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Autore: Betz73    10/03/2022    11 recensioni
Questo nuovo racconto di stasera nasce come un classico "what if?" per un punto della storia che ha indubbiamente colpito tutti noi, lasciando però un certo senso di 'incompiuto', almeno per quanto mi riguarda. Questa è l'alternativa che ho voluto sviluppare. Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cadevano ancora le ultime gocce su palazzo Jarjayes, deboli testimoni di quei giorni trascorsi sotto un acquazzone che sembrava non avesse mai fine, come se sulla città di Parigi si fossero aperte le cateratte del cielo ed una pioggia torrenziale fosse scesa con l’unico scopo di inasprire maggiormente il malcontento della popolazione per l’insuccesso a cui l’Assemblea Nazionale sembrava già destinata dopo le sue prime settimane di vita.

Oscar e André erano appena rientrati dopo le ultime ore concitate che li avevano visti unici protagonisti nel tentativo, per altro riuscito, di impedire che la Guardia Reale sciogliesse con la forza l’Assemblea, intimando con le armi ai suoi partecipanti di abbandonare la sala in cui erano riuniti, come espressamente ordinato da Sua Maestà il re. Sembrava quasi irreale starsene ora tranquilli a sorseggiare vino di fronte al caminetto acceso, quando solo qualche ora prima Oscar aveva offerto il proprio corpo quale scudo a difesa dei rappresentanti degli Stati Generali, riuscendo così a convincere Girodelle e i suoi soldati a desistere dal loro proposito e tornarsene da dove erano venuti. Si trattava però di una tranquillità fittizia ed entrambi lo sapevano bene: l’insubordinazione del comandante della Guardia Metropolitana non sarebbe certo passata inosservata, senza dubbio a corte era giunta la notizia del suo gesto e presto, molto presto, sarebbero arrivati i primi provvedimenti nei suoi confronti.

Oscar tuttavia non stava pensando a se stessa, né tanto meno temeva ciò che le sarebbe potuto accadere. Con lo sguardo catturato dal gioco delle fiamme che sembravano rincorrersi nel caminetto, non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine dei suoi uomini che venivano disarmati e trascinati via sotto la pioggia incessante, per essersi rifiutati di ubbidire ad altri che non fosse il loro comandante. Li avevano maltrattati come fossero delinquenti comuni, picchiandoli con il calcio del fucile per punire l’ostinazione con cui erano rimasti fermi al proprio posto invece di sottostare agli ordini del generale Bouillé: buttati a terra con disprezzo prima di essere arrestati e condotti alla prigione dell’Abbazia, dove avrebbero atteso soltanto di essere fucilati. Traditori, li aveva chiamati Bouillé. Il cuore le si era fermato nel petto quando aveva sentito quella parola: un’accusa infamante che li avrebbe portati dritti al plotone d’esecuzione.... Non poteva permettere che accadesse, doveva esserci un modo per salvarli, per evitare che venissero uccisi! Forse poteva parlarne con Bernard…chiedere il suo aiuto… Se la notizia si fosse sparsa… Non avrebbe lasciato nulla di intentato, di questo era sicura.

André era in piedi, alle sue spalle, come lei silenzioso ed assorto nei suoi pensieri. Certo condivideva i timori di Oscar per i suoi dodici compagni e si sarebbe adoperato per aiutarli, se ci fosse stato un modo, ma la sua preoccupazione più grande riguardava lei e ciò a cui sarebbe andata incontro dopo essersi apertamente opposta ad un ordine non del generale, ma del re in persona. Anche Oscar sarebbe stata marchiata come traditore al pari dei suoi uomini…che fosse arrestata era ormai solo una questione di tempo, e lui non avrebbe potuto impedirlo. Sì, l’aveva aiutata quel pomeriggio ad avere la meglio sulle guardie quando avevano cercato di trattenerla nell’ufficio del generale Bouillé, ma quanto sarebbe durata la sua libertà? Si era vantato di essere l’unico in grado di proteggerla, quando lei lo aveva ritrovato tra le fila della Guardia Metropolitana, ma quanto suonavano vuote ora quelle parole che aveva pronunciato quasi con aria di sfida! Di certo non gli sarebbe mancato il coraggio di agire, ma sapeva in cuor suo che in una situazione simile non avrebbe ottenuto nulla, nemmeno se avesse offerto la sua vita per lei. C’era soltanto un’unica via d’uscita ed era la fuga, ma conosceva troppo bene Oscar per non sapere che si sarebbe rifiutata di scappare, per non abbandonare al proprio destino quei dodici uomini che rischiavano la vita in nome della fedeltà dimostrata verso il loro comandante. Davvero non riusciva ad immaginare in quale modo avrebbe potuto portarla via prima che fosse troppo tardi…

