Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Joy    28/02/2022    0 recensioni
Da Erwin si è lasciato accarezzare la guancia, prima di rivolgere a me uno sguardo confuso.
Gli ho sorriso, sperando di emulare il tuo: quello capace di sciogliere ogni cuore, e la fronte del bambino si è increspata di un cipiglio sospettoso.
Non mi aspettavo davvero che funzionasse.
Però ha funzionato la mia giacca, gliel'ho offerta perché stava tremando nei suoi miseri abiti, e quando gliel'ho avvolta attorno alle spalle non si è mosso.
Ha sospirato chiudendo gli occhi, immagino per il calore, e ha appoggiato la testa al muro retrostante.

[Scritta per "Il Diario di malattia" gruppo facebbok Hurt/Comfort Italia]
[Kid!Erwin, Kid!Levi, Signor Smith. What if. Sette capitoli in totale, storia completa, aggiornamenti regolari.]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
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6° Entry

 

 

Dopo la nottata terribile che abbiamo trascorso, oggi abbiamo avuto una mattina assolata e quieta.

Abbiamo sonnecchiato a lungo, fino a che il sole ha cominciato a tingere le imposte chiuse, spandendo una luce calda in tutta la stanza.

Erwin ha sbadigliato, sollevando le braccia dietro la testa e lasciandole ricadere sul cuscino, come faceva quando era solo un neonato, e dopo essersi accertato che fossi al suo fianco si è lasciato di nuovo vincere dalla sonnolenza.

Il suo odore mi ha calmato, come è successo ogni volta in cui ho cercato una ragione per proseguire senza di te affondando il viso tra i suoi capelli soffici.

Mi sono concesso d'immaginarti con me, come in quelle mattine, divenute estate dopo il tuo , quando rubavi i colori all'alba fresca di rugiada, seduta sul davanzale della nostra finestra con i piedi nudi e lo sguardo perso sulla città ancora addormentata.

Quando penso a te, mia adorata, la realtà sfuma in un dolce, soffuso e bellissimo niente, nel quale mi perderei, se non fosse per Erwin.

Certe volte sono i ragazzi delle mie classi, insieme a lui, a rendermi di nuovo entusiasta delle mie giornate: la loro vitalità, l'ingegno in divenire, la totale -o quasi- assenza di quei costrutti posticci che si formano successivamente nella mente degli adulti, mi fanno tornare a respirare, a credere, a sperare in un futuro in cui chiunque, dalla propria finestra, possa scorgere un orizzonte che non sia interrotto da mura grigie.

Sogni di cui non avrei bisogno, se tu fossi ancora con me: non c'è orizzonte che non adorerei se comprendesse ancora il tuo profilo.

Levi si è risvegliato lentamente e con serenità, ho visto le sue palpebre fluttuare e sollevarsi; non ho idea di cosa abbia pensato al suo risveglio, ma l'ho visto volgere lo sguardo confuso intorno alla stanza, per poi posarsi sulla figura di Erwin, addormentato accanto a lui.

Quel raggio di sole che filtrava dalla persiana chiusa, lui ha provato a toccarlo: ha sollevato la mano, l'ha girata su se stessa nel cono di luce e ha seguito la sua traiettoria, finché non si è posata sui capelli illuminati di nostro figlio.

È rimasto immobile per qualche istante, con quei fili dorati tra le dita, ed Erwin ha aperto gli occhi, le iridi blu scuro per la penombra, confuse solo per un unico istante.

“Ciao” gli ha detto, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

E mia cara, quello scricciolo di bambino ha sollevato un sopracciglio come se non fosse abituato ad un simile saluto e dopo qualche secondo, con voce esitante gli ha risposto allo stesso modo.

Il suo ciao è uscito rauco e impastato, ma era la prima volta che comunica volontariamente con noi: ha lusingato il mio orgoglio e accentuato la tenerezza, finché Erwin non ha relegato tutto in secondo piano, riportandoci con ilarità a questioni molto più pratiche con il suo squillante:

“Cosa aspettiamo a fare colazione?”

Mio tesoro, giuro che certe volte le sue uscite sono totalmente decontestualizzate, eppure, in un certo qual modo, salvifiche.

Levi sta meglio oggi. Ha ancora la tosse, sebbene non più soffocante come nei giorni scorsi, e una febbricola leggera che tende a salire verso sera, ma è chiaramente di nuovo in forze e questo sembra accompagnarsi ad una totale incapacità di stare a letto, a riposo.

