Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: NanaK    25/02/2022    0 recensioni
Il loro San Valentino perfetto: a distanza, in ritardo e...in tre.
- Bonus di La nuova stella di Broadway
Genere: Commedia, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Threesome
- Questa storia fa parte della serie 'Broadway'
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Rome wasn't built in a day


Mikasa aprì l’involucro che le era arrivato quella mattina e aprì la scatolina: per qualche secondo fissò il lucente dvd e la scritta un po’ storta.  
Buon San Valentino. XOXO 
Non poté fare a meno di sorridere mentre il senso di nostalgia si acuiva. Quando si sentiva sola pensava spesso a Sylvia: anche lei si era sentita così in quei due anni in Francia? Ogni volta che ci pensava avrebbe voluto strofinare il naso sul suo collo e cancellare ogni momento in cui aveva sofferto.  
Ripensando ai mesi trascorsi da quando erano finiti a letto insieme per la prima volta, Mikasa si stupiva sempre di quanto fossero cambianti e cresciuti i suoi sentimenti. Era sorprendente, davvero: aveva sempre visto con chiarezza il suo percorso nella vita e ciò che voleva.  
Lavorare nella ricerca biotecnologica. Stare con la sua famiglia ed i suoi amici.  
Eren.  
Invece quella notte con Sylvia aveva cambiato tutto. All’inizio era sembrato semplice, ma far funzionare le cose si era rivelato una delle sfide più grandi che avesse affrontato.  
Non si erano ancora del tutto adattati.  
Alcune settimane prima erano andati al supermercato insieme e scoperto che tutti in una corsia non ci stavano nemmeno stringendosi. Ci avevano messo un’ora ad uscire e le era venuto il mal di testa tra i battibecchi su chi dovesse spingere il carrello, la scelta tra merendine o cereali integrali e chi dovesse pagare. Era in situazioni simili che si chiedeva come avesse fatto a finire insieme a non uno, ma due bambini: poteva gestire Eren e Sylvia presi singolarmente, ma insieme erano come una Ferrari che andava a duecento km/h senza conducente. Come quando avevano cominciato a limonare fuori da un locale, troppo vicini a lei, tanto che Sylvia aveva già una mano sul suo fianco. Se già prima non era una a cui piaceva esporsi, adesso le effusioni in pubblico erano assolutamente off limits: la verità era che Mikasa temeva la reazione del mondo esterno più di qualsiasi cosa. Era segretamente convinta che prima o poi il disprezzo della gente li avrebbe portati ad una rottura di quell’equilibrio che stavano faticosamente raggiungendo. Non poteva sopportare che Sylvia ed Eren ne soffrissero, primo perché era certa che poi sarebbe toccato a lei prendere a botte qualcuno e secondo perché ormai semplicemente erano troppo importanti. Eren e la sua meravigliosa gentilezza e passione verso la vita e Sylvia con il suo entusiasmo per le piccole cose e la dolcezza in tutto ciò che faceva. I suoi giorni preferiti erano quando capitavano giornate troppo impegnative per tutti, ma decidevano comunque di dormire insieme: di solito guardavano un film a letto, Sylvia con la testa sulla sua pancia e la bocca piena di popcorn ed Eren che sbuffava accanto a loro davanti alla playstation. 
Sbirciò l’orologio e decise che il sonno poteva aspettare ancora qualche minuto, era troppo curiosa di scoprire quello che le avevano inviato quei due. Mise il dischetto nel pc e attese.  
Poi, la schermo si illuminò sul viso ravvicinato di Eren, intento a maneggiare quella che doveva essere la telecamera.    