Erano entrambi così immersi nelle proprie riflessioni da non accorgersi quasi dell’avvicinarsi della nonna di André, che si rivolse a loro accompagnando le sue parole con un’espressione piuttosto preoccupata.
- Oscar, ti desidera tuo padre.
André la vide alzarsi e dirigersi verso le scale, ed ogni passo con cui Oscar si allontanava da lui contribuiva ad accrescere la tensione che gli agitava l’animo. Che il generale l’avesse convocata non presagiva nulla di buono: poteva significare soltanto che anche lui era già stato informato di quanto accaduto con la Guardia Reale, e con ogni probabilità non si sarebbe reso disponibile ad accettare alcuna giustificazione da parte del suo “figlio” ribelle. Avrebbe voluto poter essere al suo fianco e sostenerla di fronte a quel padre che non aveva mai avuto per lei alcun gesto di tenerezza da ché era venuta al mondo. Non gli sarebbe importato opporsi al padrone a cui aveva sempre guardato con rispetto e timore, se fosse stato necessario per difenderla. Sarebbe persino ricorso alla forza… Qualunque cosa pur di tenerla al sicuro.

D’impulso si toccò la giubba, nel punto in cui aveva riposto la pistola recuperata dalla sella quando avevano lasciato l’Assemblea Nazionale. La portava sempre con sé da quando erano stati aggrediti a Saint Antoine, quasi un anno prima: un modo per non farsi mai più cogliere impreparato per le strade della capitale. Non seppe spiegarsi il perché di quel gesto quasi involontario. Di certo Oscar non rischiava addirittura…
- André, che cosa è successo? Quando il generale mi ha chiesto di chiamargli Oscar, aveva un viso molto teso…
La voce della nonna gli impedì di completare quel pensiero infausto. Cercò di risponderle ostentando molta più serenità di quanta ne potesse provare, eppure le sue parole suonarono stranamente false anche alle sue orecchie.
- Che cosa vuoi che sia successo? Ti preoccupi sempre troppo, nonna…
Svuotò il bicchiere ingoiando il resto del vino in un solo sorso, ed il sapore gli parve quasi amaro ora che Oscar era sparita dalla sua visuale. Non fu necessario chiedersi se fosse il caso di seguirla: sapeva che non l’avrebbe mai lasciata sola. Lentamente si avviò verso il piano superiore, deciso ad attenderla nel corridoio per assicurarsi che niente di grave potesse accaderle, preparandosi se fosse necessario ad intervenire, come aveva fatto poche ore prima al comando militare.

***

Oscar raggiunse la porta dello studio del generale cercando con la mente di anticipare qualsiasi domanda potesse rivolgerle. Di certo si sarebbero scontrati verbalmente: suo padre era molto amico del generale Bouillé, dello stesso uomo che aveva ordinato il suo arresto per tradimento e che di sicuro non aveva mancato di raccontargli la sua versione dei fatti, gettando su di lei il massimo discredito. Inspirò a fondo prima di bussare, chiamando a raccolta tutta la sua fermezza e preparandosi ad affrontare l’ostilità di chi probabilmente non le avrebbe lasciato in alcun modo motivare le proprie azioni.
- Volevate parlarmi, padre?
Entrò nella stanza e subito la colpì vedere il generale che stringeva la spada mentre la invitava a sedersi.
- C’è soltanto una cosa che possiamo fare.
Nessuna richiesta di spiegazioni, nemmeno il minimo tentativo di comprendere quale potesse essere la ragione della sua palese ribellione. Per tutta la vita suo padre era stato innanzi tutto un militare, anteponendo il suo grado alla famiglia. Niente lo avrebbe mai fatto desistere dal comportarsi nello stesso modo, ora più che mai data l’insubordinazione di sua figlia. Le fu chiaro in quello stesso istante il motivo per cui brandiva un’arma.

