Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    06/03/2022    5 recensioni
Ho utilizzato un soggetto non originale ( lo dico subito, nel senso che ho scritto una storia sullo stesso tono, per un altro fandom) portando alcuni dei protagonisti di VbN in un AU moderno e dai toni parecchio scanzonati; forse, posso essere andata oltre ma…questo è il mio modo di scrivere: sperimentare.
Ma cosa c’è di così tanto strano nella storia?
Beh: diciamo che, dopo una nottata di bagordi, Andrè ed Alain si ritrovano a dormire nello stesso letto e con una fede d’ oro al dito…e tra pensieri, equivoci e qualche risata -almeno spero – passeranno alcuni giorni prima di scoprire cosa sia accaduto. Oscar c'è, ovviamente, ma i protagonisti indiscussi saranno loro, con una comparsa di Fersen in vesti inusuali. E' il mio primo scritto, simil commedia, siate clementi! =)
Barbara
Aggiunta FANART al capitolo 4 e 6.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“SI.”
 
La risposta di Oscar si fece sentire chiara e limpida come il cielo che, inaspettatamente colmo di stelle, vegliava su di loro. Andrè, in ginocchio davanti a lei, sorrise emozionato:  senza mai lasciarle le mani  al cui anulare sinistro aveva infilato poco prima un anello con tre pietre dal color zaffiro , si alzò e la abbracciò, tenendola stretta.
Chiuse gli occhi.
Gli sembrò di volare.
“Se sono stato precipitoso, dillo senza problemi” sussurrò, la voce appena percettibile. Oscar, il capo appoggiato sulla spalla dell’ uomo, rispose con voce tremante.
“No. Non lo sei stato; non ci crederai ma…sai quante volte l’ ho immaginato, questo momento?”
Andrè aprì gli occhi, sorpreso. Trovò quelli di lei ed un magnifico sorriso ad attenderlo.

“Oscar….tu….”

“Sai, è ’ qualcosa di strano. Come se…ti amassi da sempre. Non ho bisogno di tempo, di prove: da una vita ti conosco e ti conosce il mio cuore…” rispose, lei.

“Per me è lo stesso” disse Andrè.
Le loro mani si strinsero ancora di più.

“Ti piace?” domandò poi, riferendosi all’ anello. Lei annuì.
“E’ magnifico” rispose.
Per un attimo, infinto e piacevole, rimasero in silenzio ascoltando solo che  il suono lento, dolce  dei rispettivi cuori. Poi Andrè tornò verso i cavalli e raccolse il cestino dove una bottiglia e due bicchieri ormai vuoti erano stati posati-
“…Abbiamo ancora una cena, Oscar…non è ancora finita, la sera…” disse; lei, che lo osservava sognante a pochi metri di distanza, lo raggiunse.
“…Me ne stavo quasi dimenticando”
“…Sei sempre dell’ idea?” domandò lui. Lei annuì. Un altro bacio suggellò il momento.
Risalirono a cavallo, dunque, percorrendo a ritroso il percorso compiuto un paio di ore prima. Il sentiero, rischiarato dal fuoco di alcune torce, li condusse senza problemi verso le scuderie del maneggio dove Rosalie e Bernard – vecchi compagni di scuola che Oscar  aveva rivisto volentieri dopo moltissimo tempo – li attendevano per condurli presso l’ Agritourisme. Non appena li videro, sorrisero.
“E’ andato tutto bene?” domandò Bernard.
 Era appoggiato alla macchina che li avrebbe portati all’ agriturismo ed accanto a lui vi era un bimbetto vispo dai capelli chiari, François. Avrà avuto si e no sei anni.
Andrè fissò la vecchia conoscenza. Annuì.
“ Lasciate pure i cavalli a Marianne, ci penserà lei; voi venite con me, Rosalie vi aspetta”.
Oscar  si avvicinò per salutare il piccolo, poi fissò Andrè con aria interrogativa.
“…Andrè, che cosa hai in mente? Ma soprattutto, come hai fatto ad organizzare tutto questo in poche ore?” domandò felice.
Andrè le prese la mano.

“Diciamo che ho avuto fortuna, molta fortuna” rispose “ se non ci fossi riuscito stasera, mi sarei inventato comunque qualcosa….”

