Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
Segui la storia  |       
Autore: Ataraxia Diagrams    05/09/2009    9 recensioni
Si avvicinò ancora con il suo passo aristocratico, ma improvvisamente sparì dalla mia visuale. Il mio cuore perse uno...due..tre e forse quattro battiti quando scomparve lasciando un raggelante senso di vuoto.
-Tana per Emy- sobbalzai gridando e mi riotrovai con la schiena pigiata contro il finestrino mentre sul suo volto perfetto si dipingeva un sorriso sadico che non mi rassicurava affatto.
-C...chi sei!?-
-Tipica domanda da copione di film horror...mi aspettavo qualcosa di meglio da te, Vichbourg...- il suo volto era maledettamente vicino al mio e potevo sentire il suo fiato...il suo fiato inesistente che nella mia immaginazione, mi sfiorava il volto madido di sudore. Non respirava...non ne aveva bisogno.
-I...io voglio solo...solo tornare a casa mia...dalla mia famiglia...- mormorai terrorizzata. Mi vergognavo del mio tono implorante e patetico...ma non era il momento per l'orgoglio.
-Oh...ma ci tornerai, piccolina...ci tornerai eccome...lascia che ti accompagni io- il ghigno sadico si trasformò in un sorriso pericoloso e letale che non preannunciava nulla di buono e gridai quando la sua mano, curata e affusolata, mi afferrò con forza il polso attirandomi bruscamente a sè. Le mie urla cessarono di colpo quando mi ritrovai lì, "al sicuro" contro il suo petto, stretta dalle sue braccia che corsero a tenermi la schiena e le gambe sollevandomi da terra.
Era così freddo...
-No! Dove...dove cazzo mi stai portando!?-
-Bhè...se te lo dicessi...che razza di rapimento sarebbe?-
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Note dell’Autore: Ormai sono conosciuta come quella che non aggiorna mai. Mi dispiace farvi aspettare così a lungo, ma diciamo che sono come un'automobile: invece di andare a benzina, io vado ad ispirazione...e quando quella non c'è, pace non riesco a scrivere cose decenti.
Comunque ho letto i commenti dove mi pregate di aggiornare, quindi ho deciso di impegnarmi nonostante tutto ed ecco il nuovo capitolo pronto per voi! Non è lunghissimo, ma ho deciso di fare parecchi capitoli ma brevi, così riesco ad amministrarmi meglio il tempo per svolgere l'intera storia. Spero comunque che vi piaccia e di non aver deluso le vostre aspettative.
Ah, prima che me ne dimentichi, ringrazio:
merion; Ghen; _sefiri_; Lebron; tori:93; Little Sleeping Beauty; aras1796;  Kahoko; ciccina5; claudina cullen;
Grazie a tutti voi per i fantastici commenti^^
 
~~~ 
 
-Lasciami andare, ti prego!- gridavo come una bambina terrorizzata da un incubo, ma stavolta non c'era il lettone dei miei genitori pronto ad accogliermi. Stavolta potevo solo sperare che quel Porfirico non decidesse di prolungare troppo la mia agonia. Saltava con agilità da un tetto all'altro, spezzando l'aria pesante della notte,facendo vergognare le stelle con la propria lucentezza. Le sue braccia mi tenevano salda, come fossi una reliquia sacra. Improvvisamente atterrò su una piccola cupola d'una Chiesa dismessa, allentando la presa fino a liberarmi.
Non potevo crederci. Ero libera, o pensava che quello fosse il posto adatto dove consumare il suo abominio? Appena i miei piedi toccarono terra o meglio, le tegole imprecise e rotte, cominciai ad indietreggiare impaurita, senza spezzare il contatto visivo che mi teneva legata a lui in un indissolubile e arcano legame.
Indietreggiai ancora, finché la mia schiena non trovò come ostacolo il piedistallo in pietra che reggeva la grande croce Cristiana in ferro battuto.
