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Autore: Maqry    22/02/2022    6 recensioni
C’era sangue, sulle bende.
Andavano cambiate, le bende.
Non portava i guanti, lui.

{ Kanej | spoiler per "Il regno corrotto" }
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inej Ghafa, Kaz Brekker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Brividi

 

 

 A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle.”

 

A Legar,
thanks for all the fangirling su questi due,
lo spaccio di fanart e tutte le chiacchiere.

 

 

 

 

 

 

 

 

C’era sangue, sulle bende.

 

Una chiazza sempre più scura, sempre più ampia, e gli occhi di Kaz non riuscivano a staccarsi da lì. La ferita si allargava sulla pelle ambrata di Inej, divorandola, eppure era la propria che Kaz sentiva percorsa da brividi. Per quello che tutto quel sangue rappresentava, per la troppa vicinanza, per la piega dolce dei suoi occhi che lo fissavano attraverso lo specchio e sentiva chiaramente su di sé. Ed era un brivido strano, che univa terrore e inquietudine, aspettativa e tensione.

 

C’era sangue, sulle bende. Andavano cambiate, le bende.

 

Kaz sollevò lentamente lo sguardo, lo spostò sulle mani di Inej, che già tentavano di scogliere i nodi stretti della fasciatura, e poi sulle proprie. Ingoiò a vuoto, raschiando sul fondo di quel che gli rimaneva d’anima alla ricerca delle parole – anche una sola, quella giusta –, alla ricerca di un qualcosa che le facesse capire che…

Ma non sapeva dirle, certe cose, non a lei, non ad altri, talvolta nemmeno a se stresso. Erano pensieri che lo prendevano e afferravano e che lui cercava di fuggire prima che potessero finire di essere espressi, divenendo reali e lasciandolo nudo.

 

C’era sangue, sulle bende. Andavano cambiate, le bende. Non portava i guanti, lui.

 

Inej si mosse, chiedendogli di andarle a chiamare Nina perché l’aiutasse di nuovo. Kaz scosse la testa, contrasse più volte le lunghe dita bianchissime – provò a scacciare i brividi – e si avvicinò lentamente, come se non volesse fare rumore. Respirò una, due, tre volte, inspirò ed espirò.

Non disse niente – come sempre –, ma per una volta provò a farlo capire, a farsi capire in punta di dita. Che avrebbe rubato, per lei – quadri, gioielli, la sua libertà –, che avrebbe potuto provare a ricostruirsi, per lei – pezzo dopo pezzo, un po’ di anima e cuore per volta –, che la…

Kaz allungò alla fine la mano, afferrò le bende, trattenne il respiro.

 

E allora il mondo smise di essere parola e si fece pelle.

 

 

Note alla storia: queste tre poco-più-che-drabble sono una cosina ina ina, che il mondo sicuramente non sentiva il bisogno di leggere perché questa scena l’ha già scritta la Bardugo e molto meglio di me. Ma ho pensato a “Brividi” di Mahmood e Blanco, ho pensato a loro due, ho pensato a Legar che mi spaccia (e a cui spaccio) fanart Kanej un giorno sì e l’altro pure perché di qualcosa dobbiamo pur vivere, e si incastravano con questa scena e qualche riflessione su cui ragionavo da tempo (leggasi: volevo scriverti un regalo di Natale, Caposcuola Serpeverde, ma la sessione mi aveva preso tutto il tempo, quindi ho deciso che mi impegnavo a finire per oggi. La sessione è sempre qui ad alitarmi sul collo, ma ho concluso, forse. Spero tanto che questo pensierino ino ino ti possa piacere 💚).

La citazione finale è presa da “La memoria di Babel” di C. Dabos (e io quella saga non l’ho nemmeno del tutto apprezzata, alla fin fine, ma questa frase mi piace troppo e ho deciso che la userò per tutte le mie coppie preferite, dopo che la Signora Autrice l’ha sprecata per la mia notp, quindi scusatemi se me la vedrete infilare ovunque).

Non so nemmeno che pasticcio io abbia fatto con le caratterizzazioni, non voletemene, a mia discolpa possiamo dire che loro sono bellissimi, e complicatissimi, e io incapace, oltre che con una paura matta di questo fandom, ma in qualche modo bisogna lanciarsi anche senza un paracadute, o Legar si chiede che Grifondoro di bassa lega io sia.

Quindi ecco qui, ora io vado a nascondermi.

   
 
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