“Grazie. Grazie di tutto” rispose allora lei; e non fece più domande, perché non volle più perdersi un solo istante di quei momenti preziosi e irripetibili. Solo più tardi, dopo la cena consumata di comune accordo nella stanza dove tutto era rimasto come un tempo – ad eccezione naturalmente delle comodità di stampo ed uso moderno, necessarie e gradite –  e dove lei ed Andrè  in quel momento  erano stesi abbracciati nel letto ecco, solo allora cercò gli occhi dell’ uomo, silenziosa.
“Cosa c’è, amore mio?” chiese Andrè allungando la mano a sfiorare con le dita la schiena di Oscar.
“Niente, Andrè. Stavo solo pensando a tutto questo…” rispose.
“Hai…hai forse qualche ripensamento?” domandò l’ uomo, un poco preoccupato.
“No, affatto. Solo che tutto ciò non mi sembra vero, faccio ancora fatica a realizzarlo…ma è bellissimo, Andrè. Non ti crucciare.” L’ uomo sospirò, dentro sé, di sollievo.
“Dobbiamo solo stabilire la data…..” buttò li.
Oscar si voltò, tornò a stendersi accanto a lui, su di un fianco, in modo da poterlo vedere.
“…Pensavo…pensavo al nostro ritorno a Parigi , tra sei mesi…perché verrai anche tu a Dubai, giusto?” chiese. Andrè annuì e chiese: “… perché non prima?”
“Prima? Ma manca pochissimo tempo e ci sono molte cose da fare…” obiettò lei, effettivamente preoccupata.
“Oscar, non c’è bisogno di chissà quale cerimonia….Se sei d’ accordo, a mio avviso potremmo organizzare qualcosa nel giardino della villa, unendo cerimonia e festa….” rispose l’ uomo. Sempre attento alle esigenze di Oscar, avrebbe esaudito qualsiasi desiderio quindi, se lei avesse detto che preferiva rimandare, lo avrebbe accettato senza alcun problema.
Oscar  ci pensò ,gli occhi chiari fissi sull’ anello che portava al dito.
“Non è che voglia fare chissà chè ma sai, voglio pensarci bene.  In ogni caso, Grandier, non ti preoccupare! Ormai ti ho già detto di sì…” rispose poi risollevando così  l’ animo del compagno e avvicinandosi per baciarlo, cosa assai gradita . Ad un tratto, però, Oscar si allontanò da Andrè, pensierosa.
“E adesso che ti prende?” domandò l’ uomo.

“Ma… il divorzio? Sei sicuro che le carte saranno pronte in tempo? Non fido di quel Connard…a proposito, credi che dovremmo invitarlo?” disse.

Andrè, che non vedeva l’ ora di riassaporare le labbra e la pelle soffice di lei, sollevò il lenzuolo e lo tirò oltre il capo di entrambi.

“Oscar François De Jarjayes, ti ordino di fermare il tuo delizioso e immenso cervello e badare a questo pover’ uomo che niente altro anela che un tuo bacio. Sono stanco di parlare…” disse , in tono scherzoso. Oscar scoppiò a ridere; infine, seguì il consiglio di lui e la serata, nonché la notte, passò senza più alcun pensiero o interrogativo.
 


Il giorno seguente, di ritorno a casa, tuttavia ripresero l’ argomento. Oscar sembrò aver cambiato idea.
“Credo sia davvero una buona idea la tua, Andrè. Una cerimonia tranquilla e senza fronzoli, come siamo noi, sarebbe l’ ideale” gli disse. Andrè , sorpreso ma non più di tanto, sorride compiaciuto: ora, non restava altro che aspettare. Non appena Connard avesse fatto pervenire ad Alain e Andrè il via libera, avrebbero dato l’ annuncio ufficiale.
“E’ fatta, allora? Tra poco sarai la Signora Grandier?” disse.
Oscar lo guardò.
“Per il resto della vita, se tu lo vorrai” rispose.
 