Dietro di essa, il tetto era completamente crollato. In sintesi: fine dei giochi.
Caddi a terra, lasciandomi scivolare lungo il piedistallo gelido, fino a sedermi stremata sulle tegole. Odiavo quella situazione. Dio, non pensavo che morire mi sarebbe dispiaciuto così tanto!
-Cosa vuoi...da me?- mormorai con voce flebile, mentre tentavo di puntare lo sguardo altrove. Era di una bellezza raggelante, disarmante...ma era anche il mio carnefice. Un sorriso spudoratamente malizioso si aprì sulle sue labbra e il lungo brivido che mi percorreva la schiena, giunse a destinazione. Il vampiro si avvicinava senza fretta, sicuro di avermi in pugno, anche stavolta. I suoi passi erano regali e ordinati, le tegole sotto di lui non emettevano alcun suono evidenziando la grazia dei suoi movimenti. Quando mi fu davanti, si fermò senza togliersi quello stramaledetto sorriso dalla faccia. Lo vidi armeggiare con una fiala legata alla cintura.
Tremai, ormai non ero più in grado di comandare i miei movimenti. Tutto era dettato dal terrore. Una lacrima silenziosa scese a bagnarmi il volto, seguita da un'altra.
-Non uccidermi...-
Il Porfirico assunse un'aria indifferente, alzando poi le spalle in segno di noncuranza.
-Ucciderti?- ripeté mentre si abbassava sulle ginocchia, arrivano più o meno al mio livello. Mi portai le gambe al petto, circondandole con le braccia. Speravo davvero di sprofondare, che la cupola cedesse proprio sotto il mio peso spedendomi all'Inferno. Sarebbe stato meno spaventoso di farsi uccidere da quell'algido predatore.
>La mano libera si mosse verso di me, accarezzandomi con le dita fredde e affusolate la gamba, saggiandone il calore umano.
-Che gusto ci sarebbe ad ucciderti subito?-
Nella mia mente di fece spazio la disperata idea di rotolarmi di lato, ma inspiegabilmente egli aveva già interpretato il guizzo dei miei occhi. Il braccio corse velocemente in avanti, spingendo la mano ben curata contro la pietra, ad un soffio dalla mia testa. Ora non avevo davvero possibilità di fuggire, e il suo volto, di nuovo così pericolosamente vicino, mi fece sussultare. Era perfetto, più splendente della luna, spietato come un serpente. Mentre continuavo a tremare, il ragazzo bevve con un sorso veloce tutto il contenuto della fiala, senza però mandarlo giù. Non avevo idea di cosa stesse facendo, di cosa avesse in mente.
Ma le sue labbra crearono più confusione di quanta non ne avessi.
Sentii le sue mani sul mio viso, tenermi con forza. Gelide.
Sentii le sue labbra sulle mie, perverse e dolci come miele, morbide e peccaminose. Infuocate.
Sentii la sua lingua violarmi la bocca con spudoratezza, divorarmi con foga, stuzzicarmi come si fa con una preda. Sensuale.
Sentii quel liquido blu notte invadermi il palato e scendere denso per la gola, raggiungermi lo stomaco, arrivare fino alla testa. Rendendomi più innocua di quanto non fossi già.

 
 
 
-Ci sono altre disposizioni, Signore?- era una voce femminile, estremamente gentile, mi ricordava per qualche strano motivo la dolcezza delle fragole.
-Si. Questa sera non mi unirò a voi per la "cena"...fai portare i pasti in questa camera-
La mia mente vagava in un vortice oscuro, rapita da mille ricordi spezzati, che non riuscivo a rimettere insieme: Mancavano ancora troppe tessere in quel Puzzle.
La luce fioca di un candelabro gettava ombre terribile sulle pareti ricoperte da una preziosa carta da parati rossa. Tutto era rosso in quella stanza.
La moquette;
Le pareti;
Le lenzuola fresche e pulite sulle quali ero adagiata...
 Le mie mani.
