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Autore: postumana    08/03/2022    1 recensioni
Un giovane amore diviso che cresce e si consuma nella stellare atmosfera delle Cascate di Cosma, dove gli amanti cercano rifugio dalla terribile minaccia dei Corpi Bianchi.
"Untitled - Cosma" è un racconto breve che sto pubblicando anche su Wattpad; qua riunisco i capitoli già usciti, raggruppandoli secondo la suddivisione originale per offrire una lettura più scorrevole.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sussurrava la terra, quella notte, bisbigliava l’acqua, e ascendevano i respiri degli amanti ad intessersi col mormorare del vento. L’aria era intrisa di odori minerali e di corpi perduti; in essa, tornavano a rivivere leggende tramandate fra epoche e galassie. Si narrava di un tempo in cui la terra e i cieli si erano amati, e tanto possente era quell’amore che le stelle precipitavano a baciare l’erba in fiore, e meteoriti di fango e rocce si staccavano dal suolo per salire a incollarsi sul firmamento. Così erano nati i pianeti, si diceva, e dai residui celesti, consumati nell’agognata passione, avevano preso vita i luoghi sacri di magia e mistero profondo che, ancor oggi, neppure gli uomini osavano devastare.
Qualcosa solleticò la guancia di Alma; la ragazza scostò con l’indice le minuscole foglie agitate dalla brezza, in silenzio, affascinata dal mondo segreto che là, sotto l’albero, si arrendeva alla vita.
Non avrebbe dovuto nascondersi. Sull’erba umida d’argento si sfioravano le mani e sparivano nella carne, a due, tre e anche più alla volta, guidate da un’urgenza che era quasi una fitta. C’era molta gente, alle Cascate di Cosma; ciascuna unione onorava con rispetto quelle degli altri, perché quella era la regola che nessuno aveva mai scritto e che però ti pervadeva appena il primo piede passava sul suolo della foresta. La vera importanza non era in ciò che facevano, ma nel loro esserci, che rinforzava il proprio; uno straordinario ricircolo di accettazione e riconoscenza che rendeva il pudore del tutto superfluo. Se anche Alma si fosse appostata ad osservarli tra le pozze di acqua bianca, nessuno l’avrebbe considerata un’intrusa.
Eppure, consapevole di tutto questo, era così che lei si sentiva; e insieme le sembrava di far parte dell’incanto che ardeva nella radura. Lo capiva senza conoscerlo; guardava, nell’attesa, incapace di non pensare che stava spiando, e allora veloce tornava a indugiare sul fluire morbido delle cascate, sul loro frangersi setoso come latte sopra le pietre scure. Nella luce lunare, brillavano simili a gioielli di sale. E, prima di poter riacchiappare il filo dei pensieri, l’occhio era già tornato sui lembi di pelle, catturato dal loro fremere.
Alma sarebbe potuta restare così fino all’aurora, tra rossori e attrazione sospesa; avrebbe voluto che la notte non schiarisse mai.
Un sussurro tranquillo la raggiunse di sotto.
«Ti stavo cercando. Pensavo avessi deciso di non venire…»
Leggera come un soffio di vento, la voce produsse un effetto immediato su Alma: sentì il petto incespicare, rialzarsi goffo, cominciare a correre. Aveva il suono dolce e basso di un flauto. I profili nudi degli altri, che tanto l’avevano stregata, erano già usciti dalla sua mente. Dopo un attimo di esitazione, la ragazza saltò giù dal ramo che le aveva dato rifugio e atterrò con un tonfo morbido sul manto erboso.
Imbarazzata, spazzò via dalla gonna una polvere che non c’era.
«No… È solo che non volevo disturbare.»
D’intorno, proseguivano i gemiti e i sospiri s’inseguivano. Rendendosene conto, Alma si fece ancora più rossa. Si costrinse a guardare il viso che le stava davanti, anche se di sottecchi, dando per certo di trovarvi un’espressione ironica, una velata presa in giro.