Due settimane prima 

«Spostati più in là!» 
«No, da questa angolazione vengo meglio in camera» 
«Ma a stento vengo ripreso, guarda quanto spazio hai!» 
«Non è vero, la videocamera è al centro» 
«Non è al centro, la stai monopolizzando» 
«Ti si vede perfettamente, abbiamo provato un minuto fa!». 
L’esclamazione di Sylvia fu seguita da uno sbuffo infastidito, fruscii e un tonfo. Il viso divertito di lei spuntò da sopra al materasso e guardò vittoriosa l’espressione dolorante del ragazzo: Eren le afferrò una caviglia con aria indispettita, tirandola verso di sé. Altri tonfi, un gridolino spezzato, mezze risate. 
«Questo regalo sta diventando un’impresa» 
«E intanto il video è partito» rispose Eren, rialzandosi e tornando davanti all’obiettivo con un sorriso smagliante. 
«Ciao Mik. Come stai?» 
«Ci manchi» si unì a lui Sylvia, tornando accanto a lui con un salto. «La fai almeno una pausa all’ora?» 
«Nah, non la fa, la conosco» 
«Anche io la conosco» roteò gli occhi lei «Ciò non vuol dire che magari adesso faccia delle pause in più, dato che glielo ripeto continuamente» 
«Scommettiamo? Sono sicuro che studia non stop». 
Sylvia lo guardò con un mezzo ghigno e un’idea discussa già parecchie volte nella mente: «D’accordo, scommettiamo». 
Ad Eren ci vollero meno di due secondi per capire a cosa stesse pensando lei: «No!».
La ragazza sorrise apertamente «Se metti le mani avanti, sai già che perderai...».
Eren aggrottò la fronte con la bocca semi aperta, la sua tipica espressione da calcolo: Mikasa la adorava.  
«Ok, accetto».  
Sylvia si voltò verso la camera e sollevò un sopracciglio, ostentando una sicurezza che non aveva.  
Conosceva sul serio così bene Mikasa? Insomma, erano amiche da molti anni, ma lei era stata lontana per parecchio tempo, proprio mentre crescevano e cambiavano.  
Spesso si sentiva quella di troppo.  
Al contrario di Mikasa, a Sylvia non importava assolutamente nulla di tutti coloro che non fossero loro tre. Era la complicità che leggeva tra le righe dei due ragazzi che la spaventava: non avrebbe mai trovato il suo posto all’interno di una coppia così consolidata, per quanto si sentisse sempre più legata a loro. A Mikasa, al suo coraggio silenzioso e alla sua determinazione, avrebbe voluto essere come lei, e ad Eren e alla sua bontà travolgente e affettuosa. 
Non era più
un’amica e per lei era tutto nuovo. Cos’era esattamente? Se lo chiedeva un giorno sì e l’altro pure ed ogni volta che provava a pensarci su finiva a piangere con il cellulare spento, barricandosi in casa: l’ultima volta era stato poco prima che Mikasa partisse per il suo tirocinio all’estero. Avevano deciso di uscire a cena e Sylvia aveva proposto un posticino adocchiato da un po’: quando li aveva visti scambiarsi uno sguardo strano si era già irrigidita. Odiava quegli scambi di occhiate da cui era tagliata fuori.  
No, è solo che ci andavamo insieme a festeggiare delle occasioni... prima che noi, insomma- 
Mikasa si era resa conto delle sue parole nello stesso momento in cui le pronunciava. Alla fine, quella sera lei ed Eren si erano stabiliti sotto il suo appartamento a suonare il citofono fino a consumarlo.  
I suoi giorni preferiti erano quelli in cui decidevano improvvisamente di fare qualcosa insieme senza alcuna programmazione. Come quel pic nic al parco: il sole era caldo, l’aria ancora profumata di strascichi d’estate, la risata di Eren era bellissima e gli sguardi di Mikasa ancora di più. 