Aprii gli occhi di colpo, mettendo faticosamente a fuoco tutto ciò che mi circondava. Era una camera elegante, ricca senza dubbio. I mobili erano in ebano pregiato, un lato della stanza era composto interamente da una grande vetrata che lasciava entrare il timido chiaror lunare affacciandosi su una magnifica costa scoscesa che si gettava a picco nel mare. Feci per alzarmi, ma la caviglia mi faceva ancora un gran male, così mi limitai a mettermi a sedere sul bordo del comodo letto.
Istintivamente mi guardai le mani, ma il rosso che vi avevo scorto un minuto prima, sembrava essere frutto della mia immaginazione. Mi guardai attorno con circospezione, studiando ogni angolo di quella camera a me sconosciuta. Un delizioso odore di cannella aleggiava nell'aria. Mi riportava alla mente memorie incomprensibili.
Vedevo nella mia mente ciò che quel profumo risvegliava in me: il vagito sommesso di un neonato.
Due iridi glaciali, fredde come la neve stessa e ancora quella spezia deliziosa.
Mi accorsi solo in quel momento di non essere sola.
Il vampiro che mi aveva rapita, stava poggiato contro la porta della stanza, le braccia conserte e un'espressione compiaciuta sul volto chiaro. Cominciavo ad odiare i suoi sorrisetti da aristocratico.
-Solo due domande: chi sei e che ci faccio qui-
-Ma come siamo scontati...-
Mi innervosii subito. Sinceramente non avevo alcuna voglia di scherzare. Il giovane cominciò ad avanzare verso di me annullando con poche falcate eleganti la distanza di sicurezza che mi divideva da lui. Si mise a sedere proprio accanto a me, sorridendo quando stizzita mi feci più in là per tenermi lontana da lui. Doveva trovare la mia paura davvero divertente...
-Sono Evan I, figlio di Antoin IV, Nobile di Primo Grado appartenente alla Dinastia Bouregard.- Rimasi basita di fronte a tutti quei titoli che il ragazzo si curava di pronunciare con estremo orgoglio.
Peccato che non avessi la minima idea di che cosa stesse dicendo.
Notò la mia espressione spaesata e decise di aiutarmi.
-In altre parole, sono il primo in linea di successione per il Trono- sobbalzai. Sentii le palpebre dischiudersi completamente e il cuore perdere qualche battito per poi recuperarlo con estrema fatica. Non potevo credere a ciò che avevo appena sentito. Lui non poteva essere...
-Mi...mi stai dicendo che...- non riuscivo a sputare fuori quelle parole dalla mia bocca. Erano come veleno, sulle mie labbra.
-Che sono io colui che sceglierà la Vergine Sacrificale e...se stai pensando di sedurmi perché io ti risparmi quel giorno...bèh, sei completamente fuori strada- rabbrividii al pensiero. Intrattenermi con quell'essere spregevole? Avrei preferito un'iniezione di cianuro!
-E' inutile che ci provi, Porfirico. Non pensavo a nulla di tutto questo...piuttosto sei tu che hai strane intenzioni- strano come il mio orgoglio e la lingua velenosa che mi caratterizzavano, stavano lentamente riaffiorando. Forse perché mi sentivo di poco più sicura, ora. In fondo, se quel vampiro avesse voluto nutrirsi di me, lo avrebbe già fatto da un bel pezzo.
Si avvicinò di poco, quel tanto che bastava per sfiorarmi l'orecchio con le sue labbra perfette e sensuali.
-Se non ti è ancora chiaro...- la mano mi accarezzò un ginocchio, risalendo lungo la coscia, il ventre, sfiorandomi il contorno del seno, bramando il collo delicato fino a posarsi sulla mia guancia. I brividi mi attraversarono veloci, come farfalle impazzite, seguendo la scia delle sue dita.
-...sei mia Prigioniera.-

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Vampiri / Vai alla pagina dell'autore: Ataraxia Diagrams