Al contrario: Ivo era bellissimo al bagliore delle cascate, e di derisione, nei suoi occhi grigi, non c’era alcuna traccia. La osservava come se avesse aspettato tutto il giorno di vederla e di essere felice. Le labbra di Alma si schiusero in un sorriso incerto. Quelle occhiate la rendevano talmente impacciata… e, sotto il loro influsso, si sentiva così stupidamente speciale.
Non sapeva come comportarsi, ma questo Ivo l’aveva capito subito. Il tocco della pelle calda sulla sua mano le fece scoppiettare lo stomaco; tenendola stretta, lui la guidò tra le radici, più vicino all’acqua candida e ai suoni di fiamma che il suo scorrere ricopriva. Nessuno fece caso a loro, ma cercarono comunque di tenersi in disparte.
Alma era preoccupata: aveva paura che, stando lì in mezzo, non sarebbe proprio riuscita a distogliere lo sguardo. Ma il timore scomparve appena fu seduta al fianco di Ivo e sentì il suo braccio cingerle le spalle. Testa e addome, adesso, si concentravano solo su quello; i grovigli di persone intorno a loro erano diventati burattini invisibili di un teatro distante. Avere lo sguardo di Ivo addosso le chiudeva la gola; si girò, e Alma scoprì che quel nodo poteva stringersi ancora, soltanto per aver trovato un sorriso contento.
«Mi dispiace» le sfuggì a fiori di labbra, il fiato dolorosamente mozzo.
Lui non si scompose.
«Di cosa?»
Ma Alma non poteva rispondergli. Ora davvero non sapeva più dove guardare, perché ovunque posasse lo sguardo trovava rimproveri inespressi, ma chiari come una gelida mattina d’inverno, che la travolgevano in un’ondata di vergogna a cui non riusciva ad opporsi, e la paura più grande era che se si fosse di nuovo rivolta su Ivo avrebbe trovato una piega d’insofferenza tra le labbra rosate, il biasimo annidato sulla fronte…
…E non riuscire ad agire era la parte peggiore. Volerlo e sentirsi di pietra. Aveva avuto tutto il tempo di capire e abituarsi all’idea, nel corso della serata, e anziché entusiasmo provava solo uno sgradevole senso di piccolezza.
Stava trattenendo il respiro. Quando la punta di un dito salì a sfiorarle una lacrima, la sospensione si ruppe con un singhiozzo; un suono molto diverso da quelli che tremolavano nel buio. Eppure, non stonò.
«Non c’è alcuna fretta.» Un bisbiglio di flauto spirò solo per lei. «Pensa al momento.»
Quelle parole tormentarono Alma.
«Ma hai voluto incontrarmi qui…»
Ivo scosse con forza la testa e, insieme, la poggiò contro la fronte di lei.
«Tu vuoi essere qui?»
Alma strizzò forte gli occhi.
«Voglio essere con te» mormorò.
«Va tutto bene.» Ivo la strinse in un abbraccio rassicurante. «È l’unica cosa che volevo.»
E Alma si aggrappò a quell’abbraccio, le parve di entrare sotto la sua pelle calda e lì di essere al sicuro, l’unico posto davvero sicuro del mondo, dove il cuore trovava requie dal terrore ed era libero di volare. Cercò Ivo come temendo che sparisse; da un momento all’altro si trovò ancorata ai suoi occhi, grigi diamanti lucenti di calma, e si facevano più vicini, sempre di più, fin quando la notte li avvolse di nuovo e benedì l’incontro delle labbra.
In un pianto che si ritraeva, Alma scoprì cosa voleva dire baciare qualcuno che si amava.
E si baciarono per tutta la notte, cauti e sospesi nel tempo che passava, e poi ancora per molte altre notti a venire, ogni volta come se fosse la prima. Alle Cascate di Cosma, nella dolce melodia degli amanti, esistevano solo loro.
   
 
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