Era un’emozione estremamente forte tenersi per mano quando non passava nessuno.  
La mano di Eren tra i suoi capelli la distrasse. 
«Beh, a proposito di pause, abbiamo proprio pensato a come regal…». 
«Ma no, aspetta! Avevamo detto di cantare...» esclamò lei allontanandosi leggermente dal viso di lui che si era sporto.  
«Hai detto di essere spontanei» 
«Sì, però c’era un copione...» 
«Ma dai, non siamo su un set cinematografico» 
Sylvia sbuffò indispettita e si voltò di nuovo verso l’obiettivo. 
«Miki, spero che ti muova a finire questo dannato tirocinio perché da sola non lo reggo» 
«Ehi, guarda che questa idea è stata mia». 
«Questo perché sei un pervertito». 
Lui la guardò alzare gli occhi al cielo e il viso gli si addolcì. Se di Mikasa gli piaceva come si capissero al volo, di Sylvia adorava il modo in cui bisticciassero per le sciocchezze. Tra tutti, Eren era forse il più tranquillo riguardo tutta quella situazione: la mentalità aperta e a tratti ingenua lo rendeva immune alla minaccia che l’esterno poteva rappresentare ed il suo cuore non riusciva a comprendere le paure di Sylvia. Avevano già confessato le loro emozioni, perché le era così difficile crederci? Non capiva, ma non gli pesava affatto ripeterle parole dolci tra i baci che le lasciava sulla guancia e che puntualmente si evolvevano in carezze più audaci, languide e bagnate. Era un tipo fisico ed era stato piacevolmente stupito di trovare in Sylvia una degna alleata nel tentare di strappare Mikasa ai suoi libri. Le volte in cui ne usciva vittorioso si erano raddoppiate.  
I suoi giorni preferiti erano quando Sylvia era felice e Mikasa era libera dagli impegni: in quel caso la prima era la più premurosa e tentava di cucinare il piatto preferito di tutti canticchiando le canzoni con cui si sarebbe esibita durante la sua prossima serata. La seconda aveva il sorriso facile e più disposta a infrangere le regole.  
Tipo il non farlo sul divano. 
Al ricordare uno di quei pomeriggi, ad Eren venne voglia di zittire finalmente Sylvia e come al solito la sua bocca non incontrò chissà quale resistenza: le mani di lei si chiusero tra le sue ciocche di capelli mentre il ginocchio le scivolava tra le gambe. Sylvia si lasciò spingere all’indietro e sospirò al calore della sua lingua e al corpo di Eren che premette su di lei. Era strano farlo senza Mikasa: non ne avevano parlato e fino a quel momento si erano astenuti dal toccarsi in una sorta di mutuale imbarazzo. Era stata quell’idea a spezzare il ghiaccio, fare eccitare Mikasa anche a distanza era un gioco troppo seducente per resistervi. Per parecchi minuti si persero in quella sensazione morbida e caotica, strusciandosi l’uno addosso all’altro e toccandosi ovunque riuscissero. Fu Sylvia a staccarsi per prima ed il vedere gli occhi languidi e semiaperti di Eren rese molto difficile spingerlo indietro: tuttavia lo fece, elettrizzata da quello che stava per fare. Si leccò le labbra, alternando lo sguardo compiaciuto tra Eren e la telecamera, e si sciolse la mezza coda, scendendo poi lentamente sul vestitino che indossava. Il ragazzo continuò a guardarla, immobile, una luce accesa negli occhi: adorava quando era così sfacciata e sapeva che valeva lo stesso per Mikasa e per Sylvia stessa. Sedurre le piaceva da matti.  
Nel momento in cui scese a toccarsi da sola sotto i loro occhi, fu quasi sul punto di venire.  

