto a scrostargli di dosso ogni sacralità.
Nello specchio dei suoi occhi si scopre piccolo, fallibile, scova il difetto nell’eroe.
Si ritrova povero e disadorno: nulla gli appartiene; non Deku, non l’immagine appena mandata in frantumi.
D’un colpo lo ha reso mortale e non esiste ego capace di resistere al martello della verità.
Gli perdona l’essere lento, inutile e piagnucolone ma non il fatto d’averlo deluso (no, non deluso...tradito).
Per questo ripaga con uno schiaffo la gentilezza e per troppo tempo s’ingannerà di non sbagliare.
 
 
 
 
 
 
Glossario:
-Paria: sarebbe una persona emarginata, il termine è usato per indicare le classi sociali più basse dell’India.
- Ikiryō: se ho ben capito la Wiki è la manifestazione sul piano materiale del rancore di una persona che finisce per tormentare l’oggetto del proprio risentimento; visto come Katsuki ha trattato Izuku durante le medie mi pareva una figura calzante.
- Karura: sempre secondo Wikipedia sarebbe l’equivalente della fenice in Giappone o, per via di una storpiatura nella pronuncia di Garuda, un’aquila dal corpo umano; onestamente la prima immagine mi piace molto di più XD
 
N. d. A: Dunque...come la mia pagina autrice può confermare questo è il mio primo tentativo di BakuDeku in questa sezione e non so se sono riuscita a convogliare sulla carta ciò che mi frullava in testa. Spero di non aver reso Izuku troppo OOC ma penso che nel suo buon cuore un angolino farcito di risentimento dovesse esserci, almeno per un attimo.
Sono relativamente nuova al fandom di Bnha e avendo binge-watchato (il termine vale per i manga, sì? xp) l'opera di Horikoshi sicuramente me ne saranno sfuggiti alcuni aspetti e avrò recepito male altri; fan di lunga data qui su efp probabilmente saprebbero elaborare un'analisi più giusta o migliore di quella che ho offerto io e magari alcuni penseranno: "Ma cosa scrive questa? Non ha capito un tubo!"
In tal caso tolleratemi e prendete questa oneshot come il mio piccolo contributo al fandom con la mia personale lente d’interpretazione, altro non è.
Se invece l'avete apprezzata fatemi sapere cosa ne pensate, io vi aspetto al prossimo capitolo della raccolta.
A presto, Phoebe
  
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