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Autore: VigilanzaCostante    28/02/2022    2 recensioni
Laurent vuole disperatamente imparare a generare un Patronus, ma non riesce a trovare dei ricordi felici abbastanza genuini. Damen è l'unico del settimo anno ad aver padroneggiato l'incantesimo.
«E perché lo stai chiedendo a me?».
Laurent digrignò i denti, perché non aveva il coraggio di ammetterlo, ma…
«Perché sei l’unico del nostro anno ad aver padroneggiato l’incantesimo».
Cercò di dirlo fissandolo negli occhi, senza cenno di cedimento nella voce o di ammissione di bravura. Solo un dato di fatto. Damianos Akielos era stato il primo del settimo anno a riuscire a tirare fuori più di qualche spruzzo argentato dalla bacchetta.
«Io cosa ci guadagno?» era guardingo, e sospettoso, con le braccia incrociate e i muscoli tesi, stretti nella divisa Grifondoro.
«Ti passo lo schema di gioco Serpeverde per la prossima partita del Torneo».

|Hogwarts!AU| Partecipa alla challenge "To be writing challenge 2022" indetta da Bellaluna sul forum "Writing games". | Damen/Laurent| Spoiler! |
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Damen / Damianos, Laurent
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: per rendere fattibile l’AU, qui l’età di Damen e quella di Laurent coincidono. Sono entrambi al settimo anno.
Inoltre, SPOILER di tutta la trilogia, compresa Ascesa dei re.


 
 

Lezioni di felicità

 
«E perché lo stai chiedendo a me?».
Laurent digrignò i denti, perché non aveva il coraggio di ammetterlo, ma…
«Perché sei l’unico del nostro anno ad aver padroneggiato l’incantesimo».
Cercò di dirlo fissandolo negli occhi, senza cenno di cedimento nella voce o di ammissione di bravura. Solo un dato di fatto. Damianos Akielos era stato il primo del settimo anno a riuscire a tirare fuori più di qualche spruzzo argentato dalla bacchetta.
«Io cosa ci guadagno?» era guardingo, e sospettoso, con le braccia incrociate e i muscoli tesi, stretti nella divisa Grifondoro.
«Ti passo lo schema di gioco Serpeverde per la prossima partita del Torneo».
«Come pagamento mi sembra esageratamente generoso, non credo di potermi fidare di te, sei così serpe da tradire pure i tuoi stessi compagni?».
In risposta, Laurent gli fece un occhiolino.
«Scoprilo».
E Damen, anche senza rispondere, seppe che avrebbe accettato la sfida.


 
×××
 

«Fammi vedere prima tu».
«Expecto Patronum».
Dalla bacchetta fuoriuscì il getto di luce bianca, che con forza prese la forma di un leone. Sembrava talmente reale che, quando gli ruggì in faccia, Laurent ebbe un lieve fremito.
«Come sei banale» e assunse il suo solito sguardo annnoiato. Non gli avrebbe fatto vedere neanche un briciolo di stupore o di apprezzamento.
«Devi pensare a qualcosa di felice, a un ricordo luminoso, chiaro, che quando ci ripensi ti si attorcigliano ancora le budella dalla gioia».
Volgare – sibilò.
Non ho un ricordo felice – era quello che avrebbe dovuto dire.
 
×××


«Devi concentrarti, devi focalizzare».
Focalizzare cosa? Laurent, se fosse meno sofisticato, sputerebbe sulle scarpe di quel pompato Grifondoro. Se solo sapesse cosa significa non riuscire a focalizzare momenti felici. Lui e la sua vita scintillante, il suo fratello ancora vivo, la sua ragazza perfetta.
«Non vedi che ci sto provando?» ed effettivamente quella domanda gli uscì con lo stesso sdegno di uno sputo. Stava quasi gocciolando di sudore per la tensione e quell’idiota aveva anche coraggio di metterlo in dubbio.
«Dimmi, a cosa pensi?».
Laurent si rifiutò di rispondere.
«Non regalo i miei ricordi felici a chicchessia. Tu piuttosto a cosa pensi? A che versi fa la tua biondina quando si infiltra nei dormitori Grifondoro?».
Vide Damionos stringere le nocche con forza, quasi da farle diventare bianche.
«Abbiamo una tenuta estiva, in Grecia. Quando ero più piccolo, mio fratello Castor sfruttava il suo tempo lontano da Hogwarts per insegnarmi a volare. È molto più grande di me, mi pareva un eroe. Allora non sapevo che invece tutti lo additavano e giudicavano per il semplice fatto di essere nato dall’unione di mio padre con una babbana. Da un tradimento. Era tutto più facile quando non mi rendevo conto della cattiveria della gente, e per me era solo il mago più forte del mondo. Penso a quei momenti».
Laurent, seduto accanto a lui, stava fingendo di starsi ancora riprendendo dalla fatica di prima. Ma nel mentre l’osservava. Quel volto duro, quel fisico possente, quegli occhi dolci. Allora, aveva qualcosa da raccontare dietro la forza bruta e i muscoli fatti sul campo da Quidditch.
Ancora troppo banale, Akielos – disse, ghignando.
Vorrei riuscirci anche io – era quello che avrebbe voluto dire.
 