I fogli tanto agognati non si fecero attendere: anche se in leggero ritardo sui tempi,, Fersen e Girodelle si presentarono a casa Jarjayes, intorno alle otto di sera del mercoledì successivo.
“Benvenuti. A cosa devo questa visita?” domandò loro Oscar, accogliendoli in casa. Andrè era tornato nella sua abitazione  circa due ore prima perché aveva promesso ad Alain di aiutarlo al locale con i turni dei ragazzi della sicurezza e doveva cambiarsi d’abito.
“Perdona l’ orario e l’ improvvisata”  disse Girodelle,  più in confidenza, offrendole un mazzo di fiori  per scusarsi del disturbo“ l’ avvocato è bloccato a casa, problemi alla schiena…e la sua segretaria si è dimenticata di inviare ad Andrè ed Alain ciò che aspettavano. Ha incaricato Hans di farvi pervenire il tutto ed io lo accompagno.  So che avrebbero voluto riceverlo in fretta così…eccoci qui” rispose lui.
Madame e Nanny, sedute in salotto a chiacchierare,  raggiunsero le persone  nell’ atrio.
“Non fai accomodare i tuoi ospiti, Oscar? Oh, Victor, che piacere rivederti” disse.
“E’ un piacere anche per me,  Madame Georgette. Riguardo al resto non preoccupatevi, siamo solo di passaggio” rispose Victor, con modo affabile. Nanny nel frattempo si era avvicinata a Fersen per salutarlo e gli stava domandando lumi sulla frattura che si era provocato e che ora pareva essere guarita.
“Victor, devi scusarmi. Sono rimasta così sorpresa che non ti ho neppure invitato ad entrare” si scusò Oscar “ prego, accomodatevi. Chiamo Louise perché ci porti qualcosa…”
Victor e Fersen si guardarono, dopo di che annuirono, seguendo Madame e Oscar in sala. Nanny li seguì.  

“Tieni, è tutto in questa busta” disse Victor una volta seduto porgendo il piccolo plico tra le mani di Oscar. Lei lo ringraziò, posò il tutto sul tavolino e prese il caffè che Louise aveva da poco portato.
“Mio marito ha fatto il prima possibile” disse Fersen. Nanny, curiosa, intervenne.
“Lei è sposato? Non me lo aveva detto” disse. L’ altro sorrise.
“Si, Madame. Da qualche anno. Quando sono arrivato a Parigi dalla Svezia conoscevo già Jean…Connard. L’ avvocato” nicchiò.
“E lei? E’ sposato anche lei?” domandò a Victor. Quest’ ultimo negò.
“Sono sposato con il mio lavoro e poi…non ho ancora trovato la persona giusta” rispose. Oscar si domandò solo in quell’ attimo quale orientamento l’ amico potesse avere. Non che le importasse, anzi; però, era curiosa.
“Nanny, il nostro Victor non ha mai tempo di uscire da quei locali “ intervenne la madre di Oscar “ ….credo che questa sera sia l’ unica sera che si sia concesso da un po' di tempo a questa parte…”
Victor si aggiustò i capelli.
”Si. Sono sempre molto impegnato: più tardi, per esempio, andrò nel locale di Alain. La sorella ha organizzato una piccola sfilata di moda, così, per promuovere il locale…ed io mi occuperò ovviamente di capelli e trucco” disse. Poi si girò verso Oscar con aria furbetta.
“….Hai da fare, stasera?” domandò.
La donna, intenta ad osservare Nanny che pareva essere rapita dalla chioma fluente di Girodelle abbandonando in totale solitudine il suo vecchio amico Fersen, a momenti sobbalzò.
“Dici a me? Oddio…è vero che altre volte mi sono prestata…non saprei. Ti serve una testa nuova? ” rispose.
“Si, e tu oltre ad essere una bellissima donna hai pure dei capelli fa-vo-lo-si!” rispose.
Oscar non rispose.  Tuttavia dopo pochi attimi le venne in mente una cosa: avrebbe potuto rivelare a Girodelle del matrimonio e quindi…studiarsi una acconciatura ad hoc.
“…Ma si, si può fare” disse, alzandosi “ dammi solo un attimo che mi preparo. Torno quasi subito: poi, se volete, possiamo andare”.
Detto ciò, tornò in camera sua dove si infilò qualcosa di più consono e chiamò Andrè. La conversazione si aprì con un gran trambusto in sottofondo.
“Ciao, Andrè. Ascolta, tra un attimo verrò al locale” disse, alzando la voce per farsi sentire.
“Va bene, ti aspetto: io ne ho per un po', più tardi ci sarà la sfilata e devo coordinare alcune cose con Lucien. Come mai hai deciso di uscire?” rispose il suo uomo.
“Eh, appunto per questo: Girodelle è passato da casa con Fersen ed ha portato un plico per te ed Alain…. Le carte del divorzio! Comunque…dai, ti spiego con calma dopo!”
“….ah, davvero? Bene! Così potremo ufficializzare la nostra decisione.Ti aspetto, allora!” rispose. Chiusa la telefonata, Oscar tornò quindi di sotto. Girodelle, Fersen e Nanny la stavano aspettando.
“Nanny...vie…vieni anche tu?” domandò non appena vide che la donna  indossava il soprabito e , intenta davanti allo specchietto da borsetta, si dava il rossetto.
“Si, perché? Ora che sono in pensione credi che la mia massima aspirazione sia rimanere a casa a fare la calza?” rispose, con i solidi modi spicci. Oscar guardò la madre ed entrambe risero.
“Lasciala fare” le sussurrò quest’ ultima, accompagnando tutti verso la porta; la compagnia, dunque, si mise in moto.
 