- Credo di aver capito, ma non intendo-
- Con il tuo tradimento hai infangato il nome della nostra famiglia! Siamo disonorati!
La stessa accusa che era stata rivolta ai suoi uomini e che sarebbe costata loro la vita… Ma se fosse morta anche lei, non avrebbe potuto fare nulla per loro. Cercò di mantenere la calma.
- La soluzione è puntarsi una pistola alla tempia, ma non posso farlo.
Forse non avrebbe dovuto: vide il padre sguainare la spada in un gesto che rese superflua qualsiasi ulteriore domanda.
- Se hai qualcosa da dire ti ascolto. La colpa di cui ti sei macchiata è grave, ma sei sempre mia figlia.
Le ultime parole le sembrarono una stonatura considerando la determinazione con la quale si dimostrava intenzionato ad ucciderla. Se davvero le rimanevano solo pochi minuti, li avrebbe impiegati per perorare la causa dei suoi soldati.
- In questo momento dodici dei miei uomini si trovano nella prigione dell’Abbazia e molto presto saranno fucilati. Se morendo riuscissi a salvare la vita di questi dodici soldati, vi giuro padre che morirei volentieri. Ma sarebbe un sacrificio vano, il mio. Non posso morire adesso. Vi prego di perdonarmi.
Non poteva ignorare la responsabilità che aveva nei loro confronti: possibile che, ricoprendo come lei un ruolo di comando, lui non riuscisse a capirlo?

- Non posso perdonarti. E poi qualunque cosa tu facessi, sarebbe inutile. Quando in una famiglia notoriamente devota al re c’è un traditore, l’unica soluzione è la morte. Non devi aver paura: io ti ucciderò chiedendo perdono a Dio, e poi ti seguirò.
Un brivido le attraversò l’anima al pensiero che suo padre si sarebbe tolto la vita per ciò che lei aveva scelto coscientemente di fare. Non le era importato di rischiare la propria incolumità, ma trovarsi ora di fronte a questo tragico epilogo la ferì nel profondo: perse tutta la sua freddezza e non poté più ricacciare indietro le lacrime.
- Sarebbe la peggiore delle soluzioni, perché sarei la causa della vostra morte, padre.
- Non importa, tanto la mia vita è finita, ormai.

Parole terribili con cui accompagnò il gesto deciso del braccio, alzando la spada sopra la sua testa, pronto ad uccidere il suo stesso sangue, e lavare così l’onta di cui si era macchiata la famiglia Jarjayes. E ci sarebbe riuscito se in quel preciso momento André non avesse fatto irruzione nella stanza, trattenendolo per il braccio ed implorandolo di non farlo.  Le candele del lampadario si spensero nell’attimo in cui la terra venne scossa da un violento fulmine, e la pioggia riprese a cadere copiosa sulla vetrata contro cui André spinse il generale, nel tentativo di allontanarlo il più possibile da Oscar.
- André! Ma che cosa vuoi fare? Vattene! Vattene!
- No! Non me ne vado, signor generale, non me ne vado! Non vi permetterò di uccidere Oscar!
Usò tutto il peso del suo corpo per opporsi alla forza con cui il generale cercava di liberarsi, lasciando che la disperazione colorasse la propria voce, finché la determinazione con cui estrasse la pistola e la puntò contro di lui, spazzò via qualsiasi esitazione potesse ancora sentire dentro di sé.