Mikasa fissò lo schermo, rapita e ammirata, le labbra umide schiuse e il respiro più rapido.  
Guardò Eren liberarsi della camicia e scendere sul seno di Sylvia, proprio mentre le mani di lei percorrevano quella schiena allenata su cui si era aggrappata milioni di volte. E il volto di Sylvia quando strisciava sul lenzuolo in un gemito muto, quello da solo era in grado di farle perdere la ragione.  
Fu in quel momento che dovette infilare le dita oltre il bordo delle mutandine, troppo su di giri. Respirò più forte e seguì il ritmo con cui Eren aveva preso a spingersi dentro Sylvia, i gemiti di lei soffocati nel cuscino e quelli di lui tra i suoi capelli sciolti.  
La posizione preferita di Mikasa.  
Due veri bastardi. 
Venne violentemente divisa tra la stizza e il piacere.  

Un mese dopo 

Mikasa sprofondò il viso contro i capelli di Sylvia, chiusa nel suo abbraccio stretto. Un secondo dopo, altre due braccia circondarono entrambe e sentii il profumo di Eren e Sylvia ridacchiare.
Chiuse gli occhi e finalmente rilassò le spalle: era a casa.  

L’unico motivo per cui sciolsero quella stretta fu il bisogno di guardarsi negli occhi, dal vivo.  
«Allora? Come è andato il viaggio?»  chiese Eren, rubandole lo zaino dalla spalla.  
«Uno schifo» rispose Mikasa con una smorfia. «Avevo un bambino urlante dietro» 
«Poverino, dovevano fargli male le orecchie» commentò Sylvia con fin troppa comprensione per i suoi gusti.  
«Povera me, vorrai dire» borbottò e Sylvia le posò la testa su una spalla, ridendo piano:  
«Hai ragione, amore». 
Mikasa si fermò di colpo e Sylvia si tirò su con una mano sulle labbra, scioccata. Poi guardarono entrambe Eren, che non aveva sentito una parola e stava combattendo con le cinghie dello zaino. Lui alzò la testa verso di loro con un’espressione buffissima.   
«Che c’è? Che ho fatto?». 
Per qualche motivo Mikasa rimase in silenzio a contemplare la scena davanti a lei, prima di scoppiare a ridere con gusto in un modo che lasciò gli altri ancora più stupiti. Era così bella che Sylvia, arrossendo, si sciolse in un sorriso ed anche Eren la guardò divertito. 
«Ma si può sapere perché ridi?». 
Troppa, troppa voglia di baciarli.  
Mikasa scosse la testa, ridendo ancora, e si incamminò trascinando Sylvia con sé.  
«Ho solo fretta di andare a casa» disse, lanciando un’occhiata beffarda ad Eren. «Dopotutto io e Sylvia abbiamo una scommessa da riscuotere». 
I due ragazzi misero un po’ a collegare: quando ricordarono il loro video e una particolare conversazione ebbero due reazioni molto differenti. 
Sylvia si illuminò e proruppe in un’esclamazione di vittoria.  
Da Eren invece non si udì alcun suono, ma il terrore negli occhi era più che evidente.   

Quanto le erano mancate le mani di Mikasa e i suoi respiri veloci addosso: cercò di farglielo capire, tenendole un palmo sulla nuca per evitare che si scostasse, scendendo con la mano libera fino a stringere la pelle dei glutei e poi più giù, scivolando sul tessuto dei suoi slip neri. Con un ansimo Mikasa si allontanò appena, voltando la testa tanto da poggiare la tempia sulle labbra di Sylvia, che continuava a fare pressione con le dita là dove Eren non riusciva a vedere. Era proprio lui che Mikasa cercò con gli occhi e le sfuggì uno sbuffo divertito: era delizioso. Eren la fulminò con lo sguardo e mosse nuovamente il braccio; l’acciaio delle manette tintinnò contro il ferro della testiera del letto ed a quel punto anche Sylvia spostò la sua attenzione su di lui con un sorrisetto furbo.  
«Dici che dovremmo almeno permettergli di parlare?» Chiese a Mikasa e ne approfittò per infilare le dita dentro i suoi slip; la corvina ci mise un attimo a rispondere, mordendosi le labbra alla sensazione.  
«Non so se ha ancora imparato la lezione» mormorò di tutta risposta e spinse Sylvia sul materasso, proprio di fianco ad Eren, che biascicò qualcosa di minaccioso e vagamente supplichevole. Mikasa scese a baciarla e Sylvia chiuse gli occhi, godendo delle carezze sul fianco, lungo le braccia, e nemmeno si rese conto a pieno che Mikasa le aveva preso i polsi con dolcezza per spostarli sopra la sua testa.  
Clic. 
Sylvia spalancò gli occhi e probabilmente avrebbe anche emesso un verso indignato se Mikasa non le avesse infilato a tradimento la lingua tra le labbra. La baciò abbastanza a lungo da farle inarcare la schiena e quando fu soddisfatta si sollevò per ammirare i suoi amanti legati l’uno all’altro, ansanti e non del tutto contenti. Quell’amore che le aveva detto Sylvia nel suo modo spensierato le aveva fatto capire qualcosa di grande e spaventoso: li amava, li amava davvero, entrambi.  
«Questi non erano i piani! Abbiamo sempre detto di farlo insieme» protestò Sylvia con calore e Mikasa sollevò un sopracciglio.  
«Vendetta. Per aver tramato contro di me e scommesso su di me» fece spallucce, segretamente compiaciuta. «Ah, sì. Voglio sentire tutto mentre mi tocco di fronte a voi». 
Slegò il tessuto stretto sulla bocca di Eren, ma il ragazzo era troppo scioccato per dire qualcosa.  
Forse avrebbero dovuto separarsi a turno più spesso.  




Hola ragazzuoli!
Sono di nuovo qui, prima del previsto: colpa di San Valentino e di questi tre rompiscatole. Avrei voluto pubblicare proprio il 14 febbraio, ma sono in ritardo anch'io lol. Mi piace tantissimo sperimentare con il poli, anche se è particolarmente complicato e non so se sono riuscita a rendere la realtà. Credo non sia tutto rosa e fiori come qui sopra, ci sono sicuramente molte più difficoltà/ostacoli/incomprensioni, ma ho volutamente scelto di portare la parte più dolce e carina. 
Voi che ne pensate? 
Vi ringrazio già in anticipo, in particolare quella pazza
 di mvrs, tvb.
Un abbraccio, 
NanaK

 

   
 
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