“Ehm…Cosa ci fa qui la nonna?”


Il viso di Andrè, felice per aver appena saputo che ormai, da qualche ora, non era più Madame de Soisson, non appena vide la congiunta cambiò colore.
Tra un andirivieni di persone e camerieri e la cacofonia provocata da voci e musica, si guardò in giro smarrito.
“E’ stata una sorpresa anche per me e, sappilo, mi ha pure sgridata quando le ho chiesto cosa intendesse fare….” rispose Oscar. La vecchina si avvicinò ad entrambi, tenendo la borsetta stretta con entrambe le mani. Una nuvola di lavanda per un secondo tolse loro il respiro,
“Nonna, ti trovo bene. Vuoi qualcosa da bere? Vuoi sederti?” le domandò Andrè, premuroso, facendo attenzione che nessuno la urtasse e cingendole le spalle con un braccio.
“No, grazie. Sto bene così” rispose, guardandosi in giro “ ….senti Oscar…ma quel bel giovanotto, Victor…? Dove è andato?”
“Nanny, è dietro le quinte. Tra poco lo raggiungerò, alla fine della sfilata arriverà il mio turno….”
Andrè si strinse alla nonna e fissò Oscar. Siamo già arrivati alla confidenza….pensò preoccupato tra sé.
“Hai già detto qualcosa?” domandò subito dopo, cambiando argomento, con un filo di voce. La donna fece segno di no con il capo.
“Bene! Senti… io…ora devo andare. Oscar, ci ritroviamo qui e ne parliamo con calma?” domandò.

“Ed io? Che faccio nel frattempo?” chiese  Nanny. Oscar cercò Fersen per potergliela affidare,  ma non lo trovò.
“Puoi venire con me , mi aspetterai. Ci vorrà una oretta, però…” disse. La nonnina sorrise e, poco dopo, seguì Oscar dietro le quinte del palchetto improvvisato in un angolo del locale.
“….Vi ho sentito, sai?” disse alla sua Oscar mentre camminavano facendosi strada tra la gente.

“A che proposito, Nanny?” domandò l’ altra donna.

“ Tu e Andrè vi volete sposare, giusto? Non sono poi cos’ vecchia e rintronata: mi sono accorta dell’anello che porti al dito ma soprattutto di come…come vi guardate negli ultimi tempi. Perché non mi avete detto nulla?” domandò.
Le due donne si trovavano ora proprio a ridosso dei camerini, ovvero della zona in cui erano sistemate le modelle. Oscar notò che Alain si stava sincerando personalmente della consistenza di alcuni tipi di lingerie in compagnia di una ragazza mora e riccia e alzò gli occhi al cielo, per poi rispondere alla sua governante.
“…E’ stata una sorpresa anche per me, è accaduto sabato scorso. Aspettavamo alcune carte, prima di ufficializzare il tutto” disse.  Nanny allungò una mano e accarezzò teneramente il viso di Oscar. Nel mentre, la voce di Fersen si fece sentire:
“Oscar, Victor ti attende” disse. La giovane fece un cenno di riscontro all’ uomo e si avviò da Girodelle, seguita dalla nonna di Andrè che, dopo averla lasciata nelle mani del parrucchiere sparì, seguendo lo svedese , verso le sedie davanti al piccolo palco.