- Badate, sono pronto a sparare. Non vi muovete perché io adesso andrò via insieme ad Oscar.
Nessun timore, nessuna incertezza: sapeva soltanto di dover impedire che le venisse fatto del male. L’avrebbe portata al sicuro, al diavolo tutto il resto!
- Cosa?! Tu vorresti scappare con Oscar?
- Sì.
- E magari vorresti sposarla, non è vero?
- Sì.
Due semplici lettere che racchiudevano il sogno di tutta una vita. Fu quasi una liberazione ammetterlo davanti al generale.

Oscar rimase come pietrificata di fronte a quella scena. André era corso di nuovo in suo aiuto, come quando l’aveva liberata dai soldati intenzionati ad arrestarla, ed ora si stava opponendo a suo padre in nome dei sentimenti che nutriva per lei, rischiando la sua vita per un amore che non sapeva neppure essere corrisposto. Perché non glielo aveva ancora detto? Perché si era tenuta tutto dentro? Si pentì di quei mesi che aveva lasciato trascorrere senza confessargli ciò che provava, ora che il tempo sembrava esaurirsi troppo velocemente. La sensazione che qualcosa di brutto potesse accadergli le spezzò il respiro, paralizzando ogni fibra del suo essere. Riusciva soltanto a sentire il cuore impazzito accelerare la sua corsa: la voce di suo padre le giunse quasi ovattata, sovrastata dal quel battito incessante che le riempiva gola ed orecchie.

- No! Sarebbe una grossa sciocchezza, perché la differenza di rango che esiste tra voi non si cancellerebbe mai!
Il rango! Davvero il generale pensava che il suo amore fosse così poca cosa da poter essere ostacolato da stupide convenzioni sociali? André avrebbe riso delle sue parole se il peso di quella pistola stretta in pugno non gli avesse ricordato tutta la drammaticità del momento.
- Permettetemi una domanda: che cosa significa rango? Non siamo tutti uguali, forse?
- Un nobile prima di sposare deve chiedere il permesso a Sua Maestà il re!
- Sì, lo so. Ma se Sua Maestà il re si innamora di una donna, deve forse chiedere a qualcuno il permesso di sposarla?
Si rese conto nell’attimo stesso in cui pronunciò quella frase, che nulla avrebbe potuto convincere il padre di Oscar del suo diritto ad amarla: ai suoi occhi sarebbe sempre rimasto un servo, nulla di più.

- Basta André!
Stanco di ascoltarlo, il generale abbandonò improvvisamente la spada per schiaffeggiarlo con forza, approfittando del suo lato cieco per colpirlo in pieno volto. André venne colto alla sprovvista ed allentò la presa sulla pistola, dando modo al generale di strappargliela di mano, riuscendo così ad invertire pericolosamente i loro ruoli. Perse l’equilibrio e finì a terra, mentre l’arma con cui si era illuso di poter salvare Oscar gli veniva puntata davanti agli occhi. Ora ci sarebbero state due vittime…
- Mi dispiace ma non posso perdonarvi!
Le parole del generale risuonarono cariche di rabbia, frutto forse dell’affronto subito per mano di un servitore che pretendeva di non stare al suo posto. Il suo tono minaccioso cadde però nel vuoto: nulla avrebbe potuto scalfire la fermezza che aveva condotto André in quella stanza.
- Allora se ci dovete uccidere, uccidete prima me, perché se mi uccidete dopo sarò costretto ad assistere alla morte della donna che io amo.
Vivere senza Oscar…la sua mente si rifiutava anche solo di immaginarlo. Lei era la vita.
- Farò come vuoi, ti ucciderò per primo, André.

Un lampo accompagnò la terribile risposta di suo padre e per Oscar fu come essere attraversata dalla stessa feroce potenza. Lo guardò in volto e vi lesse tutta la determinazione che in tanti anni aveva imparato a riconoscere in lui: avrebbe sparato, avrebbe ucciso André senza alcun indugio e lei lo avrebbe perso prima ancora di avere la possibilità di amarlo! Non poteva lasciare che accadesse: il solo pensiero che lui potesse morire le tagliò il cuore in due come nessuna spada avrebbe mai saputo fare. Guardò la mano del generale, e vide con chiarezza il suo dito esercitare una lenta pressione sul grilletto. Allora non ebbe più alcuna esitazione: d’impulso si lanciò di fronte ad André, facendogli scudo con il proprio corpo nel momento stesso in cui il proiettile veniva esploso. Un dolore lancinante al fianco le smorzò il respiro: la carne sembrava avesse preso fuoco nel punto in cui era stata colpita, eppure la consapevolezza di aver protetto André fu l’unica cosa a cui poté pensare, mentre cadeva a terra.