Il suo sguardo mi ha seguito di sottecchi per quasi tutto il giorno, sebbene fosse preso dalle continue attività in cui Erwin non si è potuto trattenere dal coinvolgerlo, soprattutto quando mi sono seduto allo scrittoio per completare alcune note che avevo lasciato impolverare dopo la frenesia degli ultimi giorni.

Credo che fosse il frusciare del pennino sulla carta ad attirare la sua attenzione, tanto che Erwin ha riposto le stampe a colori che gli stava mostrando ed ha atteso paziente che voltasse di nuovo la testa verso di lui.

“Mio padre è il maestro del paese” ha detto poi. “Vuoi vedere cosa sta scrivendo?”

Ho evitato di rimarcare che probabilmente Levi non sa né leggere né scrivere.

Mi sono alzato, prima che potessero entrambi raggiungermi, incuranti del buonsenso che vorrebbe Levi ancora a riposo e al caldo, tra le coperte del divano, e mi sono seduto accanto a loro.

Ho portato con me i fogli su cui stavo lavorando, insieme a calamaio e pennino, ed è proprio su questi oggetti che si è posato il suo sguardo.

Avrei dovuto capirlo, mia cara, dalla tensione delle sue labbra e dalla serietà di quelle iridi taglienti, che il sospetto lo aveva già messo in allarme, e invece senza riflettere ho sollevato il pennino davanti al suo volto chiedendogli stupidamente: “Vuoi vedere come funziona?”

Si è ritratto all'istante, allontanandosi quanto più ha potuto, ed Erwin, più rapido di me nel reagire e sicuramente più istintivo, gli ha posato una mano sul braccio chiarendo immediatamente: “Non è pericoloso. Serve per scrivere.”

Si è incuriosito, ma ha continuato comunque a guardarci con sospetto, finché Erwin non ha afferrato carta pennino e inchiostro, posandoli sul tavolino davanti al divano, e con i ginocchi in terra gli ha mostrato come usarli.

“Ecco qua!” ha esclamato infine, sollevando il foglio su cui aveva appena compitato Levi. “Questo è il tuo nome” ha aggiunto. “Vuoi provare?”

Non gli ho ostacolati, amore mio, sebbene non ritenga assennato lasciare alzare il bambino dopo la febbre alta di ieri, ma quell'invito sembrava aver cancellato con tale rapidità il suo terrore che non ho potuto oppormi.

L'ho osservato, mentre lasciava che la mano di Erwin guidasse il pennino nella sua: ha sollevato il viso e guardato prima il suo profilo concentrato e poi il foglio, dove sotto la spinta delicata di nostro figlio andava formandosi un abbozzo di parola.

“Prova da solo ora” gli ha detto Erwin lasciando la sua mano, ma rimanendo comunque inginocchiato dietro di lui.

E Levi lo ha fatto, ha spostato di poco la mano e ripetuto le poche lettere del suo nome, grattando leggermente sulla carta.

Mi è sembrato stupito del risultato, affascinato anche: ha scrutato il foglio osservando quei tratti incerti asciugarsi in fretta e poi ha sollevato il pennino toccandone la punta.

Non gli è piaciuto l'inchiostro sulle dita. Ha provato a pulire, strusciandole sulla carta assorbente senza risultato e poi strofinandole con l'altra mano peggiorando la situazione.

Mi è sembrato sul punto d'innervosirsi, così ho afferrato la sua piccola mano tra le mie, pulendogli le dita con un pezzetto di stoffa intinto nell'olio.

Sono tornare pulite e lui ha sospirato, penso che abbia avuto una vita terribile nel sottosuolo, mia cara.

Ho lasciato il panno sul tavolino, in modo che potesse usarlo in autonomia senza interrompere le sue prove con carta e inchiostro, e mi è sembrato che questo lo tranquillizzasse; Erwin gli ha mostrato un'infinità di parole che lui ha copiato, fino a che non ha iniziato a socchiudere le palpebre e ciondolare la testa.

La tosse leggera, ma persistente che è tornata a farsi sentire, mi ha convinto della necessità di ricondurlo sotto le coperte; non mi ha ostacolato mentre lo guidavo di nuovo sul divano, però ha lanciato un ultimo sguardo al foglio su cui si era così impegnato a copiare le parole.

“Puoi continuare dopo, se vuoi” gli ho detto e lui mi è sembrato più propenso a lasciarsi sdraiare e avvolgere nelle coperte e riposare.

Penso che in questi giorni, potrei insegnargli i primi rudimenti scolastici.

 

 

  
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