 
Intorno alla una, finalmente, si concluse il tutto.
Il locale si stava svuotando ed ovunque si sentivano saluti e risa.Oscar fu impegnata per un’ ora, come aveva preventivato e, durante questo tempo, ebbe anche tempo di parlare con Girodelle che accolse con un gran sorriso la notizia delle nozze e con il quale iniziò a fantasticare di trucco, parrucco & Co.
Quando lo raggiunse, Andrè la attendeva seduto al bancone parlottando con Alain e altre due persone che lei non conosceva.  Andrè la baciò con trasporto,incurante di tutto e tutti e sorprendendo la stessa donna.
“Alain, dobbiamo dirti una cosa”  disse, poi, tenendo per mano Oscar “ …visto che da stasera sono un uomo libero io e Oscar abbiamo deciso di sposarci. Cioè, ecco, non so se mi sono spiegato ma il senso è questo….”. Era impacciato come non mai ma, per una volta, Alain non lo prese in giro: anzi, sorrise sorpreso  e scese dal bancone per andare ad abbracciarlo.
“Ne sono felice! Ma… perché non sapevo nulla? Vecchia volpe… avevo inteso che il tuo cuore si struggesse per una donna ma…non credevo fosse Oscar. Ancora complimenti, ragazzi. State benissimo, insieme…perché non ci ho pensato?” disse.
Poi strinse la mano ad Oscar.
“…diciamo che è stato un colpo di testa. Ancora nessuno lo sa, a parte te…” rispose Andrè.
“….e tua nonna. Ha capito tutto, Andrè” disse Oscar intrufolandosi nella conversazione. Andrè la fissò sorpreso.
“Si, mentre mi accompagnava per la sessione di trucco…mi ha rivelato di aver capito tutto…” disse sorridendo.
“Ora dove sta, a proposito? Vorrei parlarle anche io…” disse Andrè.
Si guardò intorno, cercandola,  ma non la vide.
Tempo dieci minuti e il suo sorriso si tramutò in terrore: allentò il nodo della cravatta e slacciò i primi bottoni della camicia, in fame d’ aria.
“Non ti preoccupare, sarà nel giardino esterno” disse Alain “Ora mando una delle ragazze a cercarla….”

Andrè, tuttavia, non sembrò accettare la spiegazione e si alzò in piedi.

“Dopo l’ ultima esperienza… vado io a cercarla. ” disse. Oscar a sua volta si alzò; quindi, senza nemmeno salutare i presenti,  presero a camminare lungo tutto il perimetro del locale.
“Qui non cè ” disse Andrè osservando i divanetti “ e non la vedo nemmeno la…” aggiunse, indicando la zona della sfilata dove alcuni ragazzotti stavano smontando la struttura.
“Deve essere in giardino, per forza” rispose allora Oscar; allungò il passo e superato Andrè, si trovò sul plateatico esterno.  Nanny era li…e non era sola.
In piedi a pochi metri di distanza, la donna e Girodelle stavano, come se nessuno li vedesse, cinguettando amabilmente tête-à-tête ed a entrambi brillavano gli occhi.

Si girò, Oscar, per fermare Andrè.

Troppo tardi; l’ uomo li aveva ormai  visti e , con una mossa repentina, la sua mano aveva  afferrato ciò che restava di una bottiglia di vino lasciata sul tavolo  da chissà chi e in quel momento ne stava trangugiando il contenuto a grandi sorsate.

Alain, che li aveva raggiunti, guardò la scena.

“Credo che a questo punto i matrimoni potrebbero essere anche due….” disse, ridendo. Il viso di Andrè era una maschera di cera.
“E’ meglio se andiamo a casa” disse, solo; poi, andò verso sua nonna.
“…Sono grande abbastanza. Mi accompagnerà a casa questo bel giovanotto, vero?” disse, cinguettando come un usignolo in amore.
Oscar corse verso Andrè: visto il colorito delle sue gote, pensò che fosse una buona idea sorreggerlo.
“Ma sta succedendo davvero?” chiese l’ uomo ad Oscar. Lei annuì.
Senza dire altro, si presero per mano. Oscar sorridente, Andrè un po' meno.
“Ma…ma…” bofonchiò, quest’ ultimo, mentre camminava.
Oscar si fermò. Lo baciò.

“Andiamo a casa, Andrè. Dobbiamo pensare ad nostro matrimonio” disse raggiante. Ciò sembrò calmarlo; quando rientrarono, la preoccupazione per il fine serata di Nanny li aveva abbandonati da almeno una mezzora durante la quale non avevano fatto altro che baciarsi, ad ogni sosta, ad ogni semaforo rosso. 
   
 
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