Accadde tutto così velocemente che André non ebbe tempo di capire né tanto meno di intervenire: si trovò il corpo di Oscar tra le braccia e vide una macchia scura allargarsi velocemente sulla sua uniforme. Sentì sulle mani il sangue caldo di lei ed un grido disperato gli uscì dalla gola, più potente dei tuoni che si susseguivano nell’imperversare del temporale.
- Oscar! Oscar! Aiuto! Aiutatemi! Vi prego!
Guardò il generale, in piedi di fronte a loro, con la pistola ancora in mano e l’espressione incredula, mentre prendeva coscienza di aver realmente sparato a sua figlia: le parole di André lo raggiunsero, ma non gli riuscì di pronunciare alcuna risposta. Poi si udì uno scalpiccio di zoccoli all’esterno del palazzo, e la voce di un uomo presentarsi come messaggero della regina, e chiedere che gli venisse aperto il cancello. Si precipitò fuori dallo studio mentre André in lacrime stringeva a sé l’amore della sua vita, implorando Dio perché non gliela portasse via. Cercò di premere con la mano sulla sua ferita per arginare la perdita di sangue finché sentì poco dopo i passi veloci del generale che rientrava nello studio, annunciando quasi con esultanza che la regina aveva perdonato il tradimento, come se la cosa avesse più importanza della sopravvivenza di sua figlia.

Con la voce rotta dall’angoscia, André gli parlò senza neppure guardarlo, il viso abbandonato nell’incavo del collo di Oscar, l’anima stretta in una morsa per il terrore che fosse ormai troppo tardi per salvarla.
- Vi prego…vi prego…chiamate un dottore…
Solo in quel momento il generale realizzò pienamente la gravità della situazione.
- Certo…certo!
Si affacciò alla porta gridando ordini alla nonna di André, che per tutto il tempo era rimasta fuori dalla stanza, preoccupata per i suoi ragazzi.
- Marie, chiama subito Pierre! Mandalo dal dottor Laçonne! Presto! Presto!
Poi fece per avvicinarsi a lui, allungando una mano verso entrambi:
- André, forse sarebbe meglio-
- No! Lasciatela! Non la toccate! Non la toccate…

Una risposta che risuonò con la ferocia di un ruggito. André si volse verso di lui, e il generale vide nel suo occhio tanto odio e disperazione da ritirare di riflesso quel gesto con cui stava offrendosi di aiutarlo. La stringeva con una forza tale che ebbe la sensazione di trovarsi di fronte ad un unico essere, come se Oscar e André appartenessero l’uno all’altra al punto da fondersi in una persona sola. Soltanto in quel momento capì realmente la profondità dell’amore che lo legava a lei.

Aggrappandosi alla speranza che l’arrivo del medico potesse compiere un miracolo, André tornò a guardare la donna che sola dava senso alla sua esistenza e che sembrava farsi sempre più debole tra le sue braccia. Un gemito le sfuggì dalla gola mentre una smorfia di dolore le si dipinse sul viso, spingendola ad aprire lentamente gli occhi. Vide André, così vicino che avrebbe potuto accarezzare la sua guancia, se solo avesse avuto la forza di alzare il braccio. Cercò di chiamare il suo nome, voleva assicurarsi che stesse bene, che non fosse stato colpito…ma perché non riusciva a parlargli? Le parve di vedere le sue labbra muoversi come se le stesse dicendo qualcosa, ma non sentì alcun suono. Poi i suoi lineamenti si fecero sempre più sfocati mentre la luce piano piano si affievoliva…finché tutto intorno a lei non fu altro che tenebra.
   
 
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