 
×××
 

Tornati dalle vacanze di Natale, Damen era livido di rabbia.
Laurent era riuscito a salvarsi dal ricongiungimento con il suo viscido zio, che per fortuna non aveva tempo per tenerselo vicino e gli aveva ordinato di rimanere a Hogwarts. Quindi, tutto sommato, non stava peggio del solito.
Damianos, invece, era irriconoscibile.
«Niente consigli orribili sul ritrovare dei ricordi felici, oggi?».
«Zitto» ringhiò, come se fosse un cane pulcioso.
«Certo che voi Grifondoro non sapete proprio nascondere le vostre stupide emozioni. Dimmi, che cosa ha sconvolto il grande Damianos?».
Non gli rispose, non lo guardava nemmeno negli occhi. Come se avesse paura di trovare su quel viso biondo qualcosa di estraneo.
«Riguarda Jocasta?» insistette, senza sapere nemmeno perché.
«Jocasta ha una relazione con Castor, non so da quanto tempo».
In risposta, Laurent sbattè le palpebre accigliato. Quanti anni avevano di differenza, quei due? Era proprio al limite della legalità. Che schifo.
«Che serpe in seno quella ragazza».
«Li ho beccati al cenone della Vigilia, quando sono andato a prendere in cantina un’altra bottiglia di vino. Puoi immaginare che bel Natale ho passato».
Sapeva di avere i tratti molto simili a quelli di Jocasta, la stessa lingua tagliente. Laurent capì perché Damianos non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi.
«Riuscirai a evocare ancora un Patronus?».
«Sì. Quei ricordi restano felici, nonostante tutto».
«È in questo che siamo diversi e lo saremo sempre, Akielos».
Damen non capì. Laurent non pretendeva capisse. Non lo voleva neppure.
 
×××


«Oggi proviamo un’altra tecnica».
«Cioè?».
«Prendi la scopa che andiamo a fare una volata».
«E quando avrei accettato una cosa del genere?» le sopracciglia bionde di Laurent quasi scomparivano dietro l’attaccatura dei capelli.
«È inutile torturarti con la stessa routine. Andiamo a crearci dei ricordi felici».
Dubito che qualcosa con te intorno possa essere felice – disse.
Sì, ti prego – era quello che avrebbe voluto dire.

 
×××


Le prime settimane aveva provato a pensare ad Auguste. Ma ogni risata si tramutava nel suo volto gelido e insanguinato dopo l’attacco che lo aveva portato alla morte.[1] Poi aveva tentato di ricordare i momenti belli con suo zio, quando pensava di potersi ancora fidare di lui. Ma ogni carezza conduceva al ricordo del suo sesso indesiderato contro il suo ventre da bambino. Aveva provato a pensare a Nicaise, Jord, agli altri suoi amici fedeli. Ma quelle amicizie erano fondate più sul rispetto che sull’affetto, e al massimo gli usciva qualche spruzzata di nebbiolina argentata. Ma lui voleva di più, voleva vedere un animale corporeo, come il leone ruggente di Damen.
Quindi, iniziò a pensare a Damionos. A quello stuzzicarsi continuo. Al disprezzo per la sua famiglia, che era lì quando Auguste morì e non fecero niente per aiutarlo.[2] All’odio per quello che Damianos era e che lui non riusciva a essere: felice. E questo funzionava. Lo caricava. Ma ancora di più iniziò a pensare alle risate. Alla rabbia che si era trasformato in voglia di stargli vicino. Al modo in cui ogni tanto lo beccava a guardarlo. Al tempo passato a volare e volare e volare…
«Expecto Patronum» disse con voce ferma, decisa, limpida.
Un cavallo fiero e maestoso sgorgò dalla sua bacchetta. Iniziò a fare rumori con i suoi zoccoli, e volteggiargli intorno. Damen, lì vicino, aveva puro orgoglio negli occhi.



 
 ×××
 

«Tieni».
Laurent stava porgendo a Damen un plico sigillato.
«Non li voglio, io… io voglio battere Serpeverde in modo pulito, e sono stato insomma, sono stato felice di aiutarti».
«Va bene che sei buono, Damianos, ma non essere tonto. Un patto è un patto, e non voglio sentirmi in debito con te».
Anche se lo sono, aggiunse mentalmente.
Si girò per andarsene, sorridendogli in modo sbilenco.
«Ci vediamo sul campo».
«Magari anche qualche altra volta fuori partita, ti va?».
Forse, dai – disse.
Certo che mi va, stupido idiota. E chiedimi di andare a Hogsmeade – era quello che avrebbe voluto dire.
 
×××

«Nik, ho gli schemi di gioco della partita di giovedì contro i Serpeverde».
«Damen, quale partita contro i Serpeverde? Non hai sentito? La McGrannit ha cambiato i turni. Giochiamo prima contro i Corvonero, poi loro con i Tassorosso. È stato deciso mesi fa, a volte mi chiedo perché tu sia Capitano e io no».
Scoppiò a ridere. Lo aveva fregato. “Lo schema di gioco dei Serpeverde per la prossima partita del Torneo.”
Aveva perso quella sfida. E, si rese conto, non gli dava minimamente fastidio. Anzi.
Si sarebbe fatto imbrogliare di nuovo, pur di passare altro tempo con quel volto da angelo e la mente da serpente.
 







 
 

[1] Chiaramente, non essendoci un vero e proprio equivalente della battaglia di Marlas, immagino che Auguste abbia partecipato in qualche modo alle battaglie della prima guerra dei Maghi.
[2] Anche qui: non riesco a immaginare nessuna delle due parti come Mangiamorte, se non forse il Reggente. E quindi non riesco neanche a immaginare effettivamente Damianos che, a soli 17 anni possa aver fatto quello che ha fatto. Quindi l’ho reinventato così